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Anniversario piazza Fontana, ‘una ferita ancora aperta’

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Una ferita ancora aperta su cui Milano non rinuncerà mai a chiedere la completa verità. È questo il sentimento che ha accompagnato le celebrazioni del 54/o anniversario della strage di piazza Fontana, che provocò 17 vittime e 88 feriti in seguito allo scoppio di una bomba nella sede della Banca Nazionale dell’Agricoltura, il 12 dicembre del 1969. Un attentato di matrice neo fascista su cui Milano “continua ancora a chiedere giustizia”, come ha sottolineato il sindaco Giuseppe Sala che ha concluso simbolicamente il suo intervento dal palco con le parole “Viva l’Italia antifascista”, che sono costate al loggionista della Scala un’identificazione da parte della Digos e tante polemiche.

Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella quattro anni fa a Milano per il 50/o anniversario della strage “faceva cenno all’anima di un popolo, di una città. Oggi quell’anima è ancora qua e noi siamo ancora qui ad abbracciarla, a difenderci e a farci forte con lei – ha detto Sala -. E a dire ‘Viva l’Italia antifascista!'”. Lo stesso sindaco poco prima della deposizione delle corone, alle 16:37 ora in cui scoppiò l’ordigno, ha chiesto alla presidente del Consiglio Giorgia Meloni una presa di distanza dal fascismo. “Penso che non ci siano grandi spazi – ha ammesso Sala -, in fondo sono sempre mezze dichiarazioni quelle che sentiamo e credo che sarebbe invece auspicabile una dichiarazione di presa di distanza”.

Mentre per Federico Sinicato, presidente dell’Associazione familiari vittime di piazza Fontana “per sanare questa ferita intanto si può essere qua il 12 dicembre e fare memoria perché nessuno se ne dimentichi e perché l’Italia non sperimenti più una cosa simile”. Nella piazza che non era gremita di gente come gli altri anni sono stati scanditi i nomi delle vittime della strage ed è stata ricordata la figura di Giuseppe Pinelli che viene considerata la 18/a vittima. Il ferroviere anarchico ingiustamente accusato in un primo momento della strage morì cadendo da una finestra della questura di Milano dove veniva interrogato. Per l’Anpi, Giuseppe Pinelli è stata la 18/a vittima innocente della strage e un suo “commosso” ricordo è arrivato anche dal presidente milanese dell’associazione nazionale dei partigiani Roberto Cenati. “Giuseppe Pinelli è stato un partigiano, anarchico, ferroviere che, come osservò il 9 maggio 2009 il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, fu vittima due volte, prima di pesantissimi infondati sospetti e poi di una improvvisa assurda e tragica fine”, ha spiegato.

Alla cerimonia di Milano ha perso parte anche l’ex segretario della Cgil Sergio Cofferati che dal palco ha sottolineato come la “democrazia è fondamentale, il tentativo di ridimensionarla, di reintrodurre pratiche violente di carattere fascista, o addirittura nazista, va combattuto con grandissima decisione. Non dobbiamo avere timore, paura, delle reazioni che in ogni caso i criminali che sono in campo cercheranno di produrre”. Sono diverse le iniziative per ricordare il 54/o anniversario della strage, in particolare per coinvolgere i giovani. A parlare per loro sul palco della commemorazione è stata Martina Davalli che sta scrivendo una tesi sulla strage di piazza Fontana. “I giovani devono essere custodi di memoria – ha osservato -, che deve essere ancora viva nel presente e vivere nel nostro futuro”.

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Rackete-Salvini,questa volta è duello elettorale

