Attenzione. La situazione è quasi fuori controllo nelle carceri italiane. I detenuti ristretti, approfittando del momento difficile che sta vivendo lo Stato nella quotidiana battaglia per evitare la diffusione del contagio da coronavirus, intendono cogliere l’opportunità per organizzare e fomentare rivolte che da un lato faranno da sfondo a evasioni di massa di delinquenti che ci potremmo ritrovare tra le strade dopo la fatica fatta per metterli in cella e dall’altra per potersi sedere ad un tavolo politico dove poter chiedere indulto, amnistia e soliti altri provvedimenti svuotacarceri che questo Paese pratica da tempo immemore. Oramai l’Italia agli occhi dei delinquenti è un Paese dove la certezza della pena è una barzelletta e la capacità di delinquere quasi una sicurezza di rimanere impuniti.
Le immagini della rivolta nel carcere di Poggioreale sono di Salvatore Laporta per Kontrolab
Da questa mattina in 27 carceri sono in corso proteste da parte dei detenuti. Alcuni chiedono l’amnistia a causa dell’emergenza Coronavirus. Altri innescano gravi disordini come nelle carceri di San Vittore a Milano e di Rebibbia a Roma, dove – oltre a bruciare diversi materassi – alcuni reclusi avrebbero assaltato le infermerie. Questi disordini, queste rivolte, questa facilità con cui i detenuti prendono quasi possesso di strutture penitenziarie, le controllano, addirittura sequestrano personale di polizia penitenziaria, aprono celle e mostrano tutta la loro sfrontatezza uscendo in certi casi in strada, dunque con la possibilità di fuggire quando vogliono, dimostrano che questo Paese non controlla i penitenziari. Hanno organizzato tutto con una regia unica. Non è possibile che la mattina uno si sveglia e in 27 carceri c’è la rivolta. Questi sono in collegamento tra loro. E hanno deciso di farsi sentire tutti assieme. In molti casi, nel corso delle rivolte, i detenuti, per motivi che poi saranno inchieste della magistratura a dover chiarire, hanno persino fatto dirette su Facebook o postato video delle loro scorribande criminali nelle carceri messe a ferro e fuoco. La situazione difficile la spiega Aldo Di Giacomo, segretario generale del Sindacato di Polizia Penitenziaria in questo video:
I tagli al personale, i tagli alla sicurezza del personale, la incapacità di realizzare nuove carceri per detenuti fanno capire come questo sia uno dei settori più sfortunati della giustizia italiana. Parliamo di quel pezzo della giustizia che dovrebbe assicurare la certezza della pena e restituirci, possibilmente, in società non più dei delinquenti ma delle persone nuove capaci di ricominciare dagli errori commessi. Ma forse davvero la restrizione e la pena sono diventati una sorta di palestra per fortificare l’animo criminale di chi viene arrestato e rinchiuso.
Un primo risultato i delinqenti in rivolta l’hanno ottenuto. La politica si occupa di loro. Gli liscia il pelo. “Si mettano ai domiciliari tutti coloro che hanno pochi mesi ancora da scontare per arrivare a fine pena. Non si risolverebbe nulla se, come pensa qualcuno, si tornasse a chiudere le celle superando la vigilanza dinamica. Serve consentire ai direttori di poter lavorare ricostruendo un clima che il sovrappopolamento pregiudica”. Questa l’opinione del senatore Franco Mirabelli, vice presidente dei senatori Pd. Sarebbe come premiare chi sta in queste ore devastando carceri e minacciando polizia penitenziaria, polizia di Stato, carabinieri e in alcuni casi anche l’Esercito accorsi in aiuto per sedare le rivolte.
Al momento il bilancio di sangue delle rivolte è drammatico. Sono 6 in totale i detenuti rimasti uccisi dopo il caos nel carcere di Modena. Tre sono morti prima del trasferimento, nel carcere di Modena. Altri 3 nelle carceri dove erano stati trasferiti. Ci sono poi un numero imprecisato di feriti, alcuni anche in maniera grave. E infine ci sono molti detenuti che sono stati portati in ospedali delle città dove erano ristretti perchè in overdose da droghe o da psicofarmaci. Molti di loro hanno approfittato della rivolta per devastare e saccheggiare le infermerie, sottraendo i farmaci e ingerendoli in quantità industriale. Alcuni di loro, almeno sei, rischiamo di non farcela. Sono i più gravi, portati nei pronto soccorsi cittadini e di questi quattro sono in prognosi riservata, terapia intensiva. Questo riferisce l’Ausl di Modena in un bollettino. In tutto sono 18 i pazienti trattati, in gran parte per intossicazione. Ferite lievi anche per tre guardie e sette sanitari.
