Collegati con noi

Cronache

30° Vertice antimafia, Fondazione Caponnetto: con la dichiarazione di Vallombrosa un sì deciso all’ergastolo ostativo

Pubblicato

del

Al 30° vertice antimafia si è discusso anche di Ergastolo Ostativo. Qualcuno l’ha dimenticato in fretta ma tenere dentro i mafiosi e rispettare la Costituzione si può fare anche mantenendo in vita l’ergastolo ostativo per quei mafiosi che si sono macchiati e si macchiano di reati orribili di sangue o di inquinamento delle istituzioni e della società. Il 6 dicembre 2021 ricorre il 19° anniversario della morte di Antonino Caponnetto, capo del pool antimafia di Palermo, quel manipolo di magistrati di cui la mafia di Corleone ha fatto scempio con le stragi di Capaci e via Mariano D’Amelio. Due atti di guerra della mafia contro lo Stato italiano per eliminare fisicamente Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. In questa occasione, il ricordo del giudice Antonino Caponnetto, la Fondazione che porta il suo nome ha tenuto a Vallombrosa, in modalità riservata e chiusa al pubblico, un vertice che ha portato alla stesura di una dichiarazione che dal punto di vista della comunicazione sarà ricordata come la “Dichiarazione di Vallombrosa”. Un documento che verrà inviato alla classe dirigente di questo Paese (politici e non solo) con il fine di poter contribuire a migliorare tutti assieme la normativa antimafia permettendo di tenere dentro i mafiosi rispettando la costituzione.

“Il Parlamento, ad avviso della Fondazione, deve realmente dare una risposta coerente con la disciplina e le finalità del doppio binario. Non sarà semplice, ma l’unità e la convergenza di tutte le forze sane della società deve servire a stimolare una riforma condivisa ed efficace nel chiudere qualunque spazio alla mafia nel segnare un successo a proprio favore.
L’aspetto fondamentale della riforma da predisporre è quello di escludere il possibile venir meno dell’ergastolo ostativo attraverso due condizioni solo apparentemente riscontrabili nel comportamento dei mafiosi in carcere: la dissociazione, appunto, e la cosiddetta buona condotta. Non sono due fattispecie in grado di determinare i presupposti per poter accedere al novero degli istituti premiali perché non incidono sul venir meno del vincolo associativo” ha spiegato Salvatore Calleri, presidente della Fondazione Caponnetto.

Nella “Dichiarazione di Vallombrosa” si parla di riforma dell’ergastolo ostativo che “deve ruotare intorno ad una scelta già ben presente nel sistema del “doppio binario”: l’inversione dell’onere della prova, in questo caso del vincolo dell’appartenenza all’organizzazione mafiosa. Spetta ai boss, infatti, dimostrare nella fattualità il venir meno di questo vincolo. Gli indici di questa rottura devono essere ben individuati dal legislatore per poter escludere con certezza l’attualità dei collegamenti, nonché il pericolo di ripristino dei legami diretti o indiretti con la propria organizzazione di appartenenza. Nello stesso tempo, deve essere certa e verificabile la non disponibilità dell’accesso al patrimonio accumulato attraverso le attività criminali.
Per quanto riguarda la procedura relativa ai pareri da fornire al giudice della sorveglianza, è importante che siano coinvolti sia la Procura antimafia del tribunale del capoluogo del distretto dove si è esercitata l’azione penale, sia il Procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo, garantendo anche tempi ragionevoli in virtù della complessità degli accertamenti.

Deve essere altrettanto definito il percorso di monitoraggio e controllo durante gli eventuali accessi alle misure premiali, in modo che si possano revocare prima che si consumino reati e si riprendano le funzioni precedenti nella vita dell’organizzazione mafiosa.

“La Fondazione Caponnetto – ha spiegato Calleri – vigilerà insieme alle altre realtà dell’antimafia sociale sull’iter legislativo e chiede che si eserciti la delicata funzione di riforma avendo nel cuore e nella mente la necessità di mantenere in vita la priorità della lotta antimafia attraverso l’applicazione decisa e costante del Codice antimafia, dove il doppio binario ha una sua piena legittimazione”.

Advertisement

Cronache

Ferito da un colpo di pistola, 14enne in ospedale all’Aquila

Pubblicato

del

Un ragazzo di 14 anni è finito in ospedale, all’Aquila, dopo essere stato raggiunto da un colpo di pistola. Il giovane ha una ferita da arma da fuoco alla gamba ed è stato sottoposto ad un intervento chirurgico; le sue condizioni non destano preoccupazione. Poco chiara al momento la dinamica dei fatti, che sono avvenuti attorno alle 18 in località Cese di Preturo. Il ragazzo, ricostruiscono i media locali, avrebbe raccontato che, mentre era con degli amici, da un’automobile, sembra un’Audi nera, che li ha affiancati, sarebbe partito un colpo di pistola. E’ stato lo stesso 14enne, una volta tornato a casa, a raccontare quanto accaduto alla madre, che poi lo ha accompagnato in ospedale. Sull’episodio e sulla versione fornita dal ragazzo sono in corso indagini da parte della polizia.

