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Strage di Bologna, Mattarella nel 39esimo anniversario: eliminare le zone d’ombra

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Bologna non dimentica. Ricorda ma soprattutto si stringe compatta nel dolore, scolpito nel cuore della citta’, e nella tenace richiesta di verita’ sulla strage del 2 Agosto. Era il 1980 quando un’esplosione spazzava via in stazione 85 persone, ferendone altre 200. Una strage su cui piena luce ancora non c’e’, tanto che a 39 anni di distanza il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha sottolineato che l’impegno fin qui profuso delle istituzioni non e’ ancora riuscito a eliminare “zone d’ombra”, mentre il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede, per il secondo anno consecutivo sotto le Due Torri nel giorno dell’anniversario, ha rimarcato “negligenze” decennali dello Stato. E il premier Giuseppe Conte su twitter, sottolinea, che “i familiari, e l’Italia tutta, attendono ancora risposte. Questo Governo continuera’ a garantire il massimo appoggio ai magistrati della Procura generale di Bologna che sono impegnati a ristabilire tutta la verita’”. Per la strage sono stati condannati i depistatori, gli esecutori materiali – i terroristi di destra Francesca Mambro, Valerio Fioravanti e Luigi Ciavardini – ma il fardello che ancora pesa su una delle pagine piu’ dolorose della storia italiana e’ quello dei mandanti. E proprio arrivare a questi ultimi, rimarca Paolo Bolognesi, presidente dell’Associazione familiari delle vittime, “e’ possibile”.

“Basta volerlo – ha scandito nel suo intervento sul palco nel piazzale antistante la stazione – Occorre che ci sia la volonta’ di farlo. E questa volonta’ adesso c’e'”. E’ dal 1981, ricorda, che feriti e parenti delle vittime in primis non hanno mai smesso di perseguire giustizia e verita’. “Non ci fermammo allora e non ci fermeremo. Per noi e per tutti”, ha detto prima di lasciar spazio al minuto di raccoglimento e silenzio allo scoccare esatto delle 10.25, l’orario dell’esplosione che quasi 40 anni fa ammutoli’ prima una citta’ e poi un Paese intero. Feriti e familiari delle vittime in prima fila, con la consueta gerbera bianca appuntata al petto in segno di chi aspetta. Una foto ANSA scelta per il manifesto dedicato alla commemorazione del 2019. Una celebrazione in cui tutta la citta’ si raccoglie, quest’anno con un abbraccio che ha commosso piu’ del solito. Quello di Bologna – ricambiato – a Horst Mader, cittadino tedesco che nell’attentato perse moglie e due figli. E’ la prima volta che da allora torna a Bologna. La ferita c’e’, la parola ‘fine’ all’accertamento della verita’ ancora no. Lo rimarcano il capo dello Stato Mattarella nel suo messaggio alla piazza, in cui sottolinea la “disumana ferocia della strage”, e il vice presidente del Csm David Ermini, a Bologna, che auspica che tutto il periodo di stragi e terrorismo italiano sia “essere totalmente trasparente, mandanti ed esecutori”. C’e’ ancora strada da fare. Lo ha sottolineato pure il Guardasigilli Bonafede. Il ministro, tornato a Bologna per l’anniversario del 2 agosto, ha rivendicato i risultati raggiunti nell’ultimo anno dal Governo, in particolare sulla desecretazione degli atti legati a terrorismo e stragi. Giudica favorevolmente la proposta di Fdi, appoggiata anche da M5s, di una commissione bicamerale di inchiesta, e assicura che “il tempo del silenzio e’ finito”. Da Roma gli fanno eco i presidenti di Senato e Camera, Maria Elisabetta Alberti Casellati e Roberto Fico, che raccolgono l’impegno su “declassificazione, versamento agli Archivi e pubblicazione degli atti relativi a quelle vicende” con l’obiettivo di “portare avanti il processo di declassificazione e digitalizzazione dei documenti delle Commissioni di inchiesta”.