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Con l’avvicinarsi delle europee, si riaccendono vecchi conflitti. E’ il caso della ex comandante della Sea Watch Carola Rackete e del vicepremier Matteo Salvini: lei – durante un incontro pubblico per la candidatura di Ilaria Salis con Avs – ha accusato il leader della Lega di “incentivare” con le sue parole “i crimini d’odio”; lui – di rimando – l’ha definita ironicamente “la speronatrice”. Rackete, che senza permesso attraccò per far scendere migranti salvati in mare a Lampedusa nel 2019, ora è in corsa alle europee in Germania con Die Linke. Da quando Rackete, cinque anni fa, forzò il blocco a Lampedusa imposto proprio da Salvini. tra i due è partito un lungo braccio di ferro fatto anche di scontri verbali, culminati in un’accusa di diffamazione aggravata per Salvini ai danni di Rackete (per cui il Senato negò l’autorizzazione a procedere). Oggi è ‘la capitana’ ad attaccare: “Penso che le parole” di Matteo Salvini “continuino ad infiammare l’estrema destra, incentivando i crimini d’odio e polarizzano la società al posto di creare unità e giustizia sociale – afferma l’attivista -. Noi a sinistra siamo per i diritti umani, dignità e rispetto della vita e per un’equa transizione ecologica che ci garantisca un futuro sicuro su questo pianeta”.

Il capo della Lega le risponde a tono dopo qualche ora: “Io incentiverei i ‘crimini d’odio’ dice la speronatrice… E che bella coppia con la Salis! Il miglior antidoto a questi sinistri personaggi è un voto massiccio alla Lega”. Nel frattempo, la campagna elettorale mette pepe anche nei rapporti tra gli alleati di governo. A generare fibrillazioni tra Forza Italia e Lega è il decreto Salva-Casa, il provvedimento fortemente voluto da Salvini e atteso a giorni in Consiglio dei ministri. Pochi giorni fa, il ministro delle Infrastrutture e il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, si erano sentiti per parlare del destino di alcuni grattacieli al centro di un intervento della Procura. E l’idea del vicepremier era di lavorare a una norma bipartisan da inserire in fase di conversione del decreto in questione.

“Non consentiremo l’abusivismo del Pd – fa sapere il capogruppo forzista al Senato, Maurizio Gasparri -. Siamo contrari ai condoni che la sinistra vorrebbe per i grattacieli di Milano. Io starò molto attento perché il condono che vorrebbe Sala mi inquieta” e “sono certo che il Capo dello Stato non firmerà le sanatorie”. “Una volta c’era Berlusconi che difendeva la casa come bene fondamentale degli italiani, ora c’è la Lega che porta avanti una norma di buonsenso”, attacca la deputata del partito di via Bellerio Giovanna Miele. E lo stesso Salvini rilancia: “Sanatoria’? Non è una brutta parola, come vorrebbe qualcuno, se significa semplicemente regolarizzare piccole anomalie, liberando oltretutto gli uffici comunali dalle troppe pratiche bloccate”

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Schifani: Lavorare a un campo largo con altre forze moderate

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“Bisogna lavorare a un campo largo nel centrodestra con il coinvolgimento di altre forze moderate. La coalizione che appoggia il candidato sindaco di Gela ne è un esempio”. Lo ha detto il presidente della Regione Siciliana Renato Schifani, intervenendo a Gela alla manifestazione elettorale a sostegno della candidata Grazia Cosentino, appoggiata dalla quasi totalità del centrodestra – a eccezione del Mpa – e da Italia Viva, presente nella città nissena con il capogruppo alla Camera Davide Faraone. “Le esperienze del campo largo nel centrosinistra – ha aggiunto Schifani – sono destinate a fallire perché sono solamente alleanze elettorali, che si sciolgono immediatamente dopo il voto perché non c’è intesa sui principali temi. A differenza di quanto avviene, invece, nel centrodestra, dove c’è una sintonia maggiore e più coesa tra le forze moderate”.

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Schlein: Meloni affossa le libertà, noi unica alternativa

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“Da Madrid Giorgia Meloni, in mezzo a nazionalisti, franchisti, amici di Trump ci attacca dicendo che la sinistra cancella l’identità, intanto lei in questo anno e mezzo di governo sta cancellando la libertà degli italiani. Perché se hai un salario da fame non hai più libertà, mentre lei affossa il salario minimo. Perché se non ti puoi curare perché la prima visita la prenoti tra un anno, non hai libertà. Meloni si rassegni, noi continueremo a mettere in piedi un’alternativa che metta al centro la questione sociale”. Così la segretaria nazionale del Pd Elly Schlein ad Alghero per la campagna elettorale per le Comunali e le Europee.

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