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Evasione dal carcere di Trani, preso uno dei due in fuga

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Si sono arrampicati sul muro di cinta posteriore del carcere di Trani mentre erano nell’area passeggio del reparto accoglienza e in pochi minuti sono fuggiti facendo perdere le loro tracce. In due, entrambi marocchini, di 24 e di 29 anni, erano in cella in custodia cautelare perché accusati di reati contro il patrimonio e la persona. L’azione è stata fulminea. Ma altrettanto rapida è stata la risposta delle forze dell’ordine. In serata Marwan Bassim di 24 anni, che i carabinieri hanno rintracciato alla stazione di Barletta. L’uomo si trova ora in caserma. Le ricerche ora proseguono per trovare l’altro fuggiasco, il 29enne Abdalake El Kadhir. La loro evasione è stata questione di attimi. Le immagini registrate dai sistemi di videosorveglianza, interni ed esterni, dell’istituto di pena li hanno immortalati mentre gironzolano per il corridoio del reparto con le mani in tasca, jeans e scarpe da ginnastica.

Quello che è accaduto subito dopo è il racconto di una evasione apparentemente senza ostacoli: l’arrampicata, i due che si tirano su con le braccia e poi il salto verso la libertà. Non è la prima volta che i sistemi di sicurezza del carcere di Trani vengono elusi: il 26 agosto di tre anni fa dalla stessa struttura penitenziaria riuscirono a fuggire, calandosi con le lenzuola dal muro di cinta, Daniele Arciuli e Giuseppe De Noya. Le telecamere li immortalarono mentre scappavano sulla strada che costeggia il carcere. De Noya si è poi costituito cinque giorni dopo la fuga, Arciuli invece è stato arrestato dopo due mesi. Una facilità di fuga che da più parti viene spiegata con la carenza di organico degli agenti e con il sovraffollamento.

“Nel carcere di Trani la carenza di poliziotti è cronica”, spiega Federico Pilagatti, segretario del Sappe sindacato della polizia penitenziaria, ricordando che nell’istituto di pena “mancano 60 agenti e i poliziotti in servizio spesso fanno più cose in contemporanea”. Come pare sia successo oggi “quando un solo agente nello stesso momento doveva gestire il reparto accoglienza, l’ingresso e un’altra postazione”, evidenzia il sindacalista. A fargli eco è Gennarino De Fazio, segretario della Uilpa polizia penitenziaria rimarcando che “a vigilare su più cortili passeggio vi era un solo agente di polizia penitenziaria, impegnato peraltro in ulteriori incombenze”. Per De Fazio “le carceri continuano a essere in grave emergenza” visto che ci sono “14mila detenuti in più rispetto ai posti disponibili e 18mila agenti in meno rispetto al fabbisogno”.

Il sindacalista chiede al “Governo di varare un decreto urgente per deflazionare la densità detentiva attraverso una gestione sanitaria dei malati psichici e percorsi alternativi per i tossicodipendenti. Serve anche assicurare assunzioni straordinarie e accelerate”. “Ogni giorno che passa – conclude – si rischia il tracollo definitivo”.

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Inchiesta a Genova, interrogatorio Spinelli: gli intricati legami di potere e le promesse mancate

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L’indagine per corruzione che coinvolge importanti figure della politica e dell’economia ligure continua a rivelare dettagli e complicazioni. Durante l’interrogatorio di garanzia, l’imprenditore Aldo Spinelli, posto ai domiciliari insieme al presidente della Regione Liguria Giovanni Toti, ha offerto uno spaccato dettagliato delle sue interazioni con le autorità per ottenere favori legati alla proroga trentennale del Terminal Rinfuse.

Spinelli, durante l’interrogatorio guidato dal giudice Paola Faggioni, ha descritto come ha cercato di influenzare le decisioni a suo vantaggio, sottolineando contatti e telefonate con Toti, a cui si rivolgeva per risolvere problemi analogamente a quanto faceva con predecessori come Burlando. L’imprenditore ha ammesso di aver bonificato 40 mila euro al Comitato Toti come riconoscimento per l’interessamento del presidente, anche se sostiene che non ne sia conseguito alcun vantaggio diretto.

La conversazione ha toccato anche la situazione di Paolo Emilio Signorini, presidente dell’Autorità portuale, a cui Spinelli prometteva un posto di lavoro a Roma da 300 mila euro, illustrando così la rete di promesse e favori che caratterizzano il settore. L’interrogatorio ha anche evidenziato l’accusa verso altri membri influenti dell’autorità portuale, tra cui Rino Canavese, l’unico a votare contro la proroga della concessione, criticato duramente da Spinelli per le sue posizioni.

