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De Laurentiis – de Magistris, torna il sereno e forse entro l’anno firmeranno la convenzione per il San Paolo, ma…

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La quiete dopo la tempesta. Tra Aurelio De Laurentiis e Luigi de Magistris è sempre stato così in questi anni di difficile convivenza e reciproche convenienze. L’altro giorno allo stadio c’è stato un abbraccio affettuoso, una bella stretta di mano e una bella chiacchierata davanti ad un bel gelato nel salottino del San Paolo. Il calcio unisce a Napoli e i buoni rapporti tra il sindaco della città e il presidente della squadra di calcio che ne rappresenta l’eccellenza, l’orgoglio non solo sportivo ma anche come brand commerciale in giro per il mondo, è un buon viatico per tutti. I rapporti erano ai minimi termini da quando De Laurentiis, nel corso dell’ennesima lite sulla gestione del San Paolo (“non è uno stadio ma un cesso” ha detto a giusta ragione De Laurentiis più volte), indirizzò parole assai sgarbate verso il sindaco. Meglio dimenticare, ma non fu bello pagare addirittura pagine di giornali per offenderlo. Ora il barometro dei rapporti segna bel tempo. Meglio così. C’è da chiudere con soddisfazione il capitolo delicato della gestione dell’impianto di Fuorigrotta. Entro l’anno o inizio 2019 vanno definite le pendenze e chiuse. Quindi si dovrà formalizzare e firmare la convenzione di utilizzo.

Al match del Napoli con il Psg c’era anche il presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca che al San Paolo, grazie ai fondi per le Universiadi ha assicurato risorse per 20 milioni e passa che saranno usate per ristrutturazione e messa in sicurezza. Anche tra de Magistris e De Luca non ci sono mai stati buoni rapporti, e la serata Champions ne è la conferma. Hanno visto la partita a mezzo metro di distanza, sono stati fianco a fianco in tutto il pre e post partita ma chi c’era assicura che non si sono degnati manco di uno sguardo. Un saluto di buona educazione, nulla più. Si sono ignorati. Grazie anche all’attento cerimoniale del Napoli che li ha tenuti sempre separati.

Ma tornando all’affaire San Paolo, nei prossimi giorni il Comune con il capo di gabinetto Attilio Auricchio e l’assessore Ciro Borriello torneranno a vedere Aurelio De Laurentis o emissari di vertice della società per stabilire un modus operandi, per consentire al Napoli di conoscere tempistica e modalità di esecuzione dei lavori dentro la struttura e per evitare che questi possano impattare con il lavoro e le gare della squadra. Sulla convenzione che regolerà i rapporti tra comune di Napoli e Società sportiva Calcio Napoli, come spesso scrive dalle colonne de Il Mattino il giornalista Luigi Roano, occorre essere cauti. La questione non è roba da arruffapopoli ma vicenda giuridica delicata. E i nodi da sciogliere sono sempre gli stessi, sia che tra De Laurentis e de Magistris c’è tempesta, sia che scoppi l’amore: la durata della convenzione e il quantum del canone di locazione.  La convenzione per il Comune deve essere decennale. Si può lavorare in Consiglio comunale e in Commissioni per arrivare a venti anni, ma è materia che il sindaco può provare solo a far digerire. Non è una sua decisione. De Laurentiis vorrebbe una convenzione che indichi come durata dell’impegno 99 anni. Ci sono molti episodi analoghi in tal senso circa la gestione di strutture pubbliche sportive. Il patron del Napoli chiede cose che non sono fuori dalla grazia di Dio ma fa gli interessi della sua società. Dunque, chi vuole il bene di Napoli e del Napoli deve sperare che trovino un accordo sui soldi e sulla durata. Due domande per chi tifa contro l’accordo o peggio tifa perchè de Magistris mandi a quel paese De Laurentiis o viceversa:

  1. Ve lo immaginate il San Paolo di Fuorigrotta senza il Napoli, abbandonato come lo è più o meno oggi? Non sarebbe meglio vederlo ristrutturato, fruibile per le famiglie, vederlo così come era stato pensato in epoca di tangenti e tangentisti (Italia ’90) come una struttura sportiva capace di essere un centro attrattore economico, un pezzo di economia di un quartiere dove è tornata per fortuna Edenlandia, si spera possa rilanciarsi la Mostra d’Oltremare.
  2. Il comune di Napoli ha bisogno di contare su un canone di locazione mensile certo. E però occorre essere onesti. Non si può chiedere la luna a De Laurentiis quando altre strutture sportive analoghe ma in luoghi meravigliosi della città vengono concesse per pochi miserabili euro alle elites napoletane. Anche su questo De Laurentiis non dice cose marziane.

Forse è il momento buono che DeLa e DeMa trovino un punto di incontro che faccia anche giustizia del loro carattere fumantino. In fondo fanno entrambi “solo” gli interessi delle loro aziende. Chissà, magari da accordo nasce accordo. Napoli potrebbe anche pensare di affidare al Napoli un altro pezzo importante di strutture sportive nella zona di Bagnoli/Fuorigrotta che rischiano di andare in malora per irresponsabilità. Parliamo dell’area ex Ilva/Italsider di Bagnoli. Ci sono un centro sportivo, centro benessere, attrezzature sportive, parco, centro congressi e altro che sta andando al macero. E dire che le opere erano quasi pronte e da consegnare alla città. Quella è la vera vergogna di Napoli. Non “il cesso di Fuorigrotta”, già che il cesso ancora una funzione la esercita a Napoli: ogni domenica fa assistere alle magie della squadra di Ancelotti a migliaia di napoletani.

