Collegati con noi

Economia

Salvini “gela” l’accordo con la Cina, nuovo fronte con Di Maio che è in prima linea con Xi

Pubblicato

del

Neppure al momento della cerimonia ufficiale, a Villa Madama, il Memorandum per la Via della Seta viene risparmiato dallo scontro permanente tra M5S e Lega. Nelle stesse ore in cui Luigi Di Maio, con al fianco il premier Giuseppe Conte, suggella l’intesa, Matteo Salvini conferma la strategia di questi ultimi giorni, quella di spingere sull’acceleratore insinuando il seme della polemica con il M5S su piu’ fronti. “Non mi si dica che la Cina e’ un Paese con il libero mercato”, e’ la stoccata del vicepremier leghista sull’accordo. E, con il capo politico del M5S, lo scontro e’ inevitabile. Di Maio, nel punto stampa allestito nel cortile di Villa Madama con tanto di bandiere cinese, italiana ed europea alle spalle, risponde con una frecciata provocatoria. “Salvini ha diritto di parlare, io ho il dovere di fare i fatti, e i fatti sono la firma di accordi per 2,5 miliardi”, afferma il leader M5s provando cosi’ a uscire dal “cul de sac” di un Movimento definito il partito del “No” dalle opposizioni e anche, non sempre sotterraneamente, dalla Lega. Sul fronte cinese, come su quello Tav, Di Maio puo’ contare sulla sponda di Conte. Il premier, ad accordo firmato, torna a diradare i dubbi sui rischi alla sicurezza nazionale mettendo bene in chiaro che, da parte di Pechino, non ci sara’ alcuna colonizzazione.

Il principio di reciprocita’ cosi’ come quello di trasparenza, sottolineano fonti di maggioranza, non e’ stato certo inserito in queste ore ma erano cardini del Memorandum gia’ nelle settimane scorse. Messaggio, questo, che Conte lancia di fatto in due direzioni: quella europea e quella leghista. Anzi, nel Movimento si sottolinea come, sul Memorandum, l’Italia abbia anticipato Francia e Germania, innescando la loro reazione. Piu’ “elettorali” si presentano, invece, le ultime scintille tra Di Maio e Salvini. Il leader della Lega, nei giorni di Xi Jinping a Roma, sparisce dalla Capitale andando prima in Basilicata a chiudere la campagna elettorale e poi nella sua Milano. Ed e’ proprio alla Basilicata che Salvini punta per dare una nuova spallata al M5S in vista delle Europee. Secondo i sondaggi informali che circolano nel centrodestra l’arresto dell’ex presidente dell’assemblea capitolina Marcello De Vito potrebbe avere qualche contraccolpo sui voti del M5S: il candidato di Di Maio, secondo questi sondaggi, in Basilicata rischierebbe cosi’ di arrivare terzo, dietro centrodestra e centrosinistra. Per ora, comunque, Salvini non ha alcuna intenzione di rompere con l’alleato. Ma, dopo le Europee, se confermasse il suo trend, la Lega potrebbe in qualche modo presentare il conto al Movimento. Con ancora aperta, peraltro, la questione Tav sulla quale ieri si sono prodotte nuove tensioni tra Francia e Italia. Conte, nelle prossime settimane e’ chiamato a trovare una soluzione – che potrebbe essere un riequilibrio dei finanziamenti tra Italia, Francia e Ue – per evitare che sulla Torino-Lione i gialloverdi tornino a sbattere. E oggi la Lega si smarca anche dai Si’ Tav che manifesteranno il 6 aprile in Piemonte. “Con i bandi il problema e’ risolto, la manifestazione mi sembra un’occasione per far fare un comizio a Chiamparino”, sottolinea il capogruppo alla Camera Riccardo Molinari. Il Piemonte e’ terra di contenziosi anche tra Lega e FI. Sull’intesa sul candidato del centrodestra per le amministrative piemontesi e’ infatti molto probabile che influiscano i numeri che separeranno Lega e FI nel voto lucano. “Il candidato lo decidono Salvini e Berlusconi, lo faranno dopo la Basilicata”, spiega Molinari ribadendo una incertezza che, fino a due settimane fa, sembrava invece non esserci visto che gli azzurri consideravano la questione chiusa e blindata con il candidato forzista Alberto Cirio.

