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Giro: Pogacar si fa sentire, ma il primo rosa è Narvaez

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C’è stato subito tanto Pogacar nella prima tappa del Giro d’Italia, 140 chilometri da Venaria Reale a Torino: sulle rampe dell’ultimo strappo il fuoriclasse sloveno ha ripreso lepri e inseguitori e si è lanciato verso il traguardo. Nella volata a tre è finito dietro all’ecuadoriano Narvaez e al tedesco Schachman, però ha già messo in crisi qualche avversario, a partire dal francese Romain Bardet, considerato il suo principale concorrente nella Corsa rosa, in difficoltà sulle pendenze più forti delle colline torinesi e già in ritardo di oltre un minuto da Pogacar e di 1’07” dal leader della classifica generale.

La prima maglia rosa la indossa dunque il 27enne Jhonatan Narvaez (Ineos Granadiers), fresco campione ecuadoriano su strada, professionista dal 2017. Al Giro d’Italia aveva già vinto una tappa, la 12/a del 2020, a Cesenatico, corsa sotto la pioggia, staccando tutti i compagni di fuga. A Torino si è imposto allo sprint, dopo avere resistito benissimo agli scatti di Pogacar sull’ultima salita della collina torinese, in località San Vito, prima della discesa verso il traguardo in corso Moncalieri.

Alla piazza d’onore il berlinese Maximilian Schachman, che al Giro ha vinto la 18/a tappa del 2018, da Abbiategrasso a Prato Nevoso (Cuneo), con arrivo in salita. Pogacar si accontenta del terzo posto, soddisfatto comunque del messaggio di forza mandato ai rivali. Dopo l’avvicinamento ‘dolce’ alle prime asperità del Giro numero 107, la corsa si è accesa sulla salita verso Superga, protagonisti il ventinovenne eritreo Amanuel Ghebeigzabhier, il francese Lilian Calmejane (Intermarché) e gli italiani Filippo Fiorelli (Bardiani) e Andrea Pietrobon (Polti Kometa).

Scalando verso Superga Ghebeigzabhier è riuscito a staccare tutti, ma sul più duro colle della Maddalena è stato poi il francese a transitare per primo, incamerando i 18 punti del Gpm di seconda categoria. a 22 chilometri dall’arrivo. Calmejane ha resistito al comando fino a 10 chilometri dall’arrivo, quando il gruppo dei migliori ha aumentato il ritmo: tra i protagonisti il 36enne Damiano Caruso (Bahrain), mentre Bardet cominciava ad andare in affanno. Sfortunato Domenico Pozzovivo, il veterano del Giro coinvolto in una caduta, rapidissimo comunque a rimettersi in sella e a recuperare. Da un gruppetto al comando è uscito Nicola Conci, 27enne trentino della Alpecin Deceuninck, che ha resistito in testa per qualche chilometro, fino a quando Pogacar ha aumentato i giri, accendendo il finale di tappa concluso con la volata vinta da Narvaez.

“Complimenti a Narvaez – le parole del n.1 della federciclismo, Cordiano Dagnoni – e a tutti i girini, che fin da subito hanno infuocato la corsa. Sono convinto che anche in questa edizione i corridori italiani saranno in grado di essere protagonisti e rendere la corsa avvincente fino alla fine”. Domani subito le prime pendenze dure, con l’arrivo in salita al santuario di Oropa (Biella), teatro 25 anni di una delle leggendarie imprese del ‘Pirata Marco Pantani. La partenza è da San Francesco al Campo, a una trentina di chilometri da Torino, 161 chilometri di corsa, si comincia a salire dopo una novantina, due Gpm di terza categoria, all’Oasi Zegna e a Nelva, frazione di Callabiana, poi la discesa su Biella e la successiva scalata fin a 1.142 metri di Oropa, Gpm di prima categoria. Un severo test per tutti: Pogacar, i suoi avversari e gli scalatori puri.

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Media, la Cina valuta vendita attività Usa di TikTok a Musk

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Il governo cinese sta valutando un piano che prevede l’acquisizione delle attività americane di TikTok da parte di Elon Musk per evitare che la app venga vietata negli Stati Uniti: lo riporta Bloomberg News. Il piano di emergenza è una delle opzioni che Pechino sta valutando mentre la Corte Suprema degli Stati Uniti decide se confermare o meno una legge che chiede alla società cinese ByteDance di cedere le attività statunitensi di TikTok entro il 19 gennaio. I funzionari del governo cinese non hanno ancora deciso se procedere o meno con l’opzione Musk, si legge nel rapporto, sottolineando che il piano è ancora preliminare.

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Il rischio di ictus si legge negli occhi, da foto della retina

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Il rischio di ictus si legge negli occhi: uno studio pubblicato sulla rivista Heart mostra che l'”impronta digitale” vascolare sulla retina può predire il rischio di ictus di una persona con la stessa precisione dei fattori di rischio tradizionali, ma senza la necessità di effettuare molteplici esami di laboratorio invasivi La ricerca è stata condotta da esperti del The Hong Kong Polytechnic University. L’impronta digitale, che comprende 29 indicatori di salute vascolare, è un approccio pratico e particolarmente adatto all’assistenza sanitaria di base e a contesti a basse risorse, spiegano i ricercatori. L’ictus colpisce circa 100 milioni di persone in tutto il mondo e ne uccide 6,7 milioni ogni anno.

