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Spettacoli

Mostra del cinema di Venezia nell’anno covid, tutte le star che restano a casa

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Prima cosa da fare: non voltarsi indietro. Seconda: pensare positivo. Terza: mettersi nei loro panni (tricolori) ed essere contenti. La 77/a Mostra del cinema di Venezia (2-12 settembre) non sara’ ricordata per le super star, impossibilitate a superare gli stretti confini nazionali determinati dalla pandemia, ne’ per le feste (il rischio assembramento e’ da evitare e poi c’e’ il rispetto che si deve alle migliaia di vittime del coronavirus). Personalita’ extra europee non ci saranno, quelle europee il minimo indispensabile e fino all’ultimo chissa’, personaggi noti del cinema italiano: tutti. Se non ora quando? E’ il loro anno d’oro. Dunque non voltarsi indietro, altrimenti ricorderemmo che solo un anno fa a Venezia 76 sul red carpet del Palazzo del Cinema c’era il mondo, Brad Pitt e Johnny Depp, Mick Jagger e Roger Waters e il favoloso Joaquin Phoenix di Joker e Timothe’e Chalamet, l’immensa Meryl Streep e Scarlett Johannson per citare solo i super top. Quest’anno va diversamente, molto diversamente per i ben noti motivi, dunque pensiamo positivo, al cinema che non muore, all’annata covid-dipendente ma intanto si va. Le incertezze sono tali che la lista dei talent, di organizzatori e uffici stampa, e’ piu’ secretata di sempre perche’ il ripensamento, il ‘meglio che sto a casa’ e’ nel conto. L’organizzazione per evitare assembramenti ad alto rischio contagio dovra’ essere ferrea (staremo a vedere). La cena di apertura, come fu per l’anno post terremoto, e’ nei ristretti saloni dell’Excelsior con giurie e personalita’, tra cui gli 8 direttori di festival (compreso Fremaux di Cannes), niente tendoni all’aperto con il buffet intruppato a rischio goccioline infette. Tra le giurie ci sono star internazionali: la piu’ diva di tutte, CATE BLANCHETT, la si immagina in una asettica campana di vetro da mesi, per proteggersi al massimo, pronta ad illuminarsi sul tappeto rosso del Palazzo del cinema con make up e abiti del suo stilista di riferimento che e’ italiano e sponsor della Mostra. C’e’ poi la francese LUDIVINE SAIGNER e l’ex Rusty il selvaggio MATT DILLON, entrato in corsa per sostituire Puiu, e in giro per festival italiani da mesi. Ecco una miniguida, necessariamente con il condizionale, sulle presenze al momento confermate e in ordine cronologico, a cominciare da ANNA FOGLIETTA madrina di Venezia 77 per la cerimonia di apertura e di chiusura. Attesi per Lacci di Daniele Luchetti i protagonisti ALBA ROHRWACHER E LUIGI LO CASCIO, per I Predatori il neoregista e attore PIETRO CASTELLITTO e si spera arrivi Renzo Rossellini per The Rossellinis di ALESSANDRO ROSSELLINI, evento della Settimana della critica. STACY MARTIN e BENOIT MAGIMEL per Amants di Nicole Garcia, PEDRO ALMODOVAR per il fuori concorso The Human Voice con TILDA SWINTON Leone d’oro alla carriera. PIERFRANCESCO FAVINO protagonista di Padrenostro di Claudio Noce. Niente Helen Mirren per l’inglese The Duke di Roger Michell. Esclusa (peccato) anche Greta Thunberg: dopo l’anno sabbatico ha ricominciato la scuola ed e’ altamente improbabile arrivi per il documentario su di lei GRETA di Nathan Grossman. C’e’ l’attrice inglese ROMOLA GARAI protagonista di Miss Marx di Susanna Nicchiarelli e ADELE EXARCHOPOULOS per Mandibules di Quentin Dupieux. Confermato anche l’arrivo della principessa Margaret di The Crown vale a dire l’attrice inglese VANESSA KIRBY per il film in concorso Pieces of a woman di Korne’l Mundruczo e per l’americano The World to come di Mona Fastvold anch’esso in gara. Per Mainstream ci sara’ la regista GIA COPPOLA: visto che arriva dall’America, gia’ e’ un grande risultato (Andrew Garfield invece noi). LUCA GUADAGNINO accompagnera’ il corto Fiori Fiori Fiori e il fuori concorso su Ferragamo ‘Salvatore – Shoemaker of dreams. Il premio Oscar REGINA KING arriva per One Night in Miami fuori concorso, mentre ALICE ROHRWACHER E JR presentano la loro Omelia Contadina. C’e’ ALESSANDRO GASSMANN per Non Odiare di Mauro Mancini, unico film italiano della Sic. Non arrivano Bernard Henry Levy per Princesse Europe di Camille Lotteau ne’ dal Brasile Caetano Veloso per Narciso em Ferias, entrambi fuori concorso, ne’ Clive Owen del cast di Giorgia Farina Guida romantica a posti perduti selezionato alle Giornate degli autori, ne’ James Norton di Nowhere special di Uberto Pasolini. A quanto pare meglio non farsi la bocca sull’arrivo di Frances McDormand: la fantastica attrice americana protagonista di Nomadland di Chloe’ Zhao non risulta nella lista degli arrivi. Ci sara’ invece DONATELLA FINOCCHIARO per Le Sorelle Macaluso di Emma Dante.

