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Sul Media Freedom Act Ue il nodo sicurezza nazionale

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Il nodo della sicurezza nazionale è, probabilmente, l’ultimo ostacolo che separa le istituzioni Ue dall’intesa sul Media Fredoom Act, il regolamento proposto dalla Commissione nell’autunno del 2022 per tutelare la pluralità dei media salvaguardandoli dalle interferenze dei governi. Nell’articolo 4, infatti, il testo prevede che la libertà dei media, da settore regolamentato direttamente da Bruxelles, torni ad essere competenza dei Paesi membri nel caso ci sia una minaccia alla sicurezza nazionale. Con una conseguenza non marginale: la possibilità di intercettare i cronisti.

L’eccezione è contenuta nel testo approvato dal Consiglio, sul quale, il 3 ottobre, il Parlamento europeo ha affiancato la sua posizione negoziale. Gli eurodeputati hanno tentato di limitare il raggio di azione dei Paesi membri inserendo due condizioni: l’autorizzazione del giudice e una revisione periodica, da parte del giudice stesso, della permanenza della minaccia della sicurezza nazionale che giustificherebbe le intercettazioni.

A fine novembre, nel primo trilogo tra Consiglio Ue, Commissione e Eurocamera, un gruppo di Paesi membri, tra i quali Italia e Francia, ha sostenuto con una certa convinzione la clausola dell’articolo 4. Anche perché, si spiega, si tratta di una fattispecie che, inclusa l’autorizzazione preventiva del giudice, rientra pienamente nella normativa nazionale. Venerdì i negoziatori Ue torneranno a vedersi. La discussione è delicata anche perché sulla legge, proposto sull’onda dello scandalo dello spyware Pegasus inserito nei cellulari dei giornalisti in alcuni Paesi come Spagna e Grecia, l’esecutivo Ue ci aveva scommesso molto. Fonti europee si sono dette comunque fiduciose sulla possibilità di un compromesso. Nel frattempo la posizione del governo è finita nel mirino del M5S.

“Così si trasforma l’European Media Freedom Act in una legge che apre la strada a una pericolosa involuzione illiberale dell’Ue”, hanno protestato i deputati della commissione Politiche Ue. “La posizione dell’Italia è inaccettabile”, è il parere della consigliera di amministrazione Rai, Francesca Bria.

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Politica

Rackete-Salvini,questa volta è duello elettorale

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Con l’avvicinarsi delle europee, si riaccendono vecchi conflitti. E’ il caso della ex comandante della Sea Watch Carola Rackete e del vicepremier Matteo Salvini: lei – durante un incontro pubblico per la candidatura di Ilaria Salis con Avs – ha accusato il leader della Lega di “incentivare” con le sue parole “i crimini d’odio”; lui – di rimando – l’ha definita ironicamente “la speronatrice”. Rackete, che senza permesso attraccò per far scendere migranti salvati in mare a Lampedusa nel 2019, ora è in corsa alle europee in Germania con Die Linke. Da quando Rackete, cinque anni fa, forzò il blocco a Lampedusa imposto proprio da Salvini. tra i due è partito un lungo braccio di ferro fatto anche di scontri verbali, culminati in un’accusa di diffamazione aggravata per Salvini ai danni di Rackete (per cui il Senato negò l’autorizzazione a procedere). Oggi è ‘la capitana’ ad attaccare: “Penso che le parole” di Matteo Salvini “continuino ad infiammare l’estrema destra, incentivando i crimini d’odio e polarizzano la società al posto di creare unità e giustizia sociale – afferma l’attivista -. Noi a sinistra siamo per i diritti umani, dignità e rispetto della vita e per un’equa transizione ecologica che ci garantisca un futuro sicuro su questo pianeta”.

Il capo della Lega le risponde a tono dopo qualche ora: “Io incentiverei i ‘crimini d’odio’ dice la speronatrice… E che bella coppia con la Salis! Il miglior antidoto a questi sinistri personaggi è un voto massiccio alla Lega”. Nel frattempo, la campagna elettorale mette pepe anche nei rapporti tra gli alleati di governo. A generare fibrillazioni tra Forza Italia e Lega è il decreto Salva-Casa, il provvedimento fortemente voluto da Salvini e atteso a giorni in Consiglio dei ministri. Pochi giorni fa, il ministro delle Infrastrutture e il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, si erano sentiti per parlare del destino di alcuni grattacieli al centro di un intervento della Procura. E l’idea del vicepremier era di lavorare a una norma bipartisan da inserire in fase di conversione del decreto in questione.

“Non consentiremo l’abusivismo del Pd – fa sapere il capogruppo forzista al Senato, Maurizio Gasparri -. Siamo contrari ai condoni che la sinistra vorrebbe per i grattacieli di Milano. Io starò molto attento perché il condono che vorrebbe Sala mi inquieta” e “sono certo che il Capo dello Stato non firmerà le sanatorie”. “Una volta c’era Berlusconi che difendeva la casa come bene fondamentale degli italiani, ora c’è la Lega che porta avanti una norma di buonsenso”, attacca la deputata del partito di via Bellerio Giovanna Miele. E lo stesso Salvini rilancia: “Sanatoria’? Non è una brutta parola, come vorrebbe qualcuno, se significa semplicemente regolarizzare piccole anomalie, liberando oltretutto gli uffici comunali dalle troppe pratiche bloccate”

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Schifani: Lavorare a un campo largo con altre forze moderate

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“Bisogna lavorare a un campo largo nel centrodestra con il coinvolgimento di altre forze moderate. La coalizione che appoggia il candidato sindaco di Gela ne è un esempio”. Lo ha detto il presidente della Regione Siciliana Renato Schifani, intervenendo a Gela alla manifestazione elettorale a sostegno della candidata Grazia Cosentino, appoggiata dalla quasi totalità del centrodestra – a eccezione del Mpa – e da Italia Viva, presente nella città nissena con il capogruppo alla Camera Davide Faraone. “Le esperienze del campo largo nel centrosinistra – ha aggiunto Schifani – sono destinate a fallire perché sono solamente alleanze elettorali, che si sciolgono immediatamente dopo il voto perché non c’è intesa sui principali temi. A differenza di quanto avviene, invece, nel centrodestra, dove c’è una sintonia maggiore e più coesa tra le forze moderate”.

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Schlein: Meloni affossa le libertà, noi unica alternativa

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“Da Madrid Giorgia Meloni, in mezzo a nazionalisti, franchisti, amici di Trump ci attacca dicendo che la sinistra cancella l’identità, intanto lei in questo anno e mezzo di governo sta cancellando la libertà degli italiani. Perché se hai un salario da fame non hai più libertà, mentre lei affossa il salario minimo. Perché se non ti puoi curare perché la prima visita la prenoti tra un anno, non hai libertà. Meloni si rassegni, noi continueremo a mettere in piedi un’alternativa che metta al centro la questione sociale”. Così la segretaria nazionale del Pd Elly Schlein ad Alghero per la campagna elettorale per le Comunali e le Europee.

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