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Politica

Caos tessere Pd, la Campania accende scontro fra mozioni

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Il teatro della prima vera tenzone di un congresso finora all’insegna del fair play è stata la Campania, dove c’è stato un frontale fra due pezzi di peso del Pd: il coordinatore della mozione di Elly Schlein, Francesco Boccia, contro Pina Picierno, che corre in tandem con Stefano Bonaccini per la guida del partito. Il primo ad accelerare è stato Boccia, commissario del Pd campano fresco di dimissioni. “Sono indignato da quello che sta succedendo a Caserta – ha detto – dove in alcuni casi non c’è praticabilità di campo”. Il riferimento è al caos tesseramenti, che ha provocato il rinvio dei voti nei circoli. Emblematico il caso di Sessa Aurunca, dove c’è stato un anomalo boom di richieste di iscrizioni on line: 1.050 a fronte dei 1.200 voti ottenuti dal Pd alle ultime politiche.

“Quello che è accaduto a Caserta è molto grave. Mi auguro di sentire le stesse parole da chi appoggia altri candidati”, ha aggiunto Boccia, chiamando in causa anche Pina Picierno, che è campana. “Per me e per la mozione Bonaccini non esistono zone di tolleranza – è stata la risposta – E dico a Boccia che usare strumentalmente questa discussione non rende onore alla battaglia per la legalità che dovremmo condurre insieme”.

Lo scontro sulle tessere si è acceso mentre quello sui numeri sembrava destinato a perdere vigore. I candidati alla guida del Pd – Bonaccini, Schlein, Gianni Cuperlo e Paola De Micheli – hanno firmato la tregua: dopo giorni di scontri a suon di percentuali di voti nei congressi dei circoli, di confronti fra chi fosse avanti in quella città o in quella regione, il pallino è passato alla commissione di garanzia, chiamata a gestire la comunicazione dei dati. Fino al 12 febbraio (il 19 per Lazio e Lombardia, dove c’è l’impegno delle Regionali), saranno infatti gli iscritti a scegliere fra i quattro in corsa. Poi, i primi due classificati in questo primo scontro “interno”, il 26 febbraio si confronteranno alle primarie, che saranno aperte anche ai non iscritti.

Lo scontro sulle tessere è stato duro proprio per l’importanza del voto nei circoli. Non caso, ci sono stati ricorsi non solo in Campania. In Calabria ne ha presentato uno il comitato che sostiene la candidatura di Cuperlo: “Da un primo fugace esame – è scritto in un passaggio – risulta che gli iscritti della federazione di Cosenza sono passati in un solo giorno, dal 30 gennaio al 31, da circa 2300 agli attuali 3976, con un incremento di 1600 tesserati”.

E anche in un circolo di Taranto ci sarebbero state anomalie, così come in Sardegna: sull’isola ci sono 150 tessere sospette. La corsa è comunque avviata e l’esito della prima fase sembra scontato, con Bonaccini e Schlein al ballottaggio dei gazebo. Dal comitato del presidente dell’Emilia Romagna si guarda con ottimismo ai numeri: il vantaggio, al momento stimato a due cifre, è considerato un ottimo viatico per le primarie. Ma i sostenitori di Schlein sono fiduciosi: “Alla vigilia – è il commento – il distacco pronosticato era maggiore. E poi ai gazebo non ci saranno solo gli iscritti e quindi la partita è aperta”. Intanto, nel Pd si confida nel fatto che il caso Delmastro – con lo scontro fra Pd e FdI – e le campagne elettorali dei quattro candidati abbiano rivitalizzato i consensi verso il partito. E questo potrà aiutare l’affluenza alle primarie.

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Napoli

De Luca: Manfredi smentisca consulenze a docenti Federico II

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Il presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca, chiede al commissario di Bagnoli, vale a dire il sindaco di Napoli, Gaetano Manfredi, di smentire quanto “sostengono gli esponenti di Fratelli d’Italia di Napoli in merito alle consulenze a docenti della Federico II”. “Io suggerirei al commissario di smentire queste illazioni oppure di fornire l’elenco delle consulenze date a docenti della Federico II per stroncare e bloccare eventuali speculazioni”, ha sottolineato De Luca.

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In Evidenza

Ancora un Commissario: per il granchio blu e per la peste suina

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Parola mantenuta sul decreto di sostegno all’agricoltura preannunciato, a metà marzo a Roma, dal ministro Francesco Lollobrigida alla Conferenza organizzativa della Cia-Agricoltori Italiani, e frutto della collaborazione di più ministeri, – a partire da Difesa, Ambiente, Salute, Turismo – , nonché di ulteriori confronti con tutte le organizzazioni di rappresentanza del settore primario. Oggi ha preso forma in dodici articoli e verrà presentato la prossima settimana in Consiglio dei ministri. Al traguardo di un working in progress reso noto in più occasioni dallo stesso ministro Lollobrigida, ma senza fornire i dettagli sulle misure di aiuto “per rispetto – ha detto – del Cdm dove verrà discusso”. L’obiettivo dichiarato, durante la 75/ma assemblea di Fruitimprese, è quello di affrontare non solo le situazioni critiche ma anche per mettere in campo una strategia volta a migliorare i controlli del settore e altre questioni che riguardano “un mondo che deve essere protetto, salvaguardato e promosso”, ha sottolineato Lollobrigida.

