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L’acrobata Remi Lucidi muore precipitando da grattacielo

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Il francese Remi Lucidi, noto per le sue spericolate acrobazie sui grattacieli di mezzo mondo, è morto oggi dopo essere precipitato dal 68° piano di un edificio in una zona residenziale di Hong Kong. Lo si scrivono media locali, ripresi dall’Independent. Lucidi, 30 anni, si trovava nel complesso della Tregunter Tower a Hong Kong ed è caduto nel vuoto dopo essere rimasto intrappolato fuori da un attico. Secondo gli inquirenti, era arrivato nel palazzo in serata dicendo alla guardia giurata che era in visita da un amico al 40esimo piano. L’ultimo a vederlo vivo è stata un’addetta alle pulizie: l’acrobata bussava freneticamente sul vetro. La donna, a quel punto, aveva chiamato la polizia.

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Donne e minori, chi sono i primi palestinesi liberi

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Sono 69 donne e 21 minori i primi prigionieri palestinesi liberati da Israele a fronte del rilascio dei primi tre ostaggi allo scattare della tregua dopo il lungo braccio di ferro su liste, tempi e modi nell’ambito dell’accordo. Così a fronte delle tre donne civili israeliane per le quali nelle scorse ore sono finiti gli oltre 15 mesi di prigionia nelle mani dei militanti islamici escono dalla prigione di Ofer 90 palestinesi: 30 palestinesi per ciascun civile israeliano libero e con un ‘peso’ corrispondente. Ovvero, per il momento dalla carcere israeliano escono detenuti ‘minori’, quindi non ergastolani e non nomi legati a ruoli apicali della dirigenza di Hamas. C’è Khalida Jarrar, quasi un personaggio storico dell’attivismo palestinese: ha 62 anni ed è una componente di spicco del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina, organizzazione attiva fin dagli anni ’60, protagonista anche della Seconda Intifada e che da Israele, Stati Uniti e Ue è designata come organizzazione terroristica.

Khalida Jarrar – attivista per la difesa dei diritti umani e che proprio sui diritti dei detenuti palestinesi ha guidato importanti battaglie – è stata deputata, eletta al parlamento palestinese nel 2006 e nell’ultimo decennio è stata a più riprese arrestata e rilasciata, sebbene mai condannata per coinvolgimento diretto nelle azioni militari del Fronte Popolare. Nel 2007 le è stato vietato di viaggiare all’estero, divieto poi revocato nel 2010 per consentirle di ricevere cure mediche in Giordania. Nel 2015 la sentenza è stata di 15 mesi di detenzione per incitamento e appartenenza a un’organizzazione vietata e l’arresto più recente nel dicembre 2023, con gli ultimi sei mesi trascorsi in isolamento in una piccola cella, stando ad alcune indicazioni.

Dal suo ingresso in carcere oltre un anno fa non è stato consentito nemmeno al marito, Ghassan Jarrar, di farle visita in prigione, come lui stesso ha denunciato in una recente intervista. Un precedente legato ai suoi periodi in carcere riguarda la morte della figlia Suha, nel 2021, a Khalida fu negato un permesso su basi umanitarie per partecipare al funerale. Tra le altre donne che compaiono nella lista ci sono Dalal Khaseeb, di 53 anni, sorella dell’ex vice comandante di Hamas Saleh Arouri, ucciso in un attacco israeliano in un sobborgo meridionale di Beirut un anno fa.

Poi Abla Abdelrasoul, 68 anni, moglie del leader del Fplp Ahmad Saadat, che nel 2001 uccise un ministro israeliano e sta scontando una condanna a 30 anni. Ci sono poi 21 minorenni e fra questi il più giovane ha 15 anni, si chiama Mahmoud Aliowat ed è accusato di un attacco a Gerusalemme nel 2023. Sulla base della lista pubblicata dal ministero della Giustizia, in questa prima fase dell’attuazione dell’accordo è prevista la liberazione di detenuti arrestati dal 2020, tra cui 66 solo nell’ultimo anno. Cinque sono sospettati di tentato omicidio, tre di omicidio e sette di aggressione. Dieci sono già stati condannati, 31 sono detenuti senza processo e 51 sono in attesa di giudizio. Al Jazeera fornisce altri dettagli sull’elenco e indica 76 prigionieri provenienti dalla Cisgiordania e 14 da Gerusalemme Est.

