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Cronache

‘Ndrangheta, l’ex carabiniere tabaccaio ucciso per aver detto no al boss: arresti

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Bruno Ielo aveva 66 anni. Ex carabiniere, gestiva una tabaccheria a Gallico, quartiere alla periferia nord di Reggio Calabria controllato in parte anche dalla cosca Tegano. La sua ambizione era semplice, gestire l’attivita’ per dare un futuro alla famiglia. Ma questa volonta’ si scontro’ con la ferocia, l’arroganza e la prepotenza degli uomini della cosca che vedevano la tabaccheria come il fumo negli occhi perche’ faceva concorrenza a quella di uno degli elementi di spicco della ‘ndrina. Inutili furono i tentativi di farlo chiudere. Neanche una falsa rapina, portata a termine in realta’ con lo scopo di intimidire, ed un colpo di pistola in faccia, avevano convinto Bruno a chinare la testa. E cosi’ la sera del 27 maggio 2017 Bruno Ielo fu assassinato davanti agli occhi della figlia. Adesso, pero’, presunti mandanti ed esecutori dell’omicidio sono stati arrestati dalla Squadra mobile di Reggio Calabria coordinata dalla Dda. A ordinare l’omicidio, secondo le indagini, sarebbe stato Francesco Polimeni, di 56 anni, ritenuto un elemento di spicco del clan e cognato di Pasquale Tegano; a sparare sarebbe stato Francesco Mario Dattilo (46), mentre Cosimo Scaramozzino avrebbe collaborato nel pedinamento precedente l’omicidio. Ielo pur avendo subito la finta rapina nel novembre del 2016 che gli costo’ una pallottola in faccia, non aveva ceduto alle minacce degli uomini dei Tegano. “Doveva chiudere lui e invece stiamo chiudendo noi”, e’ lo sfogo carico di rabbia di Franco Polimeni con la figlia, indagata in stato di liberta’. Un dialogo intercettato pochi minuti dopo la telefonata del direttore di una banca che ingiungeva a Polimeni di rientrare da un debito. La sera del 25 maggio del 2017, Ielo, dopo avere chiuso la sua tabaccheria poco dopo le 21, si era diretto verso casa a bordo di un ciclomotore preceduto dalla figlia su un’auto. Il terzetto, secondo l’accusa, segui’ ogni mossa dell’ex carabiniere e quando Ielo giunse sulla statale 18, Dattilo, a bordo di uno scooter, lo affianco’, sparandogli contro due colpi di pistola Beretta calibro 7.65 uno dei quali centro’ la vittima alla nuca. Quindi, prima di fuggire, lascio’ il messaggio ‘ndranghetista: la pistola lasciata vicina al cadavere. Gli investigatori della squadra mobile reggina, diretti da Francesco Ratta’ e coordinati dalla Dda, avviarono un delicato lavoro di indagine confrontando migliaia di riprese di telecamere di sicurezza, pedinando ed intercettando piu’ soggetti e ottenendo anche un contributo da collaboratori di giustizia. Un lavoro che ha portato ad individuare i responsabili nei Tegano, cosca capeggiata dal boss Giovanni Tegano, protagonista di primissimo piano nella guerra di mafia che ha insanguinato Reggio dal 1985 al 1990 con circa 700 omicidi, che al momento dell’arresto, il 26 aprile 2010, dopo anni di latitanza, fu salutato fuori dalla Questura reggina come “uomo di pace” dai suoi fedelissimi. Adesso, con l’operazione “Giu’ la testa”, gli investigatori ritengono di avere chiuso il cerchio sugli autori dell’omicidio di un uomo che la testa non la volle chinare.

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A New York si commemorano Giovanni Falcone e Paolo Borsellino

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Una giornata speciale per i ragazzi delle medie e delle superiori per commemorare due simboli della lotta alla mafia: Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, nel triste anniversario della Strage di Capaci. L’appuntamento si è svolto presso la Scuola d’Italia di New York Guglielmo Marconi, guidata da Michael Cascianelli. Giovanni Falcone e Paolo Borsellino non sono solamente nomi nella storia italiana, ma incarnano valori di coraggio, integrità e impegno civico. Per far comprendere appieno il significato di queste figure agli studenti della Scuola d’Italia Guglielmo Marconi, è stato organizzato un incontro con due esperti del campo: il Professore Antonio Nicaso e il Professore Rosario G. Scalia.

Il Professore Nicaso, storico delle mafie e autore di varie opere sull’argomento, ha condiviso con gli studenti la sua vasta esperienza e aneddoti privati, invitandoli a guardare al futuro con ambizioni elevate e a non scendere mai a compromessi di fronte alle mafie. L’incontro è stato condotto dal Professore Scalia, professore del dipartimento di Italiano alla Rutgers – State University of New Jersey, che ha moderato l’evento e ha portato anche una testimonianza personale, ricordando la sua infanzia a Catania e l’ombra costante della mafia che aleggiava sulla città. Ha evidenziato come frasi dette dai genitori come “stai tranquillo che i mafiosi si uccidono solo tra loro” per tranquillizzare i propri figli, o “ci si uccide solo al sud” o “solo in Italia” abbiano contribuito a creare una distanza emotiva e fisica dalle persone nei confronti della mafia. Ha invitato gli studenti a non voltare le spalle alla realtà, ma ad affrontarla con coraggio e determinazione, senza mai fare un passo indietro.

