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Cronache

Trovati morti i due bambini scomparsi ieri a Manfredonia

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Le due biciclette appoggiate al muro perimetrale del podere nelle campagne tra Manfredonia e Zapponeta, in località Fonterosa nel Foggiano, fanno pensare al simbolo della spensieratezza di tutti i bambini soliti andare in bici soprattutto nelle zone di campagna. Come certamente facevano i due fratellini di sette e sei anni, annegati nel vascone di irrigazione a pochissimi metri dalla loro abitazione, esattamente di fronte l’ingresso del podere a due piani, dove i piccoli vivevano con i genitori, due giovani rumeni, e due fratelli, una bambina di otto anni e un neonato di quasi due mesi. Quelle bici ora, per chi per ore li ha cercati, sono il simbolo della scomparsa dei due fratellini, i cui corpi sono stati estratti dal vascone intorno alla mezzanotte di ieri dal nucleo sommozzatori dei Vigili del Fuoco, proveniente da Bari.

A distanza di una decina di minuti l’uno dall’altro, i corpi dei due bambini finiti in fondo al vascone profondo tre metri sono riemersi. La Procura di Foggia ha aperto un’inchiesta per omicidio colposo al momento a carico di ignoti. Non ci sono indagati e l’inchiesta dovrà determinare con precisione i termini della tragedia ed eventuali profili di responsabilità a carico di qualcuno. Non sarà effettuata l’autopsia e quindi c’è il nulla osta per la celebrazione dei funerali che saranno domani pomeriggio alle 16 nella Cattedrale di Manfredonia alla presenza del Vescovo Padre Moscone. Da quanto si è appreso relativamente ai tempi in cui si è sviluppata la tragedia, l’allarme è scattato da parte dei genitori nel tardo pomeriggio di ieri quando, tra le 18,30 e le 19 la coppia, che aveva riposato nel pomeriggio, si è resa conto della loro assenza. Dopo averli cercati nei dintorni, hanno dato l’allarme al 113, chiedendo l’intervento della Polizia. Sul posto gli agenti del Commissariato di Manfredonia, che hanno perlustrato la zona e notato il vascone di irrigazione, hanno chiesto l’ausilio dei Vigili del Fuoco. Sul posto, alle 21,36, è giunta la Squadra da Manfredonia, che, con l’ausilio di fotocellule, considerata l’assenza quasi totale di illuminazione, ha iniziato ad effettuare le ricerche, richiedendo, nel frattempo, l’ausilio del nucleo sommozzatori. Poco dopo il tragico ritrovamento.

“E’ stata una notte terribile per tutti gli uomini impiegati nelle ricerche”, ha sottolineato stamani il Comandante provinciale dei Vigili del Fuoco di Foggia Domenico De Pinto. Sul posto una dozzina di operatori, tra Vigili del Fuoco e nucleo sommozzatori. Al lavoro da ieri, gli agenti di Polizia, coordinati dalla Procura di Foggia, per stabilire con precisione i contorni dell’accaduto. Resta in piedi l’ipotesi che i piccoli, per cercare refrigerio in un pomeriggio assolato nelle campagne del Tavoliere dove la temperatura ieri ha fatto registrare punte di 40 gradi, abbiano deciso di entrare nel vascone, che, tuttavia, è recintato da una rete metallica, tranne in un punto preciso dove si nota un grosso foro che potrebbe essere stato praticato dai bambini o potrebbe essere antecedente alla disgrazia. In quel punto, prima i genitori e poi gli investigatori, hanno notato le ciabattine dei piccoli, segno che fin lì erano giunti indossandole, per poi toglierle, abbassarsi per entrare nel foro, salire l’argine alto un metro e mezzo circa ed entrare in acqua. “Non è possibile che i bambini abbiano deciso di farsi il bagno. Non lo hanno mai fatto. Erano soliti giocare con le rane davanti il casolare o girare sempre qui davanti”, sottolinea uno zio. Per cui è impossibile abbiano deciso di entrare nel vascone spontaneamente. Magari sono scivolati rincorrendo le rane”, conclude. Il papà dei due bambini è un bracciante agricolo. Entrambi i genitori sono dipendenti, regolarmente assunti, dell’azienda agricola dove risiedono, che ricade nel territorio di Zapponeta.

