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Abuso d’ufficio, Costa presenta pdl per depenalizzarlo: una marea di indagati quasi tutti assolti

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Depenalizzare il reato di abuso d’ufficio e sostituirlo con una sanzione amministrativa. E’ questo l’obiettivo della proposta di legge messa a punto dal deputato Enrico Costa e presentata in conferenza stampa al Senato insieme al leader di Italia Viva, Carlo Calenda, e alla senatrice, Maria Stella Gelmini. “C’è chi abusa dell’abuso d’ufficio – spiega Costa con un gioco di parole – solo noi ora per realizzare questa inizativa ne abbiamo individuate circa 150, ma è un fenomeno in netta crescita. Spesso avviene nei piccoli comuni dove le opposizioni, tutte, senza eccezione, invece di presentare un’interpellanza contro l’avversario politico, inoltrano un esposto alla magistratura. Per qualsiasi cosa. Così poi dicono che il tal sindaco o il tale amministratore è indagato…”.

Ma questa sorta di prassi intasa le aule di Tribunale, “spesso inutilmente”, riuscendo di fatto solo “a bloccare l’attività amministrativa”, aggiunge Costa che sottolinea come “ci siano poi tanti casi di assoluzioni sia in primo, sia in secondo grado”. E a questo proposito cita molti casi di amministratori locali (alcuni dei quali raccontati attraverso articoli di giornali riproposti nelle slide che scorrono alle spalle degli oratori) che alla fine sono usciti assolti da ogni accusa. Accusa che può riguardare mille aspetti: il rifiuto di concedere una sala per una riunione, “l’uso di un’auto di servizio”, “la trascrizione dell’adozione di figli di coppie gay”. Tutto “può rientrare nell’abuso d’ufficio – osserva Costa – e tutti possono esserne colpiti, non solo i sindaci, ma qualsiasi amministratore”. Indicativo il caso dell’ex sindaco di Agrigento, Marco Zambuto, che racconta la sua storia durante la conferenza stampa: indagato per abuso d’ufficio, fece un passo indietro nel 2014 prima che scattasse la legge Severino, poi assolto, non potè più ricandidarsi perché, secondo la legge regionale siciliana, chi si dimette non si può ricandidare allo stesso incarico.

“Ma come lui moltissimi altri”, incalza Costa, che, nella relazione della sua pdl parla di 6.550 casi di abuso d’ufficio avviati solo nel 2017, di cui appena 57 si sono conclusi con condanne definitive. “Da ministro per gli affari regionali – racconta – parlai molto con i sindaci e con l’Anci che mi dissero come questo reato fosse un ostacolo alla loro attività. Così istituii una commissione per fare il punto sul tema e chiamai a presiederla Carlo Nordio che alla fine riconobbe la necessità di depenalizzare la fattispecie”. “E infatti chiediamo a Nordio di andare avanti su questo”, dichiara Gelmini. “Per la depenalizzazione dell’abuso d’ufficio – assicura Calenda – essendo una grande battaglia di civiltà portata avanti da Azione, grazie al grande lavoro di Enrico Costa, avrà tutto il nostro appoggio”.

“Il tema della responsabilità dei sindaci è un tema generale per il Paese. Oggi sono sovraesposti, bisogna intervenire in questo settore come su altri. Solo in questo modo si potrà migliorare l’azione istituzionale e amministrativa dei primi cittadini e restituire agibilità, certezza e dignità ad un ruolo che negli anni è stato esposto a imputazioni penali troppo spesso infondate”. Lo ha detto il vicepresidente dell’Anci e vice sindaco di Chiuduno (Bergamo), Stefano Locatelli, intervenuto questa mattina all’audizione in Commissione Giustizia della Camera sulla proposta di legge di modifica dei reati di abuso d’ufficio e di traffico di influenze. “L’Anci – ha spiegato Locatelli – accoglie quindi con favore le proposte di legge che mirano a modificare il reato di abuso d’ufficio, un tema complesso ed essenziale che riguarda tutti i pubblici ufficiali, non solo i sindaci ovviamente, e porrebbe rimedio ad un vulnus rappresentativo e democratico non più tollerabile”.

