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Su Salvini interviene Copasir, Draghi chiede trasparenza

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L’annuncio di una possibile missione a Mosca, ma anche una cena con l’ambasciatore russo, Sergey Razov, organizzata cinque giorni dopo l’invasione dell’Ucraina. Il fronte russo si fa incandescente per il segretario della Lega Matteo Salvini, con il Copasir che accende i riflettori sul suo consulente diplomatico Antonio Capuano e gli attacchi incessanti del Partito Democratico. “Noi da settimane lavoriamo per la pace, dialogando con tutti per arrivare ad un cessate il fuoco, mentre il Pd parla solo di armi e guerra”, afferma il leader leghista. Che, pero’, deve incassare anche il commento tranchant del premier Mario Draghi su tutta la vicenda: “Il governo da quando si e’ formato e’ fermamente collocato nell’Ue, nel rapporto storico transatlantico” e “non si fa spostare”. Quanto ai rapporti degli esponenti della maggioranza, ribadisce quanto “gia’ detto al Copasir”, ovvero che “l’importante e’ che siano trasparenti”. Il comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica indaghera’ sull’avvocato, Antonio Capuano, per l’attivita’ che avrebbe svolto “nei confronti di alcune rappresentanze diplomatiche presenti nel nostro Paese su temi inerenti la sicurezza nazionale”. Secondo quanto riportato da ‘il Domani’, l’1 marzo avrebbe portato il leader leghista alla cena con l’ambasciatore Sergej Razov. Piu’ recentemente avrebbe lavorato alla missione dell’ex ministro dell’Interno a Mosca, per presentare “un piano di pace in quattro punti”. Il caso travalica i confini nazionali e da Rotterdam, la vicepresidente della commissione europea, Margaritis Schinas, ricorda il viaggio del leader leghista in Polonia e l’accoglienza polemica di un sindaco del posto: “Ci ricondiamo di te e della tua maglietta di Putin”. Poi avverte: “Se vuole andare a trattare deve avere le credenziali per poterlo fare, se no non serve”. L’ex premier ucraina, Yulia Timoshenko, si limita ad osservare che “i negoziati con Putin non porteranno alla pace, dobbiamo conquistarla sul campo di battaglia”. In Italia il Pd chiede “chiarezza” sulla vicenda che “non puo’ terminare a tarallucci e vino. Mentre la crisi era in corso – afferma il segretario Enrico Letta -, c’erano trattative non si sa bene tra chi, in che modo e in che forma tra l’invasore russo e un partito di governo Italiano”. Dal centrodestra, la presidente di Fratelli d’Italia Meloni se ne lava le mani: “E’ con il governo di cui fa parte che Salvini deve parlare…L’unico rischio che non dobbiamo correre e’ quello di dare segnali di ‘crepe’ nella compattezza dell’Occidente”. Salvini rivendica lo sforzo per la pace e cerca di stemperare il clima rovente anche all’interno del suo partito: “Siamo una grande squadra” dove “ci sono giocatori con caratteri diversi, ma gli obiettivi sono comuni. Polemiche e pettegolezzi li lasciamo volentieri ad altri, noi preferiamo impegno e lavoro”. Tra i suoi obiettivi piu’ prossimi ci sono i referendum sulla giustizia del 12 giugno, promossi insieme ai Radicali e su cui – punta il dito – c’e’ “un’indegna censura mediatica”. Il ministro Giancarlo Giorgetti, dopo aver sottolineato, riguardo alla missione in Russia, che “bisogna muoversi di concerto col governo”, in giornata nega l’esistenza di dissidi interni al partito. Ma c’e’ chi non si fa sfuggire il casus belli: “Salvini e’ un irresponsabile”, “l’uscita di Damilano e la presa di posizione di Giorgetti dimostrano che c’e’ una parte della Lega che ha una cultura di governo” e con cui “occorre dialogare”, esorta Carlo Calenda. Nella maggioranza non ci sono solo le grane della Lega. Il 21 giugno le Camere voteranno sulle comunicazioni di Draghi 48 ore prima del Consiglio europeo. E in molti attendono al varco i 5 stelle, da settimane sulle barricate per fermare l’invio di armi all’Ucraina. Il voto e’ a rischio e Letta ne e’ consapevole: “Ci saranno delle tensioni”, dice, ma “si trovera’ il modo di superarle e far si’ che il governo vada avanti”.

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Politica

Atto di clemenza per onorare Papa Francesco: la politica torna a discutere di indulto e liberazione anticipata

Casini, Boschi, Serracchiani e altri parlamentari rilanciano l’appello di Papa Francesco: proposto l’indulto per l’ultimo anno di pena. Forza Italia apre, centrodestra diviso.

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Nel clima sospeso di queste giornate post-festive, scosse dalla solennità dei funerali di Papa Francesco, la politica italiana rispolvera un tema delicato e mai risolto: l’atto di clemenza verso i detenuti, nel nome del Pontefice scomparso. È stato Pier Ferdinando Casini, con un intervento sul Corriere della Sera, a riaprire il dibattito, rilanciando l’appello di Papa Francesco per una giustizia più umana, espresso simbolicamente all’apertura dell’Anno giubilare nel carcere di Rebibbia.

A farsi portavoce di questa istanza anche il movimento radicale Nessuno Tocchi Caino, che ha proposto la liberazione anticipata per i detenuti con un solo anno di pena residua. Una proposta già sottoscritta da parlamentari di diversi schieramenti: Maria Elena Boschi (Italia Viva), Debora Serracchiani (Pd), Luana Zanella (Avs), Maurizio Lupi (Noi Moderati), fino ad arrivare a Pierantonio Zanettin, capogruppo di Forza Italia in commissione Giustizia al Senato.