Continua a leggere

Cronache

Blackout ferma anche il tennis a Madrid ma Arnaldi passa

Pubblicato

del

Anche il torneo di tennis di Madrid si è dovuto arrendere al black out che ha colpito poco dopo le 12.30 di oggi ma l’intera penisola iberica e parte del Sud della Francia. Dopo sole tre partite giocate, il programma è stato sospeso in attesa di un ritorno dell’energia elettrica, lasciando giocatori e pubblico in un limbo fatto di attesa e incertezza, un po’ come in una stazione o in un aeroporto per uno sciopero improvviso. Intorno alle 16.30, gli organizzatori hanno infine deciso di cancellare tutti gli incontri ancora da disputare, nel pomeriggio e in serata, per motivi tecnici e di sicurezza, scombinando i programmi di tante stelle della racchetta già stressate, anche se lautamente ricompensate, dai ritmi infernali del circuito.

Una delle poche eccezioni ha riguardato Matteo Arnaldi. L’azzurro stava portando a casa il secondo set contro il bosniaco Damir Dzumhur quando si sono spenti i tabelloni e tutte le apparecchiature a servizio del match. I due giocatori sono rimasti interdetti e la partita è stata sospesa ma quello che sembrava un inconveniente localizzato alla Caja Magica, sede del torneo, si è rivelato un problema di ben altra dimensione. L’azzurro ha però potuto in qualche modo finire opera, battendo il rivale per 6-3, 6-4 per accedere agli ottavi di finale, ma della sua vittoria non resterà traccia se non nella memoria dei due protagonisti e dello scarso pubblico presente, perchè tutto era andato in tilt. Nel primo set, Arnaldi e Dzumhur hanno faticato mezz’ora per completare i primi sei game, poi l’italiano ha fatto il break per chiudere 6-4.

Nel secondo, Arnaldi non si è fatto distrarre dall’interruzione, guadagnando la sua prima volta agli ottavo in un Masters 1000 e anche qualche ora di riposo in più rispetto al prossimo avversario, che sarà uno tra lo statunitense Tiafoe e il francese Muller. Non è andata altrettanto bene al bulgaro Grigor Dimitrov, che stava avendo la meglio sul britannico Jacob Fearnley: lo stop energetico ha lasciato una telecamera pericolosamente sospesa sul centro del campo, obbligando a sospendere definitivamente l’incontro. Dopo qualche ora di attesa, i giocatori che dovevano scendere in campo hanno avuto la notifica della cancellazione del programma e tra loro ci sono Matteo Berrettini e Lorenzo Musetti, che domani, si presume, dovranno affrontare rispettivamente il britannico Jack Draper e il greco Stefanos Tsitsipas. Nel torneo Wta 1000 hanno potuto completare la partita la statunitense Coco Gauff, che ha battuto la svizzera Belinda Bencic, e la sua prossima avversaria, la russa Mirra Andreeva, che ha eliminato l’ucraina Yuliia Starodubtseva. Tutto rinviato invece per la n.1 e la n.2 al mondo, la bielorussa Aryna Sabalenka e la polacca Iga Swiatek, che è la campionessa uscente. (ANSA). 2025-04-28T18:10:00+02:00 RI ANSA per CAMERA04 NS055 NS055

Continua a leggere

Cronache

Prete indagato a Bari, su auto tracce di sangue: è indagato per omicidio stradale e omissione di soccorso

Pubblicato

del

Le tracce presenti sull’auto di don Nicola D’Onghia, il 54enne sacerdote indagato a Bari per omicidio stradale e omissione di soccorso nel caso della morte della 32enne Fabiana Chiarappa, erano di sangue. Lo dimostrano i primi risultati degli accertamenti svolti sulla Fiat Bravo del prete nei giorni successivi all’incidente. Ora, per gli inquirenti, resta intanto da capire se quel sangue sia quello della 32enne, rugbista e soccorritrice del 118, ma soprattutto se il possibile impatto tra la auto del sacerdote e Chiarappa abbia causato la morte della giovane o se questa, invece, sia avvenuta prima.

Secondo quanto ricostruito finora, la sera del 2 aprile Chiarappa era in sella alla sua moto Suzuki sulla provinciale 172 che collega i comuni di Turi e Putignano quando, per cause ancora da chiarire, avrebbe perso il controllo del mezzo e sarebbe finita fuori strada, colpendo anche un muretto a secco. Compito della pm Ileana Ramundo, che coordina le indagini dei carabinieri, è ora quello di capire – anche grazie ai risultati dell’autopsia, il cui deposito è previsto tra oltre un mese – cosa effettivamente abbia causato la morte della 32enne, se lo schianto contro il muretto o il successivo impatto con l’auto.

Il parroco, agli inquirenti, ha raccontato come quella sera, mentre percorreva quella strada, ha avvertito un rumore provenire dal pianale della propria auto (“come se avessi colpito una pietra”) ma di non essersi accorto né della moto né della ragazza, anche a causa del buio. Poco dopo aver sentito il rumore, intorno alle 20.30, si è quindi fermato in una stazione di servizio per controllare eventuali danni all’auto, prima di rimettersi in macchina e tornare verso casa. Il parroco ha detto di aver appreso dell’incidente dalla stampa il giorno dopo e per questo, dopo aver consultato i propri legali (è assistito dagli avvocati Vita Mansueto e Federico Straziota), ha deciso di raccontare il tutto ai carabinieri.

Continua a leggere

In rilievo

error: Contenuto Protetto