L’esponente dell’Anci ha poi ricordato che “i compiti dei sindaci sono cresciuti negli ultimi anni in modo esponenziale in un contesto di riduzione di risorse umane e finanziarie, in un quadro di regole spesso confuso e contraddittorio. Nell’immaginario collettivo sono i responsabili di tutto, al di là delle proprie effettive competenze, con un eccesso di esposizione e di responsabilità anche in sede giudiziale”. Locatelli ha consegnato alla Commissione un documento dettagliato in cui Anci propone due emendamenti: il primo per delimitare la responsabilità del sindaco, il secondo per abrogare la parte normativa della Legge Severino che obbliga il sindaco alla sospensione, in caso di condanna in primo grado, obbligo non previsto per le altre figure istituzionali locali e nazionali.

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Cronache

Muore a 38 anni dopo intervento estetico in una clinica privata di Caserta

Sabrina Nardella, 38 anni di Gaeta, è morta durante un intervento estetico alla clinica Iatropolis di Caserta. Disposta l’autopsia per chiarire le cause del decesso.

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Sarà l’autopsia a stabilire con precisione che cosa ha provocato la morte di Sabrina Nardella (nella foto), 38 anni, madre di due figli piccoli, deceduta giovedì scorso nella clinica privata Iatropolis di Caserta durante un intervento di chirurgia estetica. La donna, residente a Gaeta, si era recata in Campania per sottoporsi a quello che le era stato prospettato come un intervento di routine, in anestesia locale e in day hospital.

Il malore improvviso e le indagini in corso

Durante l’operazione, però, Sabrina ha avuto un improvviso malore che l’ha portata a perdere conoscenza. I medici hanno tentato la rianimazione, ma ogni tentativo è stato vano. I vertici della clinica hanno subito avvertito i carabinieri, che su disposizione della Procura di Santa Maria Capua Vetere hanno sequestrato la cartella clinica e identificato l’équipe medica. I componenti saranno presto iscritti nel registro degli indagati in vista dell’autopsia, che servirà a chiarire cause e responsabilità.

Una comunità sconvolta dal dolore

La città di Gaeta è sotto shock. Il sindaco Cristian Leccese ha ricordato Sabrina con parole di grande commozione: «Era una persona dolce, un’ottima madre, conosciuta e stimata da tutti. La sua improvvisa scomparsa ha lasciato un profondo vuoto nella nostra comunità».

I precedenti inquietanti della clinica

La clinica Iatropolis non è nuova a casi simili. Un anno fa, la pianista Annabella Benincasa è morta dopo 14 anni di stato vegetativo, conseguenza di uno shock anafilattico subito nel 2010 proprio in questa struttura. In quell’occasione, i medici furono condannati per lesioni gravissime. Altri episodi di reazioni avverse all’anestesia si sono verificati negli anni, alimentando polemiche sulla sicurezza degli interventi praticati nella clinica.

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Cadavere nel lago, è un 51enne morto forse per un malore

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E’ un 51enne di Calvizzano (Napoli) l’uomo trovato senza vita nel lago di Lucrino a Pozzuoli. La salma è stata sequestrata per esami autoptici. Tra le ipotesi più accreditate c’è quella di un malore.

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Verso Conclave tra suffragio e diplomazia, domani la data

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Secondo il testo liturgico che definisce le regole e le modalità di cosa avviene dopo la morte di un Papa – l’Ordo Exsequiarum Romani Pontificis -, il Conclave inizia tra il 15/o e il 20/o giorno dal decesso, quindi tra il 5 e il 10 maggio prossimi. Oppure tra il 6 e l’11 maggio se si conta dal giorno successivo alla morte. Anche questo ‘busillis’ sarà risolto domattina, quando la quinta congregazione generale dei cardinali stabilirà la data definitiva. Il calendario della settimana prevede congregazioni la mattina alle 9.00 e, nel pomeriggio alle 17.00, le messe dei ‘novendiali’ nella Basilica vaticana: il ciclo dei nove giorni di suffragio, iniziato ieri con la messa esequiale presieduta in Piazza San Pietro dal cardinale decano Giovanni Battista Re, si esaurirà domenica 4 maggio.

