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Cronache

Campania, settimana del benessere psicologico: professionisti a disposizione per capire lo stato di salute psichico dei cittadini campani

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La settimana del benessere psicologico è indice di civiltà e capacità di curarci di fronte a malanni, malesseri della psiche. Perchè curare la psiche non è meno importante che curare i denti, una gamba rotta o altri malesseri del nostro corpo. Anche quest’anno dal 14 al 19 ottobre, in tutti i capoluoghi di provincia della Campania con dei gazebo ci saranno dei psicologi per un’indagine sul benessere percepito dai cittadini e dalle cittadine campane. Cosi’ Antonella Bozzaotra, presidente dell’ordine degli psicologi della Campania, presenta la decima edizione della Settimana del benessere psicologico, iniziativa organizzata in collaborazione con Anci e Ufficio scolastico regionale. Saranno 230 gli eventi, tra dibattiti, conferenze, seminari, workshop e focus group, in programma nei 180 Comuni e nei 206 istituti scolastici della Campania che hanno scelto di diventare Città e Scuole amiche del benessere psicologico.

Antonella Bozzaotra. La presidente dell’ordine degli psicologi della Campania

Torna anche l’appuntamento con Studi aperti: da oggi al 19 ottobre i 370 professionisti che hanno aderito all’iniziativa offriranno una prima consulenza gratuita. “Dopo 10 anni – sottolinea Bozzaotra – e’ tempo di un primo bilancio. Le migliaia di cittadini coinvolti, i Comuni e le scuole che regolarmente aderiscono all’evento sono la migliore dimostrazione che stiamo percorrendo la strada giusta. Lo sviluppo della psicologia passa attraverso le reti sociali, il confronto costante con i cittadini, con le istituzioni, con il mondo delle professioni e delle associazioni, per intercettarne i bisogni”. “Ritengo importantissimo – spiega Chiara Marciani, assessora alle Pari opportunita’ della Regione Campania – aver immaginato quest’anno che la settimana fosse dedicata al benessere nella citta’, coinvolgendo sia le scuole che i professionisti”. Prima della conferenza stampa sono stati premiati dall’assessora alle Politiche sociali del Comune di Napoli, Roberta Gaeta, i ragazzi che hanno contribuito alla realizzazione del progetto grafico per l’evento durante il laboratorio promosso dall’Ordine. “Nei mesi di giugno e luglio – continua Bozzaotra – abbiamo avuto dei laboratori in cui vari street artist hanno lavorato con i ragazzi residenti nelle comunita’ per minori italiani e stranieri non accompagnati che hanno prodotto la grafica della Settimana del benessere che rappresenta quello che noi crediamo siano la psicologia e la promozione del benessere psicologico”. Il benessere, rimarca Gaeta, “riguarda tutti: il contesto in cui viviamo, il territorio in cui viviamo. Moltiplichiamo quindi tutte le attivita’ che possiamo mettere in campo con delle ripercussioni positive”.

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Arrestato usuraio, aveva presta 250mila euro e ne pretendeva 1,5 mln

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Dopo aver prestato 250mila euro a un imprenditore caduto in difficoltà economiche, ha preteso la restituzione di oltre 1,5 milioni di euro. E quando lo stesso imprenditore, non riuscendo a sostenere il piano di ammortamento, è diventato non regolare nei pagamenti, è scattata un’escalation di gravi minacce rivolte a lui e ai suoi familiari. Un uomo residente a Scafati (Salerno), pregiudicato, è stato arrestato dalla Polizia di Stato in quanto gravemente indiziato di tentata estorsione aggravata e usura aggravata.

La vicenda è stata ricostruita attraverso le indagini condotte dalla Squadra mobile di Salerno e dal Commissariato di Nocera Inferiore, con il coordinamento della Procura di Nocera Inferiore, scattate a seguito della denuncia presentata dalla vittima. L’uomo arrestato aveva concesso all’imprenditore prestiti a tassi usurari per un importo complessivo di 250mila euro, imponendo la restituzione del mutuo con rate mensili di 18mila euro per la durata di 7 anni, pretendendo quindi in corrispettivo una somma complessiva pari a 1.512.000 euro.

L’imprenditore, che si era già visto negare ogni richiesta di rimodulazione del debito da parte dal creditore, non riuscendo a sostenere il piano di ammortamento, di recente era diventato non regolare nei pagamenti e, a fronte di ciò, si era vista imposta la dazione di ulteriori somme a titolo di “penale”. All’aumento dell’insoluto, l’indagato ha quindi attuato un’escalation di gravi minacce rivolte alla vittima e ai suoi familiari, presentandosi più volte nella sede dell’attività commerciale e stazionando nei paraggi in attesa dell’imprenditore.

