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Basilicata al voto, corsa a quattro per la poltrona di presidente della Regione: Bardi, Trerotola, Mattia e Tramutoli

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Sono stati insediati  i seggi elettorali in vista delle elezioni di domani, domenica 24 marzo, in Basilicata. Nei seggi sono state autenticate le schede per la votazione, mediante apposizione della firma dello scrutatore, alla apertura del plico contenente il bollo della sezione ed all’apposizione del timbro nell’apposito spazio. Sono 573.970 gli elettori che voteranno in Basilicata – in 681 sezioni, dalle ore 7 alle 23 – per eleggere il presidente della Regione e i 20 componenti del consiglio regionale (13 in provincia di Potenza e sette in quella di Matera). Ecco chi sono i candidati che si contenderanno lo scranno di presidente della Regione.

Vito Bardi

Per il centrodestra corre Vito Bardi ovvero il generale della Finanza che tifa Napoli

Nato a Potenza nel 1951, Vito Bardi è entrato in politica “dalla porta principale”, designato a guidare lo schieramento di centrodestra per conquistare la Regione Basilicata dal leader di Forza Italia, Silvio Berlusconi. Ex generale della Guardia di Finanza, Bardi ha quattro lauree (Economia e commercio, Giurisprudenza, Scienze internazionali e diplomatiche e Scienze della sicurezza economica e finanziaria) e, durante la sua carriera nelle fiamme gialle, ha ottenuto decine di riconoscimenti. Sposato da oltre 35 anni, ha due figli ormai adulti: “Ho servito lo Stato con passione e determinazione, mettendomi al servizio della collettività, senza mai risparmiarmi”. Infatti, uno degli slogan scelti è chiaro: “Presente”. Ha una “grande passione” per il calcio: “Le uniche pause me le concedo quando gioca il mio Napoli”.

 

Carlo Trerotola

Per il centrosinistra corre Carlo Trerotola, “farmacista di strada”  figlio di un missino

“Farmacista di strada”, come si è definito lui stesso, Carlo Trerotola, di 62 anni, ha accettato di essere il candidato governatore del centrosinistra “perchè c’è del buono in Basilicata”. Trerotola è sposato e padre di due figli, e ci tiene a sottolineare che della sua famiglia fanno anche parte due cani, un gatto e un coniglio. Non ha mai fatto politica, ma è figlio di uno storico dirigente lucano del Msi: lui in questi giorni di campagna elettorale, ha ammesso di ascoltare comizi di Giorgio Almirante ma di non aver mai avuto la tessera missina. Alla guida di una grande e frequentata farmacia situata in uno dei quartieri piu’ popolari di Potenza, Trerotola insiste sull’importanza del “gioco di squadra: la mia politica – ha detto nei comizi in giro per la Basilicata – sono le persone, le loro necessita’ e i loro bisogni”.

 

Antonio Mattia

Per il Movimento Cinquestelle corre Antonio Mattia, imprenditore nel settore della ristorazione 

Laureato in Giurisprudenza, sposato e padre di due bambini, Antonio Mattia – candidato del M5s alla presidenza della Regione Basilicata – e’ un imprenditore di 47 anni che opera a Potenza nel settore della ristorazione e dell’intrattenimento per famiglie e bambini. Prima aveva lavorato a lungo nel settore commerciale. Appassionato di storia del diritto, di economia e di politica, Mattia e’ un attivista pentastellato dal 2012. E’ sicuro che la Basilicata “possa diventare il baricentro dello sviluppo del Mezzogiorno d’Italia”. Ha gia’ indicato gli assessori che faranno parte della sua giunta, se domani sara’ eletto presidente. Due scelte hanno colpito in modo particolare: il manager Pietro De Sarlo per le politiche dello sviluppo e, “in pectore” per la sanita’, un magistrato in servizio nel Palazzo di giustizia di Potenza.

 

Valerio Tramutoli

Per lo schieramento “Basilicata Possibile” corre Valerio Tramutoli, il suo motto è liberare la regione da fonti fossili e scorie 

Decimo di 12 figli, Valerio Tramutoli, candidato governatore di “Basilicata Possibile”, insegna da oltre 20 anni telerilevamento ambientale nell’Universita’ della Basilicata e vanta poco meno di 200 pubblicazioni scientifiche. Nella sua biografia, dice di “amare da 40 anni Giovanna e, da meno tempo, ma non con meno intensita’, le mie due figlie”. Il suo programma ha come priorita’ la proposta di liberare in dieci anni la Basilicata dalle fonti energetiche fossili: e’ il risultato di un impegno politico che per Tramutoli e’ cominciato direttamente nel 2003 con la lotta contro il progetto di realizzare in Basilicata il deposito unico nazionale delle scorie nucleari. “Amo il mio lavoro, ma credo che la partecipazione diretta alla vita politica diventi un imperativo civile quando i valori fondanti del nostro vivere insieme sono messi in discussione”.

