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L’Italia chiude le frontiere a India e Bangladesh, sono 120mila gli italiani morti per covid

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L’ecatombe in India fa sentire i suoi effetti in Italia, con i 214 passeggeri in arrivo in serata all’aeroporto di Fiumicino da Nuova Delhi destinati a test e quarantena per arginare l’ultima, pericolosa variante del coronavirus. Cinquanta di loro vanno nella cittadella militare della Cecchignola, gli altri in un Covid hotel sempre a Roma. Ma il Lazio con il presidente Nicola Zingaretti chiede di “bloccare i voli” dal subcontinente indiano, “sollecitando anche iniziative che coordinino a livello europeo gli arrivi”. Troppe migliaia di persone da controllare per la sola Regione dove si e’ gia’ sulle tracce di circa 300 indiani arrivati prima dell’ordinanza del ministro della Salute Roberto Speranza che impone quarantena e test per i residenti di ritorno dall’India. In serata, pero’, il ministro ha accolto la richiesta del governatore del Lazio e inasprito le misure, con una nuova ordinanza che vieta l’ingresso, da qualsiasi punto di confine, a chi negli ultimi 14 giorni abbia soggiornato o transitato anche in Bangladesh oltre che in India. Il provvedimento inoltre, visto l’ulteriore aggravamento della situazione epidemiologica nei due Paesi, rafforza le misure di isolamento per le persone residenti in Italia autorizzate al rientro. Il nuovo fronte dell’emergenza arriva nel giorno in cui l’Italia supera i 120 mila morti ufficiali per la pandemia, una cifra inimmaginabile per quasi tutti un anno fa. Le vittime delle ultime 24 ore sono ancora 344, in un quadro di lento ma costante calo dei pazienti nelle terapie intensive e nei reparti ordinari (questi ultimi sotto quota 20 mila). Il numero totale dei casi va verso i 4 milioni con gli oltre 13 mila tamponi positivi del giorno, una soglia ancora piuttosto alta. Ai contagi e ai vaccinati sara’ legato il destino della misura piu’ contestata rimasta in vigore nella fase di riapertura iniziata il 26 aprile: il coprifuoco. “Al momento e’ stato fissato alle 22 – ribadisce il ministro degli Affari regionali Mariastella Gelmini – ma il decreto riaperture contiene un meccanismo secondo il quale ogni 15 giorni c’e’ un check” sull’andamento dei casi e delle immunizzazioni e quindi “siamo pronti gradualmente ad alzarlo alle 23, fino a toglierlo del tutto”. Le Regioni sembrano allentare il pressing e non chiederebbero una data precisa. Se gli infetti sono ancora moltissimi – quasi 450 mila ‘attualmente positivi’ – e i casi quotidiani ben al di la’ della capacita’ di tracciamento dei contatti, sul versante vaccinazioni le cose vanno meglio. Oltre 13,2 milioni di italiani hanno ricevuto almeno una dose, il 22,1% della popolazione. Soprattutto il 66,6% degli over 70 – di gran lunga i piu’ falcidiati – ha ora una protezione parziale o totale dal virus. Si va verso i 5 milioni e mezzo di vaccinati integralmente, quasi il 10% degli italiani. Le differenze tra le regioni sono pero’ ancora molto marcate. Nella fascia 70-79 anni, secondo i dati del ministero della Salute, Trentino Alto Adige, Veneto ed Emilia Romagna hanno somministrato almeno una dose al 64-67%, mentre Basilicata, Calabria e Sicilia sono tra il 38 e il 42%. Sulla carta sara’ difficile per queste ultime vedere un ulteriore allentamento delle misure a meta’ maggio. La campagna vaccinale segna una media di iniezioni nell’ultima settimana di quasi 345 mila, mentre l’obiettivo sono sempre le 500 mila al giorno promesse dal commissario Francesco Figliuolo. Lo sprint dovrebbe essere garantito dagli oltre 2 milioni di dosi di Pfizer-BioNtech distribuite alle Regioni, da altri 3 milioni attesi in una settimana e dai 15 milioni di maggio (da giugno 30 milioni al mese). La missione e’ completare la copertura di anziani e fragili e far partire verso fine maggio la campagna di massa con gli under 60 (la Lombardia ha aperto le prenotazioni ai fragili di 55-59 anni). Quasi 10 milioni di over 60 attendono pero’ ancora la prima dose, secondo elaborazioni di Sky Tg24 su dati del ministero. Il nodo e’ anche quali vaccini arriveranno e l’uso che se ne fara’. Ieri il generale Figliuolo ha ribadito che “AstraZeneca e’ idoneo per tutte le classi di eta’ e che la raccomandazione per gli over 60 e’ legata al bassissimo numero di casi con eventi collaterali gravi registrati al di sotto di quell’eta’”. Il controverso prodotto anglo-svedese potrebbe quindi trovare presto un’applicazione piu’ ampia.

