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Cronache

Il procuratore antimafia Melillo: miliardi del Superbonus andavano spesi per le periferie non per ristrutturare ville e castelli

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Il Procuratore Nazionale Antimafia, Giovanni Melillo, ha recentemente espresso la sua preoccupazione riguardo all’utilizzo delle risorse pubbliche e il loro impatto sulle comunità locali durante un incontro con i fedeli della parrocchia San Paolo apostolo al Parco Verde di Caivano, Napoli, di cui è parroco il noto prete anti-camorra, don Maurizio Patriciello.

Le sue parole richiamano l’attenzione su una questione importante: l’allocazione delle risorse pubbliche e il loro impatto sul tessuto sociale e sul benessere delle comunità locali.

La Misura del 110% e le Truffe

Il Procuratore Melillo ha menzionato specificamente le truffe relative alla misura del 110%, un incentivo fiscale volto a promuovere la riqualificazione energetica degli edifici. Questa misura, se utilizzata correttamente, può contribuire al miglioramento delle condizioni abitative e alla riduzione dell’impatto ambientale. Tuttavia, il procuratore ha sollevato preoccupazioni legate all’abuso di questa opportunità, che potrebbe essere utilizzata per scopi diversi dalla sua finalità originale.

Le truffe e gli abusi nelle politiche pubbliche rappresentano una minaccia per l’integrità del sistema e per il benessere delle comunità. Il Procuratore Nazionale Antimafia ha sottolineato che, se le risorse destinate a iniziative come questa fossero state utilizzate in modo più responsabile e mirato, avrebbero potuto contribuire a migliorare la qualità della vita in luoghi dove è più necessario.

Una Chiamata alla Riflessione e all’Azione

Le parole del Procuratore Melillo richiamano l’attenzione sulla necessità di una gestione responsabile delle risorse pubbliche. È importante che le risorse vengano allocate in modo efficace per affrontare le esigenze reali delle comunità, come la riqualificazione delle periferie e il miglioramento delle aree meno decorate.

La sua affermazione che se le risorse fossero state utilizzate diversamente, molti problemi potrebbero essere stati evitati, è una chiamata alla riflessione per i decisori politici, i funzionari pubblici e tutti i cittadini. È essenziale che le politiche pubbliche siano guidate dalla trasparenza, dall’integrità e dalla responsabilità, al fine di garantire un futuro migliore per tutte le comunità.

Inoltre, l’incontro con i fedeli della parrocchia San Paolo apostolo al Parco Verde di Caivano sottolinea l’importanza del coinvolgimento della comunità nella promozione di un cambiamento positivo. La collaborazione tra le istituzioni e la società civile è essenziale per affrontare le sfide e costruire un futuro più sostenibile e inclusivo.

In conclusione, le parole del Procuratore Nazionale Antimafia Giovanni Melillo ci invitano a riflettere sulla necessità di utilizzare le risorse pubbliche in modo responsabile per migliorare la vita delle comunità e a lavorare insieme per promuovere un cambiamento positivo nelle nostre società.

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Cronache

‘Ndrangheta, maxi operazione a Cosenza con 137 indagati

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Maxi operazione interforze contro la ‘ndrangheta a Cosenza ed in altri centri del territorio nazionale: i Carabinieri del Comando Provinciale di Cosenza, la Polizia di Stato, attraverso il personale delle Squadre Mobili di Cosenza e Catanzaro, della SISCO di Catanzaro e dello SCO, i Finanzieri del Nucleo Polizia Economico-Finanziaria di Cosenza, con il GICO del Nucleo Polizia Economico-Finanziaria di Catanzaro e lo SCICO di Roma, con il coordinamento della Procura della Repubblica – Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro, hanno dato esecuzione all’ordinanza cautelare, emessa dal GIP presso il Tribunale di Catanzaro, nei confronti di 137 indagati, ed in via di evoluzione , sulla base della ritenuta sussistenza di gravi indizi in ordine ai delitti, a vario titolo ipotizzati, nei loro confronti, tra cui, rispettivamente, associazione di tipo ‘ndranghetistico, associazione a delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, aggravato dalle modalità e finalità mafiose, nonché in ordine ad altri numerosi delitti, anche aggravati dalle modalità e finalità mafiose.