La maggior parte dei casi è causata da fattori di rischio modificabili, come l’ipertensione, il colesterolo alto, una dieta scorretta e il fumo. L’intricata rete vascolare della retina condivide caratteristiche comuni con la vascolarizzazione del cervello, il che la rende un candidato ideale per valutare i danni derivanti da malattie come il diabete, spiegano i ricercatori. L’uso dell’intelligenza artificiale (AI) ha aperto le possibilità di identificare i marcatori biologici che possono predire con precisione il rischio di ictus senza la necessità di esami di laboratorio invasivi.

Gli esperti hanno misuratodiversi aspetti dell’assetto vascolare retinico (ad esempio il calibro, la densità, la tortuosità, e la complessità delle vene e delle arterie) nelle immagini del fondo oculare di 68.753 partecipanti alla biobanca britannica. I ricercatori hanno preso in considerazione i fattori di rischio potenzialmente influenti per l’ictus, dallo stile di vita a parametri come pressione sanguigna, colesterolo, glicemia e peso. L’analisi finale ha incluso 45.161 partecipanti (età media 55 anni). Durante un periodo di monitoraggio medio di 12,5 anni, 749 partecipanti hanno avuto un ictus. Queste persone tendevano a essere significativamente più anziane, di sesso maschile, fumatori e con diabete. Inoltre, pesavano di più, avevano una pressione sanguigna più alta e livelli più bassi di colesterolo “buono”, tutti fattori di rischio noti per l’ictus. I risultati ottenuti con l’esame retinico sono altrettanto precisi rispetto alle stime di rischio basate sugli esami tradizionali.

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Esteri

Aoun dà l’incarico a Salam, un messaggio a Hezbollah

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Il nuovo presidente della repubblica libanese Joseph Aoun (nella foto in evidenza di Imagoeconomica assieme al ministro degli Esteri Antonio Tajani) ha scelto un nuovo capo di governo, affidando l’incarico a Nawaf Salam, giurista di fama e intellettuale riformatore di spicco, attuale presidente della Corte internazionale di giustizia e, soprattutto, esponente di una classe politica vicina ai paesi occidentali e a quelli arabi del Golfo. In soli quattro giorni, dall’elezione di Aoun alla nomina di Salam, si avvia a conclusione una crisi istituzionale durata per più di due anni e che ha accompagnato il Libano alle prese dal 2019 con la peggiore crisi finanziaria della sua storia.

L’incarico affidato a Salam, 71 anni, proveniente da una prestigiosa famiglia politica beirutina, è il frutto almeno in parte dello stravolgimento di equilibri regionali cominciato, di fatto, con la guerra tra Hamas e Israele nel 2023, proseguito con la sconfitta di Hezbollah e del suo alleato iraniano in Libano lo scorso autunno, e con la recente dissoluzione nella vicina Siria del decennale potere della famiglia Assad, alleata della Russia e della stessa Repubblica islamica.

Il segnale del cambiamento, già preannunciato nel discorso inaugurale del neoeletto capo di Stato Aoun, si è concretizzato con la netta maggioranza delle preferenze accordate alla candidatura di Salam rispetto a quelle per l’attuale premier dimissionario Najib Mikati, accusato di corruzione e da più parti considerato esponente del cosiddetto ancien regime. Nawaf Salam, atteso nelle prossime ore a Beirut per assumere formalmente l’incarico, ha ricevuto la stragrande maggioranza dei voti (84 su 128), mentre Mikati ha ottenuto solo 9 preferenze. Hezbollah e il suo alleato Amal si sono astenuti, come avevano già fatto al primo turno delle elezioni presidenziali venerdì scorso.

Il Partito di Dio, senza più il suo leader storico Hasan Nasrallah, ucciso da Israele a fine settembre, e fortemente indebolito dall’escalation militare dello scorso autunno, ha tentato invano di ritardare la nomina di Salam. Come ennesimo segnale del cambiamento di equilibri, il presidente Aoun, da più parti indicato come vicino agli Stati Uniti e ai Paesi arabi del Golfo anti-iraniani, ha invece preteso che i deputati di Hezbollah esprimessero oggi le loro intenzioni di voto. Così è stato. E l’immagine della sconfitta politica è rimasta dipinta sui loro volti all’uscita dal colloquio col capo di Stato.

Salam è sunnita, così come prevede il Patto nazionale, l’accordo non scritto, evocato proprio oggi da Hezbollah, e che dal 1943 prevede la spartizione delle cariche su base comunitaria. In base a questa convenzione sedimentatasi nel corso di decenni, il presidente della Repubblica deve essere cristiano maronita, così come deve essere sciita il presidente del parlamento. Salam, come nei giorni scorsi lo stesso presidente Joseph Aoun, ha più volte ribadito l’esigenza per il Libano di superare la lottizzazione confessionale per approdare a “una formula di governo basata sullo Stato di diritto, incentrato sul principio di pari diritti e doveri tra i cittadini”.

Una sfida enorme, per molti già cominciata. Il neo presidente libanese, intanto, ha avuto anche un colloquio telefonico con la premier italiana, Giorgia Meloni che gli ha rivolto le sue congratulazioni e quelle del Governo italiano per la sua elezione. Nel colloquio Meloni ha anche ricordato “l’impegno dell’Italia a favore del cessate il fuoco tra Libano e Israele” e ha sottolineato “il ruolo chiave che la nostra Nazione continua a svolgere attraverso l’azione dei militari italiani nella missione Unifil, in quella bilaterale Mibil e con la guida italiana del Comitato Tecnico-Militare per il Libano per il coordinamento del sostegno internazionale alle Forze Armate libanesi”. Aoun ha anche sentito il segretario di Stato vaticano, card Pietro Parolin che si è congratulato per la sua elezione sottolineando “con piacere” anche “il tempestivo incarico conferito a Nawaf Salam”.

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