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Politica

Draghi è stanco dello stallo sulla riforma della giustizia: ora decido io

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L’accordo tra i partiti sulla modifiche alla proposta Cartabia sulla riforma del processo penale non c’e’, ne’ c’e’ la prospettiva che possa essere raggiunto in tempo per farla approvare dalla Camera prima della pausa estiva. E’ la constatazione che tutti hanno dovuto fare al termine dell’incontro tra la Guardasigilli e i capigruppo di maggioranza della commissione Giustizia di Montecitorio: le richieste contrapposte dei partiti, e’ l’allarme del governo, rischiano di snaturare la stessa riforma e invece, come ha detto il presidente della Repubblica Sergio Mattarella,alla fine si deve arrivare a una decisione. Da prendere entro venerdi’ 30 per portare il testo subito in Aula. Uno scenario che pone il premier Mario Draghi nella posizione di prendere formalmente in mano il dossier, fare lui insieme a Cartabia, con la quale mantiene costanti contatti per tutta la giornata, una sintesi da portare in Parlamento, chiedendo ai partiti di maggioranza di appoggiarla, e di ritirare i propri emendamenti. Una eventualita’ che si potrebbe concretizzare nelle prossime ore nella riunione del consiglio dei ministri. Almeno a sentire gli umori dei partiti di maggioranza, anche se su questo aspetto palazzo Chigi frena concedendo qualche ora in piu’ alla strada dell’accordo con i partiti. La giornata inizia con l’incontro tra il premier Draghi e il leader della lega Matteo Salvini. Draghi decide di rinviare alla prossima settimana le decisioni sul Green pass per i trasporti e la scuola, per evitare di aggiungere elementi di conflittualita’ nella maggioranza, mentre e’ ancora in corso la difficile trattativa sulla giustizia. L’obiettivo, confermano dal governo, e’ chiudere il testo in settimana. Salvini, alla fine dell’incontro con Draghi, fa filtrare di aver rassicurato il presidente del Consiglio sul fatto che la Lega e’ “leale” a sostenere la riforma Cartabia e di essere “irritata per i tentativi dei 5stelle di piantare bandierine identitarie rallentando i lavori”. Una posizione difficile da decifrare visto che appena 24 ore prima dell’incontro, la Lega, assieme a Fi e alle opposizioni (Fdi e L’alternativa c’e’) aveva votato contro il governo per allargare il perimetro della riforma, cosa che avrebbe riaperto l’intera istruttoria alla Camera, affondando il testo. Proprio questo voto enigmatico di Fi e Lega di martedi’, ha reso ancora piu’ nervoso un incontro tra la ministra della Giustizia e i capigruppo della maggioranza in Commissione Giustizia, reso ancora piu’ teso dalle notizie di una trattativa tra il governo e M5s sulla prescrizione. Mentre era in corso la riunione, Giuseppe Conte, che nelle prossime ore potrebbe tornare a incontrare Draghi, ha rilanciato la richiesta di modifiche anche sulla delega al Parlamento per individuare i reati da perseguire nell’azione penale, dopo le critiche del Csm: “Conosciamo i rapporti difficili tra politica e magistratura”, ha detto. Nell’incontro con Cartabia sarebbero scattati i veti incrociati sugli emendamenti dei gruppi, su cui il governo aveva espresso parere positivo: la Lega ha detto “no” a quelli del Pd su affidamento in prova e allargamento del patteggiamento; Fi e Azione, con Enrico Costa, si sono opposti al giudice monocratico in Appello. E via dicendo, senza che la prescrizione fosse nemmeno toccata. Il gioco al rialzo e’ stato evidente dalla richiesta di Giulia Bongiorno che non solo i reati di mafia e terrorismo, siano fuori dalla prescrittibilita’, come chiede M5s, ma anche quelli di spaccio e stupro. D’altra parte anche dal mondo associativo sono arrivate richieste analoghe: l’intergruppo parlamentare per i diritti delle donne ha chiesto che anche i reati di violenza contro le donne siano fuori dalla riforma, mentre Legambiente, WWF, Greenpeace e la capogruppo di FacciamoEco Rossella Muroni chiedono analogo trattamento per gli ecoreati. Richieste che contraddicono la logica della riforma, la quale vuole “costringere” i giudici a fare i processi imponendo dei tempi, visto che oggi i processi non si celebrano se non dopo anni. Intanto, la Commissione giustizia ha rinviato l’inizio delle votazioni degli emendamenti, proprio per permettere alla ministra di esprimere il parere su tutti, chiedendo alla maggioranza di ritirare quelli su cui ci sarebbe il suo “no” perche’ estranei alla sintesi da lei costruita.

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Economia

Bilanci di previsione, virtuoso 86% dei Comuni ma non al Sud

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Comuni diventati virtuosi nella presentazione dei bilanci di previsione. Quest’anno sette su dieci già a metà febbraio avevano approvato e trasmesso il documento e alla data del 15 marzo la percentuale di comuni in linea era salita all’84%. Il dato risulta da un’elaborazione dei dati del Mef fatta dal Centro studi enti locali. Il dato, si spiega, è di netta rottura rispetto al passato e testimonia l’efficacia delle misure adottate lo scorso anno dal Ministero dell’Economia per interrompere il circolo vizioso dei posticipi infiniti che aveva caratterizzato gli ultimi decenni.

