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Cronache

L’assessore Adriatici al gip: non ricordo come è partito il colpo che ha ucciso il marocchino

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Massimo Adriatici e’ “affranto e distrutto” per quanto accaduto a Voghera martedi’ sera, dove in piazza, con un suo colpo di pistola ha ucciso Youns El Bossettaoui, marocchino di 38 anni che, secondo i difensori dell’uomo politico, ha agito nei confronti dell’assessore alla Sicurezza “con inaudita e improvvisa violenza”. Ed e’ anche per questo che, davanti al giudice, l’assessore alla Sicurezza che si e’ autosospeso ha detto: “Non ricordo esattamente come e’ partito quel colpo”. Per gli avvocati Colette Gazzaniga e Gabriele Pipicelli, Adriatici, nelle circa tre ore di interrogatorio davanti al gip “ha risposto a tutte le domande”. I legali reputano “del tutto insussistenti” le esigenze di custodia cautelare per i pericoli di inquinamento delle prove e di reiterazione del reato. I due avvocati chiariscono: la vittima e l’assessore non avevano mai avuto alcun contatto prima e Adriatici “non ha fatto lo sceriffo, ma l’esatto contrario: ha chiamato le forze dell’ordine”. Ed e’ mentre lo stava facendo che El Bossettaoui gli si e’ avvicinato e gli ha dato “un violento schiaffone che gli ha procurato una profonda ferita all’arcata sopraciliare”, spaccandogli gli occhiali oltre a causargli “una grande confusione” che non gli consente di ricordare con esattezza “come e’ partito quel colpo”. “Certo e’ – hanno affermato – che Adriatici non ha causato nessuna lite” e lo testimonia anche la relazione del poliziotto che ha ricevuto la sua telefonata in cui chiedeva l’intervento delle Forze dell’Ordine. Per quanto riguarda la pistola con il colpo in canna, i legali hanno ricordato che il porto d’arma gli era stato concesso per difesa personale in seguito a minacce legate alla sua attuale attivita’ professionale ma anche a quella precedente di poliziotto in cui aveva portato a termine “operazioni che avevano lasciato il segno”. Precisano anche che la Beretta semiautomatica calibro 22 in suo possesso e’ un’arma piccola che non richiede una forte pressione sul grilletto per sparare. Martedi’ sera stava facendo la sua consueta passeggiata e, in ragione del potenziale pericolo che correva, era armato. Ha avuto segnalazione che l’immigrato, poco prima, era stato protagonista di comportamenti molesti e aveva lanciato una bottiglia in piazza. Da qui la decisione di chiamare la Polizia. El Bossettaoui l’ha avvicinato; forse, Adriatici gli ha mostrato la pistola e l’uomo lo ha colpito. L’assessore e’ caduto e ha sparato, colpendolo alla vena cava; l’immigrato ha fatto qualche passo, sembra che abbia raccolto qualcosa per terra ed e’ stramazzato al suolo, come si vede nel video acquisito agli atti. E proprio quel video che, con gli accertamenti balistici, sembra aver un’importanza cruciale per ricostruire la dinamica di quanto accaduto quella tragica sera. Tanto che la Procura di Pavia, diretta dall’aggiunto Mario Venditti, mentre l’indagine e’ del pm Roberto Valli, ha nominato un ingegnere informatico come consulente per migliorare la qualita’ delle immagini che riprendono la colluttazione tra Adriatici e El Boussettaoui. Da una prima analisi sarebbero gia’ emersi elementi utili per ricostruire l’accaduto ma il consulente avra’ 30 giorni per depositare la sua relazione Nei prossimi giorni giungeranno i risultati degli esami tossicologici sia sull’assessore sia sul corpo del trentottenne. Il gip Maria Cristina Lapi dovrebbe decidere domani se confermare i domiciliari per Adriatici ai quali i difensori si sono opposti.

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Guida ubriaco, si scontra con 3 moto e muore centauro, arrestato

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E’ risultato positivo all’alcol test il conducente della Fiat Punto che oggi si è scontrato con tre moto lungo la statale 108 bis “Silana di Cariati” che porta a Lorica. Nell’urto un centauro 37enne di Settingiano (Catanzaro) è morto, e altri due sono rimasti gravemente feriti. Dopo i risultati, i carabinieri della Compagnia di Cosenza hanno arrestato l’uomo, un 41enne, con l’accusa di omicidio stradale e lo hanno posto ai domiciliari.