Il procedimento per le fattispecie di reato ipotizzate è attualmente nella fase delle indagini preliminari. I dettagli saranno resi noti nel corso di una conferenza stampa

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Cronache

Assolto Fabio Furlan, un verdetto che non chiude il caso: il mistero irrisolto dell’omicidio di Cristofer Oliva

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Dopo quindici lunghi anni di attesa e indagini, il caso di Cristofer Oliva, lo studente scomparso di Chiaiano, continua a essere un enigma irrisolto, segnato da un nuovo capitolo giudiziario che lascia più domande che risposte. Il recente verdetto pronunciato dall’Aula 318 della prima assise d’appello ha visto l’assoluzione di Fabio Furlan, l’unico imputato, per non aver commesso il fatto, un’espressione che sottolinea la mancanza di prove sufficienti per una condanna.

Il giudice Abbamonte, che ha letto il verdetto con visibile esitazione, ha respinto la richiesta di condanna a 22 anni, accogliendo invece le argomentazioni della difesa, rappresentata dagli avvocati Luigi Petrillo e Dario Vannetiello. Questa decisione non solo solleva Furlan da ogni colpa, ma intensifica il dolore di una famiglia che ancora cerca risposte. La famiglia di Cristofer, assistita dagli avvocati Valerio De Maio e Paolo Stravino, continua a chiedere che le indagini proseguano per rompere il “muro di silenzio, reticenza e omertà” che ha sempre circondato questo caso.

Il processo, che si è trascinato per anni tra Napoli e Roma, ha visto momenti di svolta significativi, incluso il ritorno degli atti a Napoli dalla Cassazione, prima per una carenza di gravi indizi e poi per garantire a Furlan la possibilità di difendersi adeguatamente. Nonostante l’assoluzione, Furlan è stato condannato a sei anni per reati legati alla droga, una pena minore rispetto alla possibile condanna a 22 anni per omicidio.

Il cuore del mistero risiede nel giorno della scomparsa di Cristofer, il 17 novembre 2009. L’ultima persona a invitarlo fu proprio Furlan, che usò una cabina telefonica per fissare l’appuntamento. Tuttavia, non ci sono prove concrete che i due si siano effettivamente incontrati quel pomeriggio. Circa un’ora e mezza dopo, Furlan è stato visto in pubblico con l’ex ragazza di Cristofer, suscitando sorpresa tra gli amici per l’apparente inopportunità dell’incontro.

Gli avvocati di Furlan hanno sottolineato l’improbabilità che un ragazzo di 19 anni potesse commettere un omicidio, far sparire il corpo, e poi presentarsi pulito e composto in così breve tempo. Questo punto, insieme ai motivi ipotizzati dell’omicidio – gestione di piantine di canapa e gelosia – rimangono deboli e non sufficienti per attribuire colpe.

Questo verdetto non solo lascia la famiglia Oliva senza giustizia, ma anche senza un luogo di sepoltura per Cristofer, privandoli del conforto di un addio. La loro speranza è che la verità emerga nonostante l’assoluzione, e che nuovi elementi possano finalmente fornire le risposte tanto attese. Mentre la giustizia sembra aver raggiunto un vicolo cieco, la ricerca della verità deve continuare, per Cristofer e per tutti coloro che ancora sperano nella giustizia.

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Berlinguer, atto ignobile sulla tomba di mio padre

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“Un atto vigliacco e ignobile”. Sono le parole della figlia, la giornalista Bianca Berlinguer che sul proprio profilo Instagram ha denunciato gli atti vandalici sulla tomba di suo padre Enrico Berlinguer, nel cimitero Flaminio di Roma. “Nei quarant’anni dalla morte di papà la sua tomba è sempre stata piena di fiori portati da tante persone che si sono fermate per un pensiero e un omaggio. E questo – scrive – sempre stato per noi figli un grande conforto. Nell’ultimo mese la tomba è stata per due volte vandalizzata da qualcuno (una o più persone): vasi distrutti, fiori buttati e aiuole calpestate. Un atto vigliacco e ignobile”.

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