In occasione dell’ultimo incontro, in particolare, l’indagato ha minacciato la vittima e sua figlia, arrivando quasi ad aggredire fisicamente quest’ultima, pretendendo l’immediato pagamento delle somme imposte dietro la minaccia di gravi e violente ritorsioni, prospettando l’incendio dell’impresa, nonché imponendo la sottoscrizione di atti fittizi di trasferimento di proprietà. A seguito di perquisizione nell’abitazione dell’indagato è stato trovato denaro contante per complessivi 65mila euro e oggetti preziosi, nascosti nel doppio fondo di un mobile.

Le indagini hanno consentito di far emergere come l’imprenditore si fosse rivolto all’uomo arrestato per far fronte alle asfissianti pretese economiche di altro soggetto, il quale a sua volta gli aveva imposto tassi di interesse usurari. Questo ulteriore soggetto, già destinatario di un decreto di perquisizione e sequestro, e la moglie dell’arrestato, intervenuta a sua volta per sollecitare le riscossioni usurarie, sono indagati a piede libero.

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Uomo morto dopo caduta in strada ma carabinieri indagano

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Un uomo di origina africana tra i 35 e i 45 anni è morto la notte scorsa all’ospedale del Mare di Napoli. L’uomo, al momento non identificato, era arrivato verso le 18 di ieri in codice rosso per “trauma cranico isolato ed otorragia”. La vittima è deceduta per arresto cardiocircolatorio e da una prima ricostruzione i militari hanno accertato che il personale del 118 aveva soccorso l’uomo in piazza del mercato altezza Caritas. Le cause del decesso sembrano essere riconducibili a una caduta. Indagini in corso da parte dei carabinieri della stazione Napoli Borgo Loreto con la Procura di Napoli che ha disposto il sequestro della salma per il successivo esame autoptico.

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Gratteri: certi mafiosi si telefonano tra carcere e carcere

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Difficile accettare che “detenuti di mafia organizzino chiamate collettive anche da carcere a carcere mentre fuori si conduce una battaglia per arginare profitti e reati delle organizzazioni”. E ancora: “È ormai più facile gestire una piazza di spaccio in carcere che fuori”. Lo afferma, in un’intervista a ‘La Stampa’, il procuratore di Napoli Nicola Gratteri parlando apertamente di “fallimento” del sistema carcerario italiano.

“Cominciamo col dire che mediamente in ognuna delle strutture italiane ci sono 100 telefonini attivi in questo momento”, sottolinea Gratteri che aggiunge: “Il traffico di sostanze stupefacenti dentro i penitenziari è diventato un vero e proprio business. È più facile oggi gestire una piazza di spaccio in carcere, dove i detenuti di spessore hanno a disposizione una nutrita manovalanza di detenuti di minore levatura per la gestione, che in una singola città ove le rivalità tra clan ne riduce la loro potenzialità”. “I capi si arricchiscono e i detenuti tossicodipendenti invece di essere curati continuano a drogarsi in ambiente che dovrebbe invece essere deputato al loro recupero”, continua.

“È oltremodo necessario recidere definitivamente il fenomeno con la predisposizione di jammer con i quali poter impedire ai telefonini, in possesso illecitamente dei detenuti, di poter ricevere e comunicare”, precisa. “Ci sono detenuti appartenenti ad organizzazioni mafiose che organizzano incontri telefonici, anche collettivi e finanche tra carcere e carcere”, prosegue. “Un capomafia, inserito nel circuito dell’Alta Sicurezza, riservata essenzialmente a soggetti di elevato spessore criminale, che ha nella disponibilità un telefono cellulare rappresenta il sunto di un fallimento – conclude – Con l’occhio rivolto alle dinamiche extra-murarie, i boss riescono agevolmente a mantenere vivi e vitali i rapporti criminali – impartendo ordini e contribuendo alla commissione di nuovi reati satellite – nonché ad accrescere il loro prestigio e, di pari passo, il vincolo associativo stesso. Credo assolutamente si debba parlare di fallimento, o, forse meglio, di un duro colpo che la criminalità di stampo mafioso sferra allo Stato, nella sua perenne e gravosa lotta a tale abietto fenomeno”.

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