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Bar-ristoranti riaprono al chiuso il 1 giugno, ma c’è sos personale

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Da martedi’ 1 giugno bar e ristoranti potranno tirare un altro sospiro di sollievo: si potra’ infatti consumare all’interno, finalmente senza consultare in modo ossessivo le previsioni del tempo per capire se si potra’ mangiare fuori oppure no. La voglia di normalita’ prevale anche sul fatto che in molti scelgono di pranzare o cenare fuori spesso con le macchine incolonnate nel traffico ad un passo dai tavolini. “C’e’ una voglia di evasione e di leggerezza dopo un periodo cosi’ lungo di stop, e tutti speriamo che questa volta si apra per non chiudere piu’ – spiega Roberto Calugi, direttore generale Fipe-Confcommercio – ma bisogna stare attenti perche’ se l’emergenza sanitaria sta scemando, i problemi economici di chi lavora nel nostro settore non termineranno dall’oggi al domani, manca il personale e i locali dei centri storici sono allo stremo”. A pochi passi da Fontana di Trevi, nel centro di Roma, “Il Chianti” non ha mai chiuso, neppure durante il lockdown: “Abbiamo bussato a ogni porta di questo rione – spiegano oggi che il ristorante, ancora rigorosamente solo all’aperto, e’ pieno – offrendo menu’ a prezzi calmierati anche a chi lavorava qui in zona pur di avere una situazione di continuita’, ma non abbiamo avuto molta risposta. Ogni settimana eravamo costretti a buttare provviste e avevamo perdite tra i 500 e i 600 euro, ma non ci siamo arresi”. Il ristorante lavora con circa il 70% di clienti italiani e il 30% di stranieri “ma abbiamo seri problemi a trovare le forze di lavoro, manca il capitale umano”. Calugi spiega che su 300mila tra bar e ristoranti in Italia, lo scorso anno 22mila hanno chiuso a causa del lockdown e 20mila quest’anno: “Le riaperture sono il miglior e unico vero sostegno che permette di avere una prospettiva di lavoro – sottolinea – ma l’emergenza economica continuera’. Sono molto preoccupato per i centri storici delle nostre citta’ dove il lavoro viene spesso svolto in smart working, cosa che penalizza molto bar e ristoranti. Altra componente e’ quella turistica che pesa per 8 miliardi di euro: anche se c’e’ una ripresa di quello nazionale, il turismo straniero e’ ancora molto esiguo”. E se nel 2019 bar e ristoranti avevano fatturato 90 miliardi di euro, nel 2020 “ne abbiamo persi 40 e nel 2021 siamo gia’ a 20 miliardi in meno, per un totale di 60 miliardi di euro persi”, dice Caluggi, dati alla mano. Non solo, “all’interno della nostra categoria ci sono sottocategorie ancora piu’ in difficolta’, come le discoteche che sono chiuse da febbraio 2020 o il catering: bisogna trovare una qualche prospettiva per questi settori”, dice il numero uno di Fipe. Il covid non solo ha sparigliato le carte ma ha anche ridisegnato i mestieri: “Dobbiamo fare i conti con una drammatica mancanza di personale, si fa una fatica incredibile a trovare qualcuno disposto a lavorare nei bar e nei ristoranti, sia in cucina che in sala – assicura Colugi – da una parte perche’ chi lavorava in questo comparto viste le modeste somme ricevute durante il lockdown, arrivate oltretutto in fortissimo ritardo, e’ uscito dal settore e ha trovato un altro lavoro, dall’altro chi riceve i sussidi di disoccupazione, come l’indennita’ di licenziamento o il reddito di cittadinanza, spesso preferisce rimanere a casa”. Colugi si fa portavoce delle 300mila imprese (dati 2019) che operano nel settore del bar e della ristorazione e da’ un consiglio alla politica: “Questo comparto ha bisogno di una visione strategica d’insieme. Bisogna imparare dalla lezione del covid e far comprendere che questo e’ un comparto fondamentale non solo per l’occupazione e per la catena agroalimentare e turistica”.

