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Esteri

A Betlemme guerriglieri sempre più giovani

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L’entrata del campo profughi Ayda, in arabo ‘colei che ritorna’, è un arco dalla forma di un’enorme serratura con sopra una chiave gigante, un oggetto raffigurato un po’ ovunque: “E’ il sogno dei nostri padri – dicono – . Dal 1948 hanno dovuto andare via portando con sé le chiavi, che noi conserviamo perché un giorno rientreremo nelle nostre case”. Di fronte si alza, annerita da fuoco e lanci di vernice, una delle torri di guardia delle forze israeliane sul muro eretto a Betlemme. E la sfida tra i due mondi negli ultimi tempi si riaccende sempre più spesso. L’ultimo a fare le spese delle tensioni è stato due settimane fa un sedicenne palestinese, Mohamed Alì Azieh: secondo il racconto dei familiari, mentre scappava dai tumulti lui è stato colpito da un cecchino che avrebbe sparato da una di quelle postazioni sulle torri che sovrastano il campo.

Ora, tra le decine di volti dei ragazzi dipinti sugli edifici sgangherati del campo, c’è anche il suo. “Un altro martire”, dice il padre poco distante da un disegno con la scritta: ‘Qui solo le tigri possono sopravvivere’. Ad Ayda, come in tanti altri campi profughi, aumentano le foto ricordo e le immagini dipinte dei volti di adolescenti uccisi, a cui si aggiungono sulle pareti negli ultimi anni i graffiti che raccontano la resistenza armata: anche qui la ribellione si esprime con la street art, attraverso la quale non si smette di decorare l’enorme muro grigio di cemento che separa il fitto caseggiato da Israele.

“Ci sono cinquemila persone in un chilometro quadrato, che completano le quattro generazioni di profughi, io rappresento la terza”, dice Mustafa Al Araj, 33 anni, responsabile dello Youth Center, il quale accoglie giovani da diversi villaggi impegnati in numerose attività culturali. C’è pure un museo sulla storia recente della Palestina: a terra una maschera antigas fa riferimento all’episodio del 2015 avvenuto durante gli scontri nel campo, in cui un ufficiale israeliano, poi sospeso dall’esercito, minacciava di ‘gasare’ i palestinesi se non avessero smesso lanciare pietre. Mustafa non esita ad affrontare la questione Gaza: “Hamas non è la soluzione, ma ha supporter in tutte le case dei palestinesi. Molti miei amici sono dalla loro parte perché dicono di combattere contro l’occupazione dei Territori.

La guerra ha tolto il lavoro a tante persone, io facevo la guida turistica”, dice ricordando che lo stesso hotel di Banksy, l’albergo con ‘vista sul muro’ sempre affollato e finanziato dall’artista, dopo il 7 ottobre è rimasto chiuso. Poco distante, ancora nei pressi del centro storico di Betlemme, due ragazzi appena maggiorenni fanno strada nel campo di Dheisheh, candidato dai vincitori alla biennale di Venezia come patrimonio dell’Unesco in quanto luogo rappresentante il più grande sfollamento vivente al mondo.

Un giorno fa c’è stato un blitz all’interno di una struttura del posto, nel centro Ibdaa (che significa creazione), nato nel 1994 e dove sulle pareti interne ci sono affreschi giganti che raccontano la storia degli ultimi 75 anni di lotta armata palestinese, fin dai tempi della Nakba: salendo le scale sui muri si vedono donne in catene, giovani con la fionda, tende e gente che agita molotov contro i carri armati. “La scorsa notte quando i soldati sono arrivati non c’era nessuno, hanno rotto le serrature delle porte e portato via i computer e dei soldi dal fondo cassa, seimila scicli. Non so cosa cercassero, noi qui insegniamo ai ragazzi musica, sport, cucito, arte ma anche come ha vissuto il nostro popolo”, spiega Khaled, uno dei responsabili del centro, che la “smemoratezza storica” non la accetta: “Lo avete dimenticato? Tre anni prima del ’48 voi italiani cantavate Bella Ciao”.

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Esteri

Naufraga barca di migranti alle Canarie, decine i dispersi

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Naufraga un’imbarcazione con migranti a bordo al largo de El Hierro, una delle isole Canarie, lasciando decine di dispersi in mare. Stando a quanto si apprende da diverse fonti, 9 persone sono state soccorse con un elicottero e portate sull’isola per fornite loro assistenza sanitaria e alcuni di essi, scrive l’agenzia Efe, hanno raccontato ai soccorritori che la barca si è ribaltata due giorni fa, e che in quel momento a bordo c’erano circa “60 persone”. In seguito, alcune di loro sarebbero riuscite a rigirarla e tornarvici sopra.

