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Pronte le zone rosse tra Nord e Sud, arriva l’alt agli spostamenti tra Regioni

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Divieto di spostamento tra le Regioni salvo motivi di lavoro o assoluta necessità.  Centri commerciali chiusi nel fine settimana. Le tabaccherie e i bar dovranno chiudere le slot machine e altri giochi che al momento aggirano la chiusura delle sale giochi già in vigore.  Scuole superiori  chiuse con il passaggio alla didattica a distanza al 100 per cento. Metodo da estendere anche alle ultime classi delle medie. Potrebbe essere ridotta la capienza massima dei mezzi di trasporto pubblico che il Comitato tecnico scientifico ha già chiesto invano di portare dall’attuale 80 al 50 per cento. Ma non ci sono mezzi. Occorre trovarne.
Non dovrebbe esserci il lockdown, ma qualcosa che gli assomiglia. Il governo potrebbe predisporre un DPCM che consentirebbe alle Regioni di agire. Zone rosse, coprifuoco, lockdown sarebbero incombenze dei presidenti di regione. I primi a sperimentare questo nuovo corso potrebbero essere lombardi, piemontesi e forse anche Campania. Le regioni che sono già nello scenario 4 dell’ormai noto documento “Prevenzione e risposta a Covid-19: evoluzione della strategia e pianificazione nella fase di transizione per il periodo autunno-invernale”, condiviso dagli stessi “governatori”. È quello che si verifica quando Rt, il tasso di riproduzione del virus, supera 1,5: in Lombardia e Piemonte, secondo il monitoraggio fino al 21 ottobre e reso noto venerdì, erano già sopra 2, rispettivamente a 2,09 e 2,16. Vuol dire che ogni positivo contagia in media più altre due persone, quindi l’epidemia corre come infatti vediamo da settimane. Altre nove tra Regioni e Province autonome erano giù una settimana fa sopra 1,5: Bolzano (1,96) e Trento (1,5), la Valle d’Aosta (1,89), il Molise (1,86), l’ Umbria (1,67), la Calabria (1.66), la Puglia (1,65), l’ Emilia-Romagna (1,63), la Liguria (1,54), il Lazio (1,51), il Friuli (1,5). La Campania era a 1,49. Ma dal 21 ottobre Rt è certamente aumentato ancora e comunque la situazione degli ospedali preoccupa a Milano, a Torino a Genova ma anche a Napoli e in misura minore a Roma. La questione oggi  non è tanto la preoccupazione per le terapie intensive quanto per in posti in area medica. L’esecutivo metterà a disposizione nuovi fondi per il ristoro delle attività che saranno chiuse a livello locale. Saranno le Regioni a valutare se chiudere solo in alcune aree o nell’ intero territorio. Le zone rosse, insomma.
Il Cts si è aggiornato a martedì per discutere con nuovi dati. Il clima è teso, lo stesso coordinatore del Comitato, Agostino Miozzo, ex Protezione civile, nella riunione di ieri sera ha invocato “una strategia nazionale”.
Nella riflessione dell’ organismo sono tornati i temi delle carenze della sanità territoriale che hanno alimentato la corsa agli ospedali di queste settimane e dell’impegno che viene richiesto ai medici di famiglia per i tamponi: in Veneto li hanno obbligati, l’accordo nazionale per ora non lo prevede. E ancora, si è discusso dei limiti dell’app Immuni, fortemente criticata ieri sera dal direttore scientifico dell’Istituto Spallanzani di Roma, Giuseppe Ippolito, che avrebbe preferito il modello scelto in Gran Bretagna.
Quanto agli ospedali, nelle riunioni del governo si discute in queste ore dei ricoveri troppo facili, cioè di pazienti che vengono ammessi perché non possono rimanere isolati a casa, di quelli che affollano i pronto soccorso degli ospedali con i più alti livelli di assistenza a Napoli, a Genova o a Torino perché non si fidano dei nosocomi più piccoli e meno attrezzati, specie in provincia. C’è chi auspica diverse linee guida per i ricoveri e chi osserva invece che non è possibile rimandare a casa pazienti positivi anche con sintomi lievi che presentino una o più patologie, dal diabete all’ ipertensione, che rendono il Covid particolarmente pericoloso. Il commissario Domenico Arcuri è stato incaricato di fare il possibile per aumentare i posti letto, anche con strutture mobili o tendoni come quelli che sono già riapparsi nelle vicinanze di alcuni ospedali. Sarà sostenuto in ogni modo il reperimento di immobili da destinare ai pazienti che non richiedono cure particolarmente complesse, ma devono rimanere in isolamento, compresi gli hotel che in molte aree del Paese sono vuoti. Alcune Regioni li utilizzano già.