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Trump corre in soccorso di Tiktok, l’app torna online

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TikTok è stata spenta in America, almeno per qualche ora. Almeno fino all’insediamento di Donald Trump, che ha annunciato l’intenzione di sospendere subito per tre mesi l’oscuramento, per favorire un’acquisizione che salvi la popolarissima app di condivisione video. Un’assicurazione che ha consentito a TikTok di “riavviare” i propri servizi poco dopo averli chiusi. Dalla mezzanotte di domenica a Washington (le 6 di mattina italiane) è entrata in vigore la legge che oscura la piattaforma sul territorio americano: legge votata in modo ampiamente bipartisan dal congresso e firmata da Joe Biden lo scorso aprile, che concedeva 270 giorni per trovare una proprietà o una soluzione societaria diversa da Bytedance, il colosso cinese a cui fa capo l’app globale, in nome della sicurezza nazionale, nel timore che il governo cinese raccogliesse i dati di centinaia di milioni di utenti americani. Preoccupazioni condivise da almeno metà degli americani, secondo sondaggi del 2023, anche se ovviamente meno dai giovani, principale fascia di utenza dell’app.

E così a mezzanotte sui dispositivi di 170 milioni di utenti, soprattutto giovani e giovanissimi, è apparso un pop-up con il messaggio: “Ci dispiace, TikTok non è disponibile al momento, una legge che proibisce TikTok è entrata in vigore negli Usa. Purtroppo, questo significa che non possiamo usare TikTok per ora. Siamo felici che il Presidente Trump abbia indicato che lavorerà ad una soluzione per ripristinare TikTok una volta insediatosi. Per favore, restate collegati!”. E così anche i rivenditori americani dell’app, da Apple a Oracle a Google, hanno dovuto congelare la licenza, pena una multa da 5.000 dollari per ogni download da parte dei clienti. Occhi puntati sul presidente eletto dunque, che dopo aver cercato di bandire TikTok durante il suo primo mandato, se ne è appropriato come strumento di comunicazione in campagna elettorale e ha ora un debito di gratitudine verso di esso. Trump ne ha discusso con il presidente cinese, Xi Jinping, e poi ha detto di voler sospendere il bando per 90 giorni con un decreto esecutivo già domani dopo l’insediamento.

“Mi piacerebbe che gli Stati Uniti avessero una quota del 50%” nella divisione americana di TikTok, ha affermato. Riscuotendo l’elogio dallo stesso Ceo singaporiano di TikTok, Shou Chew, non a caso invitato alla cerimonia d’insediamento alla Casa Bianca. Questi, rispondendo alla Suprema Corte, che due giorni fa ha confermato l’entrata in vigore della legge anti-TikTok, aveva dichiarato: “Siamo grati e contenti di avere il supporto di un presidente che capisce veramente la piattaforma, che ha utilizzato TikTok per esprimere il suo pensiero e i suoi punti di vista” e “generando oltre 60 milioni di visualizzazioni”. In questi 90 giorni, cosa può accadere? L’amministrazione Trump potrebbe spingere per approvare una nuova legge anche se sembra difficile visto che molti repubblicani condividono le preoccupazioni per la sicurezza che animarono la legge bipartisan. Oppure creare le condizioni per una vendita, almeno parziale: soluzione che Bytedance rifiuta categoricamente, soprattutto perché gelosa custode del segreto di un algoritmo che, come spiega oggi un’analisi su Cnn, riesce a tenere gli utenti incollati, e che non intende cedere.

A ricreare un algoritmo nuovo si presterebbe il miliardario Frank McCourt, ex proprietario dei Los Angeles Dodgers di baseball, che in cordata con Kevin O’Leary della popolare trasmissione Shark’s Tank, è uno dei due che si è offerto in questi giorni come potenziale acquirente dell’app, oltre agli sviluppatori del motore di ricerca su Intelligenza artificiale PerplexityAI. Un cambio di algoritmo dopo un passaggio di mano, del resto, farebbero di TikTok una cosa tutta diversa e obbligherebbe gli utenti a scaricare una nuova app. Per ora il ‘best buddy’ Elon Musk non ha confermato un interessamento attribuitogli d’ufficio dai media: anche Musk ha ottimi rapporti con la dirigenza cinese, soprattutto perché produce nella Repubblica popolare le sue auto elettriche Tesla. Tutto congelato dunque, per 36 ore, qualche giorno, o forse tre mesi: periodo durante il quale gestori e rivenditori avranno il dilemma se rischiare investimenti o perdere soldi.

