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Orban blocca l’intesa sul bilancio e gli aiuti a Kiev

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Vertice storico a metà. Perché se è vero che l’Unione Europea è riuscita a battere un colpo sull’allargamento, aprendo i negoziati di adesione per Ucraina e Moldavia con quella che ormai nei corridoi del palazzo del Consiglio viene soprannominata ‘la procedura Orban’ (il voto all’unanimità con un assente in sala), è pure vero che il premier ungherese non ha ceduto sulla revisione del bilancio comunitario, bloccando sia i 50 miliardi di sostegno a Kiev sia le risorse per le altre voci del budget, come la migrazione e l’innovazione. E allora i leader si rivedranno per un summit straordinario a fine gennaio. Il tempo, d’altra parte, sta per scadere.

La Commissione Europea sta per versare l’ultima tranche di finanziamenti già approvati per il 2023 – 1,5 miliardi – e dovrebbero bastare per l’inizio del 2024. In Ucraina la vedono diversamente. “Ci aspettiamo che tutte le procedure legali necessarie siano completate entro gennaio, il che ci permetterà di ricevere i relativi finanziamenti il prima possibile”, ha dichiarato il ministero degli Esteri in un comunicato. Febbraio è già considerato critico. Ovvero, banalmente, gli stipendi dei dipendenti pubblici e le pensioni potrebbero non essere erogati (o solo in parte). Non a caso il commissario agli Affari economici Paolo Gentiloni lo ha definito un rinvio “molto grave”.

“Si parla molto di autonomia strategica dell’Ue che oggi vuol dire sostegno economico, militare, all’Ucraina, senza i tentennamenti che abbiamo avuto stanotte”, ha stigmatizzato. Dunque che fare? Orban, a favor di telecamere, è stato chiarissimo: senza lo sblocco dei quattrini del Pnrr (10,4 miliardi) e di coesione (11,7 miliardi) non toglierà il veto sulla revisione del bilancio. Una posizione che ha raccolto il plauso del Cremlino. “L’Ungheria, a differenza di molti Paesi europei, difende con fermezza i propri interessi e questo ci colpisce”, ha dichiarato il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov in un endorsement più che palese. La presidente della Commissione Ursula von der Leyen è stata altrettanto diretta. “Le regole sono note a tutti: se ci sono le riforme arrivano i finanziamenti”, ha dichiarato sottolineando che, per quanto riguarda gli impegni concordati sulle riforme del sistema giudiziario nel quadro dei fondi di coesione, i passi avanti ci sono stati e infatti 10 miliardi sono stati sbloccati (alla vigilia del vertice, peraltro). Ma non è credibile che Budapest da qui a fine gennaio svolga tutti i compiti a casa richiesti. “Da qui a fine gennaio ci prepareremo perché se il veto ungherese resta si possa procedere con una soluzione a 26 per l’Ucraina”, ha precisato von der Leyen. Come? Ci sono varie ipotesi.

“Non avete idea di quanto possiamo essere creativi”, mettono in guardia alte fonti europee vicine al dossier. “Ma la prima opzione – ribadiscono – è mantenere l’unità”. L’idea è quella di non demonizzare il premier ungherese che, non va dimenticato, comunque avrà mille occasioni per mettersi di traverso, se vuole, nei prossimi mesi. “L’Ucraina non è pronta per l’adesione all’Ue: per fortuna avremo molte occasioni per correggere la decisione presa ieri”, già minaccia su X-Twitter. L’apertura dei negoziati infatti non è che il principio di un lungo viaggio per l’Ucraina.

Che a marzo dovrà passare l’esame dell’esecutivo blustellato sul raggiungimento pieno delle riforme abilitanti e poi concordare il quadro negoziale vero e proprio coi 27. E lì dovrà passare di nuovo dalle forche Caudine del Consiglio. Il presidente francese Emmanuel Macron d’altra parte ha avvertito che l’eventuale adesione dell’Ucraina all’Ue è “ancora lontana”, nonostante la svolta al vertice, e ci sarà tempo per prepararsi dal lato europeo con le dovute riforme (già preoccupato dell’impatto sulla politica agricola). Gli ardori di Kiev quindi potrebbero presto venire delusi. “È improbabile che il quadro negoziale si apra prima dell’estate”, sostengono altre fonti europee. La partita di Orban è ancora tutta da giocare.