Advertisement

Economia

Giovanni Petrella nuovo presidente di Banca Sella Holding

Pubblicato

del

Maurizio Sella passa il testimone della presidenza di Banca Sella Holding al preside della facoltà di Scienze Bancarie della Cattolica Giovanni Petrella (foto Imagoeconomica in evidenza) e mantiene la presidenza di Banca Sella e Banca Sella Patrimoni. Lo si legge in una nota diffusa a seguito dell’assemblea annuale di Banca Sella Holding, nel corso della quale Maurizio Sella ha affermato che “è il momento giusto per cambiare la presidenza della capogruppo, senza far venire meno il mio contributo alla crescita e alla governance, presente e futura del gruppo”. A guidare la capogruppo è stato confermato Pietro Sella, al vertice di Banca Sella Holding dal 2004.

I cambiamenti apportati – spiega Banca Sella Holding – si inseriscono “nel solco della tradizione e della lunga storia imprenditoriale della famiglia Sella, che ha sempre privilegiato l’interesse dell’azienda e la capacità di innovare e crescere in modo solido e duraturo”. In quest’ottica si inserisce la decisione presa “con “spirito lungimirante” da Maurizio Sella, che ha compiuto 83 anni. Sella ha ritenuto infatti che fosse arrivato il “momento giusto” per cambiare la presidenza di Banca Sella Holding, “senza naturalmente far venire meno il lavoro, la visione, la competenza, l’esperienza e la passione umana e imprenditoriale, nonché il suo apporto all’impresa e alla governance presente e futura del gruppo”.

“Su sua proposta – viene spiegato – egli è stato quindi nominato vicepresidente della capogruppo Banca Sella Holding, mantenendo la presidenza di Banca Sella e di Banca Patrimoni Sella, dove è stato rieletto nei giorni scorsi”. Quanto al presidente Giovanni Petrella il gruppo ne sottolinea la “grande competenza”, la “conoscenza approfondita del gruppo” e la “piena condivisione dei suoi valori fondanti e identitari”. Petrella siede nel consiglio d’amministrazione di Banca Sella Holding dal 2012, è membro del comitato rischi, che ha presieduto per 6 anni, e dal 2016 è presidente di Sella Sgr. Ad affiancare Giovanni Petrella e Maurizio Sella siedono nel Cda della Holding Eva D’Onofrio, Andrea Lanciani, Giuseppe Marino, Laura Nieri, Alessandro Rinaldi, Ernesto Rizzetti, Cristina Santucci, Caterina Sella, Pietro Sella e Sebastiano Sella.

Continua a leggere

Economia

A 15 anni in azienda, l’opposizione insorge

Pubblicato

del

Alla vigilia del primo maggio e nelle ore in cui anche il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella torna a puntare il dito contro la mancata sicurezza nei luoghi di lavoro, spunta una norma al decreto Pnrr-Scuola, ora all’esame della Commissione Cultura del Senato, in cui si anticipa l’alternanza scuola – lavoro al primo biennio degli istituti tecnici. “Cioè quando si hanno 15 anni e si è ancora in età di obbligo formativo”, spiega la senatrice del M5S Barbara Floridia, la prima a denunciare questa misura messa a punto dal governo.

Nel decreto, esattamente nell’allegato B del provvedimento, si dice testualmente che “nel primo biennio, oltre alle attività orientative collegate al mondo del lavoro e delle professioni, è possibile realizzare, a partire dalla seconda classe, i Percorsi per le Competenze Trasversali e per l’Orientamento”, cioè i Pcto che è l’acronimo usato per definire l’alternanza Scuola-Lavoro. Il che significa, insiste Floridia, che si potranno “spedire adolescenti sui luoghi di lavoro”, potenzialmente anche “in cantieri o ambienti ad alto rischio”, quando “dovrebbero essere protetti, formati, tutelati”. Significa, insomma che l’Esecutivo intende “mettere la logica dell’impresa prima di quella dell’ istruzione, della sicurezza e dei diritti”.

