Il premier vuole vedere le carte dell’ex premier. Ha dalla sua parte non solo il Pd e Leu, ma anche il M5S. Almeno formalmente Beppe Grillo e Luigi Di Maio sono convinti che sarebbe irresponsabile far cadere il governo in un momento così drammatico.
I margini di manovra si restringono. E poi ci si mette pure il Quirinale che non vedrebbe di buon occhio un Governo che nascesse solo per evitare le elezioni e col soccorso dei “responsabili”. Forte di questi convincimenti, il premier potrebbe presto chiamare Renzi per un confronto, da soli o al tavolo dei leader, e cercare un accordo che salvi il governo giallorosso. All’ex premier l’avvocato sarebbe disposto a proporre un rafforzamento della squadra, o al limite un “Conte ter”, giacché il tam tam di un Renzi che non vede spazio alcuno per comporre il quadro senza passare da una crisi è arrivato fino a Palazzo Chigi.
L’ex segretario del Pd Maurizio Martina invita a “non escludere a priori l’ipotesi del rimpasto”.
La riorganizzazione della squadra non sarebbe “né una sconfitta né una vittoria” ed eviterebbe alla maggioranza di “frantumarsi in un passaggio fondamentale per l’Italia”, con il virus che morde e i 209 miliardi di fondi europei che aspettano di essere investiti.
C’è anche una ipotesi che possa essere il dem Dario Franceschini a salire a Palazzo Chigi, ma nel Pd escludono staffette. E poi Franceschini punta ad altro. Resta il rimpasto. E un totonomi. Renzi impegnato alla Farnesina. Di Maio all’Interno. Conte in sella ma con due alfieri (controllori politici forti) come vice-premier: Orlando (che prenderebbe il posto di Alfonso Bonafede a via Arenula) e Di Maio. “Non so che formula prevarrà. So che questo è il tempo di mettere al centro l’ interesse dell’ Italia e degli italiani contro gli egoismi di parte. L’ appello del presidente della Repubblica nel messaggio di fine anno perché prevalgano le ragioni dei “costruttori” mi sembra saggio e illuminante” dice Renzi, che non fa previsioni sulla crisi in atto.