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Gardinieri furbetti in Campidoglio, in dieci curavano giardini privati invece di lavorare a Roma

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Licenziamento in arrivo per dieci giardinieri “furbetti” del Comune di Roma. “Timbravano il cartellino e invece di lavorare ‘arrotondavano’ lo stipendio curando il verde di giardini privati”, spiega la sindaca Virginia Raggi annunciando di buon mattino il pugno duro deciso dall’amministrazione capitolina contro le “mele marce”. Il caso e’ scoppiato quest’estate e riguarda in particolare all’Ufficio Giardini del VII municipio (nella zona est della Capitale). “Una situazione di totale anarchia”, la defini’ il gip di Roma. Nessuna manutenzione ai parchi e alle aree verdi, nessun controllo allo stato di “salute” degli alberi a rischio caduta: per questo il giudice aveva disposto per i giardinieri in questione un’interdittiva dal lavoro per dodici mesi nell’ambito di un’inchiesta della Procura che coinvolge anche altre persone. I reati contestati, a seconda della posizione, erano peculato, truffa e falsa attestazione, anche l’utilizzo di mezzi di servizio per effettuare lavori presso privati. I fatti risalgono al 2018 e sono stati documentati “in modo inoppugnabile” – scriveva il gip nel provvedimento firmato il 27 giugno – dalle immagini di videocamere istallate” dagli inquirenti “nel locale dove si trovano gli apparecchi di rilevamento delle presenze”. Questi lavoratori “addirittura utilizzavano gli attrezzi e i mezzi di proprieta’ comunale – sottolinea oggi la sindaca in un post su Facebook -. Non solo: timbravano anche i badge dei colleghi assenti. Insomma una vera e propria truffa ai danni di noi cittadini. Sono partite le procedure di licenziamento per dieci dipendenti del Servizio Giardini di Roma Capitale. Un provvedimento che arriva dopo la sospensione dal servizio e le indagini relative ai reati di peculato, truffa e falsa attestazione. Anche la magistratura sta facendo il suo corso, per quanto attiene il profilo penale – continua -. Licenziare definitivamente queste persone significa garantire dignita’ al lavoro e affermare un principio chiaro e ineludibile: a Roma non c’e’ spazio per i furbetti e per l’illegalita’”. Parallelamente il Campidoglio, ed in particolare l’assessore al Personale Antonio De Santis, da tempo sta lavorando per assumere altri lavoratori del verde. “Abbiamo infatti assunto piu’ giardinieri per Roma e rafforzato diritti e tutele per tutti i dipendenti, firmando con i sindacati due contratti decentrati in due anni”, rivendica la stessa sindaca Raggi.

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Guida ubriaco, si scontra con 3 moto e muore centauro, arrestato

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E’ risultato positivo all’alcol test il conducente della Fiat Punto che oggi si è scontrato con tre moto lungo la statale 108 bis “Silana di Cariati” che porta a Lorica. Nell’urto un centauro 37enne di Settingiano (Catanzaro) è morto, e altri due sono rimasti gravemente feriti. Dopo i risultati, i carabinieri della Compagnia di Cosenza hanno arrestato l’uomo, un 41enne, con l’accusa di omicidio stradale e lo hanno posto ai domiciliari.

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Scossa di terremoto di magnitudo 3.1 fa tremare il Vesuvio, molta paura ma nessun danno

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Un terremoto di magnitudo 3.1 della Scala Richter ha colpito alle 5,55 alle pendici del Vesuvio. L’evento sismico, che ha avuto luogo a una profondità di circa 400 metri, è stato distintamente avvertito dagli abitanti delle zone circostanti, in particolare nei piani alti degli edifici.

Gi esperti hanno definito la scossa come un evento “inusuale” e hanno confermato che non ci sono stati segnali di un incremento dell’attività vulcanica. L’epicentro del terremoto è stato localizzato vicino al Monte Somma, una zona storicamente monitorata per la sua vicinanza con il vulcano.

La comunità locale ha reagito con una comprensibile apprensione, ma, fortunatamente, non sono stati segnalati danni a persone o strutture. Le autorità locali nelle prossime ore decideranno se mantenere aperte le scuole. Intanto c’è da rassicurare  la popolazione sulla gestione dell’evento.

Ieri, alle 5,45, dall’altra parte di Napoli, in un’altra area vulcanica, nei Campi Flegrei, c’è stata una scossa di magnitudo 3.9. Anche in quel caso paura tanta ma nessun danno.

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“Due uomini dei servizi segreti vicino l’auto di Giambruno”, le rivelazioni del Domani

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Due uomini fuori dalla villetta di Giorgia Meloni, la notte tra il 30 novembre e l’1 dicembre. Armeggiavano attorno all’auto dell’ex compagno, Andrea Giambruno, mentre la premier era in missione a Dubai. Nell’episodio, però, non sono stati coinvolti “appartenenti ai Servizi” e la sicurezza della premier “non è mai stata posta a rischio”. Così il sottosegretario Alfredo Mantovano interviene dopo che un articolo apparso oggi sul Domani ha riferito sull’allarme scattato in quella occasione. Nella ricostruzione del quotidiano, un’auto si avvicina alla villetta nel quartiere Torrino.

Scendono due uomini, accendono una torcia o un telefonino e si mettono a trafficare attorno alla macchina di Giambruno. A sorvegliare la scena c’è però una volante della Polizia appostata in servizio di vigilanza. Un agente scende e chiede conto ai due dei loro movimenti. Gli uomini si identificano come “colleghi” senza però mostrare documenti di riconoscimento e si allontanano. Sull’accaduto viene stilato un rapporto che finisce alla Digos; vengono avvertiti – sempre secondo l’articolo del Domani – il capo del Polizia, Vittorio Pisani, il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, l’Autorità delegata alla sicurezza della Repubblica, Mantovano e la stessa premier.

Sarebbe stata informata anche la procura della Capitale. Inizialmente i sospetti ricadono su due uomini dell’Aisi, l’Agenzia d’intelligence per la sicurezza interna, che fanno parte della scorta di Meloni. I due vengono quindi trasferiti all’Aise, l’agenzia che invece si occupa dell’estero. In seguito però le indagini dell’Aisi scagionano gli 007 che quella notte – e lo testimonierebbero le celle telefoniche – si trovavano altrove.

I due potrebbero essere stati banalmente ladri alla ricerca di qualcosa nell’auto di Giambruno. Il fatto, secondo il quotidiano, avrebbe influito anche sulla nomina del nuovo direttore dell’Aisi, sbarrando la strada ad uno dei papabili, Giuseppe Del Deo, alla guida del gruppo dell’Agenzia che ha investigato sul caso. Mantovano non entra nei dettagli della vicenda, ma si limita a rivelare di averne dato notizia il 4 aprile nella sua audizione al Copasir, dove ha chiarito che “gli accertamenti svolti per la parte di competenza dell’intelligence hanno consentito con certezza di escludere il coinvolgimento di appartenenti ai Servizi, e che la sicurezza del presidente Meloni non è mai stata posta a rischio”.

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