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Scossa di terremoto di magnitudo 3.1 fa tremare il Vesuvio, molta paura ma nessun danno

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Un terremoto di magnitudo 3.1 della Scala Richter ha colpito alle 5,55 alle pendici del Vesuvio. L’evento sismico, che ha avuto luogo a una profondità di circa 400 metri, è stato distintamente avvertito dagli abitanti delle zone circostanti, in particolare nei piani alti degli edifici.

Gi esperti hanno definito la scossa come un evento “inusuale” e hanno confermato che non ci sono stati segnali di un incremento dell’attività vulcanica. L’epicentro del terremoto è stato localizzato vicino al Monte Somma, una zona storicamente monitorata per la sua vicinanza con il vulcano.

La comunità locale ha reagito con una comprensibile apprensione, ma, fortunatamente, non sono stati segnalati danni a persone o strutture. Le autorità locali nelle prossime ore decideranno se mantenere aperte le scuole. Intanto c’è da rassicurare  la popolazione sulla gestione dell’evento.

Ieri, alle 5,45, dall’altra parte di Napoli, in un’altra area vulcanica, nei Campi Flegrei, c’è stata una scossa di magnitudo 3.9. Anche in quel caso paura tanta ma nessun danno.

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“Due uomini dei servizi segreti vicino l’auto di Giambruno”, le rivelazioni del Domani

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Due uomini fuori dalla villetta di Giorgia Meloni, la notte tra il 30 novembre e l’1 dicembre. Armeggiavano attorno all’auto dell’ex compagno, Andrea Giambruno, mentre la premier era in missione a Dubai. Nell’episodio, però, non sono stati coinvolti “appartenenti ai Servizi” e la sicurezza della premier “non è mai stata posta a rischio”. Così il sottosegretario Alfredo Mantovano interviene dopo che un articolo apparso oggi sul Domani ha riferito sull’allarme scattato in quella occasione. Nella ricostruzione del quotidiano, un’auto si avvicina alla villetta nel quartiere Torrino.

Scendono due uomini, accendono una torcia o un telefonino e si mettono a trafficare attorno alla macchina di Giambruno. A sorvegliare la scena c’è però una volante della Polizia appostata in servizio di vigilanza. Un agente scende e chiede conto ai due dei loro movimenti. Gli uomini si identificano come “colleghi” senza però mostrare documenti di riconoscimento e si allontanano. Sull’accaduto viene stilato un rapporto che finisce alla Digos; vengono avvertiti – sempre secondo l’articolo del Domani – il capo del Polizia, Vittorio Pisani, il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, l’Autorità delegata alla sicurezza della Repubblica, Mantovano e la stessa premier.

Sarebbe stata informata anche la procura della Capitale. Inizialmente i sospetti ricadono su due uomini dell’Aisi, l’Agenzia d’intelligence per la sicurezza interna, che fanno parte della scorta di Meloni. I due vengono quindi trasferiti all’Aise, l’agenzia che invece si occupa dell’estero. In seguito però le indagini dell’Aisi scagionano gli 007 che quella notte – e lo testimonierebbero le celle telefoniche – si trovavano altrove.

I due potrebbero essere stati banalmente ladri alla ricerca di qualcosa nell’auto di Giambruno. Il fatto, secondo il quotidiano, avrebbe influito anche sulla nomina del nuovo direttore dell’Aisi, sbarrando la strada ad uno dei papabili, Giuseppe Del Deo, alla guida del gruppo dell’Agenzia che ha investigato sul caso. Mantovano non entra nei dettagli della vicenda, ma si limita a rivelare di averne dato notizia il 4 aprile nella sua audizione al Copasir, dove ha chiarito che “gli accertamenti svolti per la parte di competenza dell’intelligence hanno consentito con certezza di escludere il coinvolgimento di appartenenti ai Servizi, e che la sicurezza del presidente Meloni non è mai stata posta a rischio”.

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