La difesa dell’insegnante 35enne di Prato chiederà alla procura di interrogare in modalità protetta il 14enne la cui famiglia l’ha denunciata per atti sessuali sul figlio. Si tratta di sentire il 14enne – che il test del Dna indicherebbe come padre del bambino nato alla donna alcuni mesi fa – in ‘audizione protetta’ con modalità di incidente probatorio. Spiega l’avvocato Mattia Alfano, difensore, che “si tratta di normale procedura quando c’è un minore coinvolto” e che domani “lo chiederò al procuratore Nicolosi”. Se cosi’ verra’ deciso, il 14enne affronterebbe un’udienza a porte chiuse, in camera di consiglio davanti al gip e il suo racconto sarà prova valida per un processo futuro. Intanto gli inquirenti cercano di fare la massima chiarezza possibile. Oggi c’è stata ‘caccia’ a nuovi testimoni, oltre ai diretti protagonisti e ai loro familiari. La squadra mobile è stata impegnata a reperire nuovi racconti nella cerchia dei conoscenti dell’insegnante. I sostituti Lorenzo Gestri e Lorenzo Boscagli hanno attivato la polizia per acquisire nuovi elementi proprio sul piano delle testimonianze, mentre da pc e telefono si ricostruiscono ancora sequenze cronologiche e contenuti di sms e frasi in chat. Gli investigatori hanno sentito diverse persone vicine all’indagata. Testimonianze che potrebbero ampliare la conoscenza dei fatti. Tra gli accertamenti degli inquirenti – cosa che avrebbero chiesto alla donna nell’interrogatorio – c’è la circostanza se altri ragazzi andavano a ripetizione di inglese da lei. O se il 15enne sia stato l’unico suo studente. Inoltre secondo quanto emerge, potrebbe entrare a far parte dell’inchiesta la versione del marito della donna il quale ha riconosciuto legalmente come proprio il bambino nato (la coppia ha anche un figlio di 7 anni). Proprio i pm nell’interrogatorio avrebbero chiesto alla 35enne se il padre del figlioletto neonato sia il marito o il 15enne. L’inchiesta, tuttavia, oltre alla paternità del bambino, si estende anche ai rapporti sessuali avuti dall’adulta con l’adolescente. In considerazione dell’età molto bassa del minore – e anche della durata del rapporto, che viene fatto partire dalla primavera del 2017 -, la legge esclude del tutto che vi possa essere consenso da parte di un minore ad avere rapporti sessuali, ciò per motivi di maturità psicologica, evidentemente non ancora raggiunta. Quindi la posizione della 35enne puo’ aggravarsi anche sotto questo profilo, considerato pure che la relazione sessuale è stata impostata facendo leva sul suo ruolo di educatrice a cui la famiglia, che la conosceva, aveva affidato il figlio per le ripetizioni. La querela è stata presentata dalla madre del 15enne preoccupata per averlo visto incostante, distratto e inquieto fino a confessarle di essere divenuto padre, circostanza che ieri sarebbe stata confermata proprio dal test del Dna.