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Cultura

Dalle viscere di Pompei riemerge intatta la stanza degli schiavi nella villa di Civita Giuliana

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Tre letti di corde e legno con i segni ancora evidenti delle stuoie che li ricoprivano, il vaso da notte accanto ai giacigli, mentre tutto intorno lo spazio è occupato da attrezzi di lavoro, il timone del carro, i finimenti dei cavalli, grandi anfore accatastate. A Pompei la villa di Civita Giuliana restituisce una stanza abitata dagli schiavi. Una stanza intatta, perfettamente conservata. Uno spaccato di vita la cui riemersione è una nuova straordinaria scoperta che contribuisce a ricostruire il modo di vivere ai tempi dell’eruzione del Vesuvio in una città romana, Pompei.  “Una scoperta eccezionale”, spiega il direttore del Parco Zuchtriegel. “E’ rarissimo che la storia restituisca i particolari della vita dei più umili”.

Il mantello di lana che indossava uno dei fuggitivi ritrovati un anno fa proprio su una rampa di scale della villa di Civita Giuliana, preziosa conferma di un’eruzione avvenuta in autunno e non alla fine di agosto come si era sempre creduto. Ma anche la stanza degli schiavi appena riportata alla luce con la fotografia reale e rarissima di un ambiente vissuto dai ceti piu’ poveri della societa’ antica con i loro oggetti d’uso. A Pompei non c’e’ solo la meraviglia delle notizie, i nuovi scavi e in particolare quelli che stanno riportando alla luce la fastosa villa suburbana alle porte del Parco archeologico sono importantissimi anche per la miniera di notizie che offrono agli studi, tanti tasselli che addirittura cambiano anche la storia. Anche le indagini fatte negli altri ambienti di questa tenuta, fa notare, stanno portando alla luce tasselli da mettere a sistema, i due calchi dei fuggitivi con gli abiti che si vedono molto bene, il sacco con il mantello di lana, che e’ stato recuperato e analizzato e che ci ha fornito una prova di piu’ che l’eruzione sia avvenuta alla fine di ottobre, ora anche i tessuti che avvolgevano i finimenti nella grande cassa trovata sempre nello sgabuzzino abitato dalla famiglia di schiavi.

Ph Carlo Hermann KontroLab

Ma come emerge Villa Civita Giuliana? Quasi per caso. Grazie ad una inchiesta. Un buco nella terra, scavato direttamente nel giardino di casa e protetto da un capanno degli attrezzi. Giuseppe e Raffaele Izzo, i due tombaroli condannati a settembre di quest’anno per gli scavi clandestini e la razzia che ha martoriato per anni la grande villa suburbana di Civita Giuliana, hanno nascosto cosi’ per anni la loro attivita’ di scavo, portata avanti con tenacia scavando cunicoli per decine di metri senza rispetto per muri, affreschi e meraviglie della stupefacente dimora patrizia che stavano devastando e saccheggiando. Per un soffio non sono riusciti a mettere le mani sul meraviglioso carro cerimoniale che gli archeologi del Parco hanno riportato alla luce nel febbraio scorso, anche se c’e’ chi dice che ne avessero gia’ trovato e venduto un altro. La procura di Torre Annunziata, supportata dai carabinieri dei beni culturali, li ha fermati ed e’ stato proprio per stoppare definitivamente le razzie che nell’agosto del 2017 gli archeologi del parco hanno aperto il primo cantiere. Nel frattempo c’e’ stato un processo in cui il Parco si e’ costituito parte civile e che a settembre 2021 si e’ concluso in primo grado con la condanna di entrambi, 3 anni e 6 mesi al padre, 3 anni al figlio, ma anche con una richiesta di danni di 2 milioni di euro, secondo la stima fatta dal Parco Archeologico, che ora potrebbe servire a rendere piu’ facile l’esproprio dei terreni.

La casa dei tombaroli pero’ e’ ancora li’, affacciata sugli scavi che, da una parte all’altra della strettissima via di Civita Giuliana, sono ora condotti dal team del Parco. Il contesto e’ quello di un quartiere cresciuto senza regole, fitto fitto di case e casette, capannoni, piccoli giardini, orti. Ma che sotto queste terre ci fosse una delle ville romane piu’ significative del territorio vesuviano, con ambienti riccamente affrescati e arredati, sontuose terrazze digradanti che affacciavano sul golfo di Napoli e Capri, oltre ad un efficiente quartiere di servizio, con l’aia, i magazzini per l’olio e per il vino, e ampi terreni fittamente coltivati, si sapeva da tanto tempo, almeno dagli inizi del secolo scorso, quando il marchese Giovanni Imperiali, marito della proprietaria di queste terre, si imbatte’ casualmente in alcuni reperti e decise con l’autorizzazione dello Stato di avviare uno scavo.