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Cronache

Archivio di Stato di Napoli nella bufera: verifiche tecniche dopo la festa di matrimonio

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La direttrice dell’Archivio di Stato di Napoli, Candida Carrino , ha dichiarato che lo svolgimento della festa di matrimonio (nella foto in evidenza un momento della festa) con 300 invitati nei locali dell’istituto, avvenuta il 7 dicembre scorso, si è svolto regolarmente e sotto il suo controllo. Tuttavia, l’evento ha sollevato un’ondata di polemiche per l’uso di spazi di alto valore storico, ricchi di affreschi e documenti antichi, per una celebrazione privata.

In risposta alle critiche, la Direzione Generale Archivi del Ministero della Cultura ha disposto l’invio di tecnici per verificare l’integrità dei locali e valutare la compatibilità di simili eventi con la dignità e il decoro del sito.

L’intervento del Ministero della Cultura

Il direttore generale archivi, Antonio Tarasco, ha disposto il sopralluogo per accertare che i monumentali locali non abbiano subito danni e per definire le condizioni restrittive necessarie per future concessioni degli spazi a terzi. In una nota, Tarasco ha sottolineato che sarà valutata l’integrità dei luoghi e del patrimonio documentario, verificando se l’evento si sia svolto in linea con le normative vigenti.

Eventi privati e normative: il punto della Direzione Generale Archivi

La Direzione Generale Archivi ha ricordato che, secondo la normativa, celebrazioni ed eventi privati possono essere organizzati in luoghi di interesse storico e culturale solo con modalità rispettose del valore artistico e documentale degli spazi. Il caso dell’Archivio di Stato di Napoli ha acceso il dibattito sulla necessità di regolamentare con maggiore rigorel’uso di siti culturali per eventi privati, tutelando al contempo il patrimonio pubblico.

Le polemiche e il futuro dell’Archivio

L’evento di Napoli ha suscitato numerose critiche da parte di esperti e cittadini, preoccupati per il possibile danneggiamento di un patrimonio di valore inestimabile. Ora, il sopralluogo dei tecnici rappresenta un passo necessario per garantire che l’Archivio di Stato di Napoli possa continuare a essere utilizzato per eventi pubblici o privati senza compromettere la sua integrità.

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Economia

Stellantis proroga commessa, Trasnova ferma licenziamenti

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Quasi 400 licenziamenti evitati grazie alla proroga di un anno da parte di Stellantis della commessa a Trasnova, l’azienda dell’indotto che fa attività di logistica a Pomigliano, a Cassino, a Melfi e a Torino. Oltre ai 97 licenziamenti previsti da Trasnova sono stati ritirati quelli delle aziende Logitech, Teknoservice e Csa. L’accordo è stato raggiunto al MiMit con i sindacati confederali e di categoria, i rappresentanti delle Regioni e degli enti locali dove opera l’azienda dell’indotto. Per il settore – che continua a registrare una pesante caduta della produzione, pari al 32,5% a ottobre – potrebbe arrivare una boccata d’ossigeno: “Credo che arriveremo a trovare circa 1 miliardo per sostenere l’industria dell’auto”, annuncia il vicepremier Antonio Tajani.

“Grazie alla collaborazione di tutte le parti e al metodo Mimit abbiamo tutelato la produzione e la forza lavoro. Mi auguro che sia l’inizio di un nuovo e fattivo percorso anche con Stellantis”, commenta il ministro Adolfo Urso. “E’ un’intesa che nasce nel solco del senso di responsabilità di Stellantis che aveva dato la propria disponibilità a supportare Trasnova per risolvere questa delicata situazione. Abbiamo proposto noi questo tipo di soluzione”, afferma Stellantis che chiarisce però che si tratta di un caso specifico e che tutti i problemi del settore andranno affrontati nel tavolo aperto al Mimit (foto Imagoeconomica in evidenza).

I lavoratori, presenti anche davanti al Mimit, festeggiano con caroselli di auto a Pomigliano, mentre Fim, Fiom, Uilm, Fismic, Uglm e Aqcfr sottolineano che l’accordo è stato reso possibile grazie anche alle loro iniziative di lotta con il lungo presidio ai cancelli Per la Fiom quella di Trasnova “è una vertenza simbolo dell’automotive”. Soddisfazione anche dai leader politici, accorsi nei giorni scorsi a Pomigliano. “E’ una buona notizia, ma la battaglia non si ferma” avverte la segretaria del Pd Elly Schlein. “Il Movimento è stato al loro fianco dal primo minuto” sottolinea il presidente del M5s, Giuseppe Conte.