“Una famiglia ben integrata nel tessuto sociale della zona, che vive in quel podere da diversi anni ormai”, sottolineano dall’amministrazione comunale di Manfredonia, a cui non risultano problemi di alcuna natura. La zona dove si è verificata la disgrazia non è coperta dal sistema di videosorveglianza. Per cui solo attraverso le indagini tecniche e l’ascolto dei familiari dei piccoli sarà possibile ricostruire i contorni della disgrazia.

 

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Lavoratore 21enne morto a Scafati in un incidente

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Lavorava in nero il 21enne Alessandro Panariello, che ieri è morto in un incidente avvenuto a Scafati, in provincia di Salerno, mentre lavorava in un palazzo in pieno centro. A denunciarlo sono gli avvocati Gennaro Caracciolo e Agostino Russo dello Studio Forensis, che assistono la famiglia del giovane lavoratore. Secondo le prime ricostruzioni Panariello è rimasto ucciso da una lastra d’acciaio caduta dalla carrucola che stava sollevando. “L’unica cosa della dinamica che abbiamo saputo – spiegano i legali – è che Panariello era giù e un altro lavoratore era su quando gli è caduta addosso la lastra, e che era ancora vivo mentre lo portavano in ospedale”.

“Siamo morti insieme al nostro Alessandro – fanno sapere tramite gli avvocati la madre Flora, il compagno di quest’ultima (il papà di Alessandro è morto da anni) e la fidanzata del 21enne, Annachiara – ma faremo di tutto affinché giustizia venga fatta; sporgeremo querela contro il datore di lavoro, anche perché il povero Alessandro non era regolare, nonostante avesse sempre chiesto di avere un contratto di lavoro. Ora la nostra vita è cambiata per sempre. Saremo destinati ad andare avanti con la morte nel cuore perché niente e nessuno potrà restuirci il nostro Alessandro”. Il 21enne aiutava economicamente, nonostante la sua giovane età, l’intera famiglia.

“Queste morti – dice l’avvocato Caracciolo – accadono perché non c’è la giusta cultura sulla prevenzione degli infortuni sul lavoro, non c’è la giusta cultura nelle aziende e non si provvede all’adozione dei giusti modelli di gestione e controllo delle procedure aziendali e quindi del modo di lavorare. Dunque non si fa nulla per prevenire tali situazioni; si tratta di un problema soprattutto culturale che nel sud Italia è ancora più pesante”.

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Turista Usa denunciata a Capri per furto con destrezza

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Dopo aver acquistato un articolo, ha misurato un bracciale in ottone del valore di 500 euro e, approfittando della distrazione della commessa, lo ha fatto scivolare all’interno della sua borsa, per poi allontanarsi. E’ successo nei giorni scorsi in una boutique di Capri. La donna – una turista statunitense – è stata però identificata perchè, avendo effettuato il pagamento col sistema “tax free”, ha consegnato il suo documento all’esercente commerciale. Questo ha consentito agli agenti del locale commissariato di identificarla e, poco dopo, di rintracciarla in una struttura ricettiva dell’isola, dove è stata trovata in possesso del bracciale rubato. La turista è stata denunciata all’autorità giudiziaria per furto con destrezza.

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Nappi, il Comune si preoccupi del degrado della Galleria Umberto

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“È assurdo e paradossale che davanti al degrado totale che attanaglia la Galleria Umberto I, ci si preoccupi prima di tutto di smantellare il salottino allestito per l’inaugurazione dello store Mondadori. Le irregolarità vanno sempre combattute e sanzionate, ma allo stesso modo mi chiedo: il Comune perché non interviene anche per riportare il decoro in uno dei luoghi simbolo della città? Perché continua a non vedere la sporcizia che interessa ogni angolo della struttura storica, l’accampamento di clochard, le facciate dei palazzi dai colori diversi, i vetri rotti e tutto ciò che mortifica e arreca danno all’immagine di Napoli  e dei napoletani?”. Lo afferma Severino Nappi, capogruppo della Lega nel Consiglio regionale della Campania.

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