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Coronavirus, si studia l’evoluzione dei casi e si colgono buoni segnali: i morti e i casi di terapia intensiva non aumentano

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Le prossime ore sono cruciali per capire se effettivamente si stia avvicinando il picco nei casi di coronavirus SarsCoV2. A indicarlo non è il numero dei malati, pari a 17.750 i malati di coronavirus in Italia, 2.795 in più di ieri, mentre il numero complessivo dei contagiati, comprese le vittime e i guariti, ha raggiunto 21.157. A mettere in allerta è invece il leggero rallentamento nella progressione delle morti, che oggi sono state 175 in più contro le 250 in più registrate ieri, secondo l’analisi del fisico esperto di sistemi complessi Giorgio Parisi, dell’Università Sapienza di Roma e dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (Infn). “Se anche i dati domenica saranno buoni come quelli di oggi – ha detto – vorra’ dire che si sta cominciando a vedere qualche effetto del contenimento”. Ad oggi comunque, ha aggiunto, “non si puo’ parlare di un rallentamento statisticamente significativo, ma se la tendenza dovesse proseguire per altri due giorni, allora potremmo pensare a un trend che si sta consolidando”. Oltre al rallentamento dei decessi, un altro numero interessante è l’aumento contenuto dei pazienti ricoverati in terapia intensiva, pari a 1.518 i malati, 190 in più rispetto a ieri: “potrebbero indicare una tendenza, che si stia avvicinando il picco”. E’ presto comunque per arrivare a delle conclusioni, ha aggiunto, considerando quanto sia disomogenea la situazione in Italia. Basti pensare alla situazione in Lombardia e quella nell’Italia centro-meridionale. “E’ anche importante essere sicuri che non ci siano ritardi nelle comunicazioni del numero dei casi”, come e’ avvenuto spesso nei giorni scorsi, ha aggiunto. Continua infatti a mancare il numero dei casi asintomatici, come rileva lo studio su sei province della Lombardia condotto dal dal matematico Giovanni Sebastiani, dell’Istituto per le applicazioni del calcolo ‘Mauro Picone’ del Consiglio nazionale delle Ricerche (Cnr). I dati indicano “una frazione non trascurabile di portatori sani nell’epidemia di coronavirus in Italia” e che “sono proprio i portatori sani i soggetti piu’ rilevanti per la diffusione dell’epidemia”. Di qui l’evidenza di quanto siano importanti le misure di contenimento per ridurre il rischio di infezione. E’ ottimista l’epidemiologo Paolo D’Ancona, dell’Istituto Superiore di Sanita’ (Iss), per il quale ci sono segnali che “il messaggio di prudenza è stato recepito”, anche se “le misure del governo – ha aggiunto – non hanno un effetto immediato, ma è necessario attendere due settimane, che non sono ancora trascorse”. Nel frattempo, ha detto ancora nella conferenza stampa organizzata dalla protezione Civile, “l’invito che rivolgiamo alla popolazione, nel caso in cui si sviluppino anche lievi sintomatologie come la febbre, e’ di stare a casa e non uscire neanche per fare la spesa”. In caso di sintomi da malattia da coronavirus, ha proseguito D’Ancona, “bisogna immediatamente consultare il medico per capire come comportarsi e vedere se la febbre passa dopo un giorno o e’ correlata al virus”. Quanto alle morti negli anziani, l’epidemiologo ha parlato della difficolta’ nel distinguere le morti con o per coronavirus: “l’infezione c’e’ ed e’ innegabile, ma a volte le condizioni sono difficili da gestire” in quanto esistono “situazioni cliniche che la polmonite puo’ mettere in difficolta’ e portare a un esito fatale”. Quella italiana, ha concluso, “è una situazione non diversa rispetto a quella di altri Paesi in termini di gravita’ della malattia: ora dobbiamo vedere quanto succederà in altri Paesi”.

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AstraZeneca ammette: vaccino contro Covid-19 può causare trombosi

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L’azienda biofarmaceutica internazionale AstraZeneca ha ammesso per la prima volta che uno degli effetti collaterali del suo vaccino contro il Covid-19 può essere la sindrome da trombosi con trombocitopenia (TTS). Lo ha scritto il Telegraph, citando documenti di tribunale. È stata presentata un’azione legale collettiva contro l’azienda perché il vaccino, sviluppato insieme all’Università di Oxford, ha causato danni gravi o fatali a diversi pazienti, si legge nel comunicato.

“Il vaccino può causare, in casi molto rari, una sindrome da trombosi con trombocitopenia (Tts). Le cause sono sconosciute”, si legge in un estratto di un documento fornito dall’azienda a un tribunale lo scorso febbraio. Secondo i media, sono state presentate 51 richieste di risarcimento all’Alta Corte di Londra, in cui le vittime e le loro famiglie chiedono danni per circa 125 milioni di dollari. La sindrome da trombosi con trombocitopenia causa coaguli di sangue e un basso numero di piastrine, ha spiegato il quotidiano.