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Covid, ancora calo dei casi e dei decessi

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Continua il calo dei nuovi casi di Covid in Italia e sono in netta diminuzione i decessi. Nella settimana compresa tra il 18 e il 24 aprile 2024 – secondo il bollettino del ministero della Salute – si registrano 528 nuovi casi positivi con una variazione di -1,9% rispetto alla settimana precedente (538); 7 i deceduti con una variazione di -22,2% rispetto ai 9 della settimana precedente. Sono stati 100.622 i tamponi effettuati con una variazione di -6,4% rispetto alla settimana precedente (107.539) mentre il tasso di positività è invariato e si ferma allo 0,5%. Il tasso di occupazione in area medica al 24 aprile è pari allo 0,9% (570 ricoverati), rispetto all’1,1% (700 ricoverati) del 17 aprile. Il tasso di occupazione in terapia intensiva al 24 aprile è pari allo 0,2% (19 ricoverati), rispetto allo 0,3% (22 ricoverati) del 17 aprile.

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Influenza e Covid, attesa crescita con ritorno a scuola

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La riapertura delle scuole dopo le festività natalizie potrebbe dare un’ulteriore spinta alle infezioni respiratorie: influenza, soprattutto, ma anche Covid-19 e virus respiratorio sinciziale. È il timore espresso da più parti e confermato anche dalla Società Italiana di Pediatria. “Con il rientro dei bambini a scuola ci aspettiamo un aumento dei casi di influenza anche se – c’è da dire – durante il periodo delle vacanze non si è osservato un calo dei contagi, probabilmente per le occasioni di vita sociale durante le festività.

Inoltre, siamo nel momento del clou del virus respiratorio sinciziale”, dice Rino Agostiniani, consigliere nazionale della Società Italiana di Pediatria, che sottolinea che “è importante che i bambini che hanno sintomi influenzali rimangano a casa”. “Ho scritto al ministro della Salute con l’obiettivo di accedere un faro su una malattia che provoca, soprattutto tra i neonati, gravi patologie, anche mortali: la bronchiolite.

La Commissione europea ha autorizzato il vaccino Nirsevimab che ha già passato severissime e rigidissime misure di controllo da parte di Ema. Questo farmaco potrebbe essere uno strumento fondamentale per la lotta alla bronchiolite ed è arrivato il momento che venga adottato anche nel nostro Paese, quanto prima”, ha intanto fatto sapere Orfeo Mazzella, capogruppo del Movimento 5 Stelle in Commissione Affari Sociali al Senato, citando il caso di una neonata di tre mese morta a fine anno probabilmente proprio a causa di questo virus.

Intanto nelle ultime due settimane, in Italia, l’influenza e le sindromi simil-influenzali hanno fatto registrare numeri da record: due milioni di persone messe a letto solo nelle ultime due settimane dell’anno, con tassi elevati soprattutto nei bambini più piccoli “che sono quelli nel corso degli ultimi anni non hanno sviluppato un patrimonio immunitario per difendersi dall’infezione”, spiega Agostiniani. Covid-19, al contrario, nell’ultima rilevazione del ministero della Salute e dell’Istituto Superiore di Sanità ha mostrato un lieve rallentamento.

Tuttavia, nel mondo sembra che i contagi abbiano ripreso a salire: secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, nelle ultime 4 settimane ci sono stati 850mila casi di Covid nel mondo, con un aumento del 52% rispetto al mese precedente. I numeri reali, tuttavia, potrebbero essere molto più alti.

“Sappiamo che in tutto il mondo le segnalazioni sono diminuite, i centri di sorveglianza sono diminuiti, i centri di vaccinazione sono stati smantellati o chiusi. Questo fornisce un quadro incompleto della situazione e purtroppo dobbiamo aspettarci più casi di quelli che abbiamo dichiarato ufficialmente”, ha detto Christian Lindmeier dell’Oms.