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Covid, ancora calo dei casi e dei decessi

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Continua il calo dei nuovi casi di Covid in Italia e sono in netta diminuzione i decessi. Nella settimana compresa tra il 18 e il 24 aprile 2024 – secondo il bollettino del ministero della Salute – si registrano 528 nuovi casi positivi con una variazione di -1,9% rispetto alla settimana precedente (538); 7 i deceduti con una variazione di -22,2% rispetto ai 9 della settimana precedente. Sono stati 100.622 i tamponi effettuati con una variazione di -6,4% rispetto alla settimana precedente (107.539) mentre il tasso di positività è invariato e si ferma allo 0,5%. Il tasso di occupazione in area medica al 24 aprile è pari allo 0,9% (570 ricoverati), rispetto all’1,1% (700 ricoverati) del 17 aprile. Il tasso di occupazione in terapia intensiva al 24 aprile è pari allo 0,2% (19 ricoverati), rispetto allo 0,3% (22 ricoverati) del 17 aprile.

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Influenza e Covid, attesa crescita con ritorno a scuola

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La riapertura delle scuole dopo le festività natalizie potrebbe dare un’ulteriore spinta alle infezioni respiratorie: influenza, soprattutto, ma anche Covid-19 e virus respiratorio sinciziale. È il timore espresso da più parti e confermato anche dalla Società Italiana di Pediatria. “Con il rientro dei bambini a scuola ci aspettiamo un aumento dei casi di influenza anche se – c’è da dire – durante il periodo delle vacanze non si è osservato un calo dei contagi, probabilmente per le occasioni di vita sociale durante le festività.

Inoltre, siamo nel momento del clou del virus respiratorio sinciziale”, dice Rino Agostiniani, consigliere nazionale della Società Italiana di Pediatria, che sottolinea che “è importante che i bambini che hanno sintomi influenzali rimangano a casa”. “Ho scritto al ministro della Salute con l’obiettivo di accedere un faro su una malattia che provoca, soprattutto tra i neonati, gravi patologie, anche mortali: la bronchiolite.

La Commissione europea ha autorizzato il vaccino Nirsevimab che ha già passato severissime e rigidissime misure di controllo da parte di Ema. Questo farmaco potrebbe essere uno strumento fondamentale per la lotta alla bronchiolite ed è arrivato il momento che venga adottato anche nel nostro Paese, quanto prima”, ha intanto fatto sapere Orfeo Mazzella, capogruppo del Movimento 5 Stelle in Commissione Affari Sociali al Senato, citando il caso di una neonata di tre mese morta a fine anno probabilmente proprio a causa di questo virus.

Intanto nelle ultime due settimane, in Italia, l’influenza e le sindromi simil-influenzali hanno fatto registrare numeri da record: due milioni di persone messe a letto solo nelle ultime due settimane dell’anno, con tassi elevati soprattutto nei bambini più piccoli “che sono quelli nel corso degli ultimi anni non hanno sviluppato un patrimonio immunitario per difendersi dall’infezione”, spiega Agostiniani. Covid-19, al contrario, nell’ultima rilevazione del ministero della Salute e dell’Istituto Superiore di Sanità ha mostrato un lieve rallentamento.

Tuttavia, nel mondo sembra che i contagi abbiano ripreso a salire: secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, nelle ultime 4 settimane ci sono stati 850mila casi di Covid nel mondo, con un aumento del 52% rispetto al mese precedente. I numeri reali, tuttavia, potrebbero essere molto più alti.