La prima richiesta, spiega l’articolo, è stata presentata l’anno scorso da Jamie Scott, che, dopo la somministrazione del vaccino nell’aprile 2021, ha sviluppato un coagulo di sangue e un’emorragia cerebrale, che avrebbe causato danni permanenti al cervello. Viene citato anche il caso della famiglia di Francesca Tuscano, una donna italiana morta nell’aprile 2021 dopo essere stata vaccinata contro il coronavirus. La famiglia della 32enne si è rivolta a un medico legale e a un ematologo, che hanno stabilito che “la morte della paziente può essere attribuita agli effetti collaterali della somministrazione del vaccino Covid-19”. La donna è deceduta per trombosi vascolare cerebrale il giorno successivo alla somministrazione del farmaco di AstraZeneca.

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Covid, ancora calo dei casi e dei decessi

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Continua il calo dei nuovi casi di Covid in Italia e sono in netta diminuzione i decessi. Nella settimana compresa tra il 18 e il 24 aprile 2024 – secondo il bollettino del ministero della Salute – si registrano 528 nuovi casi positivi con una variazione di -1,9% rispetto alla settimana precedente (538); 7 i deceduti con una variazione di -22,2% rispetto ai 9 della settimana precedente. Sono stati 100.622 i tamponi effettuati con una variazione di -6,4% rispetto alla settimana precedente (107.539) mentre il tasso di positività è invariato e si ferma allo 0,5%. Il tasso di occupazione in area medica al 24 aprile è pari allo 0,9% (570 ricoverati), rispetto all’1,1% (700 ricoverati) del 17 aprile. Il tasso di occupazione in terapia intensiva al 24 aprile è pari allo 0,2% (19 ricoverati), rispetto allo 0,3% (22 ricoverati) del 17 aprile.

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Influenza e Covid, attesa crescita con ritorno a scuola

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La riapertura delle scuole dopo le festività natalizie potrebbe dare un’ulteriore spinta alle infezioni respiratorie: influenza, soprattutto, ma anche Covid-19 e virus respiratorio sinciziale. È il timore espresso da più parti e confermato anche dalla Società Italiana di Pediatria. “Con il rientro dei bambini a scuola ci aspettiamo un aumento dei casi di influenza anche se – c’è da dire – durante il periodo delle vacanze non si è osservato un calo dei contagi, probabilmente per le occasioni di vita sociale durante le festività.

Inoltre, siamo nel momento del clou del virus respiratorio sinciziale”, dice Rino Agostiniani, consigliere nazionale della Società Italiana di Pediatria, che sottolinea che “è importante che i bambini che hanno sintomi influenzali rimangano a casa”. “Ho scritto al ministro della Salute con l’obiettivo di accedere un faro su una malattia che provoca, soprattutto tra i neonati, gravi patologie, anche mortali: la bronchiolite.

La Commissione europea ha autorizzato il vaccino Nirsevimab che ha già passato severissime e rigidissime misure di controllo da parte di Ema. Questo farmaco potrebbe essere uno strumento fondamentale per la lotta alla bronchiolite ed è arrivato il momento che venga adottato anche nel nostro Paese, quanto prima”, ha intanto fatto sapere Orfeo Mazzella, capogruppo del Movimento 5 Stelle in Commissione Affari Sociali al Senato, citando il caso di una neonata di tre mese morta a fine anno probabilmente proprio a causa di questo virus.

Intanto nelle ultime due settimane, in Italia, l’influenza e le sindromi simil-influenzali hanno fatto registrare numeri da record: due milioni di persone messe a letto solo nelle ultime due settimane dell’anno, con tassi elevati soprattutto nei bambini più piccoli “che sono quelli nel corso degli ultimi anni non hanno sviluppato un patrimonio immunitario per difendersi dall’infezione”, spiega Agostiniani. Covid-19, al contrario, nell’ultima rilevazione del ministero della Salute e dell’Istituto Superiore di Sanità ha mostrato un lieve rallentamento.

Tuttavia, nel mondo sembra che i contagi abbiano ripreso a salire: secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, nelle ultime 4 settimane ci sono stati 850mila casi di Covid nel mondo, con un aumento del 52% rispetto al mese precedente. I numeri reali, tuttavia, potrebbero essere molto più alti.

“Sappiamo che in tutto il mondo le segnalazioni sono diminuite, i centri di sorveglianza sono diminuiti, i centri di vaccinazione sono stati smantellati o chiusi. Questo fornisce un quadro incompleto della situazione e purtroppo dobbiamo aspettarci più casi di quelli che abbiamo dichiarato ufficialmente”, ha detto Christian Lindmeier dell’Oms.

Che la situazione stia peggiorando si intuisce anche dai ricoveri: tra il 13 novembre e il 10 dicembre, nei Paesi che segnalano sistematicamente i dati all’Oms e che sono ormai meno di 60, sono stati registrati più di 118 mila nuovi ricoveri per Covid e più di 1.600 nuovi ricoveri in terapia intensiva, con un aumento rispettivamente del 23% e del 51%.

La ripresa dei contagi potrebbe essere legata alla nuova JN.1 del virus Sars-CoV-2. I dati che arrivano dagli Stati Uniti sembrano confermarlo. Secondo le ultime stime dei Centers for Disease Control and Prevention (Cdc) nell’ultima settimana JN.1 è arrivata al 61,6% di prevalenza. JN.1, che ormai è dominante anche in Italia, discende dalla variante BA.2.86 (Pirola) ed è stata isolata proprio negli Stati Uniti lo scorso settembre. Per i Cdc “al momento non vi è alcuna indicazione di un aumento della gravità da JN.1”. Tuttavia, è possibile che “questa variante possa determinare un aumento delle infezioni”.

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