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Coronavirus, l’Italia non ferma Schengen: si cercano nuove misure per evitare pandemia

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  I numeri dell’epidemia da coronavirus in Cina continuano ad aumentare ma, al momento, non ci sono elementi tali da richiedere una sospensione dell’accordo di Schengen sulla libera circolazione alla frontiera tra gli Stati membri. Intanto, pero’, in Italia l’allerta resta massima e, sulla base dell’evoluzione della situazione, il comitato tecnico-scientifico del ministero della Salute potra’ vagliare ulteriori misure di prevenzione. Cio’ che va evitato, ha ribadito il ministro della Salute, Roberto Speranza, e’ l’allarmismo. Ad oggi restano tre i casi confermati in Italia, tutti in isolamento all’Istituto Spallanzani, a Roma: quello del ricercatore rientrato da Wuhan e la coppia di coniugi cinesi le cui condizioni sono in miglioramento. “Sulla base della valutazione dei dati scientifici – ha chiarito Speranza in audizione alla commissione parlamentare Schengen – al momento non ci sono le condizioni per immaginare una sospensione degli accordi di Schengen”. Posizione, questa, sostenuta dal direttore del Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc), Andrea Ammon, lo scorso 4 febbraio all’Europarlamento. L’accordo, ha ricordato Speranza, autorizza gli Stati a ripristinare i controlli alla frontiera nelle ipotesi, ad esempio, di grave minaccia all’ordine pubblico, per eventi prevedibili o per una grave minaccia alla salute pubblica sulla base di un principio di proporzionalita’. Ad oggi, ha ribadito, una decisione in tal senso “non e’ pero’ giustificata da un punto di vista scientifico” e la “possibilita’ di contagio da uomo a uomo in Europa resta bassa”. Ribadendo quindi la necessita’ di “un coordinamento piu’ forte dei paesi dell’Unione europea” – richiesta che sara’ portata al vertice dei ministri della Salute Ue, sollecitato dall’Italia e che si terra’ giovedi’ prossimo a Bruxelles – Speranza ha sottolineato come l’Italia abbia messo in atto misure sulla base del massimo principio di precauzione. Cosi’, dal 5 al 10 febbraio, sono stati effettuati controlli su 5 mila voli aerei e su 620 mila passeggeri e sono stati anche implementati i controlli nei porti. Non escluse eventuali ulteriori misure – un’ipotesi e’ l’estensione dei controlli pure alle stazioni ferroviarie – ma le scelte saranno sempre guidate, ha chiarito il ministro, da un organismo di connotazione scientifica, ovvero il tavolo tecnico-scientifico riunito permanentemente al ministero. Al momento tuttavia, rispetto all’epidemia in corso, “nel nostro Paese le misure in atto sono piu’ che adeguate”, ha detto anche il commissario per l’emergenza coronavirus Angelo Borrelli. Insomma, “l’evoluzione della diffusione del coronavirus va seguita con la massima attenzione ma sono sbagliati gli allarmismi”, ha avvertito Speranza invitando a riporre “fiducia nei nostri scienziati, che sono tra i migliori al mondo”. Riferendosi poi all’Africa, ha precisato che l’Oms non ha certificato alcun caso di coronavirus nel continente in questo momento, ma “e’ chiaro – ha detto – che dobbiamo monitorare con la massima attenzione in virtu’ della collocazione geografica dell’Italia”. Intanto, la coppia di coniugi cinesi provenienti da Wuhan, positiva al test, e’ tuttora ricoverata in terapia intensiva allo Spallanzani ma presenta “un lieve miglioramento delle condizioni generali”. Continua invece la quarantena per i 20 turisti cinesi che facevano parte della stessa comitiva della coppia. E continua ad essere in “buone condizioni” il ricercatore italiano positivo al virus e trasferito nei giorni scorsi allo Spallanzani dalla citta’ militare della Cecchignola. Ad oggi, altri 9 pazienti ricoverati nello stesso Istituto sono in attesa del risultato del test. E’ invece negativo il test per una bimba cinese di 9 mesi ricoverata a Prato. Per il momento e’ sempre bloccato a Wuhan Niccolo’, il ragazzo di 17 anni che non e’ potuto rientrare in Italia per la comparsa di febbre: “Dovrebbe tornare nelle prossime ore, avevo parlato di 72, e ci stiamo attivando affinche’ venga mantenuta la previsione”, ha affermato il viceministro alla Salute Pierpaolo Sileri, non escludendo di tornare egli stesso a Wuhan per accompagnare lo studente.(

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AstraZeneca ammette: vaccino contro Covid-19 può causare trombosi

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L’azienda biofarmaceutica internazionale AstraZeneca ha ammesso per la prima volta che uno degli effetti collaterali del suo vaccino contro il Covid-19 può essere la sindrome da trombosi con trombocitopenia (TTS). Lo ha scritto il Telegraph, citando documenti di tribunale. È stata presentata un’azione legale collettiva contro l’azienda perché il vaccino, sviluppato insieme all’Università di Oxford, ha causato danni gravi o fatali a diversi pazienti, si legge nel comunicato.

“Il vaccino può causare, in casi molto rari, una sindrome da trombosi con trombocitopenia (Tts). Le cause sono sconosciute”, si legge in un estratto di un documento fornito dall’azienda a un tribunale lo scorso febbraio. Secondo i media, sono state presentate 51 richieste di risarcimento all’Alta Corte di Londra, in cui le vittime e le loro famiglie chiedono danni per circa 125 milioni di dollari. La sindrome da trombosi con trombocitopenia causa coaguli di sangue e un basso numero di piastrine, ha spiegato il quotidiano.