“Sappiamo che in tutto il mondo le segnalazioni sono diminuite, i centri di sorveglianza sono diminuiti, i centri di vaccinazione sono stati smantellati o chiusi. Questo fornisce un quadro incompleto della situazione e purtroppo dobbiamo aspettarci più casi di quelli che abbiamo dichiarato ufficialmente”, ha detto Christian Lindmeier dell’Oms.

Che la situazione stia peggiorando si intuisce anche dai ricoveri: tra il 13 novembre e il 10 dicembre, nei Paesi che segnalano sistematicamente i dati all’Oms e che sono ormai meno di 60, sono stati registrati più di 118 mila nuovi ricoveri per Covid e più di 1.600 nuovi ricoveri in terapia intensiva, con un aumento rispettivamente del 23% e del 51%.

La ripresa dei contagi potrebbe essere legata alla nuova JN.1 del virus Sars-CoV-2. I dati che arrivano dagli Stati Uniti sembrano confermarlo. Secondo le ultime stime dei Centers for Disease Control and Prevention (Cdc) nell’ultima settimana JN.1 è arrivata al 61,6% di prevalenza. JN.1, che ormai è dominante anche in Italia, discende dalla variante BA.2.86 (Pirola) ed è stata isolata proprio negli Stati Uniti lo scorso settembre. Per i Cdc “al momento non vi è alcuna indicazione di un aumento della gravità da JN.1”. Tuttavia, è possibile che “questa variante possa determinare un aumento delle infezioni”.

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Covid, meno ricoveri in ospedale e meno contagi

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L’indice di trasmissibilità per il Covid-19 basato sui casi con ricovero ospedaliero al 26 dicembre si conferma sotto soglia epidemica e sostanzialmente stabile con 0,75; in leggera diminuzione anche i ricoveri sia nei reparti che i terapia intensiva. Anche l’incidenza di casi Covid-19 diagnosticati e segnalati nel periodo 28 dicembre 2023-3 gennaio 2024 è in lieve diminuzione pari a 66 casi per 100.000 abitanti rispetto ai 70 della settimana precedente. Il numero di nuovi contagi segnalati è 38.736 contro i 40.988 della settimana precedente e i 60.556 della settimana ancora prima. Questo quanto emerge dall’ultimo monitoraggio del ministero della Salute-Istituto Superiore di Sanità, in cui viene spiegato che, per l’Rt, i valori potrebbero essere sottostimati “a causa di un ritardo di notifica dei ricoveri durante i giorni festivi” e per l’incidenza “in parte per una ridotta frequenza di diagnosi effettuate durante i giorni festivi”.

Per le ospedalizzazioni, al 3 gennaio l’occupazione dei posti letto in area medica risulta pari al 10,1% (6.320 ricoverati) rispetto all’11,0% rilevato al 27 dicembre 2023. In riduzione anche l’occupazione dei posti letto in terapia intensiva, pari a 2,8% (246 ricoverati), rispetto alla settimana precedente (3,2% al 27 dicembre 2023). I tassi di ospedalizzazione e mortalità, viene rilevato nel monitoraggio, aumentano con l’età, presentando i valori più elevati nella fascia d’età 90+ anni; anche il tasso di ricovero in terapia intensiva aumenta con l’età. L’incidenza settimanale dei casi diagnosticati e segnalati risulta in diminuzione nella maggior parte delle Regioni e Province.

L’incidenza più elevata è stata riportata nella Regione Lazio (128 casi per 100.000 abitanti) e la più bassa in Sicilia (6 casi per 100.000 abitanti). Le reinfezioni sono al 43% circa, in lieve diminuzione rispetto alla settimana precedente. Per quanto riguarda le varianti, alla data della più recente indagine rapida condotta dall’11 al 17 dicembre 2023, JN.1 (discendente di BA.2.86) è predominante, con una prevalenza nazionale stimata pari a 38,1%. Si conferma, inoltre, se pur con valori di prevalenza in diminuzione, la co-circolazione di ceppi virali ricombinanti riconducibili a XBB, ed in particolare alla variante d’interesse EG.5 (prevalenza nazionale stimata pari a 30,6%).

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