L’incidente, avvenuto a circa 60 miglia nautiche a sud de La Restinga (El Hierro), è stato notificato dall’equipaggio di una nave mercantile di passaggio, chiamata Beskidy. Secondo questa segnalazione, la barca dei migranti era in situazione di “semi-affondamento”. Il servizio di salvataggio marittimo spagnolo, che per ora non conferma cifre di morti e dispersi in questo naufragio, ha mobilitato per i soccorsi, oltre all’elicottero, anche un’imbarcazione di emergenza.

(la foto in evidenza è di archivio e non ha a che vedere con la vicenda narrata)

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Cronache

Le gang criminali in Svezia seducono la polizia e s’infiltrano

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Un’inchiesta giornalistica del quotidiano svedese Dagens Nyheter ha portato alla luce numerosi casi in cui agenti di polizia avrebbero divulgato informazioni sensibili a membri di gang criminali. Alcuni di questi agenti avrebbero agito sotto pressioni da parenti, mentre altri avrebbero avuto rapporti intimi con individui legati alla criminalità organizzata.

Il giornale ha reso pubblici estratti di lettere d’amore inviate da una poliziotta a un membro della nota gang Foxtrot: “Sono al lavoro. Quante ore del mio tempo lavorativo ho dedicato a te? Se solo la gente sapesse”, riporta una delle lettere citate. In un altro caso, la capo squadra ‘Camilla’, specializzata in criminalità organizzata, è stata licenziata dopo essere stata sorpresa uscire da una stanza d’albergo con un membro di una gang al tempo imputato per riciclaggio: “Ci siamo accorti che qualcosa non andava”, ha dichiarato l’ex capo di Camilla al quotidiano. “Abbiamo notato un cambiamento di comportamento nei criminali che stavamo monitorando. Come se sapessero. Questo è successo più volte.

“Molti dei suoi colleghi sono rimasti scioccati dall’improvviso licenziamento di Camilla, avvenuto senza alcuna spiegazione a causa della segretezza. Lo scoop giornalistico rivela che dal 2018 è stato presentato un totale di 514 denunce per presunte divulgazioni di informazioni, ma che non tutte hanno portato a sentenze e in diversi casi non si è riusciti a individuare la fonte della fuga d’informazioni. Durante questo periodo, 30 agenti di polizia sono stati giudicati un “rischio per la sicurezza” e sono stati licenziati o invitati a lasciare il loro incarico. Le informazioni divulgate comprendono dettagli su gang rivali, metodi investigativi e dettagli privati di agenti di polizia, nonché avvertimenti di arresto e perquisizioni. Dopo la rivelazione, il Ministro della Giustizia, Gunnar Strömmer, ha convocato una riunione con i vertici della polizia: “Si tratta di un fatto molto grave” ha dichiarato a Dagens Nyheter “La divulgazione di informazioni sensibili ai criminali è un reato e può avere conseguenze molto dannose per il lavoro condotto dalle forze di polizia. A lungo termine, rischia di minare la fiducia nel sistema di giustizia e ledere la democrazia”, ha concluso il Ministro.

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Esteri

‘Da banche Occidente in Russia 800 mln euro in tasse a Cremlino’

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Le maggiori banche occidentali che sono rimaste in Russia hanno pagato lo scorso anno più di 800 milioni di euro in tasse al Cremlino, una cifra quattro volte superiore ai livelli pre-guerra. Lo riporta il Financial Times sottolineando che le imposte pagate, pari allo 0,4% delle entrate russe non legate all’energia per il 2024, sono un esempio di come le aziende straniere che restano nel Paese aiutano il Cremlino a mantenere la stabilità finanziaria nonostante le sanzioni. Secondo quanto riportato dal quotidiano, “le maggiori sette banche europee per asset in Russia – Raiffeisen Bank International, Unicredit, Ing, Commerzbank, Deutsche Bank, OTP e Intesa Sanpaolo – hanno riportato profitti totali per oltre tre miliardi di euro nel 2023. Questi profitti sono stati tre volte maggiori rispetto al 2021 e in parte generati dai fondi che le banche non possono ritirare dal Paese”.

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