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Cultura

Aldo Masullo, il filosofo professore ricordato da una sua allieva

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Ho avuto la fortuna di essere stata l’ultima generazione a seguire i corsi di Filosofia morale di Aldo Masullo presso l’Università Federico II di Napoli. Il suo ultimo corso risale al 1995 e io mi sono laureata nel 1998. Ricordo ancora le sue memorabili lezioni e la leggerezza profonda che le sue parole sprigionavano, l’amore che trapelava quando parlava dei suoi filosofi più amati. Riusciva così a farceli amare a nostra volta, a farci appassionare alle questioni più disparate invitandoci a fare domande, a pensare a partire da noi stessi/e. Ogni volta che uscivo dall’aula mi sentivo in preda a un “risveglio”, a una sensazione di allargamento della mia visione delle cose, del mondo e di me stessa. Non era una cosa scontata. Il suo stile, la sua presenza aveva qualcosa di diverso dall’assetto o ruolo classico di un professore di filosofia. Il suo sguardo era sempre aperto e rivolto verso di noi e questo si accompagnava stranamente al suo essere un uomo d’altri tempi. Restava severo e rigoroso, ma quella sua irriducibilità di fronte alla serietà del sapere era contagiosa. Ti spingeva ad essere migliore, a capire che in quell’esame non si giocava solo un voto, ma la tua vita, la comprensione di qualcosa in cui ne andava di te stesso/a. Fu con mio grande dispiacere che appresi del suo pensionamento proprio nel bel mezzo dei miei anni universitari. Fortunatamente però era il filosofo della città e sapevo che avrebbe continuato da qualche altra parte a fare le sue conferenze e lezioni. Per la prima volta ho sentito da lui parlare della paticità, della dimensione passiva del sentire umano. Mi interessava molto quel suo riferimento costante al nesso tra vita e pensiero, al lato pratico e concreto della filosofia quando è in atto, quando scende tra le cose del mondo e diventa davvero qualcosa di vitale. Così come mi ha sempre affascinato il lavoro sull’intersoggettività, sul senso più profondo della comunità umana che è prima di tutto un prendersi cura degli altri. Incontrarlo nei primi anni universitari l’ho sempre considerata una grande fortuna. Nella mia stanzetta universitaria di allora avevo messo alla parete una sua fotografia, e questo la dice lunga sulla grande stima che avevo per lui. Una volta laureata me ne andai fuori dall’Italia per un po’ di anni. Al mio rientro con un dottorato di ricerca in tasca, ripresi subito i contatti e iniziai a mandargli i miei libri e i miei lavori. Avevo fatto una scelta di campo: lavorare sulle filosofe del XX secolo. Valorizzare il loro pensiero, mettere in luce i punti di attrito e di criticità che emergevano al cospetto della tradizione filosofica. Lui la apprezzò ed elogiò e, fino alla fine, ha sempre risposto a tutti i messaggi nonostante i suoi tanti impegni. Ha presentato due miei libri e più volte ci siamo incontrati in discussioni pubbliche in cui ogni volta mi sentivo lusingata e profondamente felice dell’attenzione che prestava alle mie parole. La grandezza è umile ed è geniale senza saperlo. Come diceva Simone Weil è necessario saper distinguere le false dalle vere grandezze. Questo è assolutamente vero ma con Masullo non c’era alcuna possibilità di sbagliarsi. Condivido con voi uno dei suoi ultimi messaggi che mi inviò per mail dopo la ricezione del mio ultimo libro. È una testimonianza che penso sia importante. Non di certo per l’elogio al mio lavoro, ma per il modo in cui, un uomo come lui, grande filosofo acclamato e già nell’oltre della sua vita, si rivolge a me dandomi prova della sua lettura curiosa e attenta. In fondo, come era solito dire, la curiosità è il sale, la vita stessa, di ogni ricerca!

