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60 milioni di false fatture in girandola coop, 14 indagati

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‘Colpo’ di procura e Gdf di Firenze a un consorzio della logistica con sede a Campi Bisenzio capace di manovrare nei soli anni dal 2014 al 2018 fatture false per 60 milioni di euro appoggiandosi a una girandola di cooperative. Ora ci sono 14 indagati ed e’ stato riscontrato un debito verso l’Erario di 23 milioni. Le accuse, a vario titolo, sono di frode fiscale con utilizzo ed emissione di fatture relative a operazioni inesistenti. Il gip ha accordato sequestri in Toscana e Romagna per 13 mln. Nelle ultime ore sono stati messi i sigilli a terreni agricoli, case, perfino una barca, piu’ conti e quote societarie per 2 mln. La storia, spiegano gli investigatori, andava avanti dal 2002 ed era tutto un giro fittizio, sia il consorzio sia ben 59 cooperative ‘apri-chiudi’ consociate, cioe’ fatte nascere e fatte cessare nel giro di breve tempo per eludere i controlli fiscali. Sparivano con la loro contabilita’. Non versavano mai l’Iva secondo la Gdf. Unici passaggi certi gli appalti di logistica, facchinaggio, servizio di spedizioni che il consorzio, in funzione di broker, di procacciatore di affari, acquisiva da grandi committenti, note cosieta’ italiane estranee all’inchiesta. I lavori venivano regolarmente svolti e pagati al consorzio. Ma anomalo, e poi diventato l’oggetto dell’indagine, invece il rapporto fra il consorzio e le cooperative a cui, nei vari tempi, venivano riassegnati, volta per volta, in subappalto gli incarichi. Ciascun subappalto finiva a una coop di lavoratori, che fatturava nei confronti del consorzio “prestazioni di servizi”, assoggettandole ad Iva e accumulando in poco tempo significativi debiti di imposta. L’Iva, tuttavia, non veniva versata e, dopo poco, una volta raggiunta una significativa esposizione debitoria verso l’Erario, la stessa cooperativa cessava l’attivita’ e il subappalto veniva affidato, quindi, a un’altra cooperativa subentrante nel contratto e nell’esecuzione dei lavori. A questa venivano trasferiti i lavoratori della prima. Cosi’ accadeva piu’ volte. Ed e’ successo per circa 20 anni stando alle Fiamme gialle. Grazie alla frode, evidenziano gli inquirenti, il consorzio riusciva a praticare ai committenti prezzi assai concorrenziali. L’inchiesta e’ stata coordinata dai pm Gabriele Mazzotta e Fabio Di Vizio, il provvedimento di sequestro e’ del gip Federico Zampaoli. Le indagini del Nucleo Pef delle Fiamme Gialle di Firenze sono partite da analisi di cooperative attive nel settore spedizioni e logistica e hanno approfondito criticita’ fiscali del consorzio capace di far ricavi medi di 12-14 mln di euro l’anno. Dall’esame certosino delle contabilita’ delle cooperative aderenti sono emerse fatture con oggetto generico e quasi sempre uguali. Quindi c’e’ stata la piena ricostruzione delle attivita’ che ha convinto il gip ha emanare un decreto di sequestro preventivo che ha interessato piu’ immobili e beni mobili riconducibili ai tre principali indagati, l’amministratore unico del consorzio e due membri del cda. Bloccati 30 terreni agricoli a Vicchio, Fiesole, Firenze e Bagno di Romagna (Forli’ Cesena), cinque case a Firenze, Montemurlo (Prato) e Forli’, quattro tra magazzini e autorimesse a Vicchio, Firenze e Montemurlo (Prato), un’imbarcazione da diporto di 15 metri.

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Milano, diciottenne ucciso a colpi di pistola nella notte

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Nella notte scorsa assurdo delitto alla periferia di Milano. Un giovane diciottenne, di origine slava, è stato brutalmente ucciso con tre colpi d’arma da fuoco al torace in via Varsavia, vicino all’ortomercato. Secondo quanto emerso da una prima ricostruzione, il ragazzo si trovava a bordo di un furgone quando è stato avvicinato da un gruppo di individui che hanno aperto il fuoco.

I dettagli dell’aggressione dipingono un quadro di violenza e paura. La vittima, evidentemente ignara del pericolo, stava riposando all’interno del mezzo insieme a una donna, forse la sua compagna. Gli assassini hanno infranto i vetri del furgone per accertarsi della presenza di persone all’interno, prima di aprire il fuoco. Il giovane è stato soccorso tempestivamente dagli operatori del 118, ma purtroppo i loro sforzi sono stati vani: è spirato poco dopo il suo arrivo all’ospedale Policlinico.

La compagna del ragazzo, fortunatamente, è sopravvissuta all’attacco, ma è stata portata in ospedale in stato di choc, testimone impotente della tragedia che si è consumata sotto i loro occhi.

Le indagini sono ora nelle mani degli agenti della Polizia di Stato, impegnati a cercare di gettare luce su questo terribile crimine. La zona intorno all’ortomercato, come riportato dalle autorità, è nota per essere frequentata da roulotte e furgoni abitati, soprattutto da comunità nomadi. Tuttavia, quanto accaduto stanotte ha scosso la comunità locale e ha sollevato interrogativi su quanto sicure siano realmente queste aree.

Mentre la città si ritrova a piangere la perdita di un giovane vita spezzata troppo presto, ci si interroga anche su quali misure possano essere prese per prevenire simili tragedie in futuro. In un momento in cui la sicurezza pubblica è al centro delle preoccupazioni di tutti, è fondamentale che le autorità agiscano con fermezza per garantire la protezione di tutti i cittadini, indipendentemente dal loro status sociale o dalle loro abitudini di vita.

