Collegati con noi

Cronache

L’assassino ceceno di Ciatti non si presenta in Aula, forse è fuggito

Pubblicato

del

Non c’e’ pace per la famiglia di Niccolo’ Ciatti. L’uomo condannato in primo grado a 15 anni per aver ucciso il ragazzo fiorentino nel 2017 a Lloret de Mar (Spagna), Rassoul Bissoultanov non si e’ presentato all’udienza convocata a Girona per valutare la sua possibile carcerazione preventiva. Ne’ autorita’ giudiziarie ne’ avvocati si sono per ora detti a conoscenza di dove si trovi. E cosi’, la preoccupazione piu’ grande per il papa’ del giovane, Luigi Ciatti, diventa un’ipotesi possibile. “Era chiaro che sarebbe scappato, e’ sempre stato tra i nostri timori”, e’ il suo commento. Il giudice responsabile del caso ha dunque accettato la richiesta dell’accusa di emettere un mandato d’arresto internazionale e l’ordine dovrebbe diventare effettivo a partire da domani, dopo esser stato notificato alle parti. Nel frattempo, rimane in vigore la misura cautelare del ritiro del passaporto, gia’ autorizzata in precedenza per impedire a Bissoultanov di abbandonare la Spagna. Il condannato, di origini cecene, aveva affrontato da uomo libero il processo di Girona per l’omicidio di Ciatti, iniziato il 30 maggio: aveva infatti gia’ scontato quattro anni di carcere preventivo come principale accusato, il massimo consentito nel Paese iberico. Bissoultanov e’ stato considerato dal Tribunale Provinciale di Girona colpevole di omicidio volontario e condannato al minimo della pena previsto per questo reato dalle leggi locali. La giuria popolare chiamata a valutare il caso ha infatti considerato provato che, dopo “una discussione” all’interno di una discoteca di Lloret de Mar — dove Niccolo’ si trovava in vacanza con amici —, il ceceno lo colpi’ fatalmente con un calcio alla testa, intenzionato a ucciderlo. Ma il giudice che ha poi stabilito la pena in base a quel verdetto ha spiegato di aver dovuto tenere in conto che la dinamica dei fatti dava spazio a un’interpretazione piu’ clemente rispetto a quanto sostenuto dal pm e dalla famiglia della vittima (che chiedevano una pena di 24 anni). Luigi Ciatti ha accolto con indignazione e parole durissime quella decisione. “Ci troviamo di fronte persone che dovrebbero essere dalla nostra parte”, ha scritto su Facebook in quel frangente, in riferimento alla corte spagnola, “invece sono al fianco degli assassini”. A Girona, i parenti piu’ stretti del ragazzo fiorentino, ucciso a soli 22 anni, avevano visto di persona Bissoultanov per la prima volta: “”Gli ho detto in faccia che e’ un assassino, e glielo ridirei sempre”, aveva raccontato allora Luigi Ciatti. Gia’ in quei giorni, dopo la conclusione del processo, il padre di Niccolo’ si era detto preoccupato dalla possibilita’ che Bissoultanov, imputato insieme all’amico Movsar Magomedov poi assolto, riuscisse a sfuggire alla giustizia. Cosa gia’ successa, di fatto, qualche mese prima anche in Italia, dove il ceceno fu estradato e messo in carcere dopo esser stato rilasciato dalle autorita’ spagnole e successivamente arrestato in Germania. In quel caso, la decisione di lasciarlo libero fu della Corte d’Assise di Roma, poi sconfessata dalla Cassazione, ma troppo tardi: Bissoultanov era gia’ tornato in Spagna, dove in quel momento non poteva piu’ essere messo in carcere preventivo. “Il vero problema – aggiunge l’avvocato della famiglia Agnese Usai – e’ che Bissoultanov in Italia e’ stato scarcerato, ce l’avevamo qua ed e’ stato scarcerato. Continua a prenderci in giro”. Da parte sua, l’avvocato difensore di Bissoultanov dice di non aver avuto notizie del suo assistito per una settimana. “Si dev’essere spaventato, non vuole tornare in “carcere”, ha dichiarato all’agenzia di stampa catalana Acn. Politici italiani di vario segno hanno mostrato indignazione per la notizia. “E’ una seconda e ingiusta pugnalata”, ha scritto su Twitter il sindaco di Firenze, Dario Nardella. “Le istituzioni spagnole facciano di tutto per fermarlo”.