Il 17 dicembre è convocato sempre al Mimit il tavolo Stellantis e il numero uno per l’Europa allargata, Jean Philippe Imparato, ha già reso noto che saranno date indicazioni concrete su ogni stabilimento. Tra i capitoli ancora aperti c’è però quello della gigafactory di Termoli. Stellantis ha annunciato un investimento in Spagna con il gruppo Catl fino a 4,1 miliardi di euro per costruire un impianto europeo di batterie al litio a Saragozza, ma ha chiarito che il progetto integra quello di Acc a Termoli. A livello europeo Luca De Meo, presidente dell’Acea, l’associazione dei costruttori europei, sottolinea che la “priorità più urgente è rivedere” gli obiettivi al 2025 delle norme Ue sul taglio delle emissioni di Co2 per le nuove auto, “per avere la certezza da parte della Commissione europea che” le case automobilistiche non siano costrette a pagare multe che potrebbero costare fino a 15 miliardi di euro. A quel punto potremmo sederci con le autorità e discutere di come fare per arrivare al target del 2035″.

De Meo ha definito “un segnale molto forte” la decisione di Stellantis di rientrare nell’Acea. “E’ fondamentale dialogare e sviluppare una comprensione condivisa delle sfide e dei modi per affrontarle insieme. Stellantis ritiene che Acea sia la piattaforma giusta per farlo”, sottolinea Imparato.

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Stretta del Governo sui cronisti, non si pubblicano ordinanze cautelari

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Arriva la stretta del governo sulla cronaca giudiziaria. Non sono state introdotte nuove sanzioni, ma ora scatta il divieto di pubblicazione “delle ordinanze che applicano misure cautelari personali fino a che non siano concluse le indagini preliminari ovvero fino al termine dell’udienza preliminare”. Lo prevede il decreto legislativo approvato oggi in Consiglio dei ministri, che era stato ribattezzato “legge bavaglio” dalle opposizioni e dalla Federazione nazionale della stampa. Il provvedimento, si legge, ha accolto le osservazioni delle commissioni parlamentari “solo in riferimento all’ampliamento del contenuto della norma, ma non all’introduzione di un nuovo apparato sanzionatorio”.

Durante l’esame della misura, infatti, dalla maggioranza e da Italia Viva erano arrivate indicazioni per introdurre multe sia per i giornalisti che per gli editori (fino a 500mila euro). La scure non è però passata al vaglio finale della riunione di Palazzo Chigi. E c’è già chi si è organizzato diversamente. Proprio oggi a Milano è stato siglato un protocollo, “il primo di questo genere in Italia”, che permetterà ai giornalisti accreditati al Palazzo di Giustizia di chiedere formalmente ed ottenere copie delle ordinanze cautelari dell’ufficio gip o alcuni altri atti giudiziari, come decreti o sentenze, secondo “una definizione di interesse pubblico” che terrà conto di un preciso “decalogo”. Il documento ‘pilota’ è firmato dal presidente del tribunale milanese, Fabio Roia, dal procuratore Marcello Viola e dai rappresentanti degli ordini degli avvocati e dei giornalisti.

Secondo Viola con la nuova legge “non cambia nulla. Nelle ultime due ordinanze significative”, quelle sul caso che riguarda le Curve Nord e Sud dello stadio Meazza e quella con al centro la presunta rete di cyber-spie, “i gip hanno fatto un lavoro di sintesi e assemblaggio evidenziando solo gli elementi del grave quadro indiziario e tutelando i terzi estranei”.

Il codice di procedura penale prevedeva già all’articolo 114 il divieto di pubblicazione, “anche parziale, degli atti non più coperti dal segreto fino a che non siano concluse le indagini preliminari ovvero fino al termine dell’udienza preliminare”, ma faceva eccezione per l’ordinanza che dispone la misura cautelare.

Il nuovo decreto legislativo cassa questa eccezione ed aggiunge un comma che vieta esplicitamente “la pubblicazione delle ordinanze che applicano misure cautelari personali”. Si tratta di disposizioni, recita l’articolo 1 il provvedimento, “per il rafforzamento di alcuni aspetti della presunzione di innocenza delle persone fisiche sottoposte a indagini o imputate in un procedimento penale in attuazione della direttiva (Ue) 2016/343 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 9 marzo 2016”.

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