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Cronache

Tragedia ad Anzola Emilia: uccisa l’ex vigilessa Sofia Stefani, interrogato ex comandante

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Un tragico evento ha scosso la comunità di Anzola Emilia, in provincia di Bologna. Sofia Stefani, 33 anni, ex vigilessa, è stata uccisa da un colpo di pistola alla testa all’interno della sede del Comando della polizia locale, conosciuta come la ‘Casa Gialla’. Il presunto responsabile del delitto è Giampiero Gualandi, ex comandante dei vigili di Anzola, attualmente sotto inchiesta.

L’incidente è avvenuto poco prima delle 16, in una stanza del comando della polizia locale dove Sofia Stefani e Giampiero Gualandi si erano incontrati. Al momento della tragedia, i due si trovavano soli nella stanza, sebbene nell’edificio fossero presenti altre persone. Le forze dell’ordine stanno conducendo un sopralluogo accurato alla ‘Casa Gialla’ e interrogando i testimoni per ricostruire esattamente quanto accaduto e comprendere la natura del rapporto tra la vittima e il sospettato.

Giampiero Gualandi, ancora in servizio presso il comando di Anzola Emilia, sarà interrogato con l’assistenza di un difensore. Le autorità stanno cercando di chiarire se il colpo di pistola sia stato un tragico incidente o se ci sia stato un movente dietro l’omicidio. Non è ancora chiaro quale fosse la relazione tra Gualandi e Stefani, ma i carabinieri stanno esplorando tutte le possibili piste, inclusa quella di un conflitto personale o professionale.

La notizia ha profondamente colpito la comunità locale, che conosceva bene Sofia Stefani per il suo lavoro come vigilessa. I colleghi della polizia locale e i residenti di Anzola Emilia sono in stato di shock, in attesa di ulteriori sviluppi dalle indagini. Il municipio, situato a pochi passi dal luogo del delitto, è diventato un punto di raccolta per coloro che vogliono esprimere il loro cordoglio e la loro solidarietà alla famiglia della vittima.

La morte di Sofia Stefani rappresenta una tragica perdita e pone interrogativi inquietanti sulla sicurezza e sulle dinamiche interne al comando della polizia locale di Anzola Emilia. Mentre le indagini proseguono, la comunità spera che venga fatta piena luce su quanto accaduto.

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Salute del cervello a rischio a causa dei cambiamenti climatici

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I cambiamenti climatici potrebbero avere un forte impatto sulle malattie neurologiche: è quanto sostenuto sulla rivista The Lancet Neurology da un gruppo di ricercatori dell’UCL, University College di Londra, che sottolinea l’urgente necessità di comprendere l’impatto del cambiamento climatico sulle persone con condizioni neurologiche, per preservare la loro salute. L’articolo esce in concomitanza dell’evento The Hot Brain 2: climate change and brain health organizzato dalla UCL. Gli esperti hanno esaminato 332 articoli pubblicati in tutto il mondo tra il 1968 e il 2023, considerando 19 diverse condizioni del sistema nervoso, tra cui ictus, emicrania, Alzheimer, meningite, epilessia e sclerosi multipla, ma anche diversi disturbi psichiatrici tra cui ansia, depressione e schizofrenia.

“Ci sono prove chiare dell’impatto del clima su alcune condizioni cerebrali, in particolare l’ictus e le infezioni del sistema nervoso – spiega il coordinatore del lavoro Sanjay Sisodiya. Ad esempio è dimostrato l’effetto sulle malattie cerebrali delle temperature estreme (basse e alte) e delle forti variazioni della temperatura nel corso della giornata, specialmente quando queste misure erano stagionalmente insolite. Le temperature notturne – precisa – possono essere particolarmente importanti, poiché possono disturbare il sonno, aggravando così una serie di condizioni cerebrali”.

