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Politica

Stallo nel Pd, Zingaretti chiede chiarezza

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La settimana che si chiudera’ con l’assemblea Pd si e’ aperta senza schiarite. Le varie anime del partito sono alla ricerca di una soluzione unitaria alla crisi, dopo le dimissioni del segretario Nicola Zingaretti. Ma, al momento, il cerchio e’ tutt’altro che chiuso. Dei vari scenari che si profilano, nessuno pare abbia la forza di imporsi sugli altri. Fra i dem c’e’ chi auspica che sia Zingaretti a togliere le castagne dal fuoco, tornando sui suoi passi. Ma gli “uomini dell’ (ex) segretario” ritengono che un suo ripensamento sia proprio difficile. Allora dall’assemblea di sabato e domenica potrebbe uscire il nome del nuovo numero uno o di un reggente. In questa situazione di incertezza, c’e’ anche chi ritiene che tanto valga convocare il congresso. Potrebbe affacciarsi l’idea di un’assise on line ma, statuto alla mano, non sembra una soluzione di facilmente praticabile. Senza considerare che non tutte le componenti del partito sono pronte a digerire questa ipotesi. Sembra invece sfumare l’eventualita’ che, nell’attesa di trovare una via di uscita, l’assemblea venga rinviata. Proprio per domani e’ in programma una riunione dell’organismo incaricato di gestirla, guidato dalla presidente del Pd, Valentina Cuppi. A margine di una iniziativa a Roma, Zingaretti ha chiesto di nuovo uno stop alle polemiche. “C’e’ stato in questi mesi un gruppo dirigente vicino a me, a cominciare da Orlando, Franceschini, D’Elia, Cuperlo, Zanda, Cuppi, Bettini, De Micheli, Oddati e Chiara Braga e tanti altri e tanti sindaci amministratori e dirigenti nei territori – ha detto – Ho fiducia che ci sara’ la forza e l’autorevolezza per fare chiarezza dove io non sono riuscito e a rilanciare insieme un progetto per l’Italia”. Malgrado i continui “non faro’ passi indietro”, fra i suoi c’e’ chi spera che Zingaretti possa tornare a guidare il partito. “Da tanti circoli e da tante federazioni – ha detto il dirigente Pd Stefano Vaccari – sono arrivati atti politici e documenti in cui a Nicola viene chiesto un ripensamento”. Non sarebbe una retromarcia. L’auspicio di chi lo vorrebbe di nuovo in sella e’ che questo orientamento si imponga in assemblea e che Zingaretti accetti. A tentarlo – e’ il ragionamento – potrebbe essere la forza che gli darebbe una soluzione del genere, che spegnerebbe quelle polemiche interne che lo hanno indotto a lasciare, comprese le richieste di un congresso. Non pare pero’ che si tratti di una prospettiva su cui il partito scommette. Le varie correnti stanno quindi dialogando alla ricerca di una personalita’ che possa andare bene a tutti. Fra i nomi che circolano, i piu’ quotati sono quelli di Roberta Pinotti e Anna Finocchiaro – anche in risposta alle polemiche sulla rappresentanza di genere – e di Piero Fassino. Ma c’e’ anche quello del vicesegretario Andrea Orlando. E in giornata e’ circolato quello dell’ex ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri. Oltre al fatto che qualcuno ha buttato la’ l’ipotesi Walter Veltroni. La soluzione sarebbe nelle mani della corrente franceschiniana, sia per il ‘peso’ nel partito, sia nelle vesti di mediatrice fra l’anima zingarettiana e la minoranza interna piu’ corposa, quella di Base Riformista. In questi giorni, quindi, oltre ai continui contatti telefonici, dovrebbero esserci riunioni tra i capicorrente. A rendere piu’ complessa la vicenda ci sono poi due considerazioni. La prima riguarda la “gravita’” del momento, con il governo di larghe intese appena nato e l’elezione del nuovo Presidente della Repubblica alle porte. La seconda si riferisce all’organizzazione di un’assemblea che dovra’ riunire da remoto un migliaio di persone. Ecco, anche l’aspetto “virtuale” dell’incontro rende piu’ difficile l’approdo a un accordo: le chiacchiere nei corridoi e i faccia faccia dietro le quinte di solito aiutano non poco.

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Emiliano all’Antimafia: inopportuno io venga in audizione

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Il presidente della Puglia, Michele Emiliano, ha inviato una lettera alla Commissione parlamentare antimafia in cui spiega di non ritenere opportuna in questo momento una sua audizione, come richiesto già una settimana fa dall’ufficio di presidenza della stessa commissione. La motivazione del governatore sarebbe dovuta ad una serie di delicati impegni legati alla recente fase politica in Consiglio regionale, come la votazione della mozione di sfiducia nei suoi confronti. L’audizione avrebbe riguardato le vicende e le inchieste sui rischi di infiltrazioni mafiose nel territorio pugliese e in particolare a Bari.

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Da popolo di FdI standing ovation per Berlinguer

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Standing ovation del popolo di Fratelli d’Italia per Enrico Berlinguer. “Questa è la coerente continuazione dell’omaggio che il capo della destra rese a Enrico Berlinguer nel giorno della sua scomparsa”, chiama l’applauso Ignazio La Russa, Presidente del Senato intervistato dalla figlia di Berlinguer, Bianca. Tra la folla di un milione e mezzo di persone ai funerali di Enrico Berlinguer (ripresi dai più famosi registi italiani in un celebre documentario) c’era infatti Giorgio Almirante, storico leader della destra italiana venuto a rendere un commosso omaggio al segretario del Pci, accasciatosi sul palco di un comizio dopo un ictus. E’ un passaggio commosso, quello dei Fratelli d’Italia.