“Un minimo di coerenza vorrebbe che la politica, commossa ai funerali del Pontefice, dia un segnale concreto, non solo retorico”, ha dichiarato Zanettin. A fargli eco, Giorgio Mulè, vicepresidente della Camera: “Serve una misura straordinaria, non un perdono indiscriminato”.

Tuttavia, non mancano i contrasti: Fratelli d’Italia e Lega restano silenziosi o critici, ricordando le frizioni già esplose nel centrodestra quando, lo scorso anno, Forza Italia sembrava aprire alla proposta di Roberto Giachetti sulla liberazione anticipata. Apertura poi rientrata dopo le tensioni con gli alleati.

Intanto, al ministero della Giustizia, guidato da Carlo Nordio, il viceministro Francesco Paolo Sisto conferma che è allo studio un provvedimento sull’uso eccessivo della custodia cautelare, ma frena su condoni e amnistie: “È giusto dire che si esce dal carcere solo perché non c’è posto? No. Lo sfratto non è incline alla funzione rieducativa della pena”.

Il confronto resta acceso, ma l’eredità spirituale e sociale di Papa Francesco torna a farsi sentire anche nelle aule parlamentari, spingendo una parte della politica a immaginare un gesto di clemenza come segno di civiltà e memoria.

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Politica

Giorgia Meloni guarda al 2027: “Realizzare tutto il programma, poi tornerò dagli elettori”

A metà legislatura Giorgia Meloni punta al 2027: “Portare a termine il programma del centrodestra”. Confronto con i sindacati l’8 maggio, riforme e lavoro in primo piano.

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A metà legislatura, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni fissa già l’orizzonte del prossimo voto: il 2027, quando intende ripresentarsi agli italiani potendo dire “ve lo avevamo promesso, lo abbiamo fatto”. In un’intervista concessa ad AdnKronos, la leader di Fratelli d’Italia chiarisce di voler portare a termine l’intero programma del centrodestra, affrontando sfide ancora aperte come la natalità, il costo dell’energia e la sicurezza sul lavoro.

GUIDO CROSETTO MINISTRO DIFESA, LA PRESIDENTE DEL CONSIGLIO GIORGIA MELONI (Foto Imagoeconomica)

Il nodo lavoro e le critiche delle opposizioni

L’intervista arriva dopo un Primo Maggio segnato dalle dure contestazioni dell’opposizione. Elly Schlein accusa Meloni di “mentire a viso aperto sui numeri del lavoro”, mentre Giuseppe Conte parla di “presa in giro ai danni dei lavoratori” e Matteo Renzi sottolinea il record negativo di emigrazione dall’Italia: “191mila persone hanno lasciato il Paese nel 2023”. Meloni rivendica però i risultati raggiunti e lancia l’obiettivo di essere ricordata come la premier che ha aumentato l’occupazione e ridotto il precariato, annunciando il confronto con le parti sociali previsto per l’8 maggio e una dotazione di 1,25 miliardi per nuove misure in materia di lavoro e sicurezza.

Riforme e legge elettorale, la partita del premierato

L’orizzonte resta la primavera 2027, ma le voci di elezioni anticipate al 2026 continuano a circolare. Nel centrodestra, intanto, si intensificano le riflessioni sulla legge elettorale, strettamente connesse alla riforma del premierato, “madre di tutte le riforme” secondo Meloni. Non è un mistero che la presidente preferirebbe una forma di governo presidenziale, ma per ora ribadisce l’impegno sul testo in discussione alla Camera da dieci mesi.

GIANCARLO GIORGETTI MINISTRO ECONOMIA, LA PRESIDENTE DEL CONSIGLIO GIORGIA MELONI

“Sessismo contro di me nel silenzio generale”

Nell’intervista, Meloni confessa di essere rimasta “colpita” da “attacchi sessisti vergognosi” subiti in questi anni, lamentando l’indifferenza di chi si riempie la bocca con i diritti delle donne. La replica di Maria Elena Boschi (Italia Viva) non si fa attendere: “FdI ha usato sessismo contro di me per anni. Giorgia, basta chiacchiere e vittimismo. Governa se sei capace”.

Rapporti internazionali: da Trump a Macron

Meloni conferma la sua “relazione speciale” con Donald Trump, riconosciuta anche dalla Casa Bianca, e racconta del consiglio dato al presidente serbo Aleksandar Vucic prima del suo incontro a Mar-a-Lago con l’ex presidente Usa. “Meglio parlare con lui lì che a Washington”, avrebbe detto lei. Il legame con gli Stati Uniti resta saldo: “Difenderemo i nostri interessi con lealtà, ma senza subalternità”, spiega Meloni.

Sul fronte europeo, rivendica un rapporto pragmatico con Ursula von der Leyen, fondato su “stima e franchezza”, e auspica una rimodulazione del Green Deal. Conta di trovare una sponda nel possibile prossimo cancelliere tedesco, Friedrich Merz, e descrive i rapporti con Macron come “di collaborazione e sana competizione” tra due leader di famiglie politiche diverse, ma con interessi comuni.

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Ministro Giuli: scudetto al Napoli? Rallegra il cuore di un romano e un romanista come me

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“Napoli non è in odore di scudetto, ma è in profumo di scudetto. Io sono romano e romanista, ma innamorato di Napoli. Sappiamo bene che in passato ci sono stati terribili episodi che hanno riguardato le tifoserie della Roma e del Napoli. Oggi sentire Napoli in profumo di scudetto è una cosa che rallegra il cuore di un romano e di un romanista”. Così il ministro della Cultura, Alessandro Giuli, sulla corsa scudetto, a margine della sua visita al cantiere dell’Albergo dei poveri a Napoli.

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