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Spari contro la pizzeria Di Matteo, parla il titolare: non abbiamo paura, lo Stato ci dia sicurezza in queste zone

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“Non è un atto intimidatorio anche perchè, se lo fosse, lo avrei già denunciato. Più che altro rappresenta un segnale che impone una risposta all’insegna della maggiore sicurezza”. Sono queste le parole di Salvatore Di Matteo, uno dei quattro eredi che gestisce la storica pizzeria di via Tribunali a Napoli, che occupa 30 persone, dopo i colpi di pistola esplosi contro la saracinesca del locale. “Proprio qui, a questo incrocio, si sono verificate numerose “stese” (raid con spari all’impazzata di baby gang, ndr), come le chiamate voi. E anche questa – aggiunge Di Matteo – potrebbe esserne una; solo per una coincidenza potrebbe essere stata colpita la saracinesca del locale. Rimane il fatto che per noi, come per altri noti colleghi pizzaioli colpiti in precedenza, quando si colpisce un luogo noto la cosa fa clamore. Una volta noi, una volta una signora affacciata al balcone, una volto un passante: credo che non ci sia più bisogno di altri episodi perchè la politica intervenga”.

Di Matteo spiega che “stasera non so se apriremo. Non per paura, ma perchè la cosa ci ha turbato. Si tratta di una violenza che non ci appartiene e di un episodio che dobbiamo ancora metabolizzare. Siamo qui da generazione. Non scappiamo ma qualcuno ci deve aiutare a rimanere”. Le parole di Di Matteo, imprenditore da generazioni nel settoree della pizza sono come pietre e colpiscono pesantemente. Non c’è, come dice l’imprenditore, null’altro da aggiungere a quanto già detto in altre circostanze analoghe. In via dei Tribunali ci sono bande di ragazzini che hanno come obiettivo il controllo del territorio e mano libera sui traffici illeciti (droga, sigarette di contrabbando) e altro. Quei colpi di pistola sono forse un segnale alla pizzeria (non c’è ancora stata alcuna richiesta estorsiva) o davvero non c’è niente altro che la volontà di sparare e per caso hanno preso la saracinesca di Di Matteo. Ma potevano prendere altre strutture o case. È capitato già, capiterà ancora. Quelle zone di Napoli, lo dice la storia recente, ad una certa ora vanno evitate. Perchè c’è chi a bordo di moto spara.

La pizza non è solo un piatto gustoso da mangiare ma anche un affare sul quale tutti vogliono lucrare, c’è scritto nel libro “Diritto alla Pizza”

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Lavoratore 21enne morto a Scafati in un incidente

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Lavorava in nero il 21enne Alessandro Panariello, che ieri è morto in un incidente avvenuto a Scafati, in provincia di Salerno, mentre lavorava in un palazzo in pieno centro. A denunciarlo sono gli avvocati Gennaro Caracciolo e Agostino Russo dello Studio Forensis, che assistono la famiglia del giovane lavoratore. Secondo le prime ricostruzioni Panariello è rimasto ucciso da una lastra d’acciaio caduta dalla carrucola che stava sollevando. “L’unica cosa della dinamica che abbiamo saputo – spiegano i legali – è che Panariello era giù e un altro lavoratore era su quando gli è caduta addosso la lastra, e che era ancora vivo mentre lo portavano in ospedale”.

“Siamo morti insieme al nostro Alessandro – fanno sapere tramite gli avvocati la madre Flora, il compagno di quest’ultima (il papà di Alessandro è morto da anni) e la fidanzata del 21enne, Annachiara – ma faremo di tutto affinché giustizia venga fatta; sporgeremo querela contro il datore di lavoro, anche perché il povero Alessandro non era regolare, nonostante avesse sempre chiesto di avere un contratto di lavoro. Ora la nostra vita è cambiata per sempre. Saremo destinati ad andare avanti con la morte nel cuore perché niente e nessuno potrà restuirci il nostro Alessandro”. Il 21enne aiutava economicamente, nonostante la sua giovane età, l’intera famiglia.

“Queste morti – dice l’avvocato Caracciolo – accadono perché non c’è la giusta cultura sulla prevenzione degli infortuni sul lavoro, non c’è la giusta cultura nelle aziende e non si provvede all’adozione dei giusti modelli di gestione e controllo delle procedure aziendali e quindi del modo di lavorare. Dunque non si fa nulla per prevenire tali situazioni; si tratta di un problema soprattutto culturale che nel sud Italia è ancora più pesante”.

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Turista Usa denunciata a Capri per furto con destrezza

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Dopo aver acquistato un articolo, ha misurato un bracciale in ottone del valore di 500 euro e, approfittando della distrazione della commessa, lo ha fatto scivolare all’interno della sua borsa, per poi allontanarsi. E’ successo nei giorni scorsi in una boutique di Capri. La donna – una turista statunitense – è stata però identificata perchè, avendo effettuato il pagamento col sistema “tax free”, ha consegnato il suo documento all’esercente commerciale. Questo ha consentito agli agenti del locale commissariato di identificarla e, poco dopo, di rintracciarla in una struttura ricettiva dell’isola, dove è stata trovata in possesso del bracciale rubato. La turista è stata denunciata all’autorità giudiziaria per furto con destrezza.

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Nappi, il Comune si preoccupi del degrado della Galleria Umberto

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“È assurdo e paradossale che davanti al degrado totale che attanaglia la Galleria Umberto I, ci si preoccupi prima di tutto di smantellare il salottino allestito per l’inaugurazione dello store Mondadori. Le irregolarità vanno sempre combattute e sanzionate, ma allo stesso modo mi chiedo: il Comune perché non interviene anche per riportare il decoro in uno dei luoghi simbolo della città? Perché continua a non vedere la sporcizia che interessa ogni angolo della struttura storica, l’accampamento di clochard, le facciate dei palazzi dai colori diversi, i vetri rotti e tutto ciò che mortifica e arreca danno all’immagine di Napoli  e dei napoletani?”. Lo afferma Severino Nappi, capogruppo della Lega nel Consiglio regionale della Campania.

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