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Cronache

Pusher con auto ‘aziendali’ e Tfr, 11 arresti

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 Auto ‘aziendale’, assistenza legale in caso di arresto e persino il ‘tfr’: e’ quanto garantivano ai propri ‘dipendenti’ i gestori di un traffico di droga smantellato dalla polizia a Busto Arsizio (Varese) e nell’alto milanese. A finire in manette, in esecuzione di ordinanza di custodia cautelare emessa dal Gip di Busto Arsizio, due distinti gruppi criminali, per un totale di 11 persone, piu’ una costretta all’obbligo di firma. In due anni di indagine, i poliziotti hanno conteggiato vendita e traffico di stupefacenti per un totale di circa 250 chili tra cocaina ed hashish. Le due organizzazioni, a quanto emerso, pur operando autonomamente, gestivano anche “affari” in comune. Il primo gruppo, con base a Busto Arsizio, era gestito da due fratelli di nazionalita’ marocchina che, con alcuni connazionali assunti come autisti e corrieri in base a precise ‘regole di ingaggio’, compensi pattuiti e vitto e alloggio garantiti, rifornivano ogni giorno decine e decine di clienti, previo ordine telefonico. A chi faceva parte di questa rete di spaccio veniva anche garantita assistenza legale e ‘trattamento di fine rapporto’ in caso di arresto, l’auto con cui lavorare e l’erogazione di “finanziamenti” per l’acquisto di beni in Marocco. Per evitare di essere catturati, inoltre, i malviventi effettuavano spesso cambi di vetture e bonifiche delle auto, alla ricerca di microspie. Il secondo gruppo impegnato nel traffico di droga, gestito da un italiano, era composto da alcuni connazionali del ‘capo’. Anche in questo caso, se arrestati veniva assicurato loro il pagamento dei difensori e un contribuendo al mantenimento delle loro famiglie. Previste anche la fornitura di cellulari ‘dedicati’ e di auto a noleggio, o intestate a prestanome, che venivano monitorate mediante Gps per avere sempre contezza della loro posizione. Trait d’union tra il primo e il secondo gruppo e’ stato il passaggio di mano, a Olgiate Olona (Varese), di 15 chili di hashish. L’operazione ha permesso agli investigatori di risalire ai trafficanti, il loro covo nell’alto milanese, che, oltre a trattare cocaina, importavano anche altro stupefacente. A loro sono contestati il trasporto di 120 chilogrammi di hashish e l’importazione dalla Spagna di altri 150. Proprio da li’, e’ emerso dalle indagini, veniva importato lo stupefacente, passando dalla Francia, attraverso il valico di Ventimiglia.

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Ancora una forte scossa di terremoto all’alba a Pozzuoli, in centinaia in strada per paura ma nessun danno

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Questa mattina, alle 6:30, una scossa di terremoto di magnitudo 3.7 della scala Richter è stata avvertita in provincia di Napoli, precisamente nella zona dei Campi Flegrei. L’epicentro del sisma è stato localizzato a Pozzuoli, tra la zona della Solfatara e via Pisciarelli, con un ipocentro a soli 2,8 chilometri di profondità, rendendo il terremoto particolarmente avvertito dalla popolazione locale.

Nonostante la scossa sia stata sentita distintamente, fortunatamente non si registrano danni a persone o strutture. Tuttavia, l’evento ha generato numerose chiamate ai vigili del fuoco e ai servizi di emergenza, segno evidente dell’apprensione tra i cittadini.

Questa recente attività sismica solleva preoccupazioni, in quanto nei giorni scorsi la stessa area ha esperito due eventi sismici simili, entrambi di magnitudo 3.6 e 3.7. Questa sequenza di scosse potrebbe indicare una crescente instabilità geologica nella regione, notoriamente attiva dal punto di vista vulcanico.

L’area dei Campi Flegrei è infatti una delle zone vulcaniche più monitorate d’Europa, data la sua storia e la sua potenziale pericolosità. L’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) continua a monitorare la situazione, raccogliendo dati e fornendo aggiornamenti per garantire la sicurezza dei cittadini. La comunità scientifica è particolarmente attenta a rilevare qualsiasi variazione che potrebbe suggerire cambiamenti significativi nel sottosuolo.

La popolazione locale è incoraggiata a rimanere informata attraverso i canali ufficiali e a seguire le eventuali indicazioni delle autorità, mantenendo un approccio cauto e preparato in caso di ulteriori sviluppi.

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Cronache

Bimbo di 5 mesi ucciso dal pitbull di famiglia

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Tragedia questa sera a Palazzolo Vercellese, piccolo Comune di un migliaio di abitanti in provincia di Vercelli, dove un bimbo di cinque mesi ha perso la vita dopo essere stato azzannato da un cane di grossa taglia, sembra un pitbull, di proprieta’ dei suoi genitori, una giovane coppia da poco trasferitasi in paese. Secondo quanto si e’ appreso il bimbo si trovava in casa con la nonna. Il fatto e’ avvenuto nel tardo pomeriggio di oggi. Sul posto e’ intervenuto il 118 di Alessandria con l’elisoccorso, ma per il piccolo non c’e’ stato nulla da fare.

La tragedia è avvenuta in una zona del paese vicino all’ex asilo. A quanto si apprende il bimbo sarebbe stato in braccio alla nonna, mentre la donna passeggiava nel giardino. I genitori, invece, erano usciti a fare la spesa. Sulla vicenda indagano i carabinieri di Vercelli. Il pitbull è stato sequestrato dai militari dell’Arma forestale in attesa degli accertamenti. A quanto pare non c’erano mai stati segnalazioni di aggressività del cane. I genitori, trentenni, hanno portato il bimbo in fin di vita direttamente all’elisoccorso che era atterrato nel campo sportivo del paese.

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Tentata estorsione al consigliere regionale Giovanni Zannini, arrestato Tiberio Francesco La Torre

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“Ho fatto io mio dovere. Speravo che condotte del genere non si verificassero più. Ringrazio la DDA di Napoli e i Carabinieri per l’intervento tempestivo e dirimente”. E’ quanto dichiara il consigliere regionale Giovanni Zannini, vittima di un tentativo di estorsione che oggi hanno condotto in carcere Tiberio Francesco La Torre, cugino dell’ex capoclan e collaboratore di giustizia Augusto La Torre, a cui la DDA di Napoli (sostituto procuratore Roberto Patscot, procuratore aggiunto Michele Del Prete) contesta i reati di tentata estorsione ed estorsione aggravate dal metodo mafioso.

“In quattro giorni – continua Zannini – hanno arrestato il La Torre dimostrando che lo Stato c’è ed è forte. Sono circa 6 mesi che vivo sotto minaccia. La settimana scorsa si è superato ogni limite. Invito tutti a denunciare e a vincere ogni paura”. L’arresto di La Torre – viene spiegato nella nota – si fonda sulla denuncia sporta dal consigliere regionale Giovanni Zannini (al quale La Torre voleva estorcere 50mila euro) e dall’imprenditore Alfredo Campoli (al quale il La Torre ha estorto circa 22 mila euro pretendendo che la consegna avvenisse presso una cappella del locale cimitero).

La Torre – si legge nel comunicato – si è presentato a casa di Zannini più volte senza che nessuno gli aprisse la porta. La famiglia del consigliere regionale è stata anche costretta a chiudersi in casa. Zannini si è quindi recato dai carabinieri “ottenendo l’immediato e risolutivo intervento”. Poi le denunce, poi l’intervento della DDA e poi l’arresto.

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