Che la situazione stia peggiorando si intuisce anche dai ricoveri: tra il 13 novembre e il 10 dicembre, nei Paesi che segnalano sistematicamente i dati all’Oms e che sono ormai meno di 60, sono stati registrati più di 118 mila nuovi ricoveri per Covid e più di 1.600 nuovi ricoveri in terapia intensiva, con un aumento rispettivamente del 23% e del 51%.

La ripresa dei contagi potrebbe essere legata alla nuova JN.1 del virus Sars-CoV-2. I dati che arrivano dagli Stati Uniti sembrano confermarlo. Secondo le ultime stime dei Centers for Disease Control and Prevention (Cdc) nell’ultima settimana JN.1 è arrivata al 61,6% di prevalenza. JN.1, che ormai è dominante anche in Italia, discende dalla variante BA.2.86 (Pirola) ed è stata isolata proprio negli Stati Uniti lo scorso settembre. Per i Cdc “al momento non vi è alcuna indicazione di un aumento della gravità da JN.1”. Tuttavia, è possibile che “questa variante possa determinare un aumento delle infezioni”.

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Covid, meno ricoveri in ospedale e meno contagi

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L’indice di trasmissibilità per il Covid-19 basato sui casi con ricovero ospedaliero al 26 dicembre si conferma sotto soglia epidemica e sostanzialmente stabile con 0,75; in leggera diminuzione anche i ricoveri sia nei reparti che i terapia intensiva. Anche l’incidenza di casi Covid-19 diagnosticati e segnalati nel periodo 28 dicembre 2023-3 gennaio 2024 è in lieve diminuzione pari a 66 casi per 100.000 abitanti rispetto ai 70 della settimana precedente. Il numero di nuovi contagi segnalati è 38.736 contro i 40.988 della settimana precedente e i 60.556 della settimana ancora prima. Questo quanto emerge dall’ultimo monitoraggio del ministero della Salute-Istituto Superiore di Sanità, in cui viene spiegato che, per l’Rt, i valori potrebbero essere sottostimati “a causa di un ritardo di notifica dei ricoveri durante i giorni festivi” e per l’incidenza “in parte per una ridotta frequenza di diagnosi effettuate durante i giorni festivi”.

Per le ospedalizzazioni, al 3 gennaio l’occupazione dei posti letto in area medica risulta pari al 10,1% (6.320 ricoverati) rispetto all’11,0% rilevato al 27 dicembre 2023. In riduzione anche l’occupazione dei posti letto in terapia intensiva, pari a 2,8% (246 ricoverati), rispetto alla settimana precedente (3,2% al 27 dicembre 2023). I tassi di ospedalizzazione e mortalità, viene rilevato nel monitoraggio, aumentano con l’età, presentando i valori più elevati nella fascia d’età 90+ anni; anche il tasso di ricovero in terapia intensiva aumenta con l’età. L’incidenza settimanale dei casi diagnosticati e segnalati risulta in diminuzione nella maggior parte delle Regioni e Province.

L’incidenza più elevata è stata riportata nella Regione Lazio (128 casi per 100.000 abitanti) e la più bassa in Sicilia (6 casi per 100.000 abitanti). Le reinfezioni sono al 43% circa, in lieve diminuzione rispetto alla settimana precedente. Per quanto riguarda le varianti, alla data della più recente indagine rapida condotta dall’11 al 17 dicembre 2023, JN.1 (discendente di BA.2.86) è predominante, con una prevalenza nazionale stimata pari a 38,1%. Si conferma, inoltre, se pur con valori di prevalenza in diminuzione, la co-circolazione di ceppi virali ricombinanti riconducibili a XBB, ed in particolare alla variante d’interesse EG.5 (prevalenza nazionale stimata pari a 30,6%).

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