Ciò che emerge è però, ancora una volta, è “l’esistenza di divari siderali tra varie aree del Paese che vede contrapposti casi come quello siciliano, dove solo 30 comuni su 100 risultano aver approvato e trasmesso il bilancio, e la Valle d’Aosta e l’Emilia Romagna, dove questa percentuale sale al 96%”. Dopo anni di slittamenti nel 2023 un decreto ministeriale, ha riscritto il calendario delle scadenze contabili e anche se è comunque stata necessaria una proroga al 15 marzo quest’anno ben 4.695 comuni, il 59% del totale, hanno iniziato l’anno corrente con un bilancio di previsione già approvato e non si sono avvalsi del tempo aggiuntivo concesso dal Viminale.

Stando a quanto emerso da un’elaborazione di Centro Studi Enti Locali, basata sui dati della Banca dati delle Amministrazioni Pubbliche (Bdap-Mef), sono stati approvati entro il 15 marzo scorso i bilanci dell’84% dei comuni italiani. All’appello mancano quelli di 1.268 comuni. Questi enti hanno un profilo abbastanza preciso: la stragrande maggioranza è di piccole dimensioni. Nove di questi comuni su dieci hanno infatti meno di 10mila abitanti e il 64% è localizzato al sud e nelle isole. Nel nord Italia, nel suo complesso, risulta essere stato già trasmesso al Mef il 92% dei preventivi. In particolare, spiccano per efficienza: Emilia Romagna e Valle d’Aosta (entrambe a quota 96%) e Trentino Alto Adige e Veneto (95%). Ottimi anche i risultati registrati in: Lombardia (93%), Friuli Venezia Giulia (90%) e Piemonte (89%). Chiude il cerchio la Liguria, con l’85% di comuni adempienti.

Scendendo verso sud la percentuale decresce gradualmente, restando comunque buona al centro, dove mediamente sono stati già approvati e trasmessi 89 bilanci su 100. A trainare verso l’alto questo gruppo sono soprattutto Toscana (95%), Marche e Umbria (93%). Più indietro i comuni laziali, fermi a quota 81%. Meno rosea, ma comunque in netto miglioramento rispetto al passato, la situazione del Mezzogiorno dove i comuni più tempestivi sono stati 6 su 10. In particolare, le 3 regioni in assoluto più distanti dalla media nazionale sono – nell’ordine – la Sicilia, la Calabria e la Campania.

Nella banca dati gestita dal Ministero dell’Economia e delle Finanze, alla data del 24 aprile, risultano essere stati acquisiti soltanto 117 bilanci di previsione di comuni siciliani su 391, meno di uno su tre. Al di là dello Stretto ne sono stati trasmessi 236 su 404 (58% del totale), in Campania il 67% dei preventivi sono stati approvati nei tempi. Prima della classe, per quanto riguarda il meridione, è la Basilicata (92% di bilanci approvati), seguita a breve distanza dalla Sardegna (885) e dalla Puglia (86%). Chiudono il cerchio l’Abruzzo e il Molise, rispettivamente con l’80% e il 77% di comuni che hanno già inviato al Ministero il proprio preventivo.

Secondo il Centro Studi Enti Locali questi dati, nel loro insieme, testimoniano un effetto tangibile prodotto dalla nuova programmazione ma preoccupa la distanza abissale che continua a caratterizzare i risultati ottenuti da enti di territori diversi. Il processo di riforma della contabilità e dell’ordinamento degli enti locali, i cui cantieri sono aperti, dovrà necessariamente tenere conto anche delle criticità finanziarie e organizzative, ormai strutturali ed endemiche, di alcuni territori e individuare delle soluzioni efficaci per far sì che queste distanze siano colmate.

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Politica

Europee: Vannacci presenta il suo libro giovedì a Napoli

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Roberto Vannacci, candidato della Lega alle elezioni europee, presenterà il suo libro “Il mondo al contrario” giovedì 2 maggio a Napoli. Lo annuncia Luigi Mercogliano, presidente per la Campania del comitato “Il mondo al contrario” che trae il suo nome dal titolo del libro scritto da Vannacci. La presentazione del libro si terrà giovedì 2 maggio alle ore 17 nel teatro del centro culturale “In arte Vesuvio”. Interverranno alla presentazione con l’autore il presidente campano di “Mondo al contrario” Luigi Mercogliano, il giornalista Sergio Angrisano e lo scrittore Massimo Scalfati.

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Politica

Emiliano all’Antimafia: inopportuno io venga in audizione

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Il presidente della Puglia, Michele Emiliano, ha inviato una lettera alla Commissione parlamentare antimafia in cui spiega di non ritenere opportuna in questo momento una sua audizione, come richiesto già una settimana fa dall’ufficio di presidenza della stessa commissione. La motivazione del governatore sarebbe dovuta ad una serie di delicati impegni legati alla recente fase politica in Consiglio regionale, come la votazione della mozione di sfiducia nei suoi confronti. L’audizione avrebbe riguardato le vicende e le inchieste sui rischi di infiltrazioni mafiose nel territorio pugliese e in particolare a Bari.

“Quello di Emiliano è un evidente gesto di debolezza. Se lui adombra eventuali gesti di strumentalizzazione politica si sbaglia. Noi conosciamo bene i limiti e i poteri dell’Antimafia e confermo da parte mia la richiesta di audizione del presidente della Puglia, affinché venga fatta chiarezza su alcune vicende”. Così la senatrice di Italia Viva e componente della commissione antimafia, Raffaella Paita, in merito alla lettera inviata dal governatore della Puglia, in cui Emiliano ha spiegato alla commissione di non ritenere opportuna una sua convocazione in questo momento.

La commissione Antimafia ha ufficialmente convocato il presidente della Regione Puglia Michele Emiliano per il 2 maggio. Lo si apprende da fonti della commissione secondo le quali l’audizione è fissata per le 10.30.

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