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Italia guarda anche vaccini mRna, Reithera pronta

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L’Italia guarda anche ai vaccini ad mRna ed il gruppo biotech italiano Reithera e’ pronto ad offrire tutta la collaborazione necessaria, mentre prosegue e conta di chiudere dopo l’estate la fase 3 della sperimentazione del vaccino di tipo adenovirus. Il faro sui vaccini a Rna messaggero, quelli della famiglia Pfizer e Moderna, si e’ acceso dopo le difficolta’ che hanno incontrato quelli a vettore virale come AstraZeneca e Johnson&Jonhson che sono stati sottoposti ad alcune restrizioni riguardanti l’eta’ a causa di trombosi rare verificatesi dopo le somministrazioni. E proprio per AstraZeneca, infatti, l’ Ema dovrebbe dare domani un nuovo parere sul vaccino. “Avremo informazioni sulla seconda dose e sulle fasce di eta’”, ha precisato la commissaria alla Salute Kyriakide. Sui vaccina ad mRna, dunque, Reithera propone tutta la propria collaborazione sottolineando che “parallelamente allo sviluppo del vaccino GRAd-COV2 e nel quadro di uno sforzo stimolato e sostenuto anche dal Governo Italiano affinche’ sia piu’ ampia e solida la capacita produttiva di vaccini nel nostro paese, il gruppo puo’ mettere a disposizione il proprio know how e la propria capacita’ produttiva per rispondere positivamente ad eventuali richieste di produzione di uno dei vaccini Covid-19 gia’ approvati (di tipo mRna e adenovirus) e distribuiti anche in Italia, sia nel sito di Castel Romano sia attraverso collaborazioni esterne, cosi’ come gia’ fa da tempo per altri vaccini”. E dal Mise sottolineano che si sta verificando anche il progetto di Reithera per valutarne la coerenza con le procedure e gli indirizzi del governo sulla produzione dei vaccini. Al momento, dicono , nessuna decisione e’ stata presa. A testimonianza del “forte impegno nello sviluppo del proprio vaccino GRAd-COV2″, Reithera ricorda di aver investito, gia’ dal 2020, nell’espansione della officina farmaceutica di Castel Romano attraverso la realizzazione di una nuova area di produzione su larga scala equipaggiata con bioreattori con una capacita’ complessiva di 3000 litri con un potenziale produttivo annuo tra 50 e 100 milioni di dosi”. Ed il gruppo biotech conferma di essere “fortemente impegnato nella fase 2-3 della sperimentazione clinica, avviata lo scorso mese, del vaccino GRAd-COV2 contro COVID-19 e, se la sperimentazione procedera’ secondo i piani, si stima di portarla a termine dopo l’estate”. Intanto si guarda anche alle varianti, spina nel fianco della lotta al Covid. “Stiamo monitorando come si stanno diffondendo, fanno infatti sapere fonti Ema – quali tipi sono prevalenti e cosa ci possiamo aspettare per il futuro. Dal nostro punto di vista stiamo lavorando con le aziende che stanno gia’ pensando di avere dei nuovi vaccini per le varianti, che possono essere autorizzati nel breve termine, e forse gia’ dopo l’estate si potranno valutare alcuni vaccini per le varianti”. E mentre la campagna vaccinale corre per vincere sul tempo il diffondersi del virus, resta un traguardo importante capire la durata della protezione dei vaccini che non si conosce ancora con precisione. “Abbiamo dati riguardo alla risposta immunitaria, spiegano all’Ema, che mostrano come gli anticorpi rimangano fino ad almeno 6 mesi e in base a come scendono nel tempo si puo’ dedurre che probabilmente una protezione fino ad un anno e’ assolutamente possibile”. E possibile – spiegano ancora – e’ anche che gia’ dopo l’estate bisognera’ dare una terza dose. Sullo sfondo infine gli arrivi degli altri vaccini con Sputnik che attende le ispezioni Ue ai siti produttivi a maggio.

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AstraZeneca ammette: vaccino contro Covid-19 può causare trombosi

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L’azienda biofarmaceutica internazionale AstraZeneca ha ammesso per la prima volta che uno degli effetti collaterali del suo vaccino contro il Covid-19 può essere la sindrome da trombosi con trombocitopenia (TTS). Lo ha scritto il Telegraph, citando documenti di tribunale. È stata presentata un’azione legale collettiva contro l’azienda perché il vaccino, sviluppato insieme all’Università di Oxford, ha causato danni gravi o fatali a diversi pazienti, si legge nel comunicato.

“Il vaccino può causare, in casi molto rari, una sindrome da trombosi con trombocitopenia (Tts). Le cause sono sconosciute”, si legge in un estratto di un documento fornito dall’azienda a un tribunale lo scorso febbraio. Secondo i media, sono state presentate 51 richieste di risarcimento all’Alta Corte di Londra, in cui le vittime e le loro famiglie chiedono danni per circa 125 milioni di dollari. La sindrome da trombosi con trombocitopenia causa coaguli di sangue e un basso numero di piastrine, ha spiegato il quotidiano.

