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Cronache

Bloccata la revoca della scorta al capitano Ultimo, chi vuole farlo uccidere?

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Dovremmo rendere grazia a vita a Sergio De Caprio meglio noto come Capitano Ultimo. Dovremmo metterlo su un piedistallo e omaggiarlo, rendergli onore per il servizio che ha prestato e presta allo Stato. Potremmo dirgli anche solo grazie per aver arrestato Totò Riina ed averlo trascinato in Tribunale. Dovremmo ringraziare Ultimo per aver testimoniato ogni volta che è stato chiamato per inchiodare ‘u curtu alle sue responsabilità come capo dei capi di cosa nostra. E invece a capitano Ultimo la Repubblica italiana vuole togliere la scorta, vuole togliergli forse l’unica assicurazione che lo tiene in vita per sfuggire alla vendetta della mafia. Perchè la mafia a Sergio De Caprio l’ha giurata. La mafia vuole fargli la pelle, vuole assassinarlo. Perché la mafia ha la memoria lunga. Ma lo Stato se ne fotte e a 26 anni da quell’arresto, per ragioni incomprensibili (almeno lo speriamo) vuole revocare la scorta a Ultimo. Uno degli aspetti più disgustosi della revoca della scorta a Ultimo, non è quello di aver compiuto questo gesto, ma volerlo pervicacemente fare con ricorsi e controricorsi pur di levare al colonnello Sergio De Caprio una misura di protezione finora efficace.

E invece da tempo lo Stato periodicamente gli fa revocare la scorta e Ultimo, grazie ai suoi avvocati, con altrettanta pervicacia se la fa riassegnare.  L’ultima volta che ci siamo occupati di Ultimo è stato quando il Tar del Lazio ha sospeso in via cautelare il provvedimento che aveva annullato la protezione per l’ufficiale dei carabinieri. I giudici hanno accolto il ricorso presentato dall’avvocato Antonino Galletti, fissando al prossimo 3 dicembre l’udienza per la trattazione collegiale del ricorso in Camera di Consiglio. Il ricorso fa seguito a un’altra impugnativa decisa dal Tar nel giugno scorso, allorquando i giudici ritennero illegittima la revoca della scorta disposta il 3 settembre 2018, e ordinarono una rivalutazione della questione.

“Ringrazio l’avvocato Antonino Galletti e il Tar del Lazio – ha commentato De Caprio – che evidentemente ritengono la mafia ancora un pericolo per i cittadini e la vita e la sicurezza del capitano Ultimo preziosa e in pericolo a differenza del prefetto Alberto Pazzanese direttore di Ucis e del generale dei carabinieri Giovanni Nistri”, comandante dell’Arma.

Speriamo si possa finire qui con la sceneggiata della revoca della scorta a Ultimo. Andare oltre potrebbe significare che qualcuno avvezzo a interpretare codici e codicilli voglia creare le condizioni affinché qualcuno faccia quel lavoro che la mafia da tempo vuole fare: uccidere Ultimo.

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Guida ubriaco, si scontra con 3 moto e muore centauro, arrestato

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E’ risultato positivo all’alcol test il conducente della Fiat Punto che oggi si è scontrato con tre moto lungo la statale 108 bis “Silana di Cariati” che porta a Lorica. Nell’urto un centauro 37enne di Settingiano (Catanzaro) è morto, e altri due sono rimasti gravemente feriti. Dopo i risultati, i carabinieri della Compagnia di Cosenza hanno arrestato l’uomo, un 41enne, con l’accusa di omicidio stradale e lo hanno posto ai domiciliari.

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Scossa di terremoto di magnitudo 3.1 fa tremare il Vesuvio, molta paura ma nessun danno

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Un terremoto di magnitudo 3.1 della Scala Richter ha colpito alle 5,55 alle pendici del Vesuvio. L’evento sismico, che ha avuto luogo a una profondità di circa 400 metri, è stato distintamente avvertito dagli abitanti delle zone circostanti, in particolare nei piani alti degli edifici.

Gi esperti hanno definito la scossa come un evento “inusuale” e hanno confermato che non ci sono stati segnali di un incremento dell’attività vulcanica. L’epicentro del terremoto è stato localizzato vicino al Monte Somma, una zona storicamente monitorata per la sua vicinanza con il vulcano.

La comunità locale ha reagito con una comprensibile apprensione, ma, fortunatamente, non sono stati segnalati danni a persone o strutture. Le autorità locali nelle prossime ore decideranno se mantenere aperte le scuole. Intanto c’è da rassicurare  la popolazione sulla gestione dell’evento.

Ieri, alle 5,45, dall’altra parte di Napoli, in un’altra area vulcanica, nei Campi Flegrei, c’è stata una scossa di magnitudo 3.9. Anche in quel caso paura tanta ma nessun danno.

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“Due uomini dei servizi segreti vicino l’auto di Giambruno”, le rivelazioni del Domani

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Due uomini fuori dalla villetta di Giorgia Meloni, la notte tra il 30 novembre e l’1 dicembre. Armeggiavano attorno all’auto dell’ex compagno, Andrea Giambruno, mentre la premier era in missione a Dubai. Nell’episodio, però, non sono stati coinvolti “appartenenti ai Servizi” e la sicurezza della premier “non è mai stata posta a rischio”. Così il sottosegretario Alfredo Mantovano interviene dopo che un articolo apparso oggi sul Domani ha riferito sull’allarme scattato in quella occasione. Nella ricostruzione del quotidiano, un’auto si avvicina alla villetta nel quartiere Torrino.

Scendono due uomini, accendono una torcia o un telefonino e si mettono a trafficare attorno alla macchina di Giambruno. A sorvegliare la scena c’è però una volante della Polizia appostata in servizio di vigilanza. Un agente scende e chiede conto ai due dei loro movimenti. Gli uomini si identificano come “colleghi” senza però mostrare documenti di riconoscimento e si allontanano. Sull’accaduto viene stilato un rapporto che finisce alla Digos; vengono avvertiti – sempre secondo l’articolo del Domani – il capo del Polizia, Vittorio Pisani, il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, l’Autorità delegata alla sicurezza della Repubblica, Mantovano e la stessa premier.

Sarebbe stata informata anche la procura della Capitale. Inizialmente i sospetti ricadono su due uomini dell’Aisi, l’Agenzia d’intelligence per la sicurezza interna, che fanno parte della scorta di Meloni. I due vengono quindi trasferiti all’Aise, l’agenzia che invece si occupa dell’estero. In seguito però le indagini dell’Aisi scagionano gli 007 che quella notte – e lo testimonierebbero le celle telefoniche – si trovavano altrove.

I due potrebbero essere stati banalmente ladri alla ricerca di qualcosa nell’auto di Giambruno. Il fatto, secondo il quotidiano, avrebbe influito anche sulla nomina del nuovo direttore dell’Aisi, sbarrando la strada ad uno dei papabili, Giuseppe Del Deo, alla guida del gruppo dell’Agenzia che ha investigato sul caso. Mantovano non entra nei dettagli della vicenda, ma si limita a rivelare di averne dato notizia il 4 aprile nella sua audizione al Copasir, dove ha chiarito che “gli accertamenti svolti per la parte di competenza dell’intelligence hanno consentito con certezza di escludere il coinvolgimento di appartenenti ai Servizi, e che la sicurezza del presidente Meloni non è mai stata posta a rischio”.

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