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La lingua del capo della polizia Gabrielli, lo “sfintere” di Salvini e la canea politica a scoppio ritardato

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Il giorno è il 24 febbraio. Franco Gabrielli, è tra gli ospiti d’onore del  IV seminario formativo per dirigenti sindacali organizzato dal Coisp. La location è l’hotel Massimo D’Azeglio di Roma. Si parla di servizio, di Stato, dei valori delle divise, di integrità, sacralità delle istituzioni, impegno, onore, responsabilità, affidabilità e bla bla bla dicendo. Si è tra poliziotti. La riunione è cosa seria. Nessuno è alticcio. Si parla di cose serie. Durante il suo discorso, Gabrielli, parla della chiusura di alcuni presidi della polizia stradale. Ed è ovviamente un tema importante, motivo anche di scontri politici. Di cui la Polizia di Stato, ovviamente, se ne deve fottere. Perchè la Polizia è dello Stato, degli italiani e di nessun altro. Per la chiusura di alcuni  presidi oltre ai sindacati, anche Matteo Salvini ha più volte attaccato l’attuale governo, l’attuale ministro al Viminale, la signora Luciana Lamorgese.  Insomma la soppressione di una ventina di uffici della Polstrada tra cui il distaccamento di Casalecchio di Reno divide.

Quando sul palco sale Gabrielli per parlare ai poliziotti del sindacato Coisp, tra le tante cose importanti dette, che competono al suo ruolo, ne dice anche altre  apertamente contro la Lega e contro Matteo Salvini. Gabrielli sostiene di aver visto “cose scandalose” nell’era Salvini. Gabrielli difende la riorganizzazione del dipartimento. Mostra i numeri di Casalecchio di Reno, dove i nove agenti impiegati nell’ultimo anno hanno realizzato appena 20 multe a fronte di qualche milione di euro spesi per personale, affitti e altro ancora. E stronca la linea leghista che ne contesta la chiusura (“In un Paese normale ci avrebbero già preso a calci nel sedere”). E sin qui, diciamo che la sua critica ci sta. Quel presidio di Casalecchio è pressoché inutile. Poi però Gabrielli passa a parlare dell’ex ministro e del suo vice al Viminale, il vice di Salvini, Nicola Molteni, e qui i toni della discussione e il linguaggio di Gabrielli si fanno molto più coloriti, diciamo pure un po’ volgari. E il bersaglio è Salvini accusato da Gabrielli di essere populista (e si sa), chiacchierone, pochi fatti e soprattutto quando faceva il ministro, lo faceva prendendosi ogni merito ma usando sempre “lo sfintere” di un altro. Immaginiamo Gabrielli si riferisse al suo.  Poi ci sono elogi, apprezzamenti, salamelecchi alla signora Lamorgese, attuale padrona di casa al Viminale. Ora con tutto il bene che si può volere a Gabrielli, il linguaggio è eccessivo. Troppo colorito. Non si addice ad un capo della Polizia. La canea di reazioni politiche di sostegno a Gabrielli o contro Gabrielli è la più classica delle sceneggiature di una classe politica di scimmiette che non riescono a recitare un copione diverso da quello che la storia ha assegnato loro.

Invece di schierarsi pro o contro Gabrielli (persino il mite Vito Crimi che rappresenta il M5S si è sentito in dovere di dire le stesse cose degli scimmiottatori di partito), ci si poteva tutti schierare dalla parte delle istituzioni. Magari dicendo a Gabrielli “caro Capo della Polizia, lei gode della massima stima e considerazione da parte nostra ma freni la lingua, moderi il linguaggio e si attenga esattamente al suo ruolo senza insultare i politici”. Poi magari appena si conclude il mandato lo si ringrazia e se ne sceglie un altro che parla meglio o che non dice certe cose davanti ad un uditorio pubblico, dove quasi certamente ti riprendono, ti registrano e finisci sui social. Gabrielli è una persona estremamente intelligente, non si diventa a caso capo della Protezione civile e poi Capo della Polizia. Si vede che quando parlava, quando diceva certe cose, forse voleva mandare un messaggio. Ed il messaggio è arrivato. A proposito, delle parole di Gabrielli (oggettivamente un po’ volgari), tutti sapevano dal 24 febbraio. La canea della politica pro e contro Gabrielli è del 4 marzo. Si vede che il buon Luca Morisi ovvero l’autore dei testi della recita quotidiana di Salvini era a corto di idee in queste ore ed ha messo nel frullatore mediatico la storia dello sfintere di Gabrielli. A proposito, il video di Gabrielli un po’ pesante, indovinate chi l’ha pubblicato? Ecco, esattamente come pensavate voi: il Giornale di Milano. Un giornale notoriamente soft, elegante…