(Nella foto in evidenza Alberto Barbera. Presidente di giuria di Venezia 77)

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Cinema

A Cannes Meryl Streep è Palma d’oro

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Meryl Streep, leggenda del cinema, l’attrice che con i suoi tre Oscar (e 21 nomination) è nell’Olimpo subito sotto Katherine Hepburn, torna sulla Croisette. Nella cerimonia di apertura condotta da Camille Cottin, il 14 maggio al Grand Theatre Lumiere, il 77/o festival di Cannes la premierà con la Palma d’Oro onoraria. Manca da Cannes incredibilmente dal 1989, quando vinse come migliore attrice per Un grido nella notte diretto da Fred Schepisi.

“Sono immensamente onorata di ricevere la notizia di questo prestigioso riconoscimento. Vincere un premio a Cannes, per la comunità internazionale degli artisti, ha sempre rappresentato il traguardo più alto nell’arte del cinema”, ha commentato Streep, 74 anni e una filmografia in cui è difficile scegliere, tanto è vasta di pellicole che hanno fatto la storia del cinema, dal Cacciatore a Piccole Donne diretto da Greta Gerwig, presidente della giuria quest’anno. “Stare all’ombra di coloro che sono stati precedentemente onorati è umiliante ed emozionante in egual misura. Non vedo l’ora di venire in Francia per ringraziare tutti di persona a maggio!”, ha proseguito. Meryl Streep è nell’immaginario collettivo come hanno ricordato la presidente Iris Knobloch e il delegato generale del festival Thierry Fremaux, annunciando oggi il nome che si aggiunge a George Lucas (alla cerimonia di chiusura sabato 25 maggio con il Palmares consegnato dalla Presidente della Giuria, Greta Gerwig) e allo Studio Ghibli.

“Abbiamo tutti qualcosa in noi di Meryl Streep!” hanno detto, “Qualcosa in noi che ricorda Kramer contro Kramer, La scelta di Sophie, La mia Africa, I ponti di Madison County, Il diavolo veste Prada e Mamma Mia!. Poiché ha attraversato quasi 50 anni di cinema e incarnato innumerevoli capolavori, Meryl Streep fa parte del nostro immaginario collettivo, del nostro comune amore per il cinema”. Lo stesso premio negli anni scorsi è andato Jeanne Moreau, Catherine Deneuve, Jane Fonda, Agnès Varda, Jodie Foster e al nostro Marco Bellocchio. Un grande ritorno a distanza di 35 anni quello dell’attrice che è anche un’icona progressista e che ha sempre appoggiato le battaglie dei diritti femminili.

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Spettacoli

A Che Tempo Che Fa sul Nove ospiti Fagnani, Scurati, Bova

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Domani sul Nove, e in streaming su discovery+, nuovo appuntamento con “Che Tempo Che Fa” di Fabio Fazio, con Luciana Littizzetto, Filippa Lagerbäck, Mara Maionchi, Ubaldo Pantani, la Signora Coriandoli, Francesco Paolantoni. Ospiti di questa puntata: Francesca Fagnani, conduttrice di Belve e autrice del libro inchiesta “Mala. Roma Criminale” in uscita il 30 aprile; lo scrittore Premio Strega Antonio Scurati; Raoul Bova e Rocío Muñoz Morales, protagonisti di “Celebrity Hunted: Caccia all’uomo”; Noemi, in anteprima tv col nuovo singolo Non ho bisogno di te e conduttrice insieme a Ermal Meta del prossimo Concerto del Primo Maggio di Roma. E ancora: il Presidente del CONI Giovanni Malagò; Franco Di Mare, in libreria con “Le parole, per dirlo. La guerra fuori e dentro di noi”; il content creator e divulgatore Edoardo Prati; Roberto Burioni, Professore Ordinario di Microbiologia e Virologia all’Università Vita-Salute San Raffaele; l’economista Tito Boeri; la Vicedirettrice de La Stampa Annalisa Cuzzocrea; l’inviato di Avvenire Nello Scavo; l’editorialista di Repubblica Massimo Giannini; Michele Serra.