Stando all’ultima bozza del provvedimento, il dl Agricoltura di prossimo varo prevede aiuti alle imprese danneggiate dalla guerra in Ucraina ma anche dal proliferare del granchio blu per cui arriva un commissario straordinario nazionale in carica fino al 2026, o per i produttori colpiti dalla “moria dei kiwi”, oltre a nuovi interventi per arginare la peste suina e il rafforzamento del contrasto alle pratiche sleali. E per limitare l’uso del suolo agricolo si dispone che “le zone classificate agricole dai vigenti piani urbanistici sono aree non idonee all’istallazione degli impianti fotovoltaici con moduli collocati a terra”. La società “Sistema informatico nazionale per lo sviluppo dell’Agricoltura – Sin Spa” viene incorporata nell’Agenzia per le erogazione in Agricoltura, Agea.

Inoltre per far fronte alla complessa situazione epidemiologica derivante dalla diffusione delle Peste suina africana (Psa) i piani di contrasto al proliferare dei cinghiali lungo l’intera Penisola verranno attuati anche mediante il personale delle Forze armate, previa frequenza di specifici corsi di formazione e mediante l’utilizzo di idoneo equipaggiamento. Sarà coinvolto un contingente di massimo 177 unità, e per un periodo non superiore a 12 mesi, con spese a carico, viene precisato nel testo, del Commissario straordinario preposto al contrasto Psa.

Il decreto guarda anche al settore pesca e dell’acquacoltura per contenere gli effetti della crisi economica conseguente alla diffusione del granchio blu. Le imprese della comparto che nel 2023 hanno subito una riduzione del volume d’affari, pari almeno al 20 per cento rispetto all’anno precedente, previa autocertificazione potranno avvalersi della sospensione per 12 mesi delle rate dei mutui e degli altri finanziamenti a rimborso rateale, cambiali agrarie comprese. “In questo provvedimento – ha sottolineato Lollobrigida uscendo da Palazzo Chigi – ci saranno alcune delle cose che avevamo garantito. Sul granchio blu abbiamo fatto molto, e bisogna fare ancora di più: bisogna avere una strategia di carattere italiano ed europeo non solo per arginare i danni che vengono provocati ma anche per trovare una soluzione definitiva”.

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Politica

Pichetto: norme per il nucleare entro la legislatura

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Entro questa legislatura, il governo Meloni vuole varare tutta la normativa necessaria per reintrodurre il nucleare in Italia. Questo perché i primi reattori a fissione di 4/a generazione, quelli su cui punta l’esecutivo, dovrebbero andare in produzione alla fine del decennio. E per quella data, il governo vuole avere pronto il quadro giuridico per installarli e farli funzionare. Il ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica, Gilberto Pichetto, ha annunciato i suoi obiettivi in una intervista a Radio 24. Alla domanda del giornalista se entro la legislatura potrà essere cambiato il quadro legislativo sul nucleare, Pichetto ha risposto “sì. Io ce la metto tutta. Questo è il mandato del governo e del Parlamento”.

Il ministro ha spiegato più volte che non vuole tornare alle grandi centrali, come in Francia, ma puntare sugli “small modular reactors”, il nucleare di 4/a generazione: in pratica, motori di sommergibili chiusi dentro cilindri di metallo, economici e facili da costruire e da gestire. Quattro moduli da 100 megawatt, installati insieme, forniscono l’elettricità di una centrale a gas. Secondo Pichetto, potrebbero essere direttamente i consorzi industriali a farsi la “loro” centrale. Ma i tempi per avere i piccoli reattori modulari, ha spiegato oggi il ministro, “sono 2, 3, 4 anni, il prodotto non c’è ancora.

Si parla di avere le condizioni di produzione di questi piccoli reattori alla fine di questo decennio. Vuol dire che in questa legislatura dobbiamo avere tutto a posto” dal punto di vista giuridico. Pichetto il 27 aprile ha incaricato il giurista Giovanni Guzzetta di di costituire un gruppo di lavoro per ridisegnare tutta la normativa sul nucleare in Italia, in vista del ritorno delle centrali atomiche nel nostro paese. La questione non è secondaria.

Dopo l’abbandono del nucleare nel 1987, nel nostro Paese non c’è più una disciplina sulle autorizzazioni degli impianti e sul loro funzionamento. E non ci sono neppure le fondamentali normative sulla sicurezza. Senza leggi e regolamenti, non si possono riaprire le centrali. Il ceo di Newcleo, la principale società italiana per il nucleare, Stefano Buono, giorni fa fa ha dichiarato che “se il quadro normativo verrà stabilito rapidamente, potremmo prevedere di dispiegare i primi Small Modular Reactors in Italia entro il 2033”. Ma il rinnovo delle regole non è l’unico problema.

Gli italiani hanno detto no al nucleare due volte, con i referendum del 1987 e del 2011. Il governo sostiene che questi no non sono più validi, perché si riferiscono alle grandi centrali di 3/a generazione, e non agli small modular reactors. Ma l’opposizione all’atomo resta forte nel Paese: l’opposizione di sinistra è contraria, e così gli ambientalisti, convinti che il nucleare sia inutile e costoso, e che occorra invece puntare sulle rinnovabili. In caso di ritorno all’atomo, un nuovo referendum è un’ipotesi tutt’altro che improbabile, e dall’esito incerto. E poi c’è la questione del deposito nazionale delle scorie nucleari, mai realizzato da decenni, per le fortissime opposizioni popolari. Pichetto ha detto che punta a individuare il sito entro la legislatura, fra le 51 ipotesi individuate dalla Sogin (la società pubblica per lo smantellamento delle centrali), in Piemonte, Lazio, Basilicata, Puglia, Sicilia e Sardegna.

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