Ne vennero fuori alcuni ambienti riccamente affrescati insieme a suppellettili, gioielli e oggetti che il marchese in parte vendette ai musei, ma che oggi sfortunatamente sono andati perduti, anche in seguito al bombardamento che nel 1943 distrusse l’Antiquarium del parco. Di quegli ambienti di lusso giudicati alla stregua della celeberrima Villa dei Misteri, ci restano oggi solo alcune foto in bianco e nero scattate nel 1908 dalla soprintendenza prima che venisse riseppellito tutto. Altri interventi parziali, a meta’ degli anni Cinquanta, hanno fatto scoprire anche un imponente porticato sul quale si affacciavano diversi ambienti affrescati.

Infine l’avventura degli scavi di oggi, che ha gia’ portato a tante importanti scoperte, dai resti dei cavalli bardati al maestoso carro da cerimonia tanto cercato dai tombaroli, la stanza affrescata di una bambina di casa, la piccola “Mummia”, i resti di due fuggitivi, forse proprio uno dei signori di casa accompagnato da uno schiavo, fino all’umile stanza dove vivevano gli schiavi stallieri.

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Cultura

Il caffè simbolo di Napoli, una due giorni per celebrarlo

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Non c’è giornata dei napoletani che non inizi con un caffè: che sia tradizionale, macchiato, schiumato, freddo o caldo, in tazza o in vetro, ma il buongiorno è sempre accompagnato da un caffè. E per celebrare questo legame imprescindibile tra la città e la sua bevanda, il Comune di Napoli propone una due giorni, il 7 e 8 maggio, dedicata interamente al caffè con la manifestazione ‘Nu bbellu ccafè’ in programma al Maschio Angioino. “Parlare del caffè a Napoli è parlare di noi – ha detto il sindaco, Gaetano Manfredi – il senso del caffè è socialità, cultura, storia, è stare insieme. Il grande valore di Napoli oggi è essere una grande capitale in cui le persone stanno insieme ed è importante soprattutto in un momento fatto di grandi divisioni, sofferenze e guerre e il caffè è anche momento di pace”.

Un legame che è celebrato e raccontato da sempre anche dalla musica, dal teatro, dalla letteratura. “Il caffè, insieme alla pizza, è uno degli emblemi della nostra città – ha detto l’assessora al Turismo, Teresa Armato – vogliamo fare in modo che le nostre tradizioni enogastronomiche diventino sempre più attrattori turistici perché a Napoli vengono per tante ragioni e una di queste sono sicuramente il mangiare e il bere le nostre prelibatezze”. L’idea della manifestazione è nata da un ordine del giorno proposto dalla vicepresidente del Consiglio comunale, Flavia Sorrentino, e approvato all’unanimità, con cui si chiedeva di istituire la Giornata del caffè in città.

Al Maschio Angioino, napoletani e turisti potranno partecipare a incontri che spiegheranno il caffè, le sue varianti e come si è arrivati al rito del caffè, potranno partecipare a workshop, a cui si affiancheranno momenti di assaggio, competizioni e contest. Alla manifestazione parteciperanno esperti di caffè, tutte le torrefazioni napoletane, molti bar napoletani fra cui lo storico Gambrinus. Un’iniziativa che si pone anche nel solco del percorso che la città di Napoli, insieme ad altre città italiane, ha messo in campo affinché il caffè sia riconosciuto patrimonio Unesco.

“Con questa manifestazione proviamo a diffondere questa dipendenza – ha sottolineato lo scrittore Maurizio De Giovanni – cerchiamo di fare da ‘pusher’ di una dipendenza fondamentale per i napoletani per cui il caffè è una modalità di incontro sociale”. Il logo della manifestazione è stato realizzato dagli allievi dell’Accademia di Belle Arti di Napoli.

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Cronache

Strasburgo: Getty restituisca la statua dell’Atleta di Lisippo all’Italia

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L’Italia ha tutto il diritto di confiscare e chiedere la restituzione della statua greca in bronzo dell’Atleta vittorioso attribuita a Lisippo che si trova attualmente nel museo della la villa Getty a Malibu, in California. Lo ha stabilito oggi all’unanimità la Corte europea dei diritti umani respingendo il ricorso presentato dalla fondazione Paul Getty per violazione della protezione della proprietà.