Chiude la serata l’immancabile appuntamento con Che tempo che fa – Il Tavolo con Mara Maionchi, la Signora Coriandoli, Francesco Paolantoni e Ubaldo Pantani. Ospiti della puntata: Max Giusti e Mago Forest, nel cast della terza edizione di GialappaShow; Andrea Delogu, fra i protagonisti del film Sei nell’anima, biopic ispirato alla vita e alla carriera di Gianna Nannini diretto da Cinzia TH Torrini, dove interpreta Mara Maionchi; Sara Franceschi, vincitrice della medaglia di Bronzo nei 400 metri misti agli ultimi Mondiali di nuoto in vasca lunga svoltisi a Doha; Paola Barale, in teatro dal 9 maggio con Tris di cuori; Frank Matano; Simona Ventura. Torna al tavolo anche Noemi.

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Gianna Nannini: ho sperimentato tutto, anche la follia

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“Ho sperimentato la vera follia, il non capire chi sei, il rendermi poi conto che se non esci da lì è finita… È stato difficile ma ci sono riuscita: la mia mente ha fatto tutto”. Così Gianna Nannini si racconta nel libro ‘Cazzi miei’ che ha ispirato ‘Sei nell’anima’, la storia dell’artista, prodotto da Indiana Production e diretto da Cinzia TH Torrini, che andrà su Netflix il 2 maggio con protagonista Letizia Toni nei panni dell’icona del rock. Il film racconta solo i primi trent’anni di Gianna Nannini. Si parte dall’infanzia ribelle e agiata, fino alla consacrazione in quel 1983 che considera la sua “vera nascita”.

Scritto da Cinzia TH Torrini e Cosimo Calamini insieme a Donatella Diamanti e alla stessa Nannini, il film è un viaggio dentro la mente creativa di questa artista unica, e rivoluzionaria che non ha mai accettato compromessi. Fanno parte del cast anche Selene Caramazza, una parrucchiera salentina, Maurizio Lombardi, il padre, Stefano Rossi Giordani e Andrea Delogu che interpreta una giovane Mara Maionchi. “Di questo film mi sono innamorata e riconosciuta. Mi sono come guardata attraverso gli occhi di Letizia Toni che è di una bravura straordinaria e con la quale sono in piena simbiosi. Il risultato finale fa un certo effetto, è come veder scorrere davanti agli occhi una parte di vita che mi ha formata, un lasso di tempo preciso che mi porta al giorno in cui sono nata davvero, a Colonia, in Germania, nel 1983” dice ancora Nannini a Roma nella sede Netflix. Un riferimento della rockstar all’album Latin Lover che proprio in quell’anno confermò il suo successo europeo, specie in Germania dove arrivò a vendere circa 250mila copie.

Ma il 1983, che è anche il titolo di un brano dell’album pubblicato poche settimane fa, è poi l’anno di una sua profonda crisi d’identità, puntualmente descritta nel film: “Sono stata vittima di uno stato psicotico molto grave, ma non indotto dalle droghe. Era come trovarsi sperduta fuori dall’utero materno, ma poi per fortuna ne sono uscita”. Del padre, famoso industriale dolciario toscano, interpretato dal bravissimo Maurizio Lombardi, dice: “Era una persona molto aperta, non è mai stato violento con me, solo non voleva cantassi perché per lui era una cosa che fanno solo le poco di buono. Poi però mi trovò un’insegnante bulgara che mi diede dieci lezioni e soprattutto mi insegnò a respirare, cosa che ha cambiato per sempre il mio canto”.

Protagonista nei panni dell’icona del rock femminile italiano è appunto Letizia Toni, giovane attrice nata a Pistoia nel 1993, che si è calata perfettamente nel ruolo di Gianna Nannini, anche nel cantare credibilmente le sue canzoni: “Ho studiato tanto – dice – sono andata a Siena per sentire sulla pelle quello che avevo studiato, vedere tutti i posti dove ha vissuto, la sua contrada. E questo per cogliere in pieno la sua vera identità. Poi fra me e la Nannini – continua – ci sono tante coincidenze: anche mio padre è un imprenditore e ho, proprio come lei, un fratello più grande e uno più piccolo. Infine anche mio padre non vuole che faccia l’attrice”.

Dice infine la regista: “Ho conosciuto Gianna Nannini negli anni ’70. Molte cose ci accomunano, è sempre stata per me un mito, simbolo di libertà, senza compromessi, coraggiosa nell’essere sé stessa nel bene e nel male. Ci siamo poi incontrate un giorno a Milano e da lì è iniziato tutto. Avrei combattuto per realizzare il film che l’avrebbe raccontata nel modo più fedele, con le sue lotte, i suoi conflitti, le cadute e le risalite. Un coraggioso regalo di Gianna al suo pubblico – conclude Cinzia TH Torrini – , perché la sua storia ha un grande messaggio di rinascita”.

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