In ogni caso ecco quello che ha messo sul web il Giornale di Sallusti.  

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Milano, diciottenne ucciso a colpi di pistola nella notte

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Nella notte scorsa assurdo delitto alla periferia di Milano. Un giovane diciottenne, di origine slava, è stato brutalmente ucciso con tre colpi d’arma da fuoco al torace in via Varsavia, vicino all’ortomercato. Secondo quanto emerso da una prima ricostruzione, il ragazzo si trovava a bordo di un furgone quando è stato avvicinato da un gruppo di individui che hanno aperto il fuoco.

I dettagli dell’aggressione dipingono un quadro di violenza e paura. La vittima, evidentemente ignara del pericolo, stava riposando all’interno del mezzo insieme a una donna, forse la sua compagna. Gli assassini hanno infranto i vetri del furgone per accertarsi della presenza di persone all’interno, prima di aprire il fuoco. Il giovane è stato soccorso tempestivamente dagli operatori del 118, ma purtroppo i loro sforzi sono stati vani: è spirato poco dopo il suo arrivo all’ospedale Policlinico.

La compagna del ragazzo, fortunatamente, è sopravvissuta all’attacco, ma è stata portata in ospedale in stato di choc, testimone impotente della tragedia che si è consumata sotto i loro occhi.

Le indagini sono ora nelle mani degli agenti della Polizia di Stato, impegnati a cercare di gettare luce su questo terribile crimine. La zona intorno all’ortomercato, come riportato dalle autorità, è nota per essere frequentata da roulotte e furgoni abitati, soprattutto da comunità nomadi. Tuttavia, quanto accaduto stanotte ha scosso la comunità locale e ha sollevato interrogativi su quanto sicure siano realmente queste aree.

Mentre la città si ritrova a piangere la perdita di un giovane vita spezzata troppo presto, ci si interroga anche su quali misure possano essere prese per prevenire simili tragedie in futuro. In un momento in cui la sicurezza pubblica è al centro delle preoccupazioni di tutti, è fondamentale che le autorità agiscano con fermezza per garantire la protezione di tutti i cittadini, indipendentemente dal loro status sociale o dalle loro abitudini di vita.

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Fassino denunciato per tentato furto di un profumo al duty free dell’aeroporto di Fiumicino, informativa in Procura

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Arriverà nelle prossime ore in Procura una prima informativa su Piero Fassino, denunciato per tentato furto di un profumo al duty free dell’aeroporto di Fiumicino. Gli investigatori della Polaria hanno raccolto tutti gli elementi – comprese le immagini registrate dalle telecamere del sistema di videosorveglianza – e le trasmetteranno all’autorità giudiziaria competente, quella di Civitavecchia, che valuterà come procedere. Fassino, in quanto parlamentare, non è stato ascoltato ma – spiegano fonti investigative – se vorrà potrà rilasciare dichiarazioni spontanee.

Già ieri il deputato del Pd – parlamentare per 7 legislature, ex ministro della Giustizia dal 2000 al 2001, poi segretario dem fino al 2007 e sindaco di Torino per cinque anni dal 2011 al 2016 – ha fornito la sua versione sostenendo di aver già chiarito con i responsabili del duty free la questione: “volevo comprare il profumo per mia moglie, ma avendo il trolley in mano e il cellulare nell’altra, non avendo ancora tre mani, ho semplicemente appoggiato la confezione di profumo nella tasca del giaccone, in attesa di andare alle casse”. In quel momento, ha aggiunto, “si è avvicinato un funzionario della vigilanza che mi ha contestato quell’atto segnalandolo ad un agente di polizia.