Carcere di Poggioreale. Le rivolte nelle carceri italiane sono un segnale allo Stato da parte dei detenuti che colgono il momento di debolezza
Davanti a questo spettacolo allucinante e davanti anche alla arrendevolezza della politica che già parla di liberare chi è a fine pena, c’è chi la pensa in maniera diversa. “In un momento come questo resta solo un modo per ridare dignità al sistema penitenziario e a quello della giustizia tenuto conto che sia il vertice amministrativo sia il vertice politico si stanno rilevando inadeguati a fronteggiare le criticità e le emergenze ovvero chiedere a Conte di avvicendare sia il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede sia il capo del Dipartimento dell’Amministrazione penitenziaria Francesco Basentini”. Questo è quanto chiede in una nota Giuseppe Moretti, presidente del sindacato di Polizia penitenziaria Uspp, dopo le proteste registrate in diversi penitenziari del Paese. La sospensione dei colloqui adottata per contenere il rischio di contagio dal Covid 19, secondo Moretti, è una misura “giusta” che “tuttavia avrebbe dovuto svolgersi con carattere di gradualità e accompagnata da una preventiva e opportuna informazione alla popolazione detenuta per il tramite dei vertici delle strutture penitenziarie”, e che invece “si sta rivelando un pretesto per richiedere un’amnistia e un indulto che sarebbe un’altra sconfitta per la giustizia e i familiari delle vittime dei reati”.
Sulla stessa lunghezza d’onda anche Italia Viva con Gennaro Migliore che parla di “giornata tragica per il sistema carcerario. Ci sono state rivolte, azioni violentissime, messa a rischio costante della sicurezza degli operatori di polizia, dei detenuti e dei cittadini. Fino ad apprendere della morte di almeno detenuti nel carcere di Modena e non si sa di quanti altre persone in pericolo. In questo contesto è completamente mancata l’azione del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, protagonista solo delle circolari che hanno costituito la miccia che ha incendiato decine di istituti”. Con queste parole il deputato di Italia Viva Migliore, già sottosegretario alla Giustizia, spiega che “Italia viva chiede una informativa immediata al ministro della Giustizia in Parlamento e l’immediata rimozione del capo Dap, il dottor Francesco Basentini”. Certo Basentini potrebbe passare alla storia del Dap come colui che è riuscito a mettere d’accordo sindacati e politica circa la inadeguatezza di chi dovrebbe controllare le carceri.
A Bolzano una bambina di undici anni ha chiamato il 112 perché il padre stava picchiando la madre. Sul posto è intervenuta una pattuglia della Questura che ha arrestato l’uomo. Piangendo disperata, la bambina ha chiesto l’intervento urgente della Polizia per fermare il padre che stava massacrando di botte la mamma. Giunti immediatamente sul posto, i poliziotti si sono imbattuti in un uomo che in evidente stato di agitazione sin da subito ha iniziato ad assumere un comportamento ostile ed aggressivo nei loro confronti. Gli agenti con non poca fatica sono riusciti ad accedere all’interno dell’appartamento, nonostante l’uomo continuasse a minacciare di morte la moglie e la figlia. Dopo aver messo in sicurezza in un’altra stanza la donna e la bambina, gli agenti hanno cercato di placare l’ira dell’uomo – un bolzanino 50enne – il quale ha però minacciato di morte anche loro. Nel frattempo la donna ha riferito di continue aggressioni subite dal marito e di non aver mai sporto denuncia per paura delle ripercussioni e per non perdere l’affidamento della bambina.
Portata in ospedale per le cure del caso, la donna ha infine sporto denuncia. Portato in Questura, l’uomo ha continuato ad affermare che non appena fosse uscito da lì, le avrebbe trovate ed ammazzate moglie e figlia. A questo punto è scattato l’arresto per i reati di maltrattamenti contro familiari e conviventi e minaccia a pubblico ufficiale. Il Questore Paolo Sartori, quindi, in considerazione della gravità di quanto accaduto, ha immediatamente emesso nei confronti dell’uomo la misura di prevenzione personale dell’ammonimento, disponendo altresì l’avvio della procedura per l’emissione della sorveglianza speciale di pubblica sicurezza. “L’ intervento in soccorso dell’ennesima vittima di violenze domestiche è stato reso possibile grazie alla determinazione di questa bimba, il che ha consentito di evitare ben più tragiche conseguenze”, ha evidenziato Sartori.