I ricercatori hanno anche riscontrato un aumento dei ricoveri, delle disabilità o della mortalità a causa di un ictus con le ondate di calore. Sono a rischio anche le persone con demenza perché meno in grado di adattarsi e più suscettibili a danni causati da picchi di temperatura (ad esempio malattie correlate al calore o ipotermia) ed eventi meteorologici (ad esempio inondazioni o incendi), a causa del loro deterioramento cognitivo che rende difficile ad esempio cercare aiuto o anche semplicemente agire con piccoli comportamenti quali bere di più e vestirsi adeguatamente rispetto al clima. Di conseguenza, una maggiore variazione della temperatura, giornate più calde e ondate di calore portano a un aumento dei ricoveri ospedalieri e della mortalità associati alla demenza. Oggi siamo in un contesto di preoccupante peggioramento delle condizioni climatiche e l’impatto potrebbe ulteriormente aggravarsi, conclude Sisodiya.

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Cultura

Premio Elsa Morante, festa in Rai per i premiati da Avallone a Mannoia

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È stata dedicata a ‘La storia’, per i 50 anni del romanzo, la 38/a edizione del Premio Elsa Morante, celebrata all’Auditorium Rai di NAPOLI gremito da ragazzi. La giuria presieduta da Dacia Maraini e composta da Marco Cerbo, Enzo Colimoro, Lino Guanciale, David Morante, Tiuna Notarbartolo, Antonio Parlati, Fiorenza Sarzanini, Teresa Triscari, ha assegnato nove premi: Narrativa a Silvia Avallone (“Elsa Morante è la prima donna che ho letto e mi ha insegnato a lottare da tutti gli stereotipi. Anche il male è uno stereotipo e la letteratura funziona al contrario della cronaca”) per il romanzo “Cuore nero” (Rizzoli); Premio Morante Ragazzi -Prosa e Poesia a Gianluca Caporaso per “Il signor conchiglia” (Salani); Elsa Morante Ragazzi – Storia a Giordano Bruno Guerri per “Storia del mondo, dal bigbang a oggi” (La Nave di Teseo); Ragazzi-per il Sociale a Barbara Stefanelli per “Love harder, le ragazze iraniane camminano davanti a noi” (Solferino). Premi per la Musica sono stati assegnati a Fiorella Mannoia, Carlo Di Francesco ed Alfredo Rapetti Mogol, per Mariposa. “Mentre guardavamo la serie ‘Il grido delle farfalle’, ispirata alla vita delle sorelle Mirabal, Carlo ha iniziato a scrivere delle frasi – ha raccontato Mannoia, festeggiata con una ovazione dagli oltre mille ragazzi presenti – Questa canzone è nata da una tragedia: tre di queste sorelle furono terribilmente massacrate dal regime dominicano di Rafael Trujillo. Mariposa vuol dire farfalla in spagnolo. Poi abbiamo dato tutto ad Alfredo Rapetti Mogol e insieme abbiamo creato questo brano”.

Il premio Graphic Novel è andato a Josephine Yole Signorelli, in arte Fumettibrutti e il Premio sezione Cinema a Marta Savina per il suo “Primadonna”. In vari paesi del mondo aderenti alla rete del Morante, grazie al patrocinio del ministero degli Esteri, molti ragazzi hanno seguito l’evento online. Conduttori sono stati Alessandro Incerto e Tiuna Notarbartolo. L’evento, organizzato dall’Associazione Culturale Premio Elsa Morante con il patrocinio della Rai Campania, ministero dell’Istruzione e del Merito e di quello per gli Affari Esteri e alla Cooperazione Internazionale è coordinato da Iki Notarbartolo. Tra le attività collaterali domani alle 10 parte il nuovo format digitale Made in Culture: primo ospite, intervistato al teatrino di Corte di Palazzo Reale, è il cantante LDA.

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