Le dichiarazioni di Spinelli hanno aperto uno squarcio su una realtà di gestione dei pubblici poteri in cui gli interessi personali e quelli economici sembrano intrecciarsi a discapito della trasparenza e dell’equità. La questione della spiaggia dell’Olmo, che Spinelli sperava di trasformare da libera a privata, è solo un esempio delle molteplici richieste fatte a Toti, tutte rimaste inevasive secondo l’imprenditore.

Questo scenario complesso mostra quanto possano essere intricate le relazioni tra politica, economia e gestione del territorio, soprattutto in contesti dove le risorse economiche si mescolano con le carriere politiche. L’inchiesta, quindi, non solo cerca di fare luce su specifiche accuse di corruzione, ma sottolinea anche la necessità di una maggiore trasparenza e integrità nelle interazioni tra imprenditori e pubblici ufficiali.

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Richiesta urgente di intervento al Ministro della Giustizia per risolvere le disfunzioni del processo telematico a Nola

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Il Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Nola ha trasmesso un appello urgente al Ministro della Giustizia, Carlo Nordio, evidenziando gravi disfunzioni nel sistema di processo telematico (PST) utilizzato dai Giudici di Pace nel circondario del Tribunale di Nola. Questa problematica sta impattando negativamente sul regolare svolgimento delle udienze e, di conseguenza, sul diritto di difesa dei cittadini.

La delibera, esecutiva immediata dal 10 maggio, è stata inviata anche a figure chiave nel sistema giudiziario, tra cui il Dirigente CISIA di Napoli, Giovanni Malesci, la Presidente della Corte di Appello di Napoli, Maria Rosaria Covelli, e la Presidente del Tribunale di Nola, Paola Del Giudice. La comunicazione segnala la costante e quotidiana inefficienza del sistema, che sta causando notevoli ritardi nelle procedure giudiziarie e aumentando gli arretrati a causa dei continui rinvii d’ufficio.

Il documento illustra una serie di incidenti, tra cui verbali d’udienza irreperibili o caricati solo parzialmente nel sistema, testimonianze non registrate a causa di problemi di connettività, e documenti misallocati nei fascicoli telematici. Tali disfunzioni contrastano con l’obiettivo della riforma “Cartabia” di accelerare i processi e ridurre gli arretrati, rendendo il sistema attuale un ostacolo piuttosto che un facilitatore.

Il Consiglio ha richiesto la formazione di un tavolo tecnico urgente che coinvolga tutti gli operatori del settore giudiziario per formulare un piano d’intervento. Nel frattempo, ha proposto un provvedimento provvisorio che permetta ai Giudici di Pace di gestire le udienze attraverso la verbalizzazione cartacea, come soluzione temporanea al doppio binario, fino a quando le disfunzioni del sistema PST non saranno risolte.

Questo appello sottolinea la necessità di un’immediata revisione delle infrastrutture informatiche nel settore giustizia, per garantire l’efficienza del sistema giudiziario e il rispetto dei diritti dei cittadini.

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Truffa con ecobonus, la Finanza sequestra 1 miliardo di euro

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I finanzieri del Comando Provinciale di Savona hanno condotto una complessa attività di indagine nel settore dei crediti d’imposta, riconducibili a bonus in materia edilizia ed energetica, con particolare riferimento all’ Ecobonus e al Bonus facciate che ha portato al sequestro preventivo disposto dal gip di un miliardo di euro da eseguire sul cassetto fiscale di 311 soggetti economici coinvolti, detentori dei crediti d’imposta. Durante le indagini Finanza e agenzia delle Entrate hanno accertato come i crediti d’imposta fossero del tutto inesistenti perché con false fatture per lavori ancora da eseguire su immobili di proprietà di residenti nel savonese.

Una truffa replicata su scala nazionale da altre aziende del settore, in molti casi vere e proprie società fantasma oltreché evasori totali o con volumi d’affari inconsistenti, prive di immobili a cui poter associare le lavorazioni edilizie finalizzate all’agevolazione fiscale così come di fatture che comprovassero l’esecuzione dei lavori.

Alcuni dei soggetti coinvolti sono anche risultati percettori del reddito di cittadinanza, altri sono gravati da precedenti penali specifici, tra i quali si annoverano anche reati nel settore della spesa pubblica, altri ancora avevano generato e/o accettato crediti con soggetti con cui avevano un legame di parentela.

Una parte delle persone coinvolte aveva già effettuato la compensazione, conseguendo illeciti e consistenti vantaggi fiscali, mentre un’altra aveva acquistato blocchi di crediti fittizi dal valore nominale di centinaia di milioni di euro a fronte di un corrispettivo irrisorio effettivamente versato. La Gdf ha eseguito 85 perquisizioni nei confronti delle società che dei relativi rappresentanti legali, con l’impiego di oltre 250 militari in Liguria, Piemonte, Veneto, Lombardia, Trentino Alto Adige, Toscana, Emilia Romagna, Lazio, Campania e Puglia.

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