Una piccola comunità di civili e un più consistente contingente militare. Sono poco meno di 500 in totale gli italiani nel Niger sconvolto dal colpo di stato e, rassicura il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani, stanno tutti bene. I civili sono “poco meno di cento e non corrono alcun pericolo” afferma Tajani sottolineando che “La Farnesina li segue uno per uno, sono in sicurezza”. Il ministero degli Esteri segue inoltre il caso dei due connazionali, un pilota e un manutentore aeronautico di un’azienda laziale, rimasti bloccati in un hotel della capitale Niamey.
I militari italiani nel Paese del Sahel sono invece al sicuro nella base Aerienne 101. Sono circa 350, la maggior parte inquadrati nella Missione italiana bilaterale di Supporto (Misin) al comando del generale di Brigata Aerea Nadir Ruzzon e alcune decine nella neo istituita Missione europea Eumpm-Niger (Missione di partenariato militare dell’Ue) guidata dal colonnello dell’Esercito Antonio d’Agostino. Avviata nel 2018 in base agli accordi di cooperazione temporanea tra i governi italiano e nigerino, la Misin è composta dai militari dell’Aeronautica, dell’Esercito, della Marina e dei Carabinieri, che dispongono di mezzi aerei e terrestri, il cui compito fondamentale è la formazione dei soldati locali principalmente in funzione di contrasto all’avanzata dei gruppi jihadisti operativi in tutto il Sahel. Sono in totale quasi 10 mila i militari nigerini addestrati finora nei centri di Niamey, Agadez e Arlit.
Dal luglio 2021 è stata creata anche una cellula Cimic (Civilian Military Cooperation) per lo sviluppo e l’attuazione di progetti in collaborazione con le istituzioni civili mirati a garantire la disponibilità di materiali ed equipaggiamenti che vengano incontro alle necessità della popolazione locale. In particolare, nei settori dell’istruzione e della sanità la Misin ha messo in campo progetti per oltre 500 mila euro. L’Eumpm Niger è stata invece istituita a fine 2022 nell’ambito della Politica di sicurezza e di difesa comune per sostenere il Paese nella lotta contro i gruppi terroristici armati e nel contrasto ai traffici illegali.
Nei piani inziali l’obiettivo era quello di contribuire ad attuare un piano nigerino di sviluppo delle capacità, sostenendo l’istituzione di un Centro per la formazione dei tecnici e degli specialisti delle forze armate nigerine. Un’iniziativa concepita nell’ambito della strategia integrata dell’Ue nel Sahel per contribuire a stabilizzare l’area e rafforzare le capacità di controllo del territorio in particolare alla luce del fatto che il sistema democratico del Niger era sopravvissuto in un’area che aveva visto ripetuti colpi di stato in Mali, Burkina Faso e Ciad. Ora è caduto anche il Niger sotto i colpi dei militari golpisti. E sul futuro delle due missioni nate tra grandi speranze si apre un grande punto interrogativo.