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Omicidio Cerciello, difensore carabiniere: assoluzione ristabilisce giustizia

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È stato “un percorso straordinariamente sofferto dove il maresciallo Manganaro è rimasto solo durante questi lunghi 5 anni. E questa assoluzione della Corte d’Appello perché il fatto non costituisce reato ristabilisce giustizia nei confronti di un militare che per 25 anni con onore ha servito l’Arma, continua a servirla e che in quell’occasione del luglio del 2019 ha protetto l’incolumità del fermato ed è stato sottoposto nei mesi e negli anni successivi non solo a una gogna mediatica ma anche all’isolamento e all’abbandono da parte delle istituzioni”. Lo dice a LaPresse l’avvocato Roberto De Vita, difensore del carabiniere Fabio Manganaro, a processo per aver bendato dopo il fermo Gabriel Natale Hjorth, uno dei due americani arrestati per l’omicidio del vicebrigadiere dei carabinieri Mario Cerciello Rega. “Questa sentenza, sia nel dispositivo e poi nelle motivazioni, dovrà essere letta attentamente dall’ex Presidente del Consiglio Giuseppe Conte e dall’ex comandante generale dell’Arma Giovanni Nistri i quali all’indomani del fatto condannarono senza processo Fabio Manganaro”, conclude.

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Trovati e sequestrati dieci telefonini nel carcere di Avellino

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Nella casa Circondariale di Avellino, durante un ordinario giro di controllo, sono stati trovati 10 cellulari smartphone con caricabatterie. I telefonini sono stati scoperti in due sacchetti di plastica che si trovavano nell’intercinta, lo spazio che separa le aree detentive dal muro di cinta. Secondo gli agenti l’obiettivo era lanciarli all’interno del muro di cinta, in corrispondenza con il campo sportivo, dove è stata trovata anche una corda ricavata da lenzuola verosimilmente destinata ad essere usata per il recupero della merce. “È sempre più impellente che l’ amministrazione penitenziaria doti la polizia Penitenziaria di strumenti tecnologicamente avanzati con schermature degli istituti per contrastare il fenomeno dell’ingresso dei telefonini in carcere”, ripetono Giuseppe Moretti e Ciro Auricchio, dell’ Uspp.

“Si tratta di un fenomeno particolarmente rischioso e pericoloso – sottolineano – soprattutto se a farne uso sono i detenuti con reati di associazione mafiosa dati i probabili contatti esterni con la criminalità organizzata”. L’Uspp chiede anche “adeguate strumentazioni per fronteggiare la minaccia sempre più attuale e diffusa dei droni che sorvolano illecitamente sugli istituti di pena per trasportare oggetti pericolosi per la sicurezza interna ed esterna, come é avvenuto nel passato. Grazie agli sforzi profusi dalla polizia Penitenziaria impiegata in turni massacranti e con scarse risorse, – concludono i sindacalisti – si riescono comunque ma a fatica, ad arginare i tentativi fraudolenti, con continui rinvenimenti di telefonini e droga ed inevitabili gravi ripercussioni sull’ordine e la sicurezza, dato tra l’altro, come sopra evidenziato l’elevato rischio di contaminazioni con l’esterno”.

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Lite tra ragazzi a Casoria, 16enne esplode colpi a salve

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– Lite tra giovanissimi ed esplosione di colpi a salve, la notte scorsa a Casoria, in provincia di Napoli: coinvolto anche un 16enne armato. Sono stati alcuni cittadini, verso le 22, a segnalare al 112 l’esplosione di colpi d’arma da fuoco provenire da via Achille del Giudice all’altezza del civico 72. Sul posto sono arrivati in pochissimi minuti i carabinieri della sezione radiomobile della locale compagnia che erano in zona e hanno ricostruito a vicenda. Poco prima, per motivi ancora non chiari ma verosimilmente legati a sguardi mal tollerati, due gruppi di giovanissimi stavano litigando. La discussione è stata però interrotta dal rumore di tre colpi d’arma da fuoco con il successivo fuggi fuggi generale. Durante il sopralluogo i militari hanno trovato e sequestrato tre bossoli a salve. Hanno, quindi, iniziato la ricerca di chi aveva esploso quei colpi. Nascosto tra le auto in sosta un 16enne: impugnava una pistola replica a salve priva del tappo rosso; nelle tasche del ragazzino anche qualche dose di marijuana. Per il minorenne, prima di essere affidato ai genitori, è scattata una denuncia per minaccia aggravata e porto di armi. Il 16enne è stato segnalato anche alla prefettura perché assuntore di droga.

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