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Cronache

La rete di Amara, il legale tra inchieste e condanne

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Su Wickr Me, un sistema di messaggistica che utilizza algoritmi di crittografia militare per rendere segrete le chat e consente di autodistruggerle senza lasciare tracce, aveva scelto di chiamarsi ‘Peter Pan’, il ragazzino che non voleva crescere. L’avvocato Piero Amara torna a far parlare di se’ a neanche due mesi dalla bufera scatenata dalle sue dichiarazioni alla procura di Milano nelle quali racconta di una presunta loggia chiamata ‘Ungheria’, di cui avrebbero fatto parte anche figure istituzionali, diversi magistrati e un consigliere del Csm in carica. Quei verbali, segreti, riempiti nel 2019 nell’ambito delle indagini sul falso complotto per depistare le indagini sul blocco petrolifero Opl245 e la presunta corruzione in Nigeria da parte dell’Eni – processo poi chiuso con l’assoluzione di tutti gli indagati – hanno scatenato l’ennesimo polverone attorno all’organo di autotutela della magistratura e rivelato il contrasto all’interno della procura di Milano, con il titolare dell’inchiesta Paolo Storari che li consegno’ nell’aprile del 2020 all’allora consigliere del Csm Piercamillo Davigo, all’insaputa del procuratore Francesco Greco. Sostenendo che si tratto’ di una scelta dettata da ragioni di “autotutela” visto che aveva chiesto per sei mesi ai vertici del suo ufficio, a suo dire inutilmente, di poter procedere all’iscrizione di alcuni indagati proprio in relazione alle affermazioni fatte da Amara e di verificare anche eventuali profili di calunnia rintracciabili in quelle dichiarazioni. E anche stavolta si torna al Csm. L’accusa nei suoi confronti e’ corruzione in atti giudiziari: in cambio di una “incessante attivita’ di raccomandazione, persuasione e sollecitazione” su alcuni membri del Consiglio e su politici che avrebbero potuto influire su di loro per favorire la nomina di Carlo Maria Capristo a procuratore di Taranto, avrebbe ottenuto da quest’ultimo una corsia preferenziale per ottenere prima una consulenza nell’ambito del processo ‘Ambiente svenduto’, quello che ha portato una settimana fa alla condanna dei Riva e dell’ex presidente della Puglia Nichi Vendola, e poi l’incarico di avvocato di fiducia dell’ex Ilva nel processo per la morte di un operaio. Uno schema che si era gia’ ripetuto quando Capristo era procuratore a Trani: e’ li’ che viene depositato l’esposto anonimo sul falso complotto ai danni dell’Eni ed e’ Capristo che accredita l’avvocato con la societa’ petrolifera e dispone il trasferimento del fascicolo a Siracusa per competenza territoriale, nonostante la polizia giudiziaria avesse sottolineato non solo l’infondatezza dell’esposto ma anche una qualsiasi connessione con le indagini della procura di Milano sulla vicenda.

Amara era gia’ stato arrestato a febbraio dell’anno scorso per un cumulo di pena di 3 anni e otto mesi. Arresto scattato dopo la sentenza della Cassazione che aveva dichiarato inammissibile il ricorso successivo al patteggiamento di un anno e due mesi per l’inchiesta sul cosiddetto ‘Sistema Siracusa’. Proprio Amara, con l’avvocato Giuseppe Calafiore e il pm Giancarlo Longo – quello che mise su senza alcun fondamento l’indagine sul falso piano di destabilizzazione dell’Eni ereditata da Trani – era il regista occulto dell’operazione che, con la complicita’ di alcuni consulenti tecnici, avrebbe permesso di condizionare i procedimenti aperti dalla procura contro i suoi clienti. A quella condanna si sono aggiunti i 3 anni inflitti dal Gup di Roma per le sentenze pilotate al Consiglio di Stato: una serie di ordinanze e decreti che sarebbero stati manipolati per almeno 400 milioni. E anche in questo caso l’avvocato, dicono le carte, era il ‘regista’. Un ruolo che Amara si sarebbe ritagliato anche nella vicenda che ha portato all’arresto di oggi, perche’ il suo atteggiamento, dicono gli inquirenti, e’ sempre lo stesso: darsi da fare per favorire chi poi puo’ tornare utile ai suoi affari. In questo caso il suo ‘socio’ e’ il poliziotto Filippo Paradiso, nella segreteria di Matteo Salvini nel Conte uno e con il sottosegretario Carlo Sibilia nel Conte 2, conosciuto quando era con l’allora titolare dell’Agricoltura Saverio Romano. Il gip definisce Paradiso il ‘relation man’ di Amara, quello che lo mette in contatto con magistrati e politici. Entrambi sono stati rinviati a giudizio a Roma: secondo i pm Amara pagava Paradiso per le sue mediazioni. E’ lui che presenta la presidente del Senato Elisabetta Casellati, estranea all’inchiesta e allora consigliere del Csm, a Capristo ed e’ lui assieme ad Amara a stilare l’elenco di chi contattare per ‘spingere’ la nomina del magistrato. Lo mette a verbale a luglio dello scorso anno l’avvocato Calafiore: oltre a Palamara, Massimo Forciniti, togato del Csm, Paola Balducci, consigliere laico, l’ex ministro Francesco Boccia e l’ex sottosegretario Luca Lotti, l’imprenditore Andrea Bacci, vicino alla famiglia Renzi, Cosimo Ferri, quest’ultimo “incontrato tramite ed in presenza di Denis Verdini”. Si tratta di persone tutte estranee all’inchiesta. “Nella sua vita – dice Calafiore – la mattina si alza e parla con tutti i componenti del Csm, dal primo all’ultimo”. Una certezza, per gli affari dell’avvocato.