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Doron, Emily e Romi, finisce incubo per le 3 rapite

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Tre figurine a testa bassa, piegate in avanti, sopraffatte da una calca di migliaia di uomini civili e miliziani di Hamas armati, in divisa militare a volto coperto, la fascia verde dell’Islam in testa. Veloci nel passaggio dai pickup di Hamas al mezzo della Croce Rossa mentre tutt’intorno la folla urla, Doron Steinbrecher, Romi Gonen, Emily Damari s’infilano nell’auto degli operatori umanitari dopo aver attraversato piazza Saraya a Gaza City, con i jihadisti che tengono a bada la ressa di curiosi che vorrebbero vedere in faccia le tre rapite.

“Stanno bene, sono in grado di camminare senza essere aiutate”, il primo messaggio all’esercito da parte della Croce Rossa che le ha prese in consegna. Dopo qualche decina di minuti di tensione alle stelle, passando per la zona centrale della Striscia, dove tutto sarebbe potuto succedere, le tre giovani donne sono stata consegnate ai reparti speciali dell’Idf. Poi, via verso la struttura allestita dall’esercito vicino alla base militare di Reem, in terra d’Israele, a casa. Dove ad aspettarle c’erano le madri, autorizzate a raggiungerle ancor prima che siano portate in ospedale. Saranno infatti ricoverate nel reparto del Safra Children’s Hospital presso lo Sheba medical center, nel centro del Paese, nei prossimi giorni e forse settimane per essere assistite da personale specializzato e di supporto.

L’ospedale pediatrico è stato scelto perché offre una sistemazione tranquilla e riservata ma fuori dalla struttura si sono subito radunati a centinaia per aspettarle. Romi, 24 anni, è stata presa in ostaggio dal festival musicale Nova dove era andata a ballare con la sua migliore amica Gaia Halifa. Insieme avevano girato il Sud America in lungo e in largo per sette mesi. Quella spaventosa mattina del 7 ottobre 2023, mentre cercava di sfuggire ai terroristi con le amiche, Romi è riuscita a chiamare la madre, Meirav, rimasta al telefono con lei anche quando è stata raggiunta da un proiettile a una mano. Gaia è stata colpita e uccisa. Il 23 novembre alcuni ostaggi rilasciati hanno riferito di aver visto Romi viva, dopo nessun’altra notizia è arrivata ai parenti. Fino a che il governo non li ha avvisati che la loro ragazza era nella lista dei primi 33 ostaggi da rilasciare.

Doron Steinbrecher è un’infermiera veterinaria, i terroristi l’hanno strappata dalla sua casa nel kibbutz di Kfar Azza, nell’area residenziale dei single più giovani. Mentre Hamas assaltava il kibbutz, Doron, 31 anni, è rimasta al telefono con la sorella Yamit e i genitori, tutti chiusi nelle stanze di sicurezza della comunità. Lei durante l’attacco si è nascosta sotto il letto. Simona, la mamma, ha raccontato che “quel sabato erano tutti a casa, sentivano i terroristi che sparavano e cercavano di entrare”.

“Doron ci ha chiamato, poi abbiamo sentito delle voci. A quel punto solo silenzio. Quando è finito tutto e le forze di sicurezza sono arrivate a casa sua, non hanno trovato né il corpo, né sangue. Abbiamo capito che era stata rapita”. Prima di essere portata via è riuscita a inviare un messaggio ad amici: “Sono arrivati. Mi hanno preso”.

Anche Emily Tehila Damari, 28 anni, era nel kibbutz di Kfar Aza, nel ‘quartiere della giovane generazione’ . Mentre la madre, Mandy, si nascondeva nella sua casa, i jihadisti hanno prima ucciso il cagnolino di Emily e poi le hanno sparato a una mano e una gamba. Oggi la giovane appare nelle prime foto senza due dita della mano, il medio e l’anulare. Poi è stata costretta a salire nella sua auto con altri due amici del kibbutz, Gali e Ziv Berman, tuttora prigionieri di Hamas a Gaza. Emily è sempre stata una fan sfegatata del Tottenham Hotspur: la squadra e il suo club di fan si sono stretti attorno a lei tenendo diversi raduni fuori dallo stadio. “Il governo di Israele accoglie con affetto le tre donne liberate”, ha dichiarato il premier Benyamin Netanyahu dopo il rilascio. Poi il suo ufficio ha diffuso le foto delle tre ragazze mentre abbracciano le loro mamme.

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