Certo non intendevo appropriarmi indebitamente di una boccettina di profumo”. Fassino ha anche sostenuto che si era offerto subito di pagarla e di comprarne non una ma due, proprio per dimostrare la sua buona fede, ma i responsabili hanno comunque deciso di sporgere denuncia. Al parlamentare del Pd, dopo quella espressa ieri dal deputato di Forza Italia Ugo Cappellacci, è arrivata la solidarietà del coordinatore di Fratelli d’Italia in Piemonte Fabrizio Comba. “Conosco l’uomo e il politico integerrimo, il tritacarne mediatico in cui è stato infilato è indecoroso per la sua storia personale e, quindi, anche per la storia del nostro paese. E’ un avversario politico – ha concluso Comba – ma non per questo mi permetto di dubitare della sua integrità, convinto delle sue straordinarie qualità morali”.

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Nozze d’argento boss in chiesa con le spoglie di Falcone

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Lui abito scuro, con gilet, pochette e cravatta color madreperla, lei abito bianco scollato lavorato con tessuto di pizzo e bouquet di rose rosse. La coppia d’oro delle famiglie mafiose palermitane, Tommaso Lo Presti, detto “il grosso”, per distinguerlo dall’omonimo detto “il lungo”, e la moglie Teresa Marino, ha festeggiato in grande stile, con amici e familiari l’anniversario dei 25 anni di matrimonio il 15 aprile scorso.

La coppia, lui è stato scarcerato da poco dopo anni di detenzione per mafia ed estorsioni, lei pure condannata per mafia, ha scelto per la cerimonia religiosa in cui rinnovare la promessa d’amore un luogo simbolico, la chiesa di San Domenico, che si trova in una delle piazze più belle di Palermo e che è nel cuore del mandamento mafioso di cui Lo Presti era al vertice. Nel complesso in cui è inserita la chiesa c’è anche il pantheon dei siciliani illustri, da Giuseppe Pitrè a Giacomo Serpotta, in cui sorge anche la tomba monumentale che ha accolto, dal 2015, le spoglie di Giovanni Falcone. I mafiosi quindi sono stati accolti dai frati, che gestiscono il complesso, per celebrare la benedizione delle nozze d’argento.

Padre Sergio Catalano, frate priore della chiesa, afferma di aver saputo chi fosse l’elegante coppia solo leggendo le notizie del sito d’informazione Palermotoday che ha pubblicato la notizia alcuni giorni dopo la cerimonia. “Le verifiche non spettano a noi – aggiunge – ci sono organi istituzionali che devono farlo”. Ma la coppia della cosca di Portanuova, lui è sorvegliato speciale e deve rientrare in casa entro una certa ora, poteva tranquillamente far celebrare la cerimonia in qualsiasi posto. La valutazione dell’opportunità di ospitare due mafiosi di questo calibro nel complesso dove ci sono le spoglie del magistrato ucciso dalla mafia spetterebbe a chi ha la responsabilità di quei luoghi.

Alla chiesa Lo Presti ha lasciato anche un’offerta che padre Catalano dice “servirà a fare del bene a chi ne ha bisogno”. Dopo la cerimonia a san Domenico la coppia ha festeggiato, nei limiti temporali concessi al sorvegliato speciale, in una villetta allietata anche dalle canzoni di due noti neomelodici. Dopo l’arresto di Lo Presti, 48 anni, nell’operazione Iago nel 2014, gli investigatori scoprirono il ruolo della moglie che il giudice che l’ha condannata descrive così: “Teresa Marino durante il periodo della sua detenzione domiciliare (in concomitanza con quella carceraria del marito), riceveva presso la sua abitazione tutti gli esponenti di spicco del mandamento mafioso di Porta Nuova e impartiva loro indicazioni e direttive proprie e del marito, condividendone le strategie criminali. I sodali mafiosi dell’organizzazione, inoltre, si rivolgevano alla donna anche per dirimere questioni e tensioni interne al sodalizio”.

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