Collegati con noi

Cronache

Arrestati a Brighton due cuochi napoletani, sono accusati dell’omicidio di un giovane albanese

Pubblicato

del

La notizia è da tre giorni sul portale “Brightonandhovenews”. Francesco D’Agostino, 44 anni, e Giuseppe Petriccione, 45 anni, pizzaiolo e cuoco a Londra,  sono stati arrestati  per l’omicidio di  Serxhio Marku, un 21enne albanese deceduto lo scorso 11 settembre. I tre si conoscevano, vivevano a Brighton, città a Sud di Londra.

L’avvocato Alexandro Tirelli, legale dei due cuochi italiani, sarà questa mattina a Londra per seguire la vicenda in prima persona: intanto si sta avviando una raccolta di fondi per aiutare i due nelle prime spese legali.  I due italiani sono stati arrestati lo scorso 13 settembre e il giorno successivo il fermo è stato convalidato.

La vicenda non è per niente chiara, ci sono molti punti oscuri nel ferimento e successiva morte del ragazzo albanese. Così come le responsabilità addebitate ai due napoletani dalle autorità inglesi sono tutt’altro che chiare. Francesco Dagostino e Giuseppe Petriccione sono due insospettabili, persone oneste, mai hanno avuto problemi con la legge in Italia e a Londra. Petriccione viene descritto come un persona buona e dedita al sacrificio: un profilo che cozza con le durissime accuse mosse dalle autorità britanniche. Marku venne trovato lo scorso 11 settembre ferito in modo molto grave dalla polizia del Sussex in un appartamento di Stafford Road. Ancora non è chiaro quale ruolo avrebbero avuto i due accusati in questa drammatica vicenda. Ma quest’oggi, evidentemente, sarà tutto più chiaro con il legale degli italiani che potrà vedere le carte dell’accusa e capire così come difendere i suoi assistiti da una accusa di omicidio.

L’ispettore capo della polizia del Sussex Alex Geldart ha spiegato che la polizia è “interessata a contattare gli amici di Serxhio nella zona di Brighton poiché sappiamo molto poco di lui e vogliamo scoprire dove abitava e chi frequentava localmente. Riteniamo che potrebbe aver viaggiato dalla città alla zona di Stafford Road, in taxi la sera prima di essere ucciso. Potrebbe essere stato con altri due uomini e vorremmo avere notizie dal tassista che l’ha accompagnato. Chiedo a chiunque abbia informazioni sull’incidente, sugli eventi che lo precedono o specialmente su Serxhio stesso, di riferire online alla Polizia di Barnfield”. Insomma, la polizia non ha affatto le idee chiare. Però ci sono due persone agli arresti.

Advertisement

Cronache

Auto in fiamme, muore una donna

Pubblicato

del

Tragico pomeriggio a Vado Ligure, in provincia di Savona, dove una donna è morta in circostanze misteriose a causa dell’incendio di un’auto vicino a un distributore di benzina lungo la via Aurelia. Gli eventi hanno destato preoccupazione e confusione nella comunità locale, poiché la dinamica di quanto accaduto rimane ancora avvolta nell’ombra.

Al momento, non è stata fornita alcuna chiarezza sulla natura dell’incidente. Le autorità locali stanno conducendo un’indagine approfondita per determinare se si sia trattato di un gesto deliberato o di un tragico incidente. Ciò che è certo è che la donna è stata trovata senza vita al di fuori del veicolo incendiato, a pochi passi dal distributore di benzina. La sua identità non è stata resa nota pubblicamente, in attesa di informare i familiari più stretti.

L’incidente ha richiamato prontamente l’intervento di diverse squadre di soccorso. I vigili del fuoco hanno lavorato incessantemente per domare le fiamme, mentre l’automedica del 118 ha tentato di prestare soccorso alla vittima. I carabinieri e i membri della Croce Rossa di Savona si sono mobilitati per garantire il controllo della situazione e fornire supporto alle indagini in corso.