 

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Carissima professoressa Stefania, mi scusi se rispondo con ritardo. Purtroppo non riesco a tener dietro alle occasioni che incalzano. La ringrazio per il disco con le Sue invenzioni musicali e per il libro. La musica non l’ho ancora ascoltata. Ho letto il libro. Lei tocca con grande finezza le corde di una multiforme filosofia di donne. La Hersch è stata una mia appassionata lettura giovanile. Della Weil studiai vari libri. Qualcosa ho a suo tempo letto della Zambrano. Naturalmente la filosofia, a cui per molteplici ragioni mi più sono interessato, è quella della Arendt, con la quale io trovo il massimo punto d’accordo, non solo astrattamente intellettuale ma profondamente esistenziale, quand’ella pone il tema delle “solitudini compagne”. Certamente tutte le quattro pensatrici hanno saputo cogliere in Kant la convinzione che il consapevole limite del filosofare, il suo “chiaroscuro”, è la sua insuperabile forza. E su ciò Jaspers è un acutissimo battistrada. Mi congratulo con Lei per la sempre lucida analisi, con cui ha via via messo in luce nella ricerca delle quattro pur diverse filosofie il richiamo pressante ad affrontare i problemi concreti della condizione umana. Un fervido augurio e un affettuoso saluto.

Aldo Masullo

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Cultura

Il caffè simbolo di Napoli, una due giorni per celebrarlo

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Non c’è giornata dei napoletani che non inizi con un caffè: che sia tradizionale, macchiato, schiumato, freddo o caldo, in tazza o in vetro, ma il buongiorno è sempre accompagnato da un caffè. E per celebrare questo legame imprescindibile tra la città e la sua bevanda, il Comune di Napoli propone una due giorni, il 7 e 8 maggio, dedicata interamente al caffè con la manifestazione ‘Nu bbellu ccafè’ in programma al Maschio Angioino. “Parlare del caffè a Napoli è parlare di noi – ha detto il sindaco, Gaetano Manfredi – il senso del caffè è socialità, cultura, storia, è stare insieme. Il grande valore di Napoli oggi è essere una grande capitale in cui le persone stanno insieme ed è importante soprattutto in un momento fatto di grandi divisioni, sofferenze e guerre e il caffè è anche momento di pace”.

Un legame che è celebrato e raccontato da sempre anche dalla musica, dal teatro, dalla letteratura. “Il caffè, insieme alla pizza, è uno degli emblemi della nostra città – ha detto l’assessora al Turismo, Teresa Armato – vogliamo fare in modo che le nostre tradizioni enogastronomiche diventino sempre più attrattori turistici perché a Napoli vengono per tante ragioni e una di queste sono sicuramente il mangiare e il bere le nostre prelibatezze”. L’idea della manifestazione è nata da un ordine del giorno proposto dalla vicepresidente del Consiglio comunale, Flavia Sorrentino, e approvato all’unanimità, con cui si chiedeva di istituire la Giornata del caffè in città.

Al Maschio Angioino, napoletani e turisti potranno partecipare a incontri che spiegheranno il caffè, le sue varianti e come si è arrivati al rito del caffè, potranno partecipare a workshop, a cui si affiancheranno momenti di assaggio, competizioni e contest. Alla manifestazione parteciperanno esperti di caffè, tutte le torrefazioni napoletane, molti bar napoletani fra cui lo storico Gambrinus. Un’iniziativa che si pone anche nel solco del percorso che la città di Napoli, insieme ad altre città italiane, ha messo in campo affinché il caffè sia riconosciuto patrimonio Unesco.

“Con questa manifestazione proviamo a diffondere questa dipendenza – ha sottolineato lo scrittore Maurizio De Giovanni – cerchiamo di fare da ‘pusher’ di una dipendenza fondamentale per i napoletani per cui il caffè è una modalità di incontro sociale”. Il logo della manifestazione è stato realizzato dagli allievi dell’Accademia di Belle Arti di Napoli.

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Cronache

Strasburgo: Getty restituisca la statua dell’Atleta di Lisippo all’Italia

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L’Italia ha tutto il diritto di confiscare e chiedere la restituzione della statua greca in bronzo dell’Atleta vittorioso attribuita a Lisippo che si trova attualmente nel museo della la villa Getty a Malibu, in California. Lo ha stabilito oggi all’unanimità la Corte europea dei diritti umani respingendo il ricorso presentato dalla fondazione Paul Getty per violazione della protezione della proprietà.

