La fermata è quella del capolinea del tram numero 3 /Zoo: in Svizzera, a Zurigo, i mezzi pubblici sono davvero precisi come…gli orologi svizzeri! Appena scesa mi sono guardata attorno ed ho avuto un attimo se non di preoccupazione quantomeno di perplessità: tutto buio, in mezzo al verde, non vedevo nulla. Poi mi sono ricordata delle parole di un caro amico: “Zurigo è un posto tranquillo” e mi sono rasserenata. In mezzo al buio ho visto un cartello, discreto e mi sono avviata per un sentiero che sembrava non portasse a nulla se non a una casa. Impossibile, la FIFA non può stare in questo posto, mi sono detta. Ma ha fatto qualche altro passo ed ecco la scritta luminosa.
Sto per entrare nel cuore, anzi nella testa, del calcio mondiale. Una larga distesa di gradini con impresso il nome delle tante nazioni che appartengono al mondo FIFA. Ne sono 211, più di quelle che aderiscono all’Onu, mi ha spiegato la mia guida, un cervello italiano che lavora qui. Come dire: il calcio affratella di più della politica. C’è tanto verde qui intorno. “Ogni area è dedicata ai mondi che compongono la FIFA”. Da una parte c’è l’area asiatica con piante e fiori provenienti da quei luoghi geografici, poi c’è la parte europea e così via . È buio purtroppo ma si vedono dei giovani giocare a calcio. Fa freddo ma l’aria è piacevolmente frizzante: il campo, perfetto, è sintetico. Ma come dicono alla Fifa è materiale totalmente eco friendly, adatto in quei posti del mondo dove l’erba non crescerebbe e non crescerà… Così si può giocare dappertutto al calcio, senza inquinare. Di lato tutte le bandiere degli Stati che fanno parte della Fifa. Sono tante e sono disposte in rigoroso ordine alfabetico. Così nessuno se la prende: le nazionali sono tutte uguali davanti alla Federazione internazionale.
Entriamo e quel che stupisce sono gli spazi. Immensi. E tutto è trasparente: si vede il piano di sopra e quelli di sotto. Sì, perché in questa zona di Zurigo non si possono costruire alti mostri di cemento. Ma la parte interrata è bella, spaziosa e luminosa come quelle in alto. Miracoli della tecnologia e di modalità di costruzione eco-sostenibili. Stessa tecnica di costruzione ovunque, in ogni tipo di ufficio. Comunque, la prima cosa che si vede entrando è lo splendido marmo italiano, quasi azzurro, che ricopre i pavimenti. E poi c’è la pubblicità del prossimo importante evento: è il campionato del mondo di calcio femminile che avrà inizio il 7 giugno in Francia. Un mese esatto di calcio in rosa che ormai non ha nulla da invidiare per tecnica e livello di gioco a quello maschile. Attraverso porte di vetro e non, che si aprono al tocco di un’impronta digitale, entriamo nelle stanze dove si prendono decisioni importanti per lo sport più bello e seguito del mondo. E troviamo una meraviglia: la stanza della meditazione. Completamente in marmo, la luce è tra due pareti che la trasparenza del pregiato marmo italiano rende morbida. Qui si può pensare quel che si vuole, rilassarsi con la tecnica che si preferisce e pregare il Dio in cui si crede, tanto si sta da Dio in quel posto ed è facile trovare la pace. Nel rispetto di tutte le religioni c’è un segno che svela l’orientamento della Mecca e dei tappeti. Poco distante la sala dove si siede davanti alla riproduzione di un campo di calcio il presidente, Gianni Infantino. Intorno i delegati, alle pareti i volti dei presidenti di tutta la vita della Federazione. È qui che si decidono i destini del football, è qui che è stata decisa l’introduzione della più grande innovazione tecnologica, accettata adesso anche dalla Champions: il VAR o la VAR, come preferite. Fate voi. È la tecnologia che entra nel rettangolo verde per aiutare i direttori di gara non ad essere onnipotenti ma a sbagliare sempre meno. Sarebbe meglio non sbagliassero più, ma siamo umani. Ed errare humanum est… Il guaio è quando c’è chi è abituato a perseverare.
Alle pareti e tutto intorno, nei corridoi, nella sale dove le delegazioni si riuniscono o attendono, ci sono i doni che i presidenti delle Federazioni portano quando vengono qui. Oggetti provenienti da ogni dove, che esprimono l’anima del calcio, interpretata sempre in modo diverso. Dipinti, oggetti intagliati, installazioni. Per ognuna il posto giusto, la luce adatta. Poi passiamo ad un altro piano. I locali operativi, con i nomi delle azioni di gioco. La mensa, anche quella vestita con i colori delle nazioni che partecipano al mondiale femminile e quando sarà finito vestiranno d’altro. Ma quello che mi ha fatto impazzire è il salone dove ci sono i cervelli. Tanti computer e soprattutto tanti palloni. Perché qui dentro si studiano le tecnologie, qui è stato messo a punto il VAR, e qui si verificano e si analizzano le traiettorie di ogni pallone che poi dovrà essere utilizzato nelle partite mondiali.