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Caos decreto Rilancio, stallo coperture e scontro su migranti

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La regolarizzazione dei migranti che lavorano come braccianti, colf e badanti si fara’, assicura Giuseppe Conte. E blocca cosi’ la fronda M5s che cercava di stralciare la norma dal decreto Rilancio. All’apice di uno scontro durissimo, che minaccia di far impantanare l’attesa maxi manovra da 55 miliardi, il premier decide di intervenire, per ricordare ai Cinquestelle che sono “legittimi” i loro dubbi, ma una “sintesi politica” nella maggioranza era stata raggiunta domenica notte e da li’ si parte. L’accordo pero’ ancora non c’e’. E non c’e’ neanche la quadratura del decreto monstre, da oltre 250 articoli: slitta di un altro giorno l’approdo in Consiglio dei ministri, per un problema di fondi sottostimati per la cassa integrazione prevista dal decreto Cura Italia, varato a marzo, e piu’ in generale per un difficile incastro delle coperture, tanto che tra i tecnici c’e’ chi non esclude il ricorso a “clausole di salvaguardia” per andare oltre i 55 miliardi in deficit. Ma e’ il dossier migranti a far tremare ancora la maggioranza. Spetta a Conte trovare una sintesi tra gli azionisti del suo governo su un tema tanto “complesso” da aver portato “anche governi di centrodestra”, nota il premier, ad aprire ad ampie sanatorie. La ministra Luciana Lamorgese e’ pronta a portare in Cdm un testo, frutto di un lungo tavolo di confronto anche con il M5s e di un accordo di massima vidimato domenica notte anche da Vito Crimi, che prevede due binari per le regolarizzazioni di italiani e stranieri, inclusa la possibilita’ di sanare in nero pagando un forfait di 400 euro e godendo di uno scudo penale.

Non puo’ accedervi, nella bozza della ministra, chi sia stato condannato per caporalato o reati come sfruttamento di immigrazione o prostituzione. Ma ai Cinque stelle non basta. Emerge plasticamente quando Conte difende l’intesa politica raggiunta venerdi’, sottolineando che “regolarizzare lavoratori immigrati spunta le armi al caporalato, contrasta il lavoro nero e protegge la loro e la nostra salute”. E subito dopo il capo M5s Crimi dichiara che l’ultima bozza elaborata da Lamorgese, che recepisce l’intesa di domenica, non puo’ passare perche’ la farebbero “franca gli sfruttatori”. Il sottosegretario Carlo Sibilia, capofila della fronda M5s contraria alla norma, dice che non ha senso insistere per inserirla nel decreto economico, “bloccandolo”. Ma insorgono Pd, Iv e Leu, che vogliono il testo in Cdm, per evitare che finisca su un binario morto: “E’ il M5s a tenere fermo quel decreto”, ribatte Andrea Orlando. Conte tende una mano ai pentastellati parlando di dubbi legittimi e facendo smentire una sua irritazione. Crimi ribatte che il M5s vuole una soluzione. Ma la tensione e’ altissima: Luigi Di Maio denuncia attacchi mirati a “spaccare” il M5s. Anche per evitare che la temperatura salga ancora, il premier e i suoi ministri vorrebbero chiudere al piu’ presto la partita di un provvedimento che era stato annunciato per aprile. Fino a tarda sera non si esclude un Cdm notturno, anche se sembra quasi impossibile. Il Paese attende, rimarca Palazzo Chigi, “una solida rete di sostegni, aiuti e investimenti a protezione di cittadini, famiglie e imprese alle prese con una crisi senza precedenti”. I sindaci avvertono che senza risorse adeguate potrebbe “saltare l’erogazione di servizi essenziali”, come la raccolta della spazzatura. I presidenti di Regione chiedono 5,4 miliardi per evitare il default. Ma nonostante Palazzo Chigi assicuri che ministri e maggioranza lavorano “con spirito di squadra”, il passare delle ore fa riemergere richieste e mal di pancia dei partiti su singole misure che rischiano di aprire il vaso di pandora delle modifiche, prima ancora del varo in Cdm. La riunione tecnica del preconsiglio va avanti per tutta la giornata, per provare a sciogliere i nodi. Dal ministero dell’Economia spiegano che si tratta di definire le platee delle singole misure per far tornare i conti. Ma l’introduzione in extremis del taglio dell’Irap prima, la mancanza di fondi per la cig poi, creano piu’ di un problema: anche per gli incentivi al personale sanitario mancano risorse. Tra i tecnici c’e’ chi propone una sorta di “clausola di salvaguardia”, con ad esempio il rimando ai fondi che arriveranno dal meccanismo europeo Sure per coprire gli ammortizzatori sociali. E torna in pista una ipotesi di nuove privatizzazioni.