Un applauso lungo e sentito nella mattinata conclusiva della kermesse che per tre giorni li ha riuniti nel ‘villaggio’ sulla spiaggia dove Giorgia Meloni annuncerà la sua discesa in campo per le Europee. Anche se Bianca Berlinguer tiene a precisare di essere lì a titolo personale;: “mio padre non tiriamolo in ballo, parliamo di quello che mio padre ha fatto ma non di quello che avrebbe detto oggi”. E anche se poco dopo Maurizio Gasparri, capogruppo di Fi al Senato, vorrà sottolineare che “sono prive di fondamento” le lodi al segretario di un partito “oggi travolto dagli scandali” e allora beneficiario di “tre forme di finanziamento illegale”.”Non basta un’intervista sulla questione morale – affonda Gasparri citando la storica intervista di Berlinguer ad Eugenio Scalfari – per cancellare i plurimi finanziamenti illeciti che hanno costellato la storia del Partito comunista. E non si tratta solo dell’oro di Mosca ma anche dell’oro delle Coop e di quello proveniente da affari italiani”.

Ma Gasparri è fuori dal coro, perchè La Russa – che incassa la solidarietà di Sergio Mattarella per la foto sui social che ritrae a testa in giù il Presidente del Senato – oggi è qui per sostenere che la destra italiana ha rispetto dei miti politici avversari e non cerca neppure egemonie culturali.

“Nessuno vuole cacciare nessuno, neanche Scurati. Che anzi mi aspetto ora scriva di Stalin e di cui io avrei trasmesso il monologo. Senza dargli una lira però, perchè già fa un sacco di soldi parlando di Mussolini….” “Mettiamo finalmente una parola di pacificazione su tanti giovani che persero la vita”, negli anni di piombo, si prende un pezzetto di scena La Russa nella giornata di Giorgia. “Perchè vedo oggi qualche segnale brutto, di intolleranza nelle università, con la ‘caccia all’ebreo’. Vedo chi ci prova a far tornare quel clima”. Ma a differenza “degli anni ’70”, “da molte forze politiche c’è un alt a questo modo di concepire il contrasto, soprattutto dal presidente della Repubblica. Anche se c’è nelle università un piccolo focolaio che potrebbe diventare un incendio. Fermiamolo finché siamo in tempo”. Poche chiare parole di condanna anche sul generale leghista Vannacci: “Buon per lui che non ha un bambino portatore di handicap, altrimenti capirebbe di aver detto una sciocchezza”.

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Il giorno dopo di Vannacci, Salvini lo blinda

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Roberto Vannacci continua a far parlare di sé. Il segretario leghista Matteo Salvini lo blinda, annunciando che lo avrà al suo fianco a Roma, all’uscita ufficiale del libro ‘Controvento’. Da quando è stata ufficializzata la sua candidatura, il generale è rimasto nell’agone politico. Prima la bagarre sulla giornata scelta per l’annuncio, il 25 aprile, seguita dalla diatriba interna al partito, ancora in corso. Poi le frasi infelici di Vannacci a La Stampa, sulle classi separate per i disabili e quel Benito Mussolini “statista”, che hanno scatenato anche la ferma presa di distanza dei ministri leghisti. Dal canto suo Vannacci ha derubricato tutto a ‘beghe’ nella Lega. “Giorgetti? Diatribe interne al partito che reputo più che legittime ma che non mi interessano. Lasciamo che si esprimano i cittadini, quello conta”, la risposta ad Affari Italiani. Il generale, ormai incensato come candidato indipendente dal Capitano, si aspetta la vera legittimazione alle urne.

“E’ normale che chi ha militato per tanti anni in un partito veda con scetticismo una persona che, dall’oggi al domani, entra a farne parte anche con tanti consensi e ‘viene vista come usurpatrice’, ha affermato sul canale Youtube di Hoara Borselli, ribadendo che alla fine saranno “gli elettori a scrivere il nome sulla scheda a stabilire chi aveva ragione”. Così Vannacci tira dritto attraverso la bufera che ha scosso la Lega e il centrodestra. Tra gli alleati ci sono stati momenti di imbarazzo. Ed è dal palco di Pescara – alla kermesse di FdI ‘snobbata’ da Salvini – che è arrivata una stoccata dalla seconda carica dello Stato, Ignazio La Russa: “Buon per lui che non ha un bambino portatore di handicap, altrimenti capirebbe di aver detto una sciocchezza”. Forti applausi del pubblico.

Il forzista e vice presidente della Camera Giorgio Mulè ha rincarato la dose: “Il generale Vannacci ha detto una solenne fesseria, per giunta gravemente offensiva”, ha detto Mulè, paragonando le frasi a quelle del partito di estrema destra tedesco Afd sui disabili a scuola, “del tutto sovrapponibili a quelle di Vannacci”. Vannacci non viene risparmiato nemmeno dall’uscente eurodeputata – compagna di lista – Susanna Ceccardi, in totale disaccordo con lui. O dalla Lega del Friuli Venezia Giulia e da quella del Veneto, che si uniscono al coro di chi non “voterà” il candidato scelto da Salvini. Vannacci, così come il segretario, non si curano delle critiche. E guardano a martedì, quando saranno a Roma, l’uno accanto all’altro, per l’uscita del libro di Salvini, “Controvento”. Intanto il generale traccia la linea della sua corsa, contro l’imposizione di “un pensiero unico” e promuovendo il “sogno italiano invece che quello americano”.

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