L’arbitro della finale di coppa del Re, domani sera a Siviglia tra Barcellona e Real Madrid, Ricardo de Burgos Bengoechea, ha puntato il dito contro la Tv del Real per la pressione che mette sui direttori di gara designati per le partita della squadra guidata da Carlo Ancelotti. Senza riuscire a trattenere le lacrime durante la conferenza stampa svoltasi alla vigilia, l’arbitro ha denunciato che “i video su Real Madrid TV ci mettono grande pressione e hanno anche gravi ripercussioni nella tua vita privata – ha detto -. Quando tuo figlio torna a casa da scuola piangendo perché gli dicono che suo padre è un ladro, è davvero dura. E’ una situazione assurda”.
De Burgos Bengoechea ha aggiunto che è il momento di “riflettere” sulla situazione attuale del calcio spagnolo, affermando che diversi suoi colleghi avevano deciso di scendere di categoria per non subire più la pressione dei massimi livelli. Il canale televisivo del Real Madrid produce ogni settimana dei video per screditare gli arbitri delle loro prossime partite. Ma la pressione è aumentata da febbraio, quando il club ha lanciato una guerra istituzionale contro un sistema arbitrale “completamente screditato” e un “sistema corrotto dall’interno” dopo le decisioni che la Liga ha preso nei suoi confronti. Il responsabile della Var, Pablo Gonzalez Fuertes, ha detto a sua volta che gli arbitri potrebbero prendere ulteriori provvedimenti sulle trasmissioni di Real Madrid TV. “Non c’è dubbio che dovremo iniziare ad adottare misure molto più serie Faremo la storia, perché non continueremo a sopportare quello che stiamo sopportando”, ha affermato, senza approfondire.
Tra i 135 cardinali con un’età al di sotto degli 80 anni che formeranno il Conclave per l’elezione del nuovo pontefice, 23 sono latinoamericani. Il 13 marzo 2013 a eleggere Jorge Mario Bergoglio al soglio di Pietro erano appena 19. Il Brasile è il paese della regione più rappresentato, con sette cardinali.
Di questi, due sono stati nominati da Benedetto XVI: l’arcivescovo di San Paolo, il 75enne Odilo Scherer, e il 77enne João Braz de Aviz, a capo del Dicastero per gli istituti di vita consacrata e le società di vita apostolica. Nominati da Francesco il 74enne arcivescovo di Rio de Janeiro Orani João Tempesta, quello di Manaus, il 74enne Leonardo Ulrich Steiner, il 65enne arcivescovo di Salvador Sérgio da Rocha, il 64enne Jaime Spengler a capo dell’arcidiocesi di Porto Alegre e il 57enne Paulo Cezar Costa, arcivescovo di Brasilia.
Quattro gli argentini, tutti nominati da Francesco, ovvero il 62enne Víctor Manuel Fernández che guida il Dicastero per la dottrina della fede, il 66enne Angel Sixto Rossi, arcivescovo di Córdoba, di Santiago del Estero il 72enne Vicente Bokalic Iglic e il 77enne arcivescovo emerito di Buenos Aires, Mario Aurelio Poli.
Gli altri sei cardinali sudamericani in Conclave sono l’uruguaiano 65enne Daniel Fernando Sturla, secondo il canale Ntn24 unico “papabile”, il paraguayano Adalberto Martínez Flores (73 anni), il peruviano Carlos Gustavo Castillo Mattasoglio (75 anni), il 68enne cileno Fernando Natalio Chomalí Garib, il 63enne colombiano Luis José Rueda Aparicio e l’ecuadoriano Luis Gerardo Cabrera Herrera (69 anni).
Il Messico ha due porporati in Conclave: l’arcivescovo primate del Messico, il 75enne Carlos Aguiar Retes, nominato da Francesco, e il 74enne arcivescovo di Guadalajara Francisco Robles Ortega, scelto da Benedetto XVI.
In America Centrale e nei Caraibi sono invece quattro i cardinali in Conclave, tutti nominati da Francesco, ovvero il 76enne cubano Juan de la Caridad García Rodríguez, il 77enne guatemalteco Álvaro Leonel Ramazzini Imeri, il 76enne nicaraguense Leopoldo Brenes e l’haitiano Chibly Langlois, di 66 anni.