Collegati con noi

Politica

Manovra al rush finale: taglio cuneo per lavoratori, aiuti a famiglie con redditi bassi

Pubblicato

del

Priorità ai redditi bassi e al caro bollette. E’ intorno a questi due cardini che il governo lavora a ultimare la scelta dei provvedimenti che andranno a comporre la manovra. Un menù da completare con risorse limitate (su una manovra da circa 30-32 miliardi, 21 in deficit andranno all’energia e solo 8-9 miliardi al resto) e tempi strettissimi (lunedì la legge di bilancio sarà sul tavolo del consiglio dei ministri). Tante le misure sul piatto, dall’azzeramento dell’Iva sui beni primari alla ‘tregua fiscale’, dal taglio del cuneo al sostegno alla natalità. Nulla però è ancora definitivo, ripetono dal governo. Queste ultime ore saranno dunque decisive. Mentre la premier Giorgia Meloni garantisce: arriveranno “importanti iniziative”.

Il rush finale verso il traguardo di lunedì è scattato con il vertice di governo di ieri sera. “Ho riunito le forze di maggioranza e i ministri competenti per discutere dei provvedimenti da inserire” in manovra, spiega la presidente del consiglio sui social. E mentre su un altro fronte caldo, quello delle autonomie, si registra l’apertura di Calderoli ad una proposta della Campania che potrebbe servire a sbloccare l’impasse, Meloni cerca di rassicurare in vista della manovra: “Siamo al lavoro su una legge finanziaria attenta a famiglie e imprese, con particolare attenzione ai redditi bassi. Un provvedimento per fronteggiare il caro bollette e sostenere milioni di cittadini”.

Su questo ha promesso di tenere la barra dritta il ministro dell’economia Giancarlo Giorgetti: la linea è quella della “prudenza”, ripete alle forze politiche, appellandosi al loro senso di responsabilità. E sulle tante misure circolate dopo il vertice e riportate oggi dai quotidiani precisa: “si tratta di mere ipotesi presentate nel corso della riunione che sono in corso di valutazione politica”. E’ invece praticamente certo il taglio del cuneo fiscale: il governo vuole “non solo finanziare” la misura anche per il 2023, “ma anche aumentarla – assicura Giorgetti – per i redditi più bassi dei lavoratori”.

L’obiettivo indicato dal titolare del Tesoro è portare il taglio del cuneo a 3 punti, dagli attuali 2, che costano circa 3,5 miliardi (la spesa lieviterebbe così a circa 5 miliardi). Resta da capire come verrà ripartito il beneficio: il governo Draghi l’aveva destinato tutto ai lavoratori, questa volta la scelta politica sarebbe di dare una quota alle imprese, ma la quota non è ancora definita (Confindustria chiede due terzi ai lavoratori e un terzo alle imprese). Sul fronte lavoro sale intanto il pressing di Forza Italia per un intervento che spinga le aziende ad assumere giovani, con zero tasse per i neo assunti under34: “produrrà oltre un milione di posti di lavoro”, promette Silvio Berlusconi.

I due terzi delle risorse della manovra andranno al caro-energia (tra le misure, crediti di imposta al 35% e sconto per benzina e diesel), ma il governo considera prioritario anche sostenere maggiormente famiglia e la natalità: vanno in questa direzione le ipotesi di riduzione o azzeramento dell’Iva su pane, pasta e latte e Iva ridotta al 5% sui prodotti per l’infanzia e assorbenti; ma anche quella di aumentare l’assegno unico per le famiglie con più di 4 figli o con gemelli. Il pacchetto di misure a favore della famiglia dovrebbe valere complessivamente un miliardo.

Ma gli interventi non convincono i consumatori che bollano il taglio dell’Iva su pasta, pane e latte come un “finto risparmio” e calcolano un beneficio di soli 22 euro l’anno a famiglia. Nel capitolo pensioni la strada sembra spianata verso ‘quota 103’ (41 anni di contributi e 62 di età) come soluzione ponte per superare la Fornero, insieme alla proroga di Opzione donna e Ape sociale. Le risorse dovrebbero arrivare dalla stretta sul Reddito di cittadinanza: si punterebbe a risparmiare 1,5-1,8 miliardi togliendolo entro sei mesi agli ‘occupabili’ e limitandolo a chi risiede in Italia.