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AstraZeneca ammette: vaccino contro Covid-19 può causare trombosi

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L’azienda biofarmaceutica internazionale AstraZeneca ha ammesso per la prima volta che uno degli effetti collaterali del suo vaccino contro il Covid-19 può essere la sindrome da trombosi con trombocitopenia (TTS). Lo ha scritto il Telegraph, citando documenti di tribunale. È stata presentata un’azione legale collettiva contro l’azienda perché il vaccino, sviluppato insieme all’Università di Oxford, ha causato danni gravi o fatali a diversi pazienti, si legge nel comunicato.

“Il vaccino può causare, in casi molto rari, una sindrome da trombosi con trombocitopenia (Tts). Le cause sono sconosciute”, si legge in un estratto di un documento fornito dall’azienda a un tribunale lo scorso febbraio. Secondo i media, sono state presentate 51 richieste di risarcimento all’Alta Corte di Londra, in cui le vittime e le loro famiglie chiedono danni per circa 125 milioni di dollari. La sindrome da trombosi con trombocitopenia causa coaguli di sangue e un basso numero di piastrine, ha spiegato il quotidiano.

La prima richiesta, spiega l’articolo, è stata presentata l’anno scorso da Jamie Scott, che, dopo la somministrazione del vaccino nell’aprile 2021, ha sviluppato un coagulo di sangue e un’emorragia cerebrale, che avrebbe causato danni permanenti al cervello. Viene citato anche il caso della famiglia di Francesca Tuscano, una donna italiana morta nell’aprile 2021 dopo essere stata vaccinata contro il coronavirus. La famiglia della 32enne si è rivolta a un medico legale e a un ematologo, che hanno stabilito che “la morte della paziente può essere attribuita agli effetti collaterali della somministrazione del vaccino Covid-19”. La donna è deceduta per trombosi vascolare cerebrale il giorno successivo alla somministrazione del farmaco di AstraZeneca.

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Covid, ancora calo dei casi e dei decessi

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Continua il calo dei nuovi casi di Covid in Italia e sono in netta diminuzione i decessi. Nella settimana compresa tra il 18 e il 24 aprile 2024 – secondo il bollettino del ministero della Salute – si registrano 528 nuovi casi positivi con una variazione di -1,9% rispetto alla settimana precedente (538); 7 i deceduti con una variazione di -22,2% rispetto ai 9 della settimana precedente. Sono stati 100.622 i tamponi effettuati con una variazione di -6,4% rispetto alla settimana precedente (107.539) mentre il tasso di positività è invariato e si ferma allo 0,5%. Il tasso di occupazione in area medica al 24 aprile è pari allo 0,9% (570 ricoverati), rispetto all’1,1% (700 ricoverati) del 17 aprile. Il tasso di occupazione in terapia intensiva al 24 aprile è pari allo 0,2% (19 ricoverati), rispetto allo 0,3% (22 ricoverati) del 17 aprile.