E nel dir questo, cita “tragedie” come quelle che “hanno colpito proprio studenti in alternanza come Giuseppe Lenoci e Lorenzo Parelli”. Anche i sindacati, nelle varie audizioni in Commissione, hanno espresso forti perplessità nei confronti del decreto e della misura che anticipa i tirocini a 15 anni. La più dura è stata la Flc Cgil secondo la quale in questo modo “si privilegiano i raccordi con il mondo del lavoro e i contesti produttivi, mentre le attività didattiche risultano culturalmente impoverite, subordinate e funzionalizzate alle istanze formative avanzate dal contesto socioeconomico di appartenenza”. Ma non basta. Oltre a considerare gli studenti “solo in termini di braccia per lavorare” e non di persone alle quali va trasmessa una cultura e una formazione di base, come afferma il senatore di Avs, Tino Magni, la norma “esprime tutta la visione classista del governo e in primis del ministro della Scuola Valditara”, sottolinea il già ministro del Lavoro Andrea Orlando. “Anticipare il momento della scelta alla fase in cui un ragazzino è molto giovane – osserva Orlando – significa schiacciarlo nella sua dimensione di provenienza, alla sua origine sociale”.

Con buona pace della discussione sulla riforma della scuola, continua l’esponente Dem, che puntava proprio “a posticipare la scelta per evitare automatismi sociali”, cioè che il figlio dell’operaio fosse costretto a fare per forza l’operaio. Dice no ad una “professionalizzazione precoce di ragazze e ragazzi” anche la capogruppo Pd in Commissione, Cecilia D’Elia, che chiede, come Floridia, il ritiro della norma, mentre invita a investire di più “sul capitale umano, cioè su cultura e scuola”. “A 15 anni, ancora in età da obbligo formativo – insiste Magni – si deve stare a scuola e non in fabbrica o nelle aziende”. Un “ritorno” alla “scuola di classe” dove “c’era chi poteva studiare, mentre gli altri erano braccia per lavorare”, non è accettabile. “In vista del primo maggio”, è l’appello del capogruppo M5S in Commissione, Luca Pirondini, “Meloni trovi il coraggio” e “chieda al suo ministro Valditara il ritiro immediato di questa norma indecente”, perché “la scuola non è un serbatoio di forza lavoro gratuita. È il luogo in cui si formano i cittadini”.

Continua a leggere

Economia

Campi Flegrei, il Consiglio dei Ministri approva misure urgenti: sospesi tributi, mutui e versamenti fino al 31 agosto

Pubblicato

del

Il Consiglio dei Ministri ha approvato una serie di misure urgenti per far fronte agli ulteriori effetti dei recenti fenomeni bradisismici che continuano a interessare l’area dei Campi Flegrei, nel Napoletano. Le decisioni sono contenute nella seconda parte di un decreto che introduce interventi di natura economica e fiscale per sostenere cittadini e imprese colpiti dall’emergenza.

Sospensione di tributi e contributi

Tra i provvedimenti più rilevanti è prevista la sospensione degli adempimenti e dei versamenti tributari e contributiviin scadenza dal 13 marzo 2025 al 31 agosto 2025. Il governo ha deciso di alleggerire la pressione fiscale per chi vive e opera in un’area messa duramente alla prova dai continui episodi di sollevamento del suolo.

Stop anche alle ritenute e alle addizionali

Nello stesso periodo sono sospesi i termini dei versamenti delle ritenute alla fonte e delle trattenute relative alle addizionali regionale e comunale all’imposta sul reddito delle persone fisiche. Una misura che punta ad alleggerire ulteriormente il carico economico per lavoratori e famiglie residenti nella zona.

Mutui e finanziamenti bloccati senza sanzioni

Il decreto prevede inoltre la sospensione del pagamento delle rate dei mutui e dei finanziamenti di qualsiasi genere erogati dalle banche, sempre dal 13 marzo al 31 agosto 2025, senza applicazione di sanzioni o interessi. Si tratta di una misura fondamentale per evitare che il peso degli impegni finanziari aggravi la già delicata condizione di numerose famiglie.

Continua a leggere

In rilievo

error: Contenuto Protetto