E se l’estensione della flat tax resterebbe limitata a partite Iva e autonomi (la soglia sale a 85mila euro, mentre non è chiaro il destino dell’ipotesi di una tassa incrementale), la tanto promessa ‘pace fiscale’ si ridimensiona: sembra ormai fuori dai giochi lo scudo per il rientro dei capitali all’estero, mentre per le cartelle si va verso lo stralcio di quelle fino a mille euro e la riduzione di sanzioni e interessi, con rateizzazione in 5 anni, per le altre.

Advertisement

Napoli

De Luca: Manfredi smentisca consulenze a docenti Federico II

Pubblicato

del

Il presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca, chiede al commissario di Bagnoli, vale a dire il sindaco di Napoli, Gaetano Manfredi, di smentire quanto “sostengono gli esponenti di Fratelli d’Italia di Napoli in merito alle consulenze a docenti della Federico II”. “Io suggerirei al commissario di smentire queste illazioni oppure di fornire l’elenco delle consulenze date a docenti della Federico II per stroncare e bloccare eventuali speculazioni”, ha sottolineato De Luca.

Continua a leggere

In Evidenza

Ancora un Commissario: per il granchio blu e per la peste suina

Pubblicato

del

Parola mantenuta sul decreto di sostegno all’agricoltura preannunciato, a metà marzo a Roma, dal ministro Francesco Lollobrigida alla Conferenza organizzativa della Cia-Agricoltori Italiani, e frutto della collaborazione di più ministeri, – a partire da Difesa, Ambiente, Salute, Turismo – , nonché di ulteriori confronti con tutte le organizzazioni di rappresentanza del settore primario. Oggi ha preso forma in dodici articoli e verrà presentato la prossima settimana in Consiglio dei ministri. Al traguardo di un working in progress reso noto in più occasioni dallo stesso ministro Lollobrigida, ma senza fornire i dettagli sulle misure di aiuto “per rispetto – ha detto – del Cdm dove verrà discusso”. L’obiettivo dichiarato, durante la 75/ma assemblea di Fruitimprese, è quello di affrontare non solo le situazioni critiche ma anche per mettere in campo una strategia volta a migliorare i controlli del settore e altre questioni che riguardano “un mondo che deve essere protetto, salvaguardato e promosso”, ha sottolineato Lollobrigida.

Stando all’ultima bozza del provvedimento, il dl Agricoltura di prossimo varo prevede aiuti alle imprese danneggiate dalla guerra in Ucraina ma anche dal proliferare del granchio blu per cui arriva un commissario straordinario nazionale in carica fino al 2026, o per i produttori colpiti dalla “moria dei kiwi”, oltre a nuovi interventi per arginare la peste suina e il rafforzamento del contrasto alle pratiche sleali. E per limitare l’uso del suolo agricolo si dispone che “le zone classificate agricole dai vigenti piani urbanistici sono aree non idonee all’istallazione degli impianti fotovoltaici con moduli collocati a terra”. La società “Sistema informatico nazionale per lo sviluppo dell’Agricoltura – Sin Spa” viene incorporata nell’Agenzia per le erogazione in Agricoltura, Agea.

Inoltre per far fronte alla complessa situazione epidemiologica derivante dalla diffusione delle Peste suina africana (Psa) i piani di contrasto al proliferare dei cinghiali lungo l’intera Penisola verranno attuati anche mediante il personale delle Forze armate, previa frequenza di specifici corsi di formazione e mediante l’utilizzo di idoneo equipaggiamento. Sarà coinvolto un contingente di massimo 177 unità, e per un periodo non superiore a 12 mesi, con spese a carico, viene precisato nel testo, del Commissario straordinario preposto al contrasto Psa.