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Fassino denunciato per tentato furto di un profumo al duty free dell’aeroporto di Fiumicino, informativa in Procura

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Arriverà nelle prossime ore in Procura una prima informativa su Piero Fassino, denunciato per tentato furto di un profumo al duty free dell’aeroporto di Fiumicino. Gli investigatori della Polaria hanno raccolto tutti gli elementi – comprese le immagini registrate dalle telecamere del sistema di videosorveglianza – e le trasmetteranno all’autorità giudiziaria competente, quella di Civitavecchia, che valuterà come procedere. Fassino, in quanto parlamentare, non è stato ascoltato ma – spiegano fonti investigative – se vorrà potrà rilasciare dichiarazioni spontanee.

Già ieri il deputato del Pd – parlamentare per 7 legislature, ex ministro della Giustizia dal 2000 al 2001, poi segretario dem fino al 2007 e sindaco di Torino per cinque anni dal 2011 al 2016 – ha fornito la sua versione sostenendo di aver già chiarito con i responsabili del duty free la questione: “volevo comprare il profumo per mia moglie, ma avendo il trolley in mano e il cellulare nell’altra, non avendo ancora tre mani, ho semplicemente appoggiato la confezione di profumo nella tasca del giaccone, in attesa di andare alle casse”. In quel momento, ha aggiunto, “si è avvicinato un funzionario della vigilanza che mi ha contestato quell’atto segnalandolo ad un agente di polizia.

Certo non intendevo appropriarmi indebitamente di una boccettina di profumo”. Fassino ha anche sostenuto che si era offerto subito di pagarla e di comprarne non una ma due, proprio per dimostrare la sua buona fede, ma i responsabili hanno comunque deciso di sporgere denuncia. Al parlamentare del Pd, dopo quella espressa ieri dal deputato di Forza Italia Ugo Cappellacci, è arrivata la solidarietà del coordinatore di Fratelli d’Italia in Piemonte Fabrizio Comba. “Conosco l’uomo e il politico integerrimo, il tritacarne mediatico in cui è stato infilato è indecoroso per la sua storia personale e, quindi, anche per la storia del nostro paese. E’ un avversario politico – ha concluso Comba – ma non per questo mi permetto di dubitare della sua integrità, convinto delle sue straordinarie qualità morali”.

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Nozze d’argento boss in chiesa con le spoglie di Falcone

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Lui abito scuro, con gilet, pochette e cravatta color madreperla, lei abito bianco scollato lavorato con tessuto di pizzo e bouquet di rose rosse. La coppia d’oro delle famiglie mafiose palermitane, Tommaso Lo Presti, detto “il grosso”, per distinguerlo dall’omonimo detto “il lungo”, e la moglie Teresa Marino, ha festeggiato in grande stile, con amici e familiari l’anniversario dei 25 anni di matrimonio il 15 aprile scorso.

La coppia, lui è stato scarcerato da poco dopo anni di detenzione per mafia ed estorsioni, lei pure condannata per mafia, ha scelto per la cerimonia religiosa in cui rinnovare la promessa d’amore un luogo simbolico, la chiesa di San Domenico, che si trova in una delle piazze più belle di Palermo e che è nel cuore del mandamento mafioso di cui Lo Presti era al vertice. Nel complesso in cui è inserita la chiesa c’è anche il pantheon dei siciliani illustri, da Giuseppe Pitrè a Giacomo Serpotta, in cui sorge anche la tomba monumentale che ha accolto, dal 2015, le spoglie di Giovanni Falcone. I mafiosi quindi sono stati accolti dai frati, che gestiscono il complesso, per celebrare la benedizione delle nozze d’argento.

Padre Sergio Catalano, frate priore della chiesa, afferma di aver saputo chi fosse l’elegante coppia solo leggendo le notizie del sito d’informazione Palermotoday che ha pubblicato la notizia alcuni giorni dopo la cerimonia. “Le verifiche non spettano a noi – aggiunge – ci sono organi istituzionali che devono farlo”. Ma la coppia della cosca di Portanuova, lui è sorvegliato speciale e deve rientrare in casa entro una certa ora, poteva tranquillamente far celebrare la cerimonia in qualsiasi posto. La valutazione dell’opportunità di ospitare due mafiosi di questo calibro nel complesso dove ci sono le spoglie del magistrato ucciso dalla mafia spetterebbe a chi ha la responsabilità di quei luoghi.

Alla chiesa Lo Presti ha lasciato anche un’offerta che padre Catalano dice “servirà a fare del bene a chi ne ha bisogno”. Dopo la cerimonia a san Domenico la coppia ha festeggiato, nei limiti temporali concessi al sorvegliato speciale, in una villetta allietata anche dalle canzoni di due noti neomelodici. Dopo l’arresto di Lo Presti, 48 anni, nell’operazione Iago nel 2014, gli investigatori scoprirono il ruolo della moglie che il giudice che l’ha condannata descrive così: “Teresa Marino durante il periodo della sua detenzione domiciliare (in concomitanza con quella carceraria del marito), riceveva presso la sua abitazione tutti gli esponenti di spicco del mandamento mafioso di Porta Nuova e impartiva loro indicazioni e direttive proprie e del marito, condividendone le strategie criminali. I sodali mafiosi dell’organizzazione, inoltre, si rivolgevano alla donna anche per dirimere questioni e tensioni interne al sodalizio”.

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