Dopo di che il possibile ingresso in Sistina e l'”extra omnes” che apre il Conclave. I 135 ‘elettori’ (134 considerando il forfait per motivi di salute del cardinale di Valencia Antonio Canizares Llovera) stanno convergendo a Roma. Molti si conosceranno direttamente nelle congregazioni, dove, in tema di strategie che porteranno all’elezione del nuovo Papa, conterà molto anche il peso di non-elettori, cioè i cardinali ‘over-80’, che mantengono la loro capacità di influenza e di orientare consensi. Una sorta di ‘grandi elettori’, insomma, anche se poi nel chiuso della Sistina ognuno risponde a sé stesso e, secondo quello che è il metro cattolico, allo Spirito Santo. Tra questi ‘grandi vecchi’ c’è sicuramente il 91/enne decano Re, mentre non si sa tra gli italiani quanto potranno esercitare un ruolo di indirizzo ex presidenti Cei come Camillo Ruini e Angelo Bagnasco.

Fra gli stranieri con capacità di spostare voti, e non presenti in Conclave, ci sono il cardinale di Boston Sean Patrick O’Malley, il più attivo promotore della lotta agli abusi sessuali, quello di Vienna Christoph Schoenborn, fine teologo ex allievo di Joseph Ratzinger e fiduciario di papa Bergoglio in ruoli-guida di vari Sinodi come quelli sulla famiglia, o l’ex prefetto dei vescovi, il canadese Marc Ouellet, influente anche in America Latina, da ex presidente della Pontificia Commissione competente. Intanto oggi, la scena tra i ‘papabili’ è stata tutta per Pietro Parolin, già segretario di Stato, che ha presieduto in Piazza San Pietro la seconda messa dei ‘novendiali’, davanti ai 200 mila partecipanti al Giubileo degli adolescenti.

Da stretto collaboratore di papa Bergoglio, la sobrietà, il piglio sicuro ma anche affabile e umano con cui ha portato avanti la celebrazione ha ricordato quelli dell’allora prefetto per la Dottrina della fede e decano del Collegio cardinalizio Joseph Ratzinger nell’officiare venti anni fa i funerali di Giovanni Paolo II, uscendone come l’unico vero candidato alla successione. Nella messa di oggi, in cui ha assimilato la tristezza, il turbamento e lo smarrimento per la morte di Francesco a quelli degli “apostoli addolorati per la morte di Gesù”, Parolin è come se avesse esposto sinteticamente una sorta di suo ‘programma’, sulla scia del grande pontificato appena concluso. Ha spiegato che l'”eredità” del Pontefice “dobbiamo accoglierla e farla diventare vita vissuta, aprendoci alla misericordia di Dio e diventando anche noi misericordiosi gli uni verso gli altri”.

“Solo la misericordia guarisce e crea un mondo nuovo, spegnendo i fuochi della diffidenza, dell’odio e della violenza: questo è il grande insegnamento di Papa Francesco”, ha sottolineato, a proposito di un Pontefice che alla misericordia dedicò anche un Anno Santo straordinario. Papa Francesco “ci ha ricordato che non può esserci pace senza il riconoscimento dell’altro, senza l’attenzione a chi è più debole e, soprattutto, non può esserci mai la pace se non impariamo a perdonarci reciprocamente, usando tra di noi la stessa misericordia che Dio ha verso la nostra vita”. Una misericordia che è guida anche nell’azione diplomatica della Santa Sede, come si è visto ancora ieri nell’incontro in Basilica tra Donald Trump e Volodymyr Zelensky, in una foto che ha fatto il giro del mondo ed è rimasta l’emblema della giornata: non pochi l’hanno definita “l’ultimo miracolo di papa Francesco”.

Zelensky ieri ha anche incontrato proprio Parolin, capo della diplomazia d’Otretevere, ringraziando poi su X “per il sostegno al diritto dell’Ucraina all’autodifesa e al principio secondo cui le condizioni di pace non possono essere imposte al Paese vittima”. E oggi, per l’incontro in Basilica, l’ambasciatore ucraino Andrii Yurash ha riconosciuto con l’ANSA “il grande sostegno della Santa Sede”.

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