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Il Governo Draghi: chi vince, chi perde, e l’Italia in mezzo

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Confesso: chi più mi ha impressionato in questa vicenda è Silvio Berlusconi. Ricevuto da Mario Draghi, che -lascia intendere sin da subito- gli deve qualcosa, gli dà di gomito -come ci si saluta ora- e s’intesta un paio di formidabili risultati. Uno si chiama Draghi, appunto, che ha voluto e messo lui a quel posto, come ha già fatto in passato per altri posti. L’altro si chiama Matteo Salvini, che grazie a lui è tornato a fare il bravo ragazzo. Entrando nel grande ovile europeo, vedrete, farà scintille, ormai, come leader alfine liberato dalle zavorre di un sovranismo che, con la scomparsa di Trump, può contare su una scena internazionale non poco esaltante, tra il cupo V. Orban e l’ormai definitivamente squalificato J. Bolsonaro. 

Que viva Berlusconi, dunque, che nella costruzione di questi messaggi, se li mette in tasca tutti. Matteo Renzi compreso, si capisce, che non solo è rimasto con un pugno di mosche in mano, ma, dal punto di vista dell’immagine pubblica, ne esce totalmente appannato: tanto rumore per nulla, riguardo all’Esecutivo appena varato, con un Presidente del Consiglio che lui “auspicava”, al più, senza poterlo “esigere” o addirittura “imporre” come invece Berlusconi si è affrettato a far capire.

Gruppo parlamentare Italia Viva – PSI del Senato della Repubblica e Italia Viva della Camera dei deputati
(foto di Francesco Ammendola – Ufficio per la Stampa e la Comunicazione della Presidenza della Repubblica)

Restando su Berlusconi, una certa impressione fa pure il ritorno sulla scena di Ministri azzurri. Se, come dice saggiamente qualche politico, il pane si può fare con la farina che si ha, ebbene, la farina di Forza Italia è quella. Non saprei, veramente, cosa può fare né cosa si propone di fare Renato Brunetta alla Funzione Pubblica. Credo invece che Mariastella Gelmini agli Affari Regionali, possa costruire l’indispensabile tandem con Roberto Speranza, confermato alla Salute, per imprimere alla sanità pubblica la svolta decisa di cui ha bisogno per uscire dalle secche pandemiche attraverso un piano di vaccinazione serio e rapido, che deve essere avocato in via decisa dallo Stato ma deve potersi valere dell’apporto operativo delle Regioni. Molte delle quali, appunto, sono di destra. E forse inclini ad ascoltare più la Gelmini che il PD Francesco Boccia. 

Roberto Speranza. Rimane ministro della Salute

Ma importante è pure il Dicastero affidato a Mara Carfagna (Sud e coesione territoriale). Mi auguro che la neo-ministra, pur senza portafoglio, trovi il modo di mettere al centro del Recovery Plan la “questione meridionale” -un problema nazionale di tipo strutturale, come tutti sappiamo- senza cadere nella trappola dei rivendicazionismi privi di senso, tipo: la metà dei fondi europei al Sud, ma sulla base di progetti forti e concreti di investimenti d’avanguardia per il Mezzogiorno, da proporre e, al caso, negoziare in modo coerente con i Ministeri che si occuperanno del Recovery Plan.  I quali Ministeri, è vero, sono tutti a trazione Draghi -Economia, Transizione Ecologica, Transizione digitale, come pure Scuola e Università- ma con una non secondaria possibilità di influenza fattiva del leghista Giancarlo Giorgetti, allo Sviluppo Economico.

Cambiare tutto per cambiare poco o niente. Salvini e Conte restano fuori, Di Maio rimane e Giorgetti torna

Fin qui, quella che mi pare la parte vincente di questa squadra di Governo. Quanto alla parte perdente, c’è poco da dire. I 5 Stelle escono con le ossa rotte dalla partita, mentre a consolazione del PD c’è l’idea che, di là dalle intestazioni più o meno allusive o roboanti di questo o di quello, Mario Draghi rappresenta il tentativo oggi più avanzato al mondo, se posso ire, nella costruzione di una alleanza per il terzo millennio tra le forze riformiste più vive e determinate.

Draghi interpreta, credo, per formazione e per professione, l’anima “temperata” e riflessiva del capitalismo in una fase di sovraccumulazione senza precedenti, nella quale tutti gli “animal spirits” di keynesiana memoria sono in agguato, pronti a scatenarsi alla caccia di opportunità di profitto. Quali che siano! Compresa la pelle della gente, come mostrano le ultime vicende delle multinazionali del farmaco che stanno creando problemi gravissimi alla salute delle popolazioni e alla ripresa economica mondiale. Profilando, per di più, scenari pericolosi di “geopolitiche vaccinali” in scacchieri sensibili come quello sud e centro-asiatico, africano, sudamericano.

Premier uscente. Conte perde su tutta la linea e lascia Palazzo Chigi

Il Presidente del Consiglio sta giocando una partita importante per l’Italia, dunque, ma altresì inaugura il nuovo corso di una globalizzazione che non solo è post-pandemica, ma che appare incline finalmente a misurarsi con i problemi strutturali dell’ordine del mondo. Che poi sono sostanzialmente due: la transizione verde, che speriamo non si limiti a un greenwashing tanto retorico quanto sterile; l’attenuazione delle disuguaglianze, alla scala internazionale non meno che nazionale. Il ruolo della sinistra, in questa fase, di là dai dicasteri ottenuti, si costruisce attraverso l’elaborazione e l’accompagnamento di questo disegno, che vede certo molte convergenze -favorite anche dall’elezione di J. Biden alla Presidenza USA- ma ha anche molti, insidiosi nemici.