Nella sua sentenza, la Corte di Strasburgo ha quindi riconosciuto la legittimità dell’azione intrapresa dalle autorità italiane per recuperare l’opera d’arte che venne rinvenuta nelle acque dell’Adriatico, al largo delle Marche, nel 1964. E che, dopo varie vicissitudini, venne acquistata dalla fondazioni Getty nel 1977 per approdare infine al museo di Malibu. I giudici, in particolare, hanno sottolineato che la protezione del patrimonio culturale e artistico di un Paese rappresenta una priorità anche dal punto di vista giuridico. Inoltre, diverse norme internazionali sanciscono il diritto di contrastare l’acquisto, l’importazione e l’esportazione illecita di beni appartenenti al patrimonio culturale di una nazione.

La fondazione Getty, sottolinea inoltre la Corte, si è comportata “in maniera negligente o non in buona fede nel comprare la statua nonostante fosse a conoscenza delle richieste avanzate dallo Stato italiano e degli sforzi intrapresi per il suo recupero”. Da qui la constatazione che la decisione dei giudici italiani di procedere alla confisca del bene conteso “è stata proporzionata all’obiettivo di garantirne la restituzione”.

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Cultura

“L’avvocato del D10S”: Angelo Pisani e la battaglia giudiziaria per Maradona

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Il libro “L’avvocato del D10S” di Angelo Pisani non è solo un tributo a Diego Armando Maradona, ma anche una narrazione intensa e appassionata delle battaglie legali che hanno segnato la vita del leggendario calciatore. L’opera, pubblicata da LOG edizioni e lunga 159 pagine, è disponibile al prezzo di 14,90 euro e si rivela un testo cruciale per chi desidera comprendere a fondo le vicende giuridiche e umane del “pibe de oro”.

Angelo Pisani, che ha rappresentato Maradona nelle aule di giustizia, descrive con fervore la sua lotta per dimostrare l’innocenza del calciatore di fronte alle accuse di evasione fiscale e altri gravi addebiti mossi dalla giustizia italiana. Attraverso un lavoro legale che si è esteso per decenni, Pisani è riuscito a infrangere il “muro di titanio” di Equitalia, sancendo giuridicamente l’innocenza di Diego.

Il titolo del libro, “L’avvocato del D10S”, è una chiara dichiarazione di stima e devozione verso Maradona, e il sottotitolo “Un’arringa in difesa di Diego Armando Maradona” stabilisce inequivocabilmente il tono dell’opera. Le prefazioni e le postfazioni scritte da noti esponenti del tifo calcistico partenopeo e figure chiave dell’ambiente sociale latino, come Maurizio de Giovanni, Gianni Minà e Nicola Graziano, arricchiscono ulteriormente il testo, aggiungendo diverse prospettive sulla figura di Maradona.

Il libro offre un ritratto inedito di Maradona, non solo come sportivo eccezionale ma anche come eroe umano e difensore dei più deboli, costantemente in lotta contro figure potenti come i presidenti della FIFA, Joao Havelange e Sepp Blatter. Inoltre, evidenzia il supporto di Maradona ai governi di sinistra in America Latina, una posizione che lo ha reso un bersaglio politico tanto quanto una stella del calcio.

Pisani non manca di ricordare il sostegno di Fidel Castro a Maradona durante i suoi momenti più bui, come la lotta contro la tossicodipendenza, un periodo durante il quale Maradona stesso riconoscerà il suo debito verso il leader cubano tatuandosi l’immagine del Che Guevara.

Il culmine del libro si raggiunge nel racconto del 25 maggio 2014, quando la giustizia italiana, dopo una lunga serie di battaglie legali, ha finalmente scagionato Maradona da ogni accusa di evasione fiscale. Questo evento non solo ha rappresentato una vittoria legale, ma ha anche simboleggiato la riscossa di un uomo contro un sistema che sembrava schiacciarlo.

“L’avvocato del D10S” di Angelo Pisani è quindi molto più di un semplice racconto giuridico; è un’affascinante biografia che intreccia diritto, sport e politica, mostrando come la vita di uno dei più grandi calciatori di tutti i tempi sia stata incessantemente intrecciata con le dinamiche del potere a livello mondiale.

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