Il decreto guarda anche al settore pesca e dell’acquacoltura per contenere gli effetti della crisi economica conseguente alla diffusione del granchio blu. Le imprese della comparto che nel 2023 hanno subito una riduzione del volume d’affari, pari almeno al 20 per cento rispetto all’anno precedente, previa autocertificazione potranno avvalersi della sospensione per 12 mesi delle rate dei mutui e degli altri finanziamenti a rimborso rateale, cambiali agrarie comprese. “In questo provvedimento – ha sottolineato Lollobrigida uscendo da Palazzo Chigi – ci saranno alcune delle cose che avevamo garantito. Sul granchio blu abbiamo fatto molto, e bisogna fare ancora di più: bisogna avere una strategia di carattere italiano ed europeo non solo per arginare i danni che vengono provocati ma anche per trovare una soluzione definitiva”.

Continua a leggere

Politica

Pichetto: norme per il nucleare entro la legislatura

Pubblicato

del

Entro questa legislatura, il governo Meloni vuole varare tutta la normativa necessaria per reintrodurre il nucleare in Italia. Questo perché i primi reattori a fissione di 4/a generazione, quelli su cui punta l’esecutivo, dovrebbero andare in produzione alla fine del decennio. E per quella data, il governo vuole avere pronto il quadro giuridico per installarli e farli funzionare. Il ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica, Gilberto Pichetto, ha annunciato i suoi obiettivi in una intervista a Radio 24. Alla domanda del giornalista se entro la legislatura potrà essere cambiato il quadro legislativo sul nucleare, Pichetto ha risposto “sì. Io ce la metto tutta. Questo è il mandato del governo e del Parlamento”.

Il ministro ha spiegato più volte che non vuole tornare alle grandi centrali, come in Francia, ma puntare sugli “small modular reactors”, il nucleare di 4/a generazione: in pratica, motori di sommergibili chiusi dentro cilindri di metallo, economici e facili da costruire e da gestire. Quattro moduli da 100 megawatt, installati insieme, forniscono l’elettricità di una centrale a gas. Secondo Pichetto, potrebbero essere direttamente i consorzi industriali a farsi la “loro” centrale. Ma i tempi per avere i piccoli reattori modulari, ha spiegato oggi il ministro, “sono 2, 3, 4 anni, il prodotto non c’è ancora.

Si parla di avere le condizioni di produzione di questi piccoli reattori alla fine di questo decennio. Vuol dire che in questa legislatura dobbiamo avere tutto a posto” dal punto di vista giuridico. Pichetto il 27 aprile ha incaricato il giurista Giovanni Guzzetta di di costituire un gruppo di lavoro per ridisegnare tutta la normativa sul nucleare in Italia, in vista del ritorno delle centrali atomiche nel nostro paese. La questione non è secondaria.

Dopo l’abbandono del nucleare nel 1987, nel nostro Paese non c’è più una disciplina sulle autorizzazioni degli impianti e sul loro funzionamento. E non ci sono neppure le fondamentali normative sulla sicurezza. Senza leggi e regolamenti, non si possono riaprire le centrali. Il ceo di Newcleo, la principale società italiana per il nucleare, Stefano Buono, giorni fa fa ha dichiarato che “se il quadro normativo verrà stabilito rapidamente, potremmo prevedere di dispiegare i primi Small Modular Reactors in Italia entro il 2033”. Ma il rinnovo delle regole non è l’unico problema.

Gli italiani hanno detto no al nucleare due volte, con i referendum del 1987 e del 2011. Il governo sostiene che questi no non sono più validi, perché si riferiscono alle grandi centrali di 3/a generazione, e non agli small modular reactors. Ma l’opposizione all’atomo resta forte nel Paese: l’opposizione di sinistra è contraria, e così gli ambientalisti, convinti che il nucleare sia inutile e costoso, e che occorra invece puntare sulle rinnovabili. In caso di ritorno all’atomo, un nuovo referendum è un’ipotesi tutt’altro che improbabile, e dall’esito incerto. E poi c’è la questione del deposito nazionale delle scorie nucleari, mai realizzato da decenni, per le fortissime opposizioni popolari. Pichetto ha detto che punta a individuare il sito entro la legislatura, fra le 51 ipotesi individuate dalla Sogin (la società pubblica per lo smantellamento delle centrali), in Piemonte, Lazio, Basilicata, Puglia, Sicilia e Sardegna.

Continua a leggere

In rilievo

error: Contenuto Protetto