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Guida ubriaco, si scontra con 3 moto e muore centauro, arrestato

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E’ risultato positivo all’alcol test il conducente della Fiat Punto che oggi si è scontrato con tre moto lungo la statale 108 bis “Silana di Cariati” che porta a Lorica. Nell’urto un centauro 37enne di Settingiano (Catanzaro) è morto, e altri due sono rimasti gravemente feriti. Dopo i risultati, i carabinieri della Compagnia di Cosenza hanno arrestato l’uomo, un 41enne, con l’accusa di omicidio stradale e lo hanno posto ai domiciliari.

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Scossa di terremoto di magnitudo 3.1 fa tremare il Vesuvio, molta paura ma nessun danno

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Un terremoto di magnitudo 3.1 della Scala Richter ha colpito alle 5,55 alle pendici del Vesuvio. L’evento sismico, che ha avuto luogo a una profondità di circa 400 metri, è stato distintamente avvertito dagli abitanti delle zone circostanti, in particolare nei piani alti degli edifici.

Gi esperti hanno definito la scossa come un evento “inusuale” e hanno confermato che non ci sono stati segnali di un incremento dell’attività vulcanica. L’epicentro del terremoto è stato localizzato vicino al Monte Somma, una zona storicamente monitorata per la sua vicinanza con il vulcano.

La comunità locale ha reagito con una comprensibile apprensione, ma, fortunatamente, non sono stati segnalati danni a persone o strutture. Le autorità locali nelle prossime ore decideranno se mantenere aperte le scuole. Intanto c’è da rassicurare  la popolazione sulla gestione dell’evento.

Ieri, alle 5,45, dall’altra parte di Napoli, in un’altra area vulcanica, nei Campi Flegrei, c’è stata una scossa di magnitudo 3.9. Anche in quel caso paura tanta ma nessun danno.

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“Due uomini dei servizi segreti vicino l’auto di Giambruno”, le rivelazioni del Domani

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Due uomini fuori dalla villetta di Giorgia Meloni, la notte tra il 30 novembre e l’1 dicembre. Armeggiavano attorno all’auto dell’ex compagno, Andrea Giambruno, mentre la premier era in missione a Dubai. Nell’episodio, però, non sono stati coinvolti “appartenenti ai Servizi” e la sicurezza della premier “non è mai stata posta a rischio”. Così il sottosegretario Alfredo Mantovano interviene dopo che un articolo apparso oggi sul Domani ha riferito sull’allarme scattato in quella occasione. Nella ricostruzione del quotidiano, un’auto si avvicina alla villetta nel quartiere Torrino.

Scendono due uomini, accendono una torcia o un telefonino e si mettono a trafficare attorno alla macchina di Giambruno. A sorvegliare la scena c’è però una volante della Polizia appostata in servizio di vigilanza. Un agente scende e chiede conto ai due dei loro movimenti. Gli uomini si identificano come “colleghi” senza però mostrare documenti di riconoscimento e si allontanano. Sull’accaduto viene stilato un rapporto che finisce alla Digos; vengono avvertiti – sempre secondo l’articolo del Domani – il capo del Polizia, Vittorio Pisani, il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, l’Autorità delegata alla sicurezza della Repubblica, Mantovano e la stessa premier.

Sarebbe stata informata anche la procura della Capitale. Inizialmente i sospetti ricadono su due uomini dell’Aisi, l’Agenzia d’intelligence per la sicurezza interna, che fanno parte della scorta di Meloni. I due vengono quindi trasferiti all’Aise, l’agenzia che invece si occupa dell’estero. In seguito però le indagini dell’Aisi scagionano gli 007 che quella notte – e lo testimonierebbero le celle telefoniche – si trovavano altrove.

I due potrebbero essere stati banalmente ladri alla ricerca di qualcosa nell’auto di Giambruno. Il fatto, secondo il quotidiano, avrebbe influito anche sulla nomina del nuovo direttore dell’Aisi, sbarrando la strada ad uno dei papabili, Giuseppe Del Deo, alla guida del gruppo dell’Agenzia che ha investigato sul caso. Mantovano non entra nei dettagli della vicenda, ma si limita a rivelare di averne dato notizia il 4 aprile nella sua audizione al Copasir, dove ha chiarito che “gli accertamenti svolti per la parte di competenza dell’intelligence hanno consentito con certezza di escludere il coinvolgimento di appartenenti ai Servizi, e che la sicurezza del presidente Meloni non è mai stata posta a rischio”.

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