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Influenza e Covid, attesa crescita con ritorno a scuola

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La riapertura delle scuole dopo le festività natalizie potrebbe dare un’ulteriore spinta alle infezioni respiratorie: influenza, soprattutto, ma anche Covid-19 e virus respiratorio sinciziale. È il timore espresso da più parti e confermato anche dalla Società Italiana di Pediatria. “Con il rientro dei bambini a scuola ci aspettiamo un aumento dei casi di influenza anche se – c’è da dire – durante il periodo delle vacanze non si è osservato un calo dei contagi, probabilmente per le occasioni di vita sociale durante le festività.

Inoltre, siamo nel momento del clou del virus respiratorio sinciziale”, dice Rino Agostiniani, consigliere nazionale della Società Italiana di Pediatria, che sottolinea che “è importante che i bambini che hanno sintomi influenzali rimangano a casa”. “Ho scritto al ministro della Salute con l’obiettivo di accedere un faro su una malattia che provoca, soprattutto tra i neonati, gravi patologie, anche mortali: la bronchiolite.

La Commissione europea ha autorizzato il vaccino Nirsevimab che ha già passato severissime e rigidissime misure di controllo da parte di Ema. Questo farmaco potrebbe essere uno strumento fondamentale per la lotta alla bronchiolite ed è arrivato il momento che venga adottato anche nel nostro Paese, quanto prima”, ha intanto fatto sapere Orfeo Mazzella, capogruppo del Movimento 5 Stelle in Commissione Affari Sociali al Senato, citando il caso di una neonata di tre mese morta a fine anno probabilmente proprio a causa di questo virus.

Intanto nelle ultime due settimane, in Italia, l’influenza e le sindromi simil-influenzali hanno fatto registrare numeri da record: due milioni di persone messe a letto solo nelle ultime due settimane dell’anno, con tassi elevati soprattutto nei bambini più piccoli “che sono quelli nel corso degli ultimi anni non hanno sviluppato un patrimonio immunitario per difendersi dall’infezione”, spiega Agostiniani. Covid-19, al contrario, nell’ultima rilevazione del ministero della Salute e dell’Istituto Superiore di Sanità ha mostrato un lieve rallentamento.

Tuttavia, nel mondo sembra che i contagi abbiano ripreso a salire: secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, nelle ultime 4 settimane ci sono stati 850mila casi di Covid nel mondo, con un aumento del 52% rispetto al mese precedente. I numeri reali, tuttavia, potrebbero essere molto più alti.

“Sappiamo che in tutto il mondo le segnalazioni sono diminuite, i centri di sorveglianza sono diminuiti, i centri di vaccinazione sono stati smantellati o chiusi. Questo fornisce un quadro incompleto della situazione e purtroppo dobbiamo aspettarci più casi di quelli che abbiamo dichiarato ufficialmente”, ha detto Christian Lindmeier dell’Oms.

Che la situazione stia peggiorando si intuisce anche dai ricoveri: tra il 13 novembre e il 10 dicembre, nei Paesi che segnalano sistematicamente i dati all’Oms e che sono ormai meno di 60, sono stati registrati più di 118 mila nuovi ricoveri per Covid e più di 1.600 nuovi ricoveri in terapia intensiva, con un aumento rispettivamente del 23% e del 51%.

La ripresa dei contagi potrebbe essere legata alla nuova JN.1 del virus Sars-CoV-2. I dati che arrivano dagli Stati Uniti sembrano confermarlo. Secondo le ultime stime dei Centers for Disease Control and Prevention (Cdc) nell’ultima settimana JN.1 è arrivata al 61,6% di prevalenza. JN.1, che ormai è dominante anche in Italia, discende dalla variante BA.2.86 (Pirola) ed è stata isolata proprio negli Stati Uniti lo scorso settembre. Per i Cdc “al momento non vi è alcuna indicazione di un aumento della gravità da JN.1”. Tuttavia, è possibile che “questa variante possa determinare un aumento delle infezioni”.

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