L’incontro, coordinato dalla Professoressa Cristiana Grassi, ha suscitato grande interesse e partecipazione da parte degli studenti, dimostrando l’importanza di educare le giovani menti alla consapevolezza civica e alla lotta contro ogni forma di criminalità. La morte di Falcone e Borsellino ha avuto un impatto profondo non solo in Italia, ma anche oltre confine. Negli Stati Uniti, Giovanni Falcone è ricordato come un eroe, anche dall’FBI. Una statua eretta a Quantico, sede dell’FBI, testimonia il rispetto e l’ammirazione che gli americani nutrono per il giudice italiano. La relazione tra Stati Uniti e Falcone si consolidò durante il celebre caso “Pizza Connection” durante gli anni del Maxiprocesso di Palermo. Oggi, la collaborazione tra Italia e Stati Uniti nel campo della lotta alla criminalità organizzata prosegue su queste solide basi, dimostrando che l’eredità di Falcone e Borsellino continua a essere una fonte di ispirazione nel cammino verso una giustizia globale e una cooperazione internazionale più stretta.

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Carabinieri: prima confisca e conversione in euro di monete digitali sottratte a napoletani

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La Sezione Criptovalute del Comando Carabinieri Antifalsificazione Monetaria ha completato con successo la prima operazione di conversione in euro di beni confiscati in monete digitali. L’attività è conseguente al sequestro di Bitcoin e Monero, per un controvalore di circa 11mila euro, avvenuto a gennaio 2023, quando la Prima Sezione Operativa di Roma e la Sezione Criptovalute hanno eseguito otto misure cautelari nei confronti di individui, tutti residenti a Napoli, sospettati di appartenere ad un gruppo criminale dedito alla contraffazione valutaria. Le indagini, coordinate dalla Procura della Repubblica di Napoli e condotte con la collaborazione di Eurojust ed Europol, fanno parte di un ampio contesto investigativo iniziato nel 2018, mirato a smantellare una rete di distribuzione di banconote contraffatte attraverso il Darkweb, canali Telegram e il trasferimento di criptovalute come Bitcoin e Monero su wallet dedicati. Lo rende noto un comunicato dell’Arma.

“Nel corso delle operazioni le criptovalute sequestrate – in particolare Monero e Bitcoin, spiega la nota – erano state trasferite dalla Sezione Criptovalute su portafogli dedicati, attraverso l’uso di tecniche e software sviluppati direttamente dal Reparto Specializzato dell’Arma che consentono la creazione dei wallet garantendo, oltre ad una elevata sicurezza, anche una gestione particolare delle chiavi private e/o seed phrase. L’approccio utilizzato dalla Sezione Criptovalute assicura che nessun singolo operatore possieda la conoscenza completa della chiave privata, eliminando così un punto critico di vulnerabilità e aumentando significativamente la protezione contro gli attacchi informatici”.

“Le criptovalute, oggetto di sequestro, sono state confiscate con decreto emesso dall’Autorità Giudiziaria di Napoli la quale – prosegue la nota – ha disposto la conversione e il trasferimento al Fondo Unico di Giustizia. Pertanto, i Carabinieri della Sezione Criptovalute unitamente a personale dell’Exchange italiano Young Platform nominato appositamente ausiliario di polizia giudiziaria per procedere alla conversione, hanno provveduto al trasferimento e cambio in euro per il successivo deposito al Fug delle somme oggetto della confisca”. “La peculiarità di questa operazione non risiede solo nel suo successo e nella sua natura pionieristica, ma anche nel modo in cui dimostra l’efficacia dell’Arma dei Carabinieri nello svolgere operazioni altamente specializzate anche con le nuove tecnologie finanziarie. L’Arma dei Carabinieri, sempre attenta e vigile nelle indagini sul sensibile tema del Cybercrime, ha svolto recentemente il primo corso di perquisizione e sequestri di valute digitali presso l’Istituto Superiore Tecniche Investigative di Velletri, con il quale ha formato 25 operatori già specializzati in indagini telematiche”, conclude la nota.

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Reddito cittadinanza, presi altri 63 beneficiari e denunciati per truffa

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Sono 63 le persone che in provincia di Foggia sono state denunciate per aver indebitamente conseguito il reddito di cittadinanza, per un ammontare complessivo di 691 mila euro. Tra quelle individuate dai finanzieri del comando provinciale di Foggia negli ultimi due mesi ci sono i componenti di un intero nucleo familiare, che vive sul Gargano, e che avrebbero presentato istanze per ottenere il reddito di cittadinanza, allegando una dichiarazione sostitutiva mancante dell’indicazione dell’esatta composizione del nucleo familiare, che ha consentito loro di ricevere indebitamente oltre 21.400 euro. I controlli hanno interessato tutto il territorio provinciale, in particolare Cerignola, San Severo, Vieste e San Nicandro Garganico. I 63 beneficiari sono stati segnalati alla direzione provinciale Inps per la sospensione del sussidio. Numerose le irregolarita’ riscontrate dalle Fiamme gialle: dalla mancanza del requisito della residenza effettiva nel territorio nazionale alle mendaci dichiarazioni inerenti alla composizione del nucleo familiare, dall’omessa dichiarazione dello svolgimento di attivita’ lavorative, in diversi casi anche esercitate in nero, alla perdita del diritto al beneficio in conseguenza dello stato di detenzione.

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