Angelo Turco, africanista, è uno studioso di teoria ed epistemologia della Geografia, professore emerito all’Università IULM di Milano, dove è stato Preside di Facoltà, Prorettore vicario e Presidente della Fondazione IULM.

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Auto in fiamme a Napoli, si blocca la zona collinare, traffico in tilt

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Un incendio di vaste proporzione ha creato notevoli problemi alla circolazione della zona collinare di Napoli: un’auto in fiamme in via Bernardo Cavallino per motivi da accertare, ha provocato una nuvola di fumo che ha costretto due squadre di Vigili del Fuoco ad intervenire. Non ci sono feriti, ma gli abitanti del quartiere hanno temuto il peggio. La zona è rimasta bloccata da poco dopo le 8 del mattino ed ancora si sta lavorando per mettere la zona in sicurezza. visto che si tratta di un’arteria importante delal zona collinare della città e densamente abitata

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Esteri

‘Da banche Occidente in Russia 800 mln euro in tasse a Cremlino’

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Le maggiori banche occidentali che sono rimaste in Russia hanno pagato lo scorso anno più di 800 milioni di euro in tasse al Cremlino, una cifra quattro volte superiore ai livelli pre-guerra. Lo riporta il Financial Times sottolineando che le imposte pagate, pari allo 0,4% delle entrate russe non legate all’energia per il 2024, sono un esempio di come le aziende straniere che restano nel Paese aiutano il Cremlino a mantenere la stabilità finanziaria nonostante le sanzioni. Secondo quanto riportato dal quotidiano, “le maggiori sette banche europee per asset in Russia – Raiffeisen Bank International, Unicredit, Ing, Commerzbank, Deutsche Bank, OTP e Intesa Sanpaolo – hanno riportato profitti totali per oltre tre miliardi di euro nel 2023. Questi profitti sono stati tre volte maggiori rispetto al 2021 e in parte generati dai fondi che le banche non possono ritirare dal Paese”.

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Napoli bello, Roma fortunata: è pari al Maradona

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– Napoli e Roma si annullano nella sfida valevole per la 34 giornata di Serie A. Al Maradona finisce 2-2 una bella sfida, accesa ed emozionante soprattutto nella ripresa: apre Dybala su rigore, Olivera e Osimhen (altro rigore) la ribaltano, poi nel finale il prezioso ritorno al gol di Abraham permette ai giallorossi di tornare a casa con un punto abbastanza importante per la corsa alla Champions League. La squadra di De Rossi sale a 59 punti restando a -4 dal Bologna, ma vede accorciare l’Atalanta che ora e’ dietro di sole due lunghezze e con una gara da recuperare. Amaro in bocca invece per gli uomini di Calzona, che scivolano a -5 dal settimo posto della Lazio.

La prima nitida occasione del match capita al 6′ in favore dei giallorossi (sara’ l’unica del primo tempo), quando da corner del solito Dybala arriva una sponda area di Mancini che pesca Pellegrini, il cui colpo di testa termina di poco alto sopra la traversa. Dopo una prima parte di gara giocata a ritmi bassi da ambo le squadre, i partenopei provano a crescere dalla mezz’ora: Osimhen tenta da posizione defilata trovando la respinta di Svilar, graziato invece poco piu’ tardi da Anguissa che sbaglia tutto a tu per tu.

Al 40′ si fa vedere Kvaratskhelia con il suo classico destro a giro, deviato in tuffo ancora da un attento Svilar, mentre a pochi istanti dal riposo un colpo di testa di Di Lorenzo sfila di poco a lato. Nella ripresa il Napoli continua nella propria produzione offensiva, ma al 56′ e’ ancora decisivo un intervento di Svilar ad evitare il possibile vantaggio di Lobotka. Passano un paio di minuti e, dall’altra parte, e’ invece la Roma a trovare l’episodio per sbloccare: Azmoun va giu’ in area a contatto con Jesus, l’arbitro fischia il penalty e Dybala lo trasforma alla perfezione nell’1-0 ospite.

Gli azzurri non ci stanno e al 64′, grazie ad un pizzico di fortuna, la pareggiano con Olivera: l’esterno calcia di mancino da fuori area, Kristensen devia e di fatto mette fuori causa Svilar che stavolta non puo’ nulla. Il match prende ritmo e i partenopei in particolare ritrovano morale, sfiorando il vantaggio al 73′ con Osimhen, che svernicia Mancini in velocita’ ma trova un miracoloso Svilar davanti a se’. Nel finale succede di tutto: Osimhen porta avanti il Napoli grazie ad un calcio di rigore fischiato dopo un contatto tra Renato Sanches e Kvaratskhelia (decisivo intervento del Var), poi all’88’ la Roma trova il nuovo pari con un colpo di testa di Abraham, che segna dopo una sponda aerea da corner di Ndicka ed esulta dopo un altro intervento del Var (gol inizialmente annullato per offside).

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