La prima richiesta, spiega l’articolo, è stata presentata l’anno scorso da Jamie Scott, che, dopo la somministrazione del vaccino nell’aprile 2021, ha sviluppato un coagulo di sangue e un’emorragia cerebrale, che avrebbe causato danni permanenti al cervello. Viene citato anche il caso della famiglia di Francesca Tuscano, una donna italiana morta nell’aprile 2021 dopo essere stata vaccinata contro il coronavirus. La famiglia della 32enne si è rivolta a un medico legale e a un ematologo, che hanno stabilito che “la morte della paziente può essere attribuita agli effetti collaterali della somministrazione del vaccino Covid-19”. La donna è deceduta per trombosi vascolare cerebrale il giorno successivo alla somministrazione del farmaco di AstraZeneca.

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Covid, ancora calo dei casi e dei decessi

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Continua il calo dei nuovi casi di Covid in Italia e sono in netta diminuzione i decessi. Nella settimana compresa tra il 18 e il 24 aprile 2024 – secondo il bollettino del ministero della Salute – si registrano 528 nuovi casi positivi con una variazione di -1,9% rispetto alla settimana precedente (538); 7 i deceduti con una variazione di -22,2% rispetto ai 9 della settimana precedente. Sono stati 100.622 i tamponi effettuati con una variazione di -6,4% rispetto alla settimana precedente (107.539) mentre il tasso di positività è invariato e si ferma allo 0,5%. Il tasso di occupazione in area medica al 24 aprile è pari allo 0,9% (570 ricoverati), rispetto all’1,1% (700 ricoverati) del 17 aprile. Il tasso di occupazione in terapia intensiva al 24 aprile è pari allo 0,2% (19 ricoverati), rispetto allo 0,3% (22 ricoverati) del 17 aprile.

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Influenza e Covid, attesa crescita con ritorno a scuola

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La riapertura delle scuole dopo le festività natalizie potrebbe dare un’ulteriore spinta alle infezioni respiratorie: influenza, soprattutto, ma anche Covid-19 e virus respiratorio sinciziale. È il timore espresso da più parti e confermato anche dalla Società Italiana di Pediatria. “Con il rientro dei bambini a scuola ci aspettiamo un aumento dei casi di influenza anche se – c’è da dire – durante il periodo delle vacanze non si è osservato un calo dei contagi, probabilmente per le occasioni di vita sociale durante le festività.

Inoltre, siamo nel momento del clou del virus respiratorio sinciziale”, dice Rino Agostiniani, consigliere nazionale della Società Italiana di Pediatria, che sottolinea che “è importante che i bambini che hanno sintomi influenzali rimangano a casa”. “Ho scritto al ministro della Salute con l’obiettivo di accedere un faro su una malattia che provoca, soprattutto tra i neonati, gravi patologie, anche mortali: la bronchiolite.

La Commissione europea ha autorizzato il vaccino Nirsevimab che ha già passato severissime e rigidissime misure di controllo da parte di Ema. Questo farmaco potrebbe essere uno strumento fondamentale per la lotta alla bronchiolite ed è arrivato il momento che venga adottato anche nel nostro Paese, quanto prima”, ha intanto fatto sapere Orfeo Mazzella, capogruppo del Movimento 5 Stelle in Commissione Affari Sociali al Senato, citando il caso di una neonata di tre mese morta a fine anno probabilmente proprio a causa di questo virus.

Intanto nelle ultime due settimane, in Italia, l’influenza e le sindromi simil-influenzali hanno fatto registrare numeri da record: due milioni di persone messe a letto solo nelle ultime due settimane dell’anno, con tassi elevati soprattutto nei bambini più piccoli “che sono quelli nel corso degli ultimi anni non hanno sviluppato un patrimonio immunitario per difendersi dall’infezione”, spiega Agostiniani. Covid-19, al contrario, nell’ultima rilevazione del ministero della Salute e dell’Istituto Superiore di Sanità ha mostrato un lieve rallentamento.

Tuttavia, nel mondo sembra che i contagi abbiano ripreso a salire: secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, nelle ultime 4 settimane ci sono stati 850mila casi di Covid nel mondo, con un aumento del 52% rispetto al mese precedente. I numeri reali, tuttavia, potrebbero essere molto più alti.

“Sappiamo che in tutto il mondo le segnalazioni sono diminuite, i centri di sorveglianza sono diminuiti, i centri di vaccinazione sono stati smantellati o chiusi. Questo fornisce un quadro incompleto della situazione e purtroppo dobbiamo aspettarci più casi di quelli che abbiamo dichiarato ufficialmente”, ha detto Christian Lindmeier dell’Oms.

Che la situazione stia peggiorando si intuisce anche dai ricoveri: tra il 13 novembre e il 10 dicembre, nei Paesi che segnalano sistematicamente i dati all’Oms e che sono ormai meno di 60, sono stati registrati più di 118 mila nuovi ricoveri per Covid e più di 1.600 nuovi ricoveri in terapia intensiva, con un aumento rispettivamente del 23% e del 51%.

La ripresa dei contagi potrebbe essere legata alla nuova JN.1 del virus Sars-CoV-2. I dati che arrivano dagli Stati Uniti sembrano confermarlo. Secondo le ultime stime dei Centers for Disease Control and Prevention (Cdc) nell’ultima settimana JN.1 è arrivata al 61,6% di prevalenza. JN.1, che ormai è dominante anche in Italia, discende dalla variante BA.2.86 (Pirola) ed è stata isolata proprio negli Stati Uniti lo scorso settembre. Per i Cdc “al momento non vi è alcuna indicazione di un aumento della gravità da JN.1”. Tuttavia, è possibile che “questa variante possa determinare un aumento delle infezioni”.

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