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Auto in fiamme, muore una donna

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Tragico pomeriggio a Vado Ligure, in provincia di Savona, dove una donna è morta in circostanze misteriose a causa dell’incendio di un’auto vicino a un distributore di benzina lungo la via Aurelia. Gli eventi hanno destato preoccupazione e confusione nella comunità locale, poiché la dinamica di quanto accaduto rimane ancora avvolta nell’ombra.

Al momento, non è stata fornita alcuna chiarezza sulla natura dell’incidente. Le autorità locali stanno conducendo un’indagine approfondita per determinare se si sia trattato di un gesto deliberato o di un tragico incidente. Ciò che è certo è che la donna è stata trovata senza vita al di fuori del veicolo incendiato, a pochi passi dal distributore di benzina. La sua identità non è stata resa nota pubblicamente, in attesa di informare i familiari più stretti.

L’incidente ha richiamato prontamente l’intervento di diverse squadre di soccorso. I vigili del fuoco hanno lavorato incessantemente per domare le fiamme, mentre l’automedica del 118 ha tentato di prestare soccorso alla vittima. I carabinieri e i membri della Croce Rossa di Savona si sono mobilitati per garantire il controllo della situazione e fornire supporto alle indagini in corso.

 

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Last Banner, aumentano le condanne per gli ultrà della Juventus

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Sugli ultrà della Juventus la giustizia mette il carico da undici. Resta confermata l’ipotesi di associazione per delinquere, l’estorsione diventa ‘consumata’ e non solo più ‘tentata’, le condanne aumentano. Il processo d’appello per il caso Last Banner si chiude, a Torino, con una sentenza che vede Dino Mocciola, leader storico dei Drughi, passare da 4 anni e 10 mesi a 8 anni di carcere; per Salvatore Ceva, Sergio Genre, Umberto Toia e Giuseppe Franzo la pena raggiunge i 4 anni e 7 mesi, 4 anni e 6 mesi, 4 anni e 3 mesi, 3 anni e 11 mesi. A Franzo viene anche revocata la condizionale.

La Corte subalpina, secondo quanto si ricava dal dispositivo, ha accettato l’impostazione del pg Chiara Maina, che aveva chiesto più severità rispetto al giudizio di primo grado. Secondo le accuse, le intemperanze da stadio e gli scioperi del tifo furono, nel corso della stagione 2018-19, gli strumenti con cui le frange più estreme della curva fecero pressione sulla Juventusper non perdere agevolazioni e privilegi in materia di biglietti. Fino a quando la società non presentò la denuncia che innescò una lunga e articolata indagine della Digos. Già la sentenza del tribunale, pronunciata nell’ottobre del 2021, era stata definita di portata storica perché non era mai successo che a un gruppo ultras venisse incollata l’etichetta di associazione per delinquere. Quella di appello si è spinta anche oltre.

Alcune settimane fa le tesi degli inquirenti avevano superato un primo vaglio della Cassazione: i supremi giudici, al termine di uno dei filoni secondari di Last Banner, avevano confermato la condanna (due mesi e 20 giorni poi ridotti in appello) inflitta a 57enne militante dei Drughi chiamato a rispondere di violenza privata: in occasione di un paio di partite casalinghe della Juve, il tifoso delimitò con il nastro adesivo le zone degli spalti che gli ultrà volevano per loro e allontanò in malo modo gli spettatori ‘ordinari’ che cercavano un posto. Oggi il commento a caldo di Luigi Chiappero, l’avvocato che insieme alla collega Maria Turco ha patrocinato la Juventus come legale di parte civile, è che “il risultato, cui si è giunti con una azione congiunta della questura e della società, è anche il frutto dell’impegno profuso per aumentare la funzionalità degli stadi”. “Senza la complessa macchina organizzativa allestita in materia di sicurezza – spiega il penalista – non si sarebbe mai potuto conoscere nei dettagli ciò che accadeva nella curva”. Fra le parti civili c’era anche Alberto Pairetto, l’uomo della Juventus incaricato di tenere i rapporti con gli ultrà.

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Malore in caserma, muore vigile del fuoco

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Ha accusato un malore nella notte tra domenica e lunedì nella caserma dei vigili del fuoco del Lingotto a Torino ed è morto dopo circa un’ora all’ospedale delle Molinette, dove era stato ricoverato. L’uomo, Samuele Del Ministro, aveva 50 anni ed era originario di Pescia (Pistoia). In una nota i colleghi del comando vigili del fuoco di Pistoia ricordano come Del Ministro avesse iniziato il suo percorso nel corpo nazionale dei vigili del fuoco con il servizio di leva, per poi entrare in servizio permanente nel 2001, proprio al comando provinciale di Torino, da cui fu poi trasferito al comando di Pistoia.

Per circa vent’anni ha prestato servizio nella sede distaccata di Montecatini Terme (Pistoia), specializzandosi in tecniche speleo alpino fluviali e tecniche di primo soccorso sanitario. Ha partecipato a tante fasi emergenziali sul territorio nazionale: dal terremoto a L’Aquila, all’incidente della Costa Concordia all’Isola del Giglio, fino al terremoto nel centro Italia. “Un vigile sempre in prima linea – si legge ancora -, poi il passaggio di qualifica al ruolo di capo squadra con assegnazione al comando vigilfuoco di Torino e a breve sarebbe rientrato al comando provinciale di Pistoia. Del Ministro lascia la moglie e due figli”.

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