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Emiliano all’Antimafia: inopportuno io venga in audizione

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Il presidente della Puglia, Michele Emiliano, ha inviato una lettera alla Commissione parlamentare antimafia in cui spiega di non ritenere opportuna in questo momento una sua audizione, come richiesto già una settimana fa dall’ufficio di presidenza della stessa commissione. La motivazione del governatore sarebbe dovuta ad una serie di delicati impegni legati alla recente fase politica in Consiglio regionale, come la votazione della mozione di sfiducia nei suoi confronti. L’audizione avrebbe riguardato le vicende e le inchieste sui rischi di infiltrazioni mafiose nel territorio pugliese e in particolare a Bari.

“Quello di Emiliano è un evidente gesto di debolezza. Se lui adombra eventuali gesti di strumentalizzazione politica si sbaglia. Noi conosciamo bene i limiti e i poteri dell’Antimafia e confermo da parte mia la richiesta di audizione del presidente della Puglia, affinché venga fatta chiarezza su alcune vicende”. Così la senatrice di Italia Viva e componente della commissione antimafia, Raffaella Paita, in merito alla lettera inviata dal governatore della Puglia, in cui Emiliano ha spiegato alla commissione di non ritenere opportuna una sua convocazione in questo momento.

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Da popolo di FdI standing ovation per Berlinguer

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Standing ovation del popolo di Fratelli d’Italia per Enrico Berlinguer. “Questa è la coerente continuazione dell’omaggio che il capo della destra rese a Enrico Berlinguer nel giorno della sua scomparsa”, chiama l’applauso Ignazio La Russa, Presidente del Senato intervistato dalla figlia di Berlinguer, Bianca. Tra la folla di un milione e mezzo di persone ai funerali di Enrico Berlinguer (ripresi dai più famosi registi italiani in un celebre documentario) c’era infatti Giorgio Almirante, storico leader della destra italiana venuto a rendere un commosso omaggio al segretario del Pci, accasciatosi sul palco di un comizio dopo un ictus. E’ un passaggio commosso, quello dei Fratelli d’Italia.

Un applauso lungo e sentito nella mattinata conclusiva della kermesse che per tre giorni li ha riuniti nel ‘villaggio’ sulla spiaggia dove Giorgia Meloni annuncerà la sua discesa in campo per le Europee. Anche se Bianca Berlinguer tiene a precisare di essere lì a titolo personale;: “mio padre non tiriamolo in ballo, parliamo di quello che mio padre ha fatto ma non di quello che avrebbe detto oggi”. E anche se poco dopo Maurizio Gasparri, capogruppo di Fi al Senato, vorrà sottolineare che “sono prive di fondamento” le lodi al segretario di un partito “oggi travolto dagli scandali” e allora beneficiario di “tre forme di finanziamento illegale”.”Non basta un’intervista sulla questione morale – affonda Gasparri citando la storica intervista di Berlinguer ad Eugenio Scalfari – per cancellare i plurimi finanziamenti illeciti che hanno costellato la storia del Partito comunista. E non si tratta solo dell’oro di Mosca ma anche dell’oro delle Coop e di quello proveniente da affari italiani”.

Ma Gasparri è fuori dal coro, perchè La Russa – che incassa la solidarietà di Sergio Mattarella per la foto sui social che ritrae a testa in giù il Presidente del Senato – oggi è qui per sostenere che la destra italiana ha rispetto dei miti politici avversari e non cerca neppure egemonie culturali.

