Prima della nomina di Salvini agli Interni, Luca Morisi (nella foto con Salvini) e i suoi collaboratori venivano pagati dalla Lega con un contratto privato da 170 mila euro l’anno alla società Sistema Intranet srl. Dopo le Politiche del 4 marzo, “il Capitano” ha trasferito la Bestia al Viminale. Morisi e company somo al ministero dell’Interno: il loro stipendio, da quel che sappiamo, è a carico dello Stato.
Morisi è stato assunto come “consigliere strategico per la comunicazione” a 65 mila euro l’anno. Il socio di Morisi, Andrea Paganella, è diventato il capo della segreteria del ministro e prende 85 mila euro. Con loro al Viminale c’è anche il figlio del presidente della Rai: Leonardo Foa , già nell’organico di Sistema Intranet dal settembre del 2017. Sono loro i tre registi della straordinaria macchina propagandistica che in due anni ha trasformato un modesto leaderino padano in un ministro dell’Interno e leader politico temutisismo.
Arrivata a Roma, a piazzale del Viminale, “la Bestia” ha dovuto fare assunzioni per curare i social. E così fanno parte della squadra Fabio Visconti , Andrea Zanelli e Daniele Bertana che assiemiamo a Foa guadagnano 41.600 euro l’anno. Paga sempre il Viminale. Cioè, per capirci, la comunicazione digitale di Salvini viene pagata dal ministero. Certo, ci sarebbe da obiettare che cosa abbia di istituzionale quello che leggiamo sui profili social di Salvini. Ma non è detto che qualcuno non chieda conta di queste spese alla Corte dei Conti. E i conti sono semplici. Prima di arrivare al Viminale la “Bestia” costava 170 mila euro e li pagava la Lega. Ora che la Bestia si è trasferita a Roma e segue Salvini ministro, la macchina propagandistica costa 316 mila euro l’anno, quasi il doppio, e li paga lo Stato.
Che cosa accadrà appena “il Capitano” lascerà il Viminale? Trattandosi di incarico fiduciario (almeno così sembra e si spera), la Bestia trasloca con Salvini. Certo il bilancio leghista non concede grandi libertà di movimento: i famosi 49 milioni da restituire all’erario sono stati spalmati in 76 rate a interessi zero, ma pesano per 600 mila euro l’anno. L’ultimo esercizio (2018) si è chiuso con un disavanzo di 16,5 milioni.
Il problema, peraltro, non riguarda solo “la Bestia”: oltre a quelli impiegati nei social, ci sono molti altri professionisti portati da Salvini in Viminale e Palazzo Chigi (in qualità di vicepremier). C’ è soprattutto Matteo Pandini , capo ufficio stampa agli Interni (90 mila euro l’ anno) che dopo aver guidato l’ aggressiva comunicazione del leghista sui migranti, è entrato a tutti gli effetti nella squadra della comunicazione leghista, ma rischia di dover tornare al vecchio lavoro di giornalista a Libero.
Poi i vari consiglieri come Stefano Beltrame , ex console italiano a Shanghai, chiamato al Viminale per 95 mila euro, Gianandrea Gaiani (65 mila euro), esperto di Difesa e volto dei salotti televisivi, l’ex parlamentare leghista Luigi Carlo Maria Peruzzotti (41.600 euro) e il giovane Andrea Pasini (41.600 euro), blogger e imprenditore (i salumi dell’azienda di famiglia riforniscono il ristorante PaStation del figlio di Denis Verdini, il papà della fidanzata di Salvini).
A Palazzo Chigi invece Salvini ha messo a libro paga, tra gli altri, la sua storica portavoce Iva Garibaldi (120 mila euro), il sondaggista Alessandro Amadori (65 mila euro) e il consigliere Claudio D’ Amico (65 mila euro), l’uomo che si occupa degli affari russi, presente al famoso incontro del Metropol di Mosca con Salvini e Savoini.