In Sudafrica, nei prossimi mesi, potrebbe scoppiare un caso Putin. Il governo di Pretoria infatti ha annunciato che il leader russo otterrà l’immunità diplomatica per partecipare al vertice dei Brics a fine agosto, nonostante il mandato d’arresto nei suoi confronti emesso dalla Corte Penale Internazionale per crimini di guerra in Ucraina. Tale immunità, ha puntualizzato l’esecutivo sudafricano, verrà concessa in modo automatico a tutti i leader ed i rappresentanti stranieri. Tuttavia l’opposizione, e una parte della comunità internazionale, teme che si tratti di una manovra del regime amico di Mosca per impedire l’arresto dello zar. Non a caso, la stessa Cpi ha subito lanciato un appello alle autorità locali a “cooperare”.
La partecipazione di Putin al summit Brics non è affatto certa, perché il Cremlino si è limitato a riferire che la rappresentanza russa sarà del “dovuto livello”. E in attesa che il leader russo sciolga la riserva, il Sudafrica non si è sbilanciato sulle sue mosse. Nonostante abbia aderito al trattato istitutivo della Cpi. Il ministero degli esteri, in una nota, ha fatto sapere che “si tratta di un conferimento standard di immunità per tutte le conferenze e i vertici internazionali”. E tale protezione, si assicura, “non annulla alcun mandato emesso da un tribunale internazionale nei confronti di un partecipante alla conferenza”. Al contrario, secondo il principale partito di opposizione, l’Alleanza Democratica, l’iniziativa del governo è un passo preparatorio per fornire copertura legale alla visita di Putin. Un sospetto alimentato dalle dichiarazioni del capo dell’esercito, Rudzani Maphwanya, che ha già messo le mani avanti: “Non possiamo arrestare Putin, è prerogativa della polizia”.
Anche i media locali hanno colto l’ambiguità della nota ufficiale del governo, lasciando intendere che si stia preparando il terreno per trovare una via legale e far intervenire Putin al vertice Brics. I rapporti tra i due Paesi, del resto, sono caratterizzati da una solida partnership, e non a caso il Sudafrica si è rifiutato di condannare l’invasione russa dell’Ucraina. Anzi, è l’accusa degli Stati Uniti, avrebbe persino fornito armi e munizioni a Mosca nei mesi scorsi, in segreto. All’Aja gli inquirenti della Cpi restano alla finestra, ma i precedenti non autorizzano all’ottimismo. Già nel 2015 Pretoria si era rifiutata di eseguire il mandato d’arresto per crimini di guerra contro l’allora presidente sudanese Omar Hasan Ahmad al-Bashir in missione per un vertice dell’Unione Africana. Sostenendo che godesse dell’immunità in quanto rappresentante di un Paese. Ma la posizione della Corte Penale, allora come oggi, non è cambiata: “I Paesi che ospitano i vertici internazionali hanno l’obbligo legale di cooperare nel quadro dello statuto di Roma”. E quindi, le immunità concesse a un individuo in forza del diritto interno di un Paese o del diritto internazionale consuetudinario, non vietano alla Corte di esercitare la sua competenza nei confronti di quell’individuo. Che quindi può – e deve – essere arrestato.