Nella sua sentenza, la Corte di Strasburgo ha quindi riconosciuto la legittimità dell’azione intrapresa dalle autorità italiane per recuperare l’opera d’arte che venne rinvenuta nelle acque dell’Adriatico, al largo delle Marche, nel 1964. E che, dopo varie vicissitudini, venne acquistata dalla fondazioni Getty nel 1977 per approdare infine al museo di Malibu. I giudici, in particolare, hanno sottolineato che la protezione del patrimonio culturale e artistico di un Paese rappresenta una priorità anche dal punto di vista giuridico. Inoltre, diverse norme internazionali sanciscono il diritto di contrastare l’acquisto, l’importazione e l’esportazione illecita di beni appartenenti al patrimonio culturale di una nazione.

La fondazione Getty, sottolinea inoltre la Corte, si è comportata “in maniera negligente o non in buona fede nel comprare la statua nonostante fosse a conoscenza delle richieste avanzate dallo Stato italiano e degli sforzi intrapresi per il suo recupero”. Da qui la constatazione che la decisione dei giudici italiani di procedere alla confisca del bene conteso “è stata proporzionata all’obiettivo di garantirne la restituzione”.

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Cultura

“L’avvocato del D10S”: Angelo Pisani e la battaglia giudiziaria per Maradona

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Il libro “L’avvocato del D10S” di Angelo Pisani non è solo un tributo a Diego Armando Maradona, ma anche una narrazione intensa e appassionata delle battaglie legali che hanno segnato la vita del leggendario calciatore. L’opera, pubblicata da LOG edizioni e lunga 159 pagine, è disponibile al prezzo di 14,90 euro e si rivela un testo cruciale per chi desidera comprendere a fondo le vicende giuridiche e umane del “pibe de oro”.

Angelo Pisani, che ha rappresentato Maradona nelle aule di giustizia, descrive con fervore la sua lotta per dimostrare l’innocenza del calciatore di fronte alle accuse di evasione fiscale e altri gravi addebiti mossi dalla giustizia italiana. Attraverso un lavoro legale che si è esteso per decenni, Pisani è riuscito a infrangere il “muro di titanio” di Equitalia, sancendo giuridicamente l’innocenza di Diego.

Il titolo del libro, “L’avvocato del D10S”, è una chiara dichiarazione di stima e devozione verso Maradona, e il sottotitolo “Un’arringa in difesa di Diego Armando Maradona” stabilisce inequivocabilmente il tono dell’opera. Le prefazioni e le postfazioni scritte da noti esponenti del tifo calcistico partenopeo e figure chiave dell’ambiente sociale latino, come Maurizio de Giovanni, Gianni Minà e Nicola Graziano, arricchiscono ulteriormente il testo, aggiungendo diverse prospettive sulla figura di Maradona.

Il libro offre un ritratto inedito di Maradona, non solo come sportivo eccezionale ma anche come eroe umano e difensore dei più deboli, costantemente in lotta contro figure potenti come i presidenti della FIFA, Joao Havelange e Sepp Blatter. Inoltre, evidenzia il supporto di Maradona ai governi di sinistra in America Latina, una posizione che lo ha reso un bersaglio politico tanto quanto una stella del calcio.

Pisani non manca di ricordare il sostegno di Fidel Castro a Maradona durante i suoi momenti più bui, come la lotta contro la tossicodipendenza, un periodo durante il quale Maradona stesso riconoscerà il suo debito verso il leader cubano tatuandosi l’immagine del Che Guevara.

Il culmine del libro si raggiunge nel racconto del 25 maggio 2014, quando la giustizia italiana, dopo una lunga serie di battaglie legali, ha finalmente scagionato Maradona da ogni accusa di evasione fiscale. Questo evento non solo ha rappresentato una vittoria legale, ma ha anche simboleggiato la riscossa di un uomo contro un sistema che sembrava schiacciarlo.

“L’avvocato del D10S” di Angelo Pisani è quindi molto più di un semplice racconto giuridico; è un’affascinante biografia che intreccia diritto, sport e politica, mostrando come la vita di uno dei più grandi calciatori di tutti i tempi sia stata incessantemente intrecciata con le dinamiche del potere a livello mondiale.

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