La prima richiesta, spiega l’articolo, è stata presentata l’anno scorso da Jamie Scott, che, dopo la somministrazione del vaccino nell’aprile 2021, ha sviluppato un coagulo di sangue e un’emorragia cerebrale, che avrebbe causato danni permanenti al cervello. Viene citato anche il caso della famiglia di Francesca Tuscano, una donna italiana morta nell’aprile 2021 dopo essere stata vaccinata contro il coronavirus. La famiglia della 32enne si è rivolta a un medico legale e a un ematologo, che hanno stabilito che “la morte della paziente può essere attribuita agli effetti collaterali della somministrazione del vaccino Covid-19”. La donna è deceduta per trombosi vascolare cerebrale il giorno successivo alla somministrazione del farmaco di AstraZeneca.

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Covid, ancora calo dei casi e dei decessi

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Continua il calo dei nuovi casi di Covid in Italia e sono in netta diminuzione i decessi. Nella settimana compresa tra il 18 e il 24 aprile 2024 – secondo il bollettino del ministero della Salute – si registrano 528 nuovi casi positivi con una variazione di -1,9% rispetto alla settimana precedente (538); 7 i deceduti con una variazione di -22,2% rispetto ai 9 della settimana precedente. Sono stati 100.622 i tamponi effettuati con una variazione di -6,4% rispetto alla settimana precedente (107.539) mentre il tasso di positività è invariato e si ferma allo 0,5%. Il tasso di occupazione in area medica al 24 aprile è pari allo 0,9% (570 ricoverati), rispetto all’1,1% (700 ricoverati) del 17 aprile. Il tasso di occupazione in terapia intensiva al 24 aprile è pari allo 0,2% (19 ricoverati), rispetto allo 0,3% (22 ricoverati) del 17 aprile.

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Influenza e Covid, attesa crescita con ritorno a scuola

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La riapertura delle scuole dopo le festività natalizie potrebbe dare un’ulteriore spinta alle infezioni respiratorie: influenza, soprattutto, ma anche Covid-19 e virus respiratorio sinciziale. È il timore espresso da più parti e confermato anche dalla Società Italiana di Pediatria. “Con il rientro dei bambini a scuola ci aspettiamo un aumento dei casi di influenza anche se – c’è da dire – durante il periodo delle vacanze non si è osservato un calo dei contagi, probabilmente per le occasioni di vita sociale durante le festività.

Inoltre, siamo nel momento del clou del virus respiratorio sinciziale”, dice Rino Agostiniani, consigliere nazionale della Società Italiana di Pediatria, che sottolinea che “è importante che i bambini che hanno sintomi influenzali rimangano a casa”. “Ho scritto al ministro della Salute con l’obiettivo di accedere un faro su una malattia che provoca, soprattutto tra i neonati, gravi patologie, anche mortali: la bronchiolite.

La Commissione europea ha autorizzato il vaccino Nirsevimab che ha già passato severissime e rigidissime misure di controllo da parte di Ema. Questo farmaco potrebbe essere uno strumento fondamentale per la lotta alla bronchiolite ed è arrivato il momento che venga adottato anche nel nostro Paese, quanto prima”, ha intanto fatto sapere Orfeo Mazzella, capogruppo del Movimento 5 Stelle in Commissione Affari Sociali al Senato, citando il caso di una neonata di tre mese morta a fine anno probabilmente proprio a causa di questo virus.

Intanto nelle ultime due settimane, in Italia, l’influenza e le sindromi simil-influenzali hanno fatto registrare numeri da record: due milioni di persone messe a letto solo nelle ultime due settimane dell’anno, con tassi elevati soprattutto nei bambini più piccoli “che sono quelli nel corso degli ultimi anni non hanno sviluppato un patrimonio immunitario per difendersi dall’infezione”, spiega Agostiniani. Covid-19, al contrario, nell’ultima rilevazione del ministero della Salute e dell’Istituto Superiore di Sanità ha mostrato un lieve rallentamento.

Tuttavia, nel mondo sembra che i contagi abbiano ripreso a salire: secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, nelle ultime 4 settimane ci sono stati 850mila casi di Covid nel mondo, con un aumento del 52% rispetto al mese precedente. I numeri reali, tuttavia, potrebbero essere molto più alti.

“Sappiamo che in tutto il mondo le segnalazioni sono diminuite, i centri di sorveglianza sono diminuiti, i centri di vaccinazione sono stati smantellati o chiusi. Questo fornisce un quadro incompleto della situazione e purtroppo dobbiamo aspettarci più casi di quelli che abbiamo dichiarato ufficialmente”, ha detto Christian Lindmeier dell’Oms.

Che la situazione stia peggiorando si intuisce anche dai ricoveri: tra il 13 novembre e il 10 dicembre, nei Paesi che segnalano sistematicamente i dati all’Oms e che sono ormai meno di 60, sono stati registrati più di 118 mila nuovi ricoveri per Covid e più di 1.600 nuovi ricoveri in terapia intensiva, con un aumento rispettivamente del 23% e del 51%.

La ripresa dei contagi potrebbe essere legata alla nuova JN.1 del virus Sars-CoV-2. I dati che arrivano dagli Stati Uniti sembrano confermarlo. Secondo le ultime stime dei Centers for Disease Control and Prevention (Cdc) nell’ultima settimana JN.1 è arrivata al 61,6% di prevalenza. JN.1, che ormai è dominante anche in Italia, discende dalla variante BA.2.86 (Pirola) ed è stata isolata proprio negli Stati Uniti lo scorso settembre. Per i Cdc “al momento non vi è alcuna indicazione di un aumento della gravità da JN.1”. Tuttavia, è possibile che “questa variante possa determinare un aumento delle infezioni”.

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