 

Continua a leggere

Cronache

Last Banner, aumentano le condanne per gli ultrà della Juventus

Pubblicato

del

Sugli ultrà della Juventus la giustizia mette il carico da undici. Resta confermata l’ipotesi di associazione per delinquere, l’estorsione diventa ‘consumata’ e non solo più ‘tentata’, le condanne aumentano. Il processo d’appello per il caso Last Banner si chiude, a Torino, con una sentenza che vede Dino Mocciola, leader storico dei Drughi, passare da 4 anni e 10 mesi a 8 anni di carcere; per Salvatore Ceva, Sergio Genre, Umberto Toia e Giuseppe Franzo la pena raggiunge i 4 anni e 7 mesi, 4 anni e 6 mesi, 4 anni e 3 mesi, 3 anni e 11 mesi. A Franzo viene anche revocata la condizionale.

La Corte subalpina, secondo quanto si ricava dal dispositivo, ha accettato l’impostazione del pg Chiara Maina, che aveva chiesto più severità rispetto al giudizio di primo grado. Secondo le accuse, le intemperanze da stadio e gli scioperi del tifo furono, nel corso della stagione 2018-19, gli strumenti con cui le frange più estreme della curva fecero pressione sulla Juventusper non perdere agevolazioni e privilegi in materia di biglietti. Fino a quando la società non presentò la denuncia che innescò una lunga e articolata indagine della Digos. Già la sentenza del tribunale, pronunciata nell’ottobre del 2021, era stata definita di portata storica perché non era mai successo che a un gruppo ultras venisse incollata l’etichetta di associazione per delinquere. Quella di appello si è spinta anche oltre.

Alcune settimane fa le tesi degli inquirenti avevano superato un primo vaglio della Cassazione: i supremi giudici, al termine di uno dei filoni secondari di Last Banner, avevano confermato la condanna (due mesi e 20 giorni poi ridotti in appello) inflitta a 57enne militante dei Drughi chiamato a rispondere di violenza privata: in occasione di un paio di partite casalinghe della Juve, il tifoso delimitò con il nastro adesivo le zone degli spalti che gli ultrà volevano per loro e allontanò in malo modo gli spettatori ‘ordinari’ che cercavano un posto. Oggi il commento a caldo di Luigi Chiappero, l’avvocato che insieme alla collega Maria Turco ha patrocinato la Juventus come legale di parte civile, è che “il risultato, cui si è giunti con una azione congiunta della questura e della società, è anche il frutto dell’impegno profuso per aumentare la funzionalità degli stadi”. “Senza la complessa macchina organizzativa allestita in materia di sicurezza – spiega il penalista – non si sarebbe mai potuto conoscere nei dettagli ciò che accadeva nella curva”. Fra le parti civili c’era anche Alberto Pairetto, l’uomo della Juventus incaricato di tenere i rapporti con gli ultrà.

Continua a leggere

Cronache

Malore in caserma, muore vigile del fuoco

Pubblicato

del

Ha accusato un malore nella notte tra domenica e lunedì nella caserma dei vigili del fuoco del Lingotto a Torino ed è morto dopo circa un’ora all’ospedale delle Molinette, dove era stato ricoverato. L’uomo, Samuele Del Ministro, aveva 50 anni ed era originario di Pescia (Pistoia). In una nota i colleghi del comando vigili del fuoco di Pistoia ricordano come Del Ministro avesse iniziato il suo percorso nel corpo nazionale dei vigili del fuoco con il servizio di leva, per poi entrare in servizio permanente nel 2001, proprio al comando provinciale di Torino, da cui fu poi trasferito al comando di Pistoia.

Per circa vent’anni ha prestato servizio nella sede distaccata di Montecatini Terme (Pistoia), specializzandosi in tecniche speleo alpino fluviali e tecniche di primo soccorso sanitario. Ha partecipato a tante fasi emergenziali sul territorio nazionale: dal terremoto a L’Aquila, all’incidente della Costa Concordia all’Isola del Giglio, fino al terremoto nel centro Italia. “Un vigile sempre in prima linea – si legge ancora -, poi il passaggio di qualifica al ruolo di capo squadra con assegnazione al comando vigilfuoco di Torino e a breve sarebbe rientrato al comando provinciale di Pistoia. Del Ministro lascia la moglie e due figli”.

Continua a leggere

In rilievo

error: Contenuto Protetto