Advertisement

Cronache

Guida ubriaco, si scontra con 3 moto e muore centauro, arrestato

Pubblicato

del

E’ risultato positivo all’alcol test il conducente della Fiat Punto che oggi si è scontrato con tre moto lungo la statale 108 bis “Silana di Cariati” che porta a Lorica. Nell’urto un centauro 37enne di Settingiano (Catanzaro) è morto, e altri due sono rimasti gravemente feriti. Dopo i risultati, i carabinieri della Compagnia di Cosenza hanno arrestato l’uomo, un 41enne, con l’accusa di omicidio stradale e lo hanno posto ai domiciliari.

Continua a leggere

Cronache

Scossa di terremoto di magnitudo 3.1 fa tremare il Vesuvio, molta paura ma nessun danno

Pubblicato

del

Un terremoto di magnitudo 3.1 della Scala Richter ha colpito alle 5,55 alle pendici del Vesuvio. L’evento sismico, che ha avuto luogo a una profondità di circa 400 metri, è stato distintamente avvertito dagli abitanti delle zone circostanti, in particolare nei piani alti degli edifici.

Gi esperti hanno definito la scossa come un evento “inusuale” e hanno confermato che non ci sono stati segnali di un incremento dell’attività vulcanica. L’epicentro del terremoto è stato localizzato vicino al Monte Somma, una zona storicamente monitorata per la sua vicinanza con il vulcano.

La comunità locale ha reagito con una comprensibile apprensione, ma, fortunatamente, non sono stati segnalati danni a persone o strutture. Le autorità locali nelle prossime ore decideranno se mantenere aperte le scuole. Intanto c’è da rassicurare  la popolazione sulla gestione dell’evento.

Ieri, alle 5,45, dall’altra parte di Napoli, in un’altra area vulcanica, nei Campi Flegrei, c’è stata una scossa di magnitudo 3.9. Anche in quel caso paura tanta ma nessun danno.

Continua a leggere

Cronache

“Due uomini dei servizi segreti vicino l’auto di Giambruno”, le rivelazioni del Domani

Pubblicato

del

Due uomini fuori dalla villetta di Giorgia Meloni, la notte tra il 30 novembre e l’1 dicembre. Armeggiavano attorno all’auto dell’ex compagno, Andrea Giambruno, mentre la premier era in missione a Dubai. Nell’episodio, però, non sono stati coinvolti “appartenenti ai Servizi” e la sicurezza della premier “non è mai stata posta a rischio”. Così il sottosegretario Alfredo Mantovano interviene dopo che un articolo apparso oggi sul Domani ha riferito sull’allarme scattato in quella occasione. Nella ricostruzione del quotidiano, un’auto si avvicina alla villetta nel quartiere Torrino.

Scendono due uomini, accendono una torcia o un telefonino e si mettono a trafficare attorno alla macchina di Giambruno. A sorvegliare la scena c’è però una volante della Polizia appostata in servizio di vigilanza. Un agente scende e chiede conto ai due dei loro movimenti. Gli uomini si identificano come “colleghi” senza però mostrare documenti di riconoscimento e si allontanano. Sull’accaduto viene stilato un rapporto che finisce alla Digos; vengono avvertiti – sempre secondo l’articolo del Domani – il capo del Polizia, Vittorio Pisani, il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, l’Autorità delegata alla sicurezza della Repubblica, Mantovano e la stessa premier.

Sarebbe stata informata anche la procura della Capitale. Inizialmente i sospetti ricadono su due uomini dell’Aisi, l’Agenzia d’intelligence per la sicurezza interna, che fanno parte della scorta di Meloni. I due vengono quindi trasferiti all’Aise, l’agenzia che invece si occupa dell’estero. In seguito però le indagini dell’Aisi scagionano gli 007 che quella notte – e lo testimonierebbero le celle telefoniche – si trovavano altrove.

I due potrebbero essere stati banalmente ladri alla ricerca di qualcosa nell’auto di Giambruno. Il fatto, secondo il quotidiano, avrebbe influito anche sulla nomina del nuovo direttore dell’Aisi, sbarrando la strada ad uno dei papabili, Giuseppe Del Deo, alla guida del gruppo dell’Agenzia che ha investigato sul caso. Mantovano non entra nei dettagli della vicenda, ma si limita a rivelare di averne dato notizia il 4 aprile nella sua audizione al Copasir, dove ha chiarito che “gli accertamenti svolti per la parte di competenza dell’intelligence hanno consentito con certezza di escludere il coinvolgimento di appartenenti ai Servizi, e che la sicurezza del presidente Meloni non è mai stata posta a rischio”.

Continua a leggere

In rilievo

error: Contenuto Protetto