“Nessuno vuole cacciare nessuno, neanche Scurati. Che anzi mi aspetto ora scriva di Stalin e di cui io avrei trasmesso il monologo. Senza dargli una lira però, perchè già fa un sacco di soldi parlando di Mussolini….” “Mettiamo finalmente una parola di pacificazione su tanti giovani che persero la vita”, negli anni di piombo, si prende un pezzetto di scena La Russa nella giornata di Giorgia. “Perchè vedo oggi qualche segnale brutto, di intolleranza nelle università, con la ‘caccia all’ebreo’. Vedo chi ci prova a far tornare quel clima”. Ma a differenza “degli anni ’70”, “da molte forze politiche c’è un alt a questo modo di concepire il contrasto, soprattutto dal presidente della Repubblica. Anche se c’è nelle università un piccolo focolaio che potrebbe diventare un incendio. Fermiamolo finché siamo in tempo”. Poche chiare parole di condanna anche sul generale leghista Vannacci: “Buon per lui che non ha un bambino portatore di handicap, altrimenti capirebbe di aver detto una sciocchezza”.

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Il giorno dopo di Vannacci, Salvini lo blinda

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Roberto Vannacci continua a far parlare di sé. Il segretario leghista Matteo Salvini lo blinda, annunciando che lo avrà al suo fianco a Roma, all’uscita ufficiale del libro ‘Controvento’. Da quando è stata ufficializzata la sua candidatura, il generale è rimasto nell’agone politico. Prima la bagarre sulla giornata scelta per l’annuncio, il 25 aprile, seguita dalla diatriba interna al partito, ancora in corso. Poi le frasi infelici di Vannacci a La Stampa, sulle classi separate per i disabili e quel Benito Mussolini “statista”, che hanno scatenato anche la ferma presa di distanza dei ministri leghisti. Dal canto suo Vannacci ha derubricato tutto a ‘beghe’ nella Lega. “Giorgetti? Diatribe interne al partito che reputo più che legittime ma che non mi interessano. Lasciamo che si esprimano i cittadini, quello conta”, la risposta ad Affari Italiani. Il generale, ormai incensato come candidato indipendente dal Capitano, si aspetta la vera legittimazione alle urne.

“E’ normale che chi ha militato per tanti anni in un partito veda con scetticismo una persona che, dall’oggi al domani, entra a farne parte anche con tanti consensi e ‘viene vista come usurpatrice’, ha affermato sul canale Youtube di Hoara Borselli, ribadendo che alla fine saranno “gli elettori a scrivere il nome sulla scheda a stabilire chi aveva ragione”. Così Vannacci tira dritto attraverso la bufera che ha scosso la Lega e il centrodestra. Tra gli alleati ci sono stati momenti di imbarazzo. Ed è dal palco di Pescara – alla kermesse di FdI ‘snobbata’ da Salvini – che è arrivata una stoccata dalla seconda carica dello Stato, Ignazio La Russa: “Buon per lui che non ha un bambino portatore di handicap, altrimenti capirebbe di aver detto una sciocchezza”. Forti applausi del pubblico.

Il forzista e vice presidente della Camera Giorgio Mulè ha rincarato la dose: “Il generale Vannacci ha detto una solenne fesseria, per giunta gravemente offensiva”, ha detto Mulè, paragonando le frasi a quelle del partito di estrema destra tedesco Afd sui disabili a scuola, “del tutto sovrapponibili a quelle di Vannacci”. Vannacci non viene risparmiato nemmeno dall’uscente eurodeputata – compagna di lista – Susanna Ceccardi, in totale disaccordo con lui. O dalla Lega del Friuli Venezia Giulia e da quella del Veneto, che si uniscono al coro di chi non “voterà” il candidato scelto da Salvini. Vannacci, così come il segretario, non si curano delle critiche. E guardano a martedì, quando saranno a Roma, l’uno accanto all’altro, per l’uscita del libro di Salvini, “Controvento”. Intanto il generale traccia la linea della sua corsa, contro l’imposizione di “un pensiero